Piano Strutturale di Bilancio: obiettivo ridurre deficit e debito pubblico
Il Consiglio dei Ministri ha esaminato il nuovo Piano Strutturale di Bilancio di medio termine, una misura chiave nell’ambito della riforma delle regole europee sul bilancio. Questo piano rappresenta un passo cruciale per garantire una gestione responsabile della spesa pubblica e stabilizzare le finanze italiane nei prossimi anni.
La traiettoria di crescita della spesa netta, inserita nel piano e sottoposta alla sorveglianza della Commissione Europea, si attesterà su un valore medio dell'1,5% nell'arco temporale considerato. Tale andamento è in linea con le previsioni delineate nel Programma di Stabilità di aprile scorso e riflette le aspettative delle autorità europee in materia di finanza pubblica.
Un aspetto centrale del piano è l’estensione del periodo di aggiustamento fiscale da 4 a 7 anni. Questa estensione mira a dare al governo il tempo necessario per attuare le riforme e gli investimenti strategici previsti, garantendo al contempo una stabilizzazione graduale del bilancio.
Il Piano ha due obiettivi principali: definire il percorso della spesa netta aggregata, ovvero la spesa non finanziata da nuove entrate o fondi europei, e stabilire un piano di riforme e investimenti da realizzare entro il periodo indicato. Questa spesa esclude voci straordinarie come gli interessi sul debito e le spese cicliche legate a particolari situazioni economiche.
Nonostante gli sforzi, l'Italia rimane sotto la procedura di deficit eccessivo, ereditata dal precedente Patto di Stabilità. Tuttavia, il governo italiano mantiene un approccio fiscale prudente e ha proposto un percorso di riduzione del disavanzo più ambizioso di quello previsto dalla Commissione Europea. L’obiettivo è ridurre il rapporto deficit/PIL sotto il 3% entro il 2026. Superata questa soglia, il piano prevede una stabilizzazione del debito pubblico, fondamentale per affrontare le sfide economiche future.
Il Piano strutturale include anche importanti riforme e investimenti, allineandosi con le iniziative del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), aggiornandolo per agire con maggiore incisività su settori cruciali come la pubblica amministrazione, la giustizia, il miglioramento dell'ambiente imprenditoriale e la compliance fiscale.
Prima dell’invio del documento alle Camere, sarà recepito l'aggiornamento dei dati statistici dell’Istat, previsto per il 23 settembre.
Continua il piano di privatizzazioni del Governo con Poste Italiane
Il titolo Poste Italiane è stato sotto pressione questa settimana sul mercato azionario di Piazza Affari, registrando una delle peggiori performance nel listino FTSE MIB. La flessione ha fatto seguito alla decisione del Consiglio dei Ministri del 17 settembre, che ha approvato il decreto relativo alla privatizzazione del gruppo.
Il governo Meloni ha annunciato che una quota della partecipazione dello Stato in Poste Italiane sarà venduta, ma verrà mantenuta una partecipazione superiore al 50%. La decisione, approvata definitivamente, tiene conto dei pareri delle commissioni parlamentari competenti. Nonostante l'importante notizia, il titolo Poste Italiane ha subito una flessione del 3%, attestandosi a 12,27 euro, nella stessa giornata in cui i mercati europei sono stati caratterizzati dalla cautela in attesa delle decisioni sui tassi da parte della Federal Reserve statunitense.
La privatizzazione di Poste Italiane si inserisce in un più ampio piano del governo Meloni per raccogliere risorse e ridurre il debito pubblico, in vista della prossima legge di bilancio. Altri gruppi strategici, come Monte dei Paschi di Siena (MPS) e ENI, sono coinvolti in operazioni simili. Il piano riflette l'obiettivo dell'esecutivo di accelerare la vendita di partecipazioni statali.
Uno dei punti chiave del decreto approvato riguarda la garanzia che lo Stato manterrà il controllo di Poste Italiane con una partecipazione superiore al 50%, in risposta alle preoccupazioni dei sindacati. Originariamente, il governo aveva previsto di mantenere una quota minima del 35%, ma la forte opposizione ha portato alla revisione del piano.
Secondo analisti di Equita SIM, la privatizzazione rappresenta un passo importante verso la cessione di una parte della partecipazione statale, che potrebbe avvenire già entro ottobre. La vendita di una quota del 14,3% consentirebbe allo Stato di raccogliere circa 2,4 miliardi di euro, contribuendo significativamente agli obiettivi di bilancio, che puntano a ricavare fino a 3 miliardi di euro entro la fine dell'anno.
La cessione avverrebbe tramite un'offerta pubblica di vendita (OPV), con il 70% delle azioni riservato agli investitori istituzionali e il restante 30% a investitori retail e dipendenti.
La privatizzazione di Poste Italiane è una componente fondamentale del piano del governo Meloni per ridurre il debito e sostenere la prossima legge di bilancio. Sebbene il mercato abbia reagito con cautela, le prospettive finanziarie a lungo termine, supportate da dividendi elevati e solide valutazioni, continuano a rendere Poste Italiane un'azienda interessante per gli investitori.
Gigafactory di Stellantis a Termoli, il Governo blocca i fondi del PNRR
Martedì, il governo italiano ha annunciato la decisione di riassegnare i 200 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) originariamente destinati alla costruzione di una gigafactory a Termoli, in Molise. L’impianto, progettato per produrre batterie per veicoli elettrici, doveva essere realizzato da ACC, una joint venture tra Mercedes-Benz, TotalEnergies e Stellantis. Tuttavia, il progetto ha subito ritardi, portando il governo a riorientare i fondi verso altri investimenti.
Il progetto della gigafactory era stato concepito per diventare operativo entro aprile 2026, con l’obiettivo di creare 1.800 posti di lavoro. Tuttavia, già a giugno, ACC aveva comunicato la necessità di posticipare l’avvio dell’impianto, citando incertezze legate alle prospettive di crescita del settore automobilistico in Europa. Queste preoccupazioni sono state confermate martedì, durante una riunione presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il valore complessivo del progetto si aggira intorno ai 2 miliardi di euro, con un contributo pubblico di circa 600 milioni, di cui 200 milioni sarebbero stati finanziati dal PNRR. Di fronte ai continui ritardi, il ministro Adolfo Urso ha dichiarato che i fondi del PNRR saranno destinati ad altri progetti più urgenti e in linea con la transizione energetica. Questa scelta permette di rispettare le scadenze stringenti del PNRR, un piano strategico per la ripresa economica dell'Italia.
Urso ha però sottolineato che il governo resta aperto a sostenere la gigafactory di Termoli in futuro, qualora ACC presenti un nuovo piano industriale per l'impianto. La disponibilità a finanziare il progetto con risorse alternative rimane, a condizione che ci siano piani concreti e tempistiche certe.
La decisione del governo riflette l’impegno nel garantire che i fondi del PNRR siano utilizzati in modo efficace per sostenere la transizione energetica, anche se ciò significa riassegnare risorse a progetti con maggiori certezze. L’incertezza nel settore auto, particolarmente in Europa, è un fattore chiave che ha portato ACC a rivedere i propri piani. Tuttavia, la porta per la realizzazione della gigafactory non è chiusa definitivamente, e il governo italiano potrebbe tornare a investire nel progetto se ci saranno le condizioni giuste.
In sintesi, mentre il futuro della gigafactory di Termoli è sospeso, i fondi del PNRR saranno utilizzati in altri progetti strategici per la transizione energetica, con un occhio sempre attento alle opportunità industriali e di innovazione.
Salone Nautico di Genova: un motore per l’economia italiana
Il Salone Nautico Internazionale di Genova ha aperto le porte alla sua 64esima edizione, celebrando il profondo legame tra la città e il mare, come sottolineato dal sindaco Marco Bucci, candidato alle prossime elezioni regionali della Liguria con il centrodestrra. Questo evento rappresenta una vetrina di grande importanza per l'economia blu, che in Italia vale circa 178 miliardi di euro e incide per oltre il 10% sul PIL nazionale.
Oltre mille imbarcazioni sono state esposte, e i cantieri presentano numerose novità. Secondo il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, la nautica rappresenta il rinascimento economico per Genova e la Liguria, inserendosi nel rilancio del triangolo industriale Genova-Milano-Torino. Salvini ha sottolineato la necessità di una pianificazione a lungo termine per migliorare la competitività del Paese.
La nautica da diporto è uno dei settori di punta dell’export italiano. Nel 2023, le esportazioni hanno raggiunto il record di 4 miliardi di euro, come evidenziato dal ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso. Il settore impiega quasi un milione di persone, e l'Italia è un leader mondiale sia per l’innovazione che per la sostenibilità, con una presenza rilevante nella cantieristica.
Massimo Perotti, amministratore delegato di Sanlorenzo, ha dichiarato che l’Italia produce il 52% delle navi da diporto mondialie che, dalla pandemia, il settore ha registrato una crescita del 400%. Tuttavia, Perotti ha messo in luce la necessità di regolamentazioni adeguate per promuovere l’uso di tecnologie sostenibili, come la trasformazione del metanolo in idrogeno per la propulsione navale.
Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group, ha ribadito l’importanza di una sostenibilità che sia sociale, economica e ambientale, esortando l’Unione Europea a prendere decisioni che tengano conto dell’impatto globale sulle economie nazionali.
Matteo Zoppas, presidente dell’Agenzia Ice, ha evidenziato che la nautica da diporto è un’eccellenza del Made in Italy, che sta crescendo grazie agli sforzi degli imprenditori italiani. Il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, ha aggiunto che il settore ha creato oltre 200.000 posti di lavoro, dimostrando la capacità di confrontarsi con la concorrenza internazionale.
Il Salone Nautico di Genova si conferma un evento di grande rilevanza non solo per il settore nautico ma per l’intero sistema economico italiano. Andrea Razeto, presidente dei Saloni Nautici, ha sottolineato l’importanza delle fiere per la promozione del Made in Italy e come occasione di confronto con le istituzioni. Razeto ha concluso ricordando che il Salone Nautico è la seconda fiera italiana dopo il Salone del Mobile di Milano, rappresentando una vetrina internazionale per l'industria italiana.