Italia-USA: da dazi a difesa, Meloni nella tana di Trump strappa sì a incontro con UE
Il faccia a faccia tra Giorgia Meloni e Donald Trump alla Casa Bianca si è svolto sotto il segno della collaborazione tra le due potenze, con l’obiettivo di “rendere l'Occidente più forte”, richiamando l'idea del Make America Great Again. Meloni ha esordito con un invito a trovare un punto d'incontro, sottolineando di avere fiducia nel partner USA e dicendo chiaramente che non sarebbe stata presente se non ritenesse gli Stati Uniti un partner affidabile. Il suo obiettivo principale era quello di evitare una guerra commerciale e portare Trump a un dialogo costruttivo con Bruxelles, soprattutto alla luce della tregua sui dazi in corso.
Trump, pur mantenendo un approccio più duro sulla questione commerciale, ha mostrato un certo ottimismo, dichiarando che "un accordo commerciale con l'UE ci sarà al 100%" ma che dovrà essere "equo". Meloni ha mostrato fiducia nella possibilità di un accordo, sottolineando il suo ruolo di mediatrice tra USA e UE, ma chiarendo che si trovava a Washington come premier italiano, non come rappresentante dell'Unione Europea.
Il tono dell'incontro è stato molto cordiale, con Trump che ha definito Meloni una “great person” e un "vero leader del mondo", complimentandosi per il suo lavoro. Meloni ha ricambiato, evidenziando le battaglie comuni con Trump, come la lotta contro l'immigrazione illegale e la resistenza all'ideologia woke, temi centrali anche nella politica conservatrice europea e americana.
Nonostante l'atmosfera positiva, rimangono ancora aperte le questioni delicate riguardanti i dazi. Meloni si è detta sicura di un possibile accordo tra USA e UE, ma Trump ha precisato che le intese avverranno solo quando saranno giuste per entrambi.
Bce: arriva nuovo taglio dei tassi di 25 punti base. Lagarde, dazi pesano su crescita
La Banca centrale europea (Bce) ha deciso di ridurre i tassi di interesse di 25 punti base, portando i tassi sui depositi, le operazioni di rifinanziamento principali e quelli marginali rispettivamente al 2,25%, 2,40% e 2,65%, a partire dal 23 aprile. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha spiegato che la decisione è stata presa all’unanimità e ha sottolineato che nessun membro ha proposto un taglio più ampio, come da 50 punti base. Lagarde ha anche rimarcato che, sebbene l'economia dell'Eurozona abbia mostrato resilienza di fronte agli shock globali, le tensioni commerciali in atto, in particolare le politiche tariffarie imposte dagli Stati Uniti, pesano significativamente sulle prospettive di crescita.
La questione dei dazi e delle tariffe commerciali internazionali continua a rimanere un fattore di incertezza che influisce negativamente sull'economia globale e sulle esportazioni dell'Eurozona. Lagarde ha parlato di un futuro economico "oscurato da un'eccezionale incertezza", sottolineando che l'intensificarsi delle tensioni commerciali globali potrebbe rallentare la crescita nell’Eurozona, con un impatto negativo su investimenti e consumi, che potrebbero subire un freno a causa delle maggiori difficoltà per le imprese.
Nonostante ciò, la Bce ha confermato le sue previsioni di una crescita nel primo trimestre dell’anno, alimentando una moderata speranza per l'economia dell’area. Per quanto riguarda l'inflazione, il processo disinflazionistico sembra proseguire come previsto, con un calo dell'inflazione complessiva e di quella di fondo, confermando che l'obiettivo di inflazione al 2% a medio termine rimane raggiungibile.
La Bce ha dichiarato che le decisioni future sui tassi di interesse saranno prese riunione per riunione, senza impegnarsi a un percorso predeterminato, in modo da poter adattare le politiche in base all’evoluzione delle condizioni economiche.
Un altro aspetto importante emerso dalla riunione è l'attenzione crescente sull'euro digitale, con la Bce che ha chiesto alle istituzioni europee di procedere più velocemente con le riforme economiche, incluse quelle relative alla creazione della moneta digitale, la Bussola della competitività e l'Unione dei mercati dei capitali, tutti strumenti necessari per rafforzare la resilienza economica dell'Eurozona di fronte alle sfide globali.
Il taglio dei tassi dovrebbe tradursi in una riduzione dei tassi sui mutui, il che potrebbe portare a un risparmio mensile compreso tra 13 e 30 euro sui mutui più diffusi in Italia, secondo le stime di Codacons. Inoltre, la Fabi prevede che il tasso fisso medio potrebbe scendere a breve attorno al 2,55%, un valore ben inferiore al 4% di un anno fa. Questa decisione è stata accolta positivamente dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna), che ha definito il taglio dei tassi una “decisione molto importante” in un momento di grande incertezza economica. Anche Clemens Fuest, presidente dell'istituto tedesco Ifo, ha approvato la scelta, ritenendola “corretta” nel contesto attuale.
Nonostante la risposta positiva alle misure della Bce, le incognite globali restano, e il futuro dell’economia dell'Eurozona dipenderà fortemente dall’evoluzione delle tensioni commerciali e dall’incertezza sui prezzi dell’energia e sulle politiche monetarie internazionali.
Giorgetti: Dfp solido, nessuna manovra per dazi o difesa
L'Italia ha visto un miglioramento dei conti pubblici e il giudizio delle agenzie di rating è salito, ma il debito rimane un problema, ostacolando ulteriori spese. Nonostante ciò, i Btp sono molto richiesti, addirittura più dei Treasury americani. Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia, difende la gestione del governo, dichiarando che prima di prevedere spese supplementari, è fondamentale sapere dove vanno a finire e per quale motivo.
Il contesto internazionale incerto rende prematuro parlare di manovre correttive o stimare l’impatto delle tariffe commerciali.
Giorgetti sottolinea l'importanza di mantenere l'equilibrio e prendere decisioni ponderate, in un periodo che richiede prudenza e strategie condivise a livello europeo. Le spese per la difesa, per esempio, sono sotto pressione, ma il ministro invita alla cautela, suggerendo che la situazione potrebbe non essere così negativa come temuto. Le simulazioni del Documento di finanza pubblica (Dfp) si basano su ipotesi sfavorevoli, ma ci potrebbero essere rischi positivi provenienti da dazi, energia e tassi d’interesse.
Sul fronte della spesa militare, Giorgetti esclude l’uso della deroga al patto di stabilità, in attesa di capire l’orientamento del vertice Nato di giugno. Tuttavia, la spesa militare potrebbe aumentare il debito e il deficit, posticipando l’uscita dall’infrazione Ue. La riduzione del debito resta un obiettivo primario, come sottolineato da Bankitalia.
Le criticità, però, riguardano la mancanza di dettagli sul debito a medio termine, e le opposizioni parlano di mancanza di strategia nel Dfp.
Il M5S critica, inoltre, la spesa per la difesa, ritenendo che non avrà un impatto positivo sulla crescita economica.
Bankitalia: Panetta, 'rating Italia potrebbe ancora migliorare'
S&P ha deciso di alzare il rating dell'Italia e, secondo il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta, questa scelta non stupisce. Anzi, ha aggiunto, il rialzo del rating potrebbe non essere finito e la valutazione dell'Italia potrebbe migliorare ulteriormente, ma dipenderà dall'andamento dell'economia mondiale. Panetta ha dichiarato che "non mettiamo limiti a provvidenza" e ha ricordato come, rispetto a 15 anni fa, quando ci fu il peggioramento dei rating, le condizioni economiche italiane siano migliorate significativamente.
Le condizioni delle banche italiane sono migliorate, ora sono ben capitalizzate, e le imprese insolventi sono meno rispetto al passato. Inoltre, ha evidenziato un cambiamento significativo nella posizione economica dell'Italia: venti anni fa l'Italia aveva una posizione debitoria netta con l'estero, mentre oggi ha una posizione netta positiva pari a 10 punti di PIL, un miglioramento straordinario che è avvenuto senza una crisi economica, ma grazie al miglioramento della crescita e delle esportazioni.