UE, Gentiloni alla Commissione: marcia indietro su Green Deal sarebbe errore storico
In un intervento al “Brussels Economic Forum” di Bruxelles, il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che, a poco meno di venti giorni dalle elezioni europee, bisogna chiarire la necessità di continuare sulla strada del Green Deal, senza fare una marcia indietro che sarebbe un errore storico”. Il commissario ha anche insistito sull'urgenza, per finanziare almeno una parte della transizione green e digitale, di stabilire “strumenti comuni per obiettivi comuni europei, come è stato fatto per la risposta alla pandemia con il NextGenerationEU che termina a fine 2026, per mobilitare investimenti pubblici a livello Ue, e non solo a livello degli Stati membri” (ciò che andrebbe a scapito della coesione del mercato unico). “Penso - ha osservato Gentiloni - che sia il momento giusto per ricordare il fatto che quando è nata l'attuale Commissione, il Green Dealeuropeo era il suo carattere distintivo. A distanza di cinque anni credo sia giusto chiederci se ci stiamo pentendo della decisione presa quattro-cinque anni fa, di avere il Green Deal come profilo principale dell'attuale Commissione. E la mia risposta è decisamente no: non ci pentiamo, o almeno non dovremmo pentirci”. Le motivazioni di questo “no” sono sostanzialmente due: in primo luogo, a causa dell'urgenza della crisi climatica, in quanto siamo già oltre il limite di 1,5 gradi, la soglia da non superare secondo l'Accordo di Parigi sul clima. In secondo luogo, c'è anche il fatto che siamo effettivamente in grado di realizzare la transizione verde.
Sul punto, innanzitutto occorre fare un recap sull’andamento delle emissioni: nell'Ue la riduzione del 2023 rispetto al 2022 è stata del 15,5%, che è ovviamente un numero significativo. Un secondo numero significativo, nel 2023 è stato quello della capacità di energia solare installata nell'Ue: 56 GW di energia solare, qualcosa di simile a 56 impianti nucleari di medie dimensioni in un anno. Insomma, le cose si stanno muovendo. “Ma ovviamente - ha riconosciuto il commissario - noi, l'Ue, rappresentiamo solo il 7% delle emissioni globali. Cosa succede nel restante 93%? Ciò che accade per il restante 93% ci porta alla geopolitica, al modo in cui raggiungiamo gli accordi a livello internazionale e anche a come adottare misure per evitare che gli europei, che sono più avanzati”, riguardo alle politiche contro il cambiamento climatico, “debbano subire gravi conseguenze economiche per questo. E qui è, ad esempio, la logica di misure come il meccanismo di dazi sul carbonio alle frontiere (Cbam), una specie di carbon taxall'europea”. Poi c'è un altro problema, ha continuato Gentiloni, quello dei “costi di questa transizione: noi calcoliamo sempre il fabbisogno di investimenti, e il nostro calcolo più recente è che serviranno 620 miliardi di investimenti aggiuntivi all'anno per la transizione verde e digitale nell'Ue da ora al 2030”. “Da dove proverranno - ha chiesto il commissario - queste enormi montagne di investimenti? - ha ricordato – “abbiamo presentato le nostre Previsioni economiche di primavera, e ciò che è chiaro è che il livello degli investimenti privati nell'Unione europea è stabile, non aumenta a sufficienza. Invece gli investimenti pubblici, a differenza di quanto accadde nel periodo della crisi finanziaria, continuano a essere forti, e addirittura in aumento”. Il livello degli investimenti privati, ha riferito ancora Gentiloni, è stato piuttosto contenuto nell'ultimo periodo, a causa della crisi economica e dunque, si rende necessario questo contributo più forte da parte degli investimenti privati. Chiaramente occorrerà pensare anche cosa accadrà agli investimenti pubblici dopo la fine del NextGenerationEU (ovvero del Pnrr) nel 2026. Comunque, “nel complesso, dobbiamo essere pragmatici, dobbiamo guardare all'equità sociale e regionale della transizione, ma non possiamo - ha sottolineato - commettere l'errore storico di fare marcia indietro sulla transizione”.
Bce: migliora la stabilità finanziaria, ma i paesi sono troppo esposti a choc per alto debito
Nell'Eurozona le condizioni di stabilità finanziaria sono migliorate alla luce del calo dei rischi di recessione, ma i mercati rimangono esposti a possibili eventi avversi di carattere macro e geopolitico e “le rigide condizioni finanziarie continuano a mettere alla prova la resilienza di alcune famiglie, imprese e governi dell'area euro che sono vulnerabili”. È un messaggio in chiaroscuro quello che arriva dal rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria elaborato dalla Banca Centrale Europea che segnala le “politiche fiscali permissive”, ricordando come molti governi dell'area non hanno ritirato tutte le misure di sostegno introdotte per proteggere i consumatori e le imprese dall'impatto del Covid e della guerra in Ucraina. In particolare, date le norme del Patto di Stabilità, riviste dai 27, la Bce osserva come “le incertezze sull'esatta attuazione del nuovo quadro fiscale dell'UE potrebbero portare gli operatori di mercato a rivalutare il rischio sovrano”. In questo contesto - si spiega - la combinazione di “alti livelli di debito e politiche fiscali indulgenti” potrebbe spaventare gli investitori e questo a sua volta potrebbe aumentare ulteriormente i costi di finanziamento e avere effetti negativi sulla stabilità finanziaria andando a colpire gli investitori privati e i detentori di obbligazioni sovrane. Nell'eurozona i rischi per il sistema finanziario si sono in gran parte attenuati negli ultimi mesi, con il debito delle famiglie e delle imprese sceso al di sotto dei livelli pre-pandemia.
Allo stesso tempo, però la Bce prevede “che il debito sovrano si stabilizzerà su livelli più elevati rispetto a prima della pandemia, rendendo le finanze pubbliche più vulnerabili agli shock avversi. Più in generale, in futuro i costi del servizio del debito potrebbero ancora aumentare in tutti i settori economici, dal momento che le passività in scadenza continueranno a rivalutarsi a tassi di interesse prevalenti e significativamente più elevati”. Il Rapporto evidenzia come sia in atto un rallentamento dei mercati immobiliari. Soprattutto il segmento commerciale continua a subire una sostanziale correzione dei prezzi e non si possono escludere ulteriori flessioni a causa di una “domanda strutturalmente inferiore”. Per contro, “i mercati immobiliari residenziali mostrano qualche segnale di stabilizzazione dopo quella che finora è stata una correzione ordinata dei prezzi”. Nel complesso, insomma, le prospettive rimangono fragili e “i mercati finanziari rimangono vulnerabili a ulteriori shock avversi”. Sul fronte bancario, infine, il sistema bancario dell'Eurozona è “ben attrezzato per resistere a questi rischi, date le forti posizioni di capitale e liquidità”. Ma “buffer di liquidità insufficienti” potrebbero portare a “vendite forzate di asset” da parte dei fondi di investimento immobiliare, in particolare se la flessione del mercato immobiliare dovesse persistere o intensificarsi.
Pnrr: Gentiloni, l'Italia sia consapevole della necessità di riforme e investimenti
Mentre il governo si appresta a preparare un difficile piano pluriennale di aggiustamento del debito, in base alle nuove regole di bilancio, Bruxelles continua a monitorare il rispetto del piano nazionale di ripresa e resilienza. In una intervista, il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha lamentato una insufficiente consapevolezza degli attori italiani sulla necessità di concretizzare riforme e investimenti. Bruxelles sta valutando in questo momento la richiesta del governo Meloni relativa a una quinta tranche di aiuti finanziari, per un totale di 10,5 miliardi di euro. Per quel che riguarda la situazione italiana, il Commissario ha spiegato che “il processo è in corso, e la sua conclusione è lontana. Per ora, l'Italia rispetta più o meno il calendario previsto. Non voglio entrare nel dibattito italiano sul modo in cui il denaro è realmente speso. Credo che sia necessaria una forte consapevolezza da parte di tutti gli attori italiani sulla necessità di introdurre le riforme previste e gli investimenti attesi. La consapevolezza è sufficiente? La mia impressione da cittadino è che non lo sia”. Il Paese ha ricevuto finora 102 miliardi di euro, spendendone appena 46 miliardi. Complessivamente, la Commissione ha distribuito 232 miliardi di euro, e spera di raggiungere quota 300 miliardi alla fine dell'anno. In questo senso, il Commissario Gentiloni è convinto che il NextGenerationEU debba essere replicato, per esempio nel campo della difesa: “Abbiamo bisogno di finanziamenti pubblici in comune o siamo l'unica area al mondo a non averne bisogno?”, si è chiesto in modo retorico.
La risposta è pronta: “Obiettivi comuni, finanziamenti comuni, la questione dovrebbe porsi già quest'anno”, dopo il prossimo voto europeo. Nel frattempo, lo sguardo corre al prossimo ciclo di finanza pubblica. Le nuove regole del Patto di Stabilità prevedono che in settembre i governi presentino un piano pluriennale di finanza pubblica. Quello italiano sarà inevitabilmente segnato da un elevatissimo debito pubblico e da una probabile procedura per deficit eccessivo, la cui apertura è prevista in giugno. Gentiloni sottolinea come le nuove regole di bilancio non prevedano da parte della Commissione “indicazioni meccanicistiche”. Spetterà ai Paesi “proporre e negoziare con la Commissione” i piani di aggiustamento di quattro o sette anni. Ciò è importante per dare credibilità e applicabilità alle regole, che nei fatti sono più flessibili di quelle precedenti. Il percorso è adattato a ciascun Paese”.