I leader del G7 condannano l’escalation in Medio Oriente

leader del G7 hanno espresso profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione in Medio Oriente e hanno condannato con la massima fermezza l'attacco militare diretto dell'Iran contro Israele, che “costituisce una seria minaccia alla stabilità regionale”. Lo si legge in una dichiarazione dei leader del G7 sui recenti sviluppi in Medio Oriente, che fa seguito alla conferenza telefonica dei leader convocata ieri dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Ribadiamo inequivocabilmente il nostro impegno per la sicurezza di Israele. Le azioni gravemente destabilizzanti dell'Iran in tutto il MO attraverso organizzazioni terroristiche affiliate e gruppi armati, tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas, così come i gruppi di miliziani allineati con l'Iran in Iraq, devono finire. Ieri abbiamo discusso azioni e sforzi coordinati per evitare l'escalation nella zona. Un pericoloso ciclo di attacchi e ritorsioni rischia di alimentare un'escalation incontrollabile in MO, cosa che non è nell'interesse di nessuno. Pertanto, invitiamo tutti gli attori regionali ad agire in modo responsabile e con moderazione. Incoraggiamo tutte le parti a impegnarsi in modo costruttivo per allentare le attuali tensioni”. 

“Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato. Alla vigilia del tragico anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, condanniamo ancora una volta con la massima fermezza tali atti ingiustificati di violenza deliberata e siamo dalla parte delle famiglie delle vittime e degli ostaggi presi da Hamas. Ribadiamo inoltre il nostro appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, un aumento significativo e duraturo del flusso di assistenza umanitaria e la fine del conflitto. Appoggiamo pienamente gli sforzi di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per raggiungere un accordo comprensivo, in linea con la risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La situazione a Gaza è catastrofica e decine di migliaia di vite innocenti sono andate perdute. Ribadiamo l'assoluta necessità che la popolazione civile sia protetta e che vi sia un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli, come questione di assoluta priorità. Continueremo a lavorare per creare le condizioni per una pace duratura, che conduca a una soluzione a due Stati, in cui Israele e Palestina coesistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi”.

Giorgetti annuncia: “In manovra sacrifici per tutti”

La manovra richiederà “sacrifici da tutti”, perché risanare i conti pubblici come ci chiede l'Ue è uno sforzo che dovranno sostenere individui, Pa, aziende grandi e piccole. Il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti non ha in mente sconti per nessuno mentre parla, in un'intervista a Bloomberg, della messa a punto della prossima legge di bilancio. Ma la sola idea di tassare i profitti delle imprese dei settori che più hanno beneficiato di un contesto di mercato favorevole fa scivolare la Borsa di Milano che chiude a -1,5%, la peggiore in Europa, più in basso anche dell'1,32 di Parigi che scivola sull'annuncio di “imposta eccezionale” sulle imprese e sui contribuenti più ricchi ipotizzata dal governo di Michel Barnier. Il Ministro Giorgetti chiarisce subito che stavolta “non ci sarà la replica della discussione sugli extraprofitti delle banche” che ci fu l'anno scorso. Prima di tutto, extraprofitti “è un termine scorretto”, si deve parlare di “tassare i giusti profitti, gli utili”, calcolati “in modo corretto”. Irrealistica l'idea di un versamento volontario: “Le aziende non fanno beneficenza, i contributi volontari non esistono”, spiega Giorgetti ricordando “la stella polare”, ovvero l'articolo 53 della Costituzione secondo cui “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. 

Dal Mef, poi, spiegano che si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l'utile ha beneficiato di condizioni favorevoli esterne. Sulle modalità del loro contributo è in corso un confronto. “Niente nuove tasse”, viene comunque messo in chiaro, anche perché qualche fibrillazione arriva da dentro la maggioranza con il portavoce di FI Raffaele Nevi che sostiene con forza: “FI è sempre stata e rimane contraria ad innalzare la tassazione”. Interviene anche il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini che ribadisce che “questo non è il Governo delle tasse” ma auspica un “contributo volontario delle banche, che hanno fatto lo scorso anno 40 miliardi di utili”. I settori coinvolti dallo sforzo? Il tam tam parla di bancheassicurazionidifesa ed energia, ma “tutti” devono contribuire. Le aziende più piccole, ad esempio, sono già interessate al Concordato e “devono accettare l'idea che devono dichiarare di più” rispetto al passato per mettersi in regola, spiega il Ministro. 

Non significa nuove tasse, insiste anche il sottosegretario al Mef Federico Freni. “Non fanno parte del Dna di questo Governo, lo abbiamo detto due anni fa e lo ribadiamo, evitiamo boutade”, precisa parlando del percorso di risanamento nel quale l'Italia è impegnata con l'Ue. Ad esempio, la crescita per quest'anno, ribadisce Giorgetti, dovrebbe confermarsi all'1% “o un risultato molto molto prossimo a quel target”, come da previsioni. E i dati di finanza pubblica “per quest'anno andranno meglio” di come abbiamo comunicato ai mercati e alla Commissione”, visto che l'obiettivo di deficit del 4,4% “sembrava irrealistico e ora è stato aggiornato al 3,8%, quasi un unicum nel contesto europeo”. “Stiamo dimostrando che non soltanto rispettiamo” quanto detto “ma facciamo meglio”, quindi bisogna mantenersi credibili proseguendo con l'atteggiamento “prudente e responsabile”, sostiene Giorgetti. È per questo che per finanziare la manovra bisognerà reperire risorse da “tutto il sistema Paese”, cioè “i privati, le aziende e soprattutto la Pa che sarà chiamata ad essere più performante e produttiva”. 

È polemica sulle accise. Il Mef chiarisce ma le opposizioni attaccano

È “del tutto fuorviante” parlare di un aumento delle accise sui carburanti: il Governo scende in campo per fare chiarezza e spegnere le polemiche, dopo che un passaggio contenuto nel Piano strutturale di bilancio ha scatenato non poche reazioni. Il Governo, in linea con il Pnrr e le raccomandazioni Ue, spiega una nota del ministero dell'Economia, deve adottare misure per ridurre i sussidi ambientali dannosi e “in questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina”. Quello che è allo studio, spiega il Tesoro, è “un meccanismo di allineamento”, ma, in ogni caso, “l'intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell'innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due”. La revisione delle accise, peraltro, è già “nel perimetro dei criteri della delega fiscale”, ricorda anche il sottosegretario Federico Freni

A far scoppiare il caso, è un passaggio del Psb in cui si indica, nell'ambito del riordino delle tax expenditures, “l'allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina”, parole che hanno scatenato subito reazioni preoccupate. Oltre alle associazioni di categoria le opposizioni vanno all’attacco e ricordano un video del 2019, durante la campagna elettorale, in cui proprio la premier Giorgia Meloni pretendeva che le accise venissero “progressivamente abolite”. “Ora, 5 anni dopo, da Palazzo Chigi spieghi in modo altrettanto didascalico il motivo per cui ha deciso di aumentarle per fare cassa sulle tasche delle famiglie e delle imprese”, chiede Elly Schlein. Meloni “tartassa i cittadini”, dice il M5S. Un governo di “millantatori”, commenta IV. Dalle sinistre “orfane del mai nato campo largo” solo “fake news”, replica FdI e gli azzurri sembrano smarcarsi: “FI è da sempre contraria ad aumentare le tasse”. 

È tensione sulla manifestazione pro Palestina dopo il no di Piantedosi

Il divieto della manifestazione del 5 ottobre, organizzata da una parte dei palestinesi a ridosso dell'anniversario dell'attacco di Hamas a Israele, divide la politica. Diversi esponenti delle opposizioni si schierano apertamente contro lo stop: quindici pentastellati sottoscrivono un'interrogazione, a prima firma Stefania Ascari, al Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per chiedere formalmente il motivo del no al corteo, premettendo che “questo non è il primo caso di divieto di manifestazioni pro-Palestina in Italia”. Secondo Matteo Renzi “vietare le manifestazioni è una scelta sbagliata. Abbiamo gli anticorpi necessari, come società e come Paese, per rifiutare l'estremismo”. Su una linea molto simile Peppe De Cristofaro di Avs: “Pur non riconoscendomi in quella piattaforma, io penso che vietare le manifestazioni sia sempre sbagliato e controproducente”. 

Da +Europa il segretario Riccardo Magi esprime “la più dura condanna per i contenuti del documento di convocazione della manifestazione che di fatto intende celebrare un atto terroristico” ma si dice “contrario al divieto”. Per il Pd parla Marco Furfaro: premesso che “chi inneggia alla mattanza del 7 ottobre non vuole il bene della Palestina” afferma al contempo che “continuare a vietare, a reprimere il dissenso è la peggior cosa che si può fare. Combattere l'antisemitismo è sacrosanto e viene da ridere che i nipotini di Almirante vogliano darci lezione su questo”. Il riferimento in particolare è a FdI, che ha difeso in più occasioni la scelta del divieto. “La manifestazione pro Palestina è anti Israele”, dice il capogruppo alla Camera Tommaso FotiCarlo Calenda (Az), invece, si era già espresso sulla “inappropriatezza” delle manifestazioni “a ridosso del 7 ottobre, una data di lutto che ricorda il massacro di innocenti”. 

Intanto lunedì ci saranno le celebrazioni delle comunità ebraiche, per cui sono previsti diversi i momenti di raccoglimento e ricordo a Roma. Al Tempio potrebbe arrivare anche la premier Giorgia Meloni, insieme ad alcuni Ministri e delegazioni di diversi partiti, da FdI (di certo con Giovanni Donzelli ed Ester Mieli) a FI (i capigruppo di Camera e Senato Paolo Barelli e Maurizio Gasparri) passando per Azione (quasi certo Calenda) e Iv (Maria Elena Boschi). Ancora da definire l'agenda di Elly Schlein e l'eventuale delegazione del Pd; improbabile la presenza di Giuseppe Conte, come quella di Nicola Fratoianni

Tutto pronto per il raduno della Lega a Pontida

Il raduno del Carroccio di Pontida è ormai alle porte. Il popolo della Lega si riunirà sul pratone della cittadina nelle valli bergamasche domenica 6 ottobre, mentre il giorno prima a partire dalle 17 toccherà ai giovani leghisti che si ritroveranno con il vicepremier e segretario Matteo Salvini e il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. Sul pratone domenica sono attese numerose delegazioni straniere e alcuni big come l'ungherese Viktor Orban, l'olandese Geert Wilders, il portoghese André VenturaMarine Le Pen e Jordan Bardella, impegnati in Francia per una manifestazione del Rassemblement National, manderanno un videomessaggio; idem l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Ma a Pontida arriverà anche la vicepresidente di Fpö, il partito che ha vinto le elezioni austriache, Marlene Svazek. Gli alleati europei del Carroccio che fanno parte del gruppo dei Patrioti porteranno solidarietà a Salvini, dopo la richiesta di condanna a sei anni nell'ambito del processo Open Arms. Ma al centro della kermesse leghista ci sarà anche il tema dell'autonomia, storico cavallo di battaglia del partito di via Bellerio. La scelta della data del 6 ottobre non è casuale: il Carroccio ha deciso, infatti, di celebrare l'anniversario della vittoria della Lega Santa a Lepanto (7 ottobre 1571). 

Una settimana dopo Pontida, invece, domenica 13 ottobre, è in programma “un raduno di ex leghisti a Vimercate (in provincia di Monza e Brianza, ndr). Contiamo su una larga partecipazione. Noi abbiamo fondato l'associazione Patto per il Nord, il 13 ci sarà la presentazione ufficiale”, annuncia l'ex Ministro leghista Roberto Castelli. “Non è che vogliamo fare una contro-Pontida, però faremo vedere che anche quelli che credono ancora nell'autonomia e nel federalismo si stanno organizzando”. “È del tutto casuale che sia la settimana dopo Pontida”, sorride. E ancora: “Tutto un mondo che non è d'accordo con Salvini si sta riorganizzando. Finalmente, dopo anni di sforzi, forse riusciamo a riunirci”.

  1. I leader del G7 condannano l’escalation in Medio Oriente
  2. Giorgetti annuncia: “In manovra sacrifici per tutti”
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