Approvata la Manovra: 30 miliardi nel 2025 per ridurre le tasse e sostenere le famiglie
Il governo ha approvato la legge di bilancio, confermando un approccio rigoroso e responsabile per il futuro economico del Paese. Il disegno di legge prevede interventi di rilievo per un valore lordo di 30 miliardi di euro nel 2025, 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027. L'obiettivo principale è la riduzione della pressione fiscale e il sostegno ai redditi medio-bassi, con un’attenzione particolare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Le misure includono il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, e incentivi per le famiglie numerose e la natalità.
Nonostante le sfide economiche derivanti dall’incertezza globale, il governo punta a consolidare la riforma fiscale con il taglio del cuneo fiscale, la revisione dell’IRPEF e misure a sostegno dell’occupazione, specialmente nel Mezzogiorno. Importanti risorse vengono destinate agli investimenti pubblici, garantendo continuità anche dopo il termine del PNRR
Bankitalia e Corte dei Conti avvertono: dettagli mancanti nel PSB
La Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare i tassi di interesse di un altro quarto di punto, portando il costo del denaro ai livelli più bassi dal 2021. Questa è la terza riduzione dall'inizio della fase espansiva avviata lo scorso giugno. Il taglio ha contribuito a far scendere lo spread tra Btp e Bund ai minimi storici, raggiungendo i 119 punti base. Nonostante una crescita economica più debole del previsto, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha rassicurato che "l'area euro non è diretta verso una recessione, ma verso un atterraggio morbido".
La decisione di tagliare i tassi è stata presa all'unanimità dai governatori della BCE, riuniti a Lubiana, Slovenia, in risposta ai rischi economici derivanti dal rallentamento globale, dalle incertezze legate alle guerre in Ucraina e Medio Oriente e dalla volatilità dei prezzi energetici. Il tasso sui depositi è ora al 3,25%, quello sui prestiti principali al 3,40% e quello sui prestiti marginali al 3,65%, in un contesto in cui l'inflazione a settembre è scesa sorprendentemente all'1,7%, al di sotto dell'obiettivo BCE del 2%.
Nonostante il taglio dei tassi, la BCE non si impegna a fornire indicazioni precise sul futuro andamento delle politiche monetarie, adottando un approccio "guidato dai dati" per prendere decisioni riunione per riunione. Gli investitori, però, scommettono su ulteriori riduzioni già nella prossima riunione di dicembre.
Rinviata la privatizzazione di Poste Italiane: il governo valuta nuove tempistiche
Il governo ha deciso di rinviare la vendita del 14% delle quote di Poste Italiane, a pochi giorni dall'attesa data per l'operazione. Il gruppo, guidato da Matteo Del Fante, ha confermato lo stop, legato a valutazioni ancora in corso su tempi e modalità dell’offerta. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha rassicurato che non ci sono problemi rilevanti, parlando di “piccole questioni tecniche” da risolvere, ma il mercato ha comunque mostrato perplessità per l'improvviso rinvio.
Una delle ipotesi sul tavolo riguarda la volontà del governo di evitare di far coincidere l'importante privatizzazione di Poste, che dovrebbe fruttare circa 2,5 miliardi di euro, con la discussione sulla manovra di bilancio. Altri osservatori ritengono che l'intento sia rafforzare la componente nazionale dell’operazione. La premier Giorgia Meloni ha recentemente dichiarato che Poste Italiane "deve rimanere nelle mani degli italiani", lasciando intendere che la quota potrebbe essere riservata in larga parte ai piccoli risparmiatori e ai dipendenti della società, escludendo in parte i grandi fondi internazionali.
Un altro elemento da considerare è il coinvolgimento delle Fondazioni bancarie. Alcuni enti, come Cariplo, Firenze, Lucca e Cuneo, potrebbero investire circa 150 milioni di euro, coprendo il 6% dell’offerta. Tuttavia, questo processo richiede tempo, poiché le Fondazioni sono attualmente impegnate nella pianificazione delle attività per il 2025. Il governo, per ora, non sembra intenzionato a forzare i tempi, lasciando aperta la possibilità che l’operazione si concretizzi solo nella finestra di novembre. Se non si riuscirà a rispettare tale scadenza, la privatizzazione potrebbe slittare al 2025.
Nonostante il rinvio, il mercato ha reagito positivamente: il titolo di Poste ha chiuso in rialzo del 3% a Piazza Affari, con una capitalizzazione che ha raggiunto i 17,5 miliardi di euro, segnando un nuovo record.
Cripto, polemica sulle nuove tasse
Il governo italiano ha annunciato un significativo aumento della tassazione sulle criptovalute, suscitando immediate polemiche nel settore. Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha dichiarato che la ritenuta fiscale sulle plusvalenze da bitcoin passerà dal 26% al 42%, con l'introduzione della misura prevista nella prossima legge di bilancio, applicabile a partire dal 2025. Questo incremento riguarderà i guadagni derivanti dalla differenza tra il prezzo di acquisto e di vendita di bitcoin, e coinvolgerà una vasta platea di contribuenti italiani che detengono criptovalute.
Secondo l’Osservatorio Blockchain and Web3 del Politecnico di Milano, più di 3,6 milioni di italiani possiedono criptovalute o token a fine 2023. Di questi, il 32% ha acquistato tramite borse di criptovalute, mentre il 17% ha utilizzato servizi di wallet con acquisto diretto. Un altro 38% preferisce esporsi a questi asset in modo indiretto attraverso servizi di trading tradizionali o app bancarie.
La proposta di aumento fiscale ha subito sollevato critiche. Ferdinando Ametrano, CEO della fintech Checksig, ha definito la misura "discriminatoria e probabilmente incostituzionale", sostenendo che potrebbe indurre la fuga di capitali dal Paese e causare distorsioni di mercato. Ametrano ha inoltre sottolineato che l’aumento della tassazione sulle criptovalute al 42% rappresenterebbe uno squilibrio rispetto agli strumenti finanziari come ETP, ETC e ETF basati su bitcoin, che sono tassati al 26%. Il rischio, secondo molti esperti del settore, è anche un impatto negativo sull’industria cripto italiana, che offre servizi e supporto agli investitori.
Evasione fiscale in calo, raggiunti in anticipo gli obiettivi del PNRR
Il recente "Rapporto sull'economia non osservata" del Ministero dell'Economia conferma il continuo calo dell'evasione fiscale in Italia, una tendenza che prosegue da diversi anni. Il tax gap, ovvero la differenza tra le imposte dovute e quelle effettivamente versate, è sceso ulteriormente nel 2021, passando da 85 a 82 miliardi di euro, segnando una riduzione significativa rispetto ai 100 miliardi del 2019. La propensione all'evasione è scesa al 15%, rispetto al 17% dell'anno precedente.
Il rapporto evidenzia che le riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che fissavano l'obiettivo di portare l'evasione al 15% entro il 2024, sono state raggiunte con largo anticipo. Dei 82 miliardi evasi nel 2021, 72 miliardi sono legati a imposte come IRPEF, IVA e IRES, mentre 10 miliardi riguardano contributi non pagati per pensioni e assistenza.
Gran parte della riduzione è attribuita a misure innovative come la fatturazione elettronica e lo split payment, anche se non è ancora possibile valutare l'impatto dell'obbligo di accettare pagamenti elettronici, introdotto nel 2022. Tuttavia, ridurre ulteriormente il tax gap diventerà sempre più complesso, poiché richiederà strumenti sempre più sofisticati per identificare l'evasione.
L'IRPEF dei lavoratori autonomi è ancora l'imposta più evasa, con un tax gap del 66,8% nel 2021, pari a oltre 29 miliardi di euro. Al contrario, l'evasione tra i lavoratori dipendenti è molto bassa, rappresentando solo il 2,3% dell'IRPEF. Anche l'IVA è una delle imposte più evase, con un gap del 13,8%, nonostante un netto miglioramento rispetto al 2020. L'Italia rimane il paese europeo con la maggiore perdita di gettito IVA in valore assoluto, contribuendo per un quarto all'intero ammontare evaso nell'Unione Europea.
La cosiddetta "evasione con consenso", accordi tra fornitore e cliente per non pagare l'imposta, resta il fenomeno più difficile da tracciare, soprattutto nelle piccole attività. Le grandi aziende, invece, sono generalmente soggette a maggiori controlli e meno propense a questo tipo di evasione. Nonostante le riforme in atto, ridurre ulteriormente l'evasione richiederà sforzi e strumenti sempre più avanzati.
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