Mattarella lancia l’allarme sugli atti contro l'informazione
I giornalisti sono un “anticorpo alle adulterazioni della realtà” e “ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica”. Netto come sempre quando affronta il tema della funzione “costituzionale” della stampa, Sergio Mattarella prosegue su questo filone nella cerimonia del Ventaglio con l'Associazione stampa parlamentare, a pochi giorni dal caso del cronista della Stampa picchiato a Torino da estremisti di CasaPound, un episodio che il Capo dello Stato richiama fra quelli di “contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni” che “si vanno infittendo, negli ultimi tempi”, verso chi documenta di ciò che avviene raccontandolo “senza obbligo di sconti”.
Raccogliendo alcuni degli spunti offerti dal presidente dell'Asp Adalberto Signore, il presidente della Repubblica lancia l'invito a eleggere il quindicesimo giudice della Corte costituzionale, sanando un “vulnus”. Infastidito dalle strumentalizzazioni del suo discorso di inizio luglio a Trieste, quello contro “l'assolutismo della maggioranza”, Mattarella chiarisce che erano “principi” sconnessi dal confronto politico attuale. Urgenti, questa volta, sono invece i richiami sulla situazione delle carceri, “indecorose per un Paese civile”, e quello sulle violenze contro i giornalisti. Per stile, registro e contenuto, il discorso differisce dalle risposte date dal presidente del Senato Ignazio La Russa, nell'analoga cerimonia del Ventaglio a Palazzo Madama: l'approccio della seconda carica dello Stato su questo tema non sarebbe stato completamente condiviso anche all'interno del suo partito, FdI, visto che alcuni avrebbero preferito “toni più soft”.
Bruxelles bacchetta l'Italia su media e riforme. Il Governo fa muro
Bruxelles torna a bacchettare l'Italia su indipendenza della Rai, tutela dei giornalisti, conflitto d’interessi e donazioni ai partiti; dubbi anche su premierato e riforma giustizia. È questa la sintesi del Rapporto sullo Stato di diritto 2024 pubblicato dalla Commissione Ue. Dal Governo fanno notare che 5 delle 6 raccomandazioni sono quelle di sempre: avanzare nella digitalizzazione della giustizia, adottare norme sul conflitto d’interesse e le donazioni ai partiti, introdurre garanzie per il regime sulla diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, un'istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei principi di Parigi delle Nazioni Unite. Per molti “accenti critici” “si tratta di commenti non attribuibili direttamente alla Commissione europea ma a soggetti terzi (enti istituzionali non governativi, ONG, ecc.), alcuni dei quali apertamente polemici nei confronti del Governo. Quest'anno, tuttavia, l'Esecutivo Ue ha posto l'accento sulla necessità di “assicurarsi che siano in atto norme o meccanismi per fornire finanziamenti ai media di servizio pubblico adeguati” per garantirne l'indipendenza. In Italia, sebbene vi siano norme per garantire che i media pubblici forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, persistono sfide legate all'efficacia della sua governance e del suo sistema di finanziamento, scrive la Commissione. Per Bruxelles occorre che sia avviata una vera riforma della Rai.
Nel documento vengono fatte diverse critiche alle riforme messe in campo dal Governo. L'abrogazione del reato di abuso d'ufficio va controbilanciata, perché si tratta di uno strumento importante per combattere frodi e corruzioni, scrive la Commissione. Preoccupazioni sono state sollevate sulla riforma della giustizia e in particolare sulle intercettazioni. Così come preoccupa l'uso e il forte aumento dei decreti legge da parte dei Governi. Infine, sulla riforma costituzionale che introduce il “premierato”, “alcune parti interessate hanno espresso preoccupazioni in merito alle modifiche proposte all'attuale sistema di controlli e bilanciamenti istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa apportare maggiore stabilità”. Rimangono poi annose questioni, come l'alta percezione della corruzione nel settore pubblico.
La Camera ha approvato definitivamente il decreto liste d’attesa
Via libera alle nuove misure sulle liste d'attesa. Il decreto, dopo una gestazione complessa e la contestazione da parte delle Regioni e delle opposizioni, incassa a Montecitorio 171 voti favorevoli e 122 contrari, diventando legge. L'opposizione ne critica i contenuti e la mancanza di risorse, tema quest'ultimo che aveva provocato una bocciatura da parte della Conferenza delle Regioni. “Dopo aver portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre, compiamo oggi ulteriori passi avanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare, ma siamo convinti che la direzione intrapresa per costruire una sanità più efficiente e più vicina ai bisogni dei cittadini sia quella giusta. Avanti così”. “Il Pd continuerà a difendere la sanità da tagli e privatizzazione strisciante, lo faremo nel nome di chi ha pensato a un sistema universalistico, di donne come Tina Anselmi”, ha detto la leader del Pd, Elly Schlein.
“Diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al Ssn. Dopo anni d’inerzia, questo Governo interviene in maniera strutturale con misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d'attesa”, è la risposta del Ministro della Salute Orazio Schillaci. Il testo prevede, tra l'altro, l'istituzione presso l'Agenas di una piattaforma nazionale per le liste d'attesa per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni. Le prestazioni andranno comunque garantite anche attraverso l'apertura a centri accreditati o convenzionati. Le visite diagnostiche e specialistiche vengono estese nel weekend con la possibilità anche di un ampliamento delle fasce orarie. Viene istituito un Cup unico regionale o intraregionale e si individua, ancora, una metodologia per il superamento del tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario a partire dal 2025. Viene prevista infine una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d'attesa.
Tensione e compromessi nella maggioranza sul decreto carceri
Il presidente dei senatori Fi Maurizio Gasparri e il capogruppo in Commissione Giustizia Pierantonio Zanettin fanno buon viso a cattivo gioco di fronte alla decisione del resto della maggioranza di far passare solo 2 dei 9 emendamenti presentati originariamente da Fi al decreto carceri. Ma è evidente che le aspettative fossero diverse soprattutto per quanto riguarda la proposta di modifica che prevedeva la semilibertà nel caso in cui la pena da scontare non superasse i 4 anni. Dopo una lunga trattativa culminata in una “complessa riunione” convocata da Giulia Bongiorno, presidente della Commissione e responsabile giustizia della Lega, alla presenza del Guardasigilli Carlo Nordio, del suo braccio destro Giusi Bartolozzi, del viceministro Paolo Sisto e dei sottosegretari Andrea Ostellari e Andrea Delmastro, alla fine hanno dovuto desistere, incassando il via libera a 2 soli emendamenti.
Uno dei quali, che le opposizioni hanno ribattezzato come “salva Denis Verdini”, è stato riformulato. Nella versione originaria si parlava della possibilità di far scontare al condannato 70enne o over70 la pena tra i 4 e i 6 anni agli arresti domiciliari; nella nuova stesura si parla di una pena tra i 2 e i 4 anni. Per il resto, al di là delle dichiarazioni ufficiali in cui si assicura “soddisfazione per il risultato raggiunto”, si apprende che sul dl carceri ci sarebbe stata anche una telefonata tra il leader di FI Antonio Tajani e la premier Giorgia Meloni per tentare di far passare almeno la proposta sulla semilibertà, ma senza che la cosa abbia prodotto gli esiti sperati. FI porta a casa, oltre ai 2 emendamenti (uno per gli over-70 e per chi versa in gravi condizioni di salute e l'altro che consente al condannato di essere ammesso a un servizio di pubblica utilità), anche l'odg sulla possibilità per i detenuti tossicodipendenti di scontare la pena in comunità.
La riduzione del tax credit sulla Zes fa scaldare le opposizioni e le imprese
Il credito d’imposta per la Zes Unica del Mezzogiorno fa il pieno di domande ma di conseguenza la percentuale del contributo, a fronte delle poche risorse disponibili, viene drasticamente ridotto. La situazione paradossale fa insorgere le imprese, mentre le opposizioni si scagliano contro il Ministro responsabile, Raffaele Fitto, che invece punta il dito contro l'Agenzia delle Entrate: “Il provvedimento è sbagliato” accusa, rivendica “il successo della misura” e ricorda che “il credito d'imposta Sud nasce nel 2016 con uno stanziamento di 617 milioni di euro all'anno, fino al 2020, prorogato per il 2021 con uno stanziamento di 1 miliardo di euro l'anno fino al 2022 e ulteriormente prorogato al 2023 con uno stanziamento di 1,4 miliardi di euro. Per l'anno 2024 il Governo Meloni ha tuttavia deciso di stanziare maggiori risorse, pari a 1,8 miliardi di euro, la cifra più alta in assoluto finora stanziata”.
Ad innescare la polemica è il provvedimento firmato il 22 luglio dal direttore dell'Agenzia Ernesto Maria Ruffini, che fissa al 17,6% la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile dalle imprese interessate dalla nuova misura prevista dal decreto Sud. Il provvedimento è stato “adottato dal direttore dell'Agenzia delle Entrate senza alcun confronto”, va all'attacco Fitto, che definisce la percentuale “significativamente inferiore” al valore prefigurato dalla norma (che prevede fino al 60%) e scrive immediatamente a Ruffini chiedendo di verificare i dati, affinché l'agevolazione “sia in linea con l'ambizione della misura varata dal Governo”. All'attacco le opposizioni, che alla Camera hanno chiesto un’informativa di Fitto. La maggioranza fa quadrato attorno al ministro e FdI si è dissociata dalla richiesta sottolineando che c'è già l'impegno del Governo su questo fronte e potrebbero esserci novità in tempi brevi. Confindustria sottolinea positivo il fatto che le imprese abbiano riposto in maniera così vigorosa, ma il presidente Emanuele Orsini chiede al Governo di mettere in campo il massimo sforzo per le risorse.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato definitivamente il decreto per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per esaminare il conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 e il progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024. A seguire si confronterà sul ddl per l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, sulla pdl per l’applicazione del premio minimo su base nazionale ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni e sulla proposta di legge per la destinazione agli uffici diplomatici e consolari di una quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero. Alle 12.30 ascolterà l’informativa urgente del Governo sul credito d'imposta per gli investimenti nella Zes unica per il Mezzogiorno.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali dibatterà, con la Giustizia, sul ddl in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, delle vittime dell'usura e sull’ordinamento penitenziario, mentre, con la Trasporti, sullo schema di decreto legislativo per un livello comune elevato di cibersicurezza nell'Unione. Alle 13.30, la Esteri, con la rispettiva del Senato, ascolterà il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani sugli esiti del Consiglio affari esteri dell'Ue del 22 luglio 2024 e sulla Riunione dei Ministri del Commercio del G7 del 16-17 luglio 2024. La Cultura, con la Lavoro, svolgerà delle audizioni sulla risoluzione per l’introduzione di una disciplina degli e-sports.
La Ambiente esaminerà il decreto per le infrastrutture e gli investimenti d’interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport. La Trasporti esaminerà lo schema di atto di proroga fino al 30 aprile 2026 del contratto di programma stipulato tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la società Poste italiane Spa per il quinquennio 2020-2024. La Attività Produttive proseguirà il confronto sul decreto sulle materie prime critiche di interesse strategico. La Lavoro esaminerà le pdl per la riduzione dell’orario di lavoro e le pdl per favorire l'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere e delle vittime di violenza con deformazione o sfregio permanente del viso. La Affari Sociali esaminerà le pdl sull’assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato definitivamente, con voto di fiducia, il decreto sulla semplificazione edilizia e urbanistica, l’Assemblea del Senato riprenderà i propri lavori alle 10.00 con il confronto sul decreto per la ricostruzione post-calamità, per gli interventi di protezione civile e per lo svolgimento di grandi eventi internazionali. A seguire esaminerà il decreto in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri e Difesa esaminerà lo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma Joint Strike Fighter (JSF) - Armamento F-35B MM, il Dm di approvazione del programma pluriennale relativo al mantenimento delle capacità operative - Mid Life Update dei Cacciatorpediniere della classe Doria, il Dm di approvazione del programma Unità navale per bonifiche subacquee (U.Bo.S.), il Dm relativo all'acquisizione di n. 24 velivoli F-2000 e al supporto tecnico-logistico dell'intera flotta e lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per l’adozione del Piano strategico Italia-Africa (Piano Mattei). Su quest’ultimo provvedimento ascolterà l'Ambasciatore Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio. La Industria e Agricoltura svolgerà delle audizioni sull'artigianato di alta gamma.
- Mattarella lancia l’allarme sugli atti contro l'informazione
- Bruxelles bacchetta l'Italia su media e riforme. Il Governo fa muro
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- Tensione e compromessi nella maggioranza sul decreto carceri
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