G7 Finanze: tassazione, commercio internazionale, Ucraina e IA
Durante l'incontro del G7 Finanze e dei governatori delle Banche Centrali, presieduto dall'Italia, si sono discussi temi fondamentali come il sostegno all'Ucraina, l'aggiornamento sull'intelligenza artificiale, la frammentazione geo-economica e la tassazione internazionale, secondo quanto riportato dal sito del MEF.
L'evento, diretto dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta, ha visto anche la partecipazione in videoconferenza del ministro ucraino Sergii Marchenko. Durante la riunione, è stato ribadito il forte e continuo supporto all'Ucraina, alla luce dell'aggressione russa in corso. Giorgetti, che ha invitato Marchenko al prossimo incontro del FMI a Washington, ha sottolineato l'importanza delle riforme che l'Ucraina deve attuare. Il tema dell'intelligenza artificiale, già discusso al G7 Finanze di Stresa, è stato ulteriormente esplorato per comprenderne le conseguenze e potenzialità in vari settori, inclusi quelli macroeconomici e come strumento per la sostenibilità e stabilità finanziaria. Il G7 ha concordato sulla creazione di un gruppo di esperti per studiare l'influenza dell'IA e i possibili rischi associati.
Per quanto riguarda la frammentazione del commercio internazionale, il G7 ha sottolineato la necessità di evitare misure unilaterali che potrebbero proteggere gli scambi internazionali, soprattutto considerando l'enorme capacità industriale della Cina in settori strategici. Sul fronte della tassazione internazionale, Giorgetti ha evidenziato che senza un accordo multilaterale si rischierebbe di creare un contesto gestionale complesso e ha espresso la speranza, condivisa anche dalle Nazioni Unite, di superare le attuali difficoltà. Infine, sulla proposta brasiliana di tassare i super ricchi, Giorgetti ha indicato che tale proposta è strettamente legata alla risoluzione dei due pilastri della tassazione internazionale presenti nell'agenda del G20.
Tax credit per ZES Sud: scontro Fitto-Giorgetti
Era destinato a diventare il principale sostegno per il Sud, un elemento chiave del progetto politico di Giorgia Meloni. Invece, si è trasformato in un terreno di scontro tra Raffaele Fitto e Giancarlo Giorgetti. Al centro del conflitto c’è il credito d’imposta per le imprese che investono in macchinari, impianti e attrezzature nella Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno. Un incentivo fiscale mai visto prima, fino al 60%, pensato per rendere produttiva questa vasta area economica speciale. Un investimento record di 1,8 miliardi di euro che, improvvisamente, è stato drasticamente ridotto: il beneficio fiscale sarà al massimo del 10%.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, incaricata dal governo, le risorse non sono sufficienti per coprire le oltre 16 mila domandeche ammontano complessivamente a 9,4 miliardi. Una partecipazione massiccia che sarebbe motivo di orgoglio per qualsiasi capo del governo. Mancano però all’appello 7,6 miliardi di euro, una cifra impossibile da reperire nelle casse dello Stato. Le piccole aziende protestano. "I nuovi valori dell’agevolazione - denunciano gli artigiani della CNA - sono insufficienti”. Anche Confindustria, pur riconoscendo “lo stanziamento più alto di sempre”, chiede un ulteriore impegno per rispondere a questa forte domanda.
Di fronte alle proteste, il governo è diviso. Fitto critica il metodo dell’Agenzia delle Entrate, che ha ridotto il valore del credito d’imposta confrontando “il limite complessivo di spesa con l’ammontare totale dei crediti richiesti”. Secondo il ministro, basarsi solo sulle richieste è un errore, poiché il credito d’imposta è legato agli investimenti realizzati, il cui valore esatto si conoscerà solo l’anno prossimo. Fitto sottolinea che finora sono stati effettuati investimenti per 167 milioni di euro a fronte di richieste per 9,4 miliardi. Critica, inoltre, il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, per aver agito frettolosamente e senza rispondere in tempo alla richiesta di dati avanzata mercoledì scorso. Fitto voleva gestire la situazione, almeno comunicare alle imprese che i fondi sarebbero stati sufficienti per tutti. Ma “Ruffini ha risposto solo ieri e nel frattempo ha adottato, senza alcun preventivo confronto, il provvedimento che fissa a circa il 17% l’entità dell’aiuto concesso”.
Il direttore delle Entrate ha seguito però le indicazioni di un decreto interministeriale firmato proprio da Fitto e Giorgetti. Il ministro dell’Economia è in disaccordo con Fitto: secondo lui, l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate è corretta e il sistema delle prenotazioni è necessario per monitorare e contenere la spesa. Ora, mentre Fitto chiede "nuove coperture” per rassicurare le imprese, Giorgetti insiste che non ci sono risorse: “Non possiamo permetterci un altro Superbonus”.
Intesa e Prometeia: calo prezzi riduce fatturato aziende italiane
La riduzione dei listini incide negativamente anche sulla crescita del fatturato delle industrie italiane, che comunque rimane a livelli storicamente alti e ben al di sopra del periodo pre-Covid (superando del 22,4% il 2019). In un contesto incerto verso la seconda metà dell’anno, ma con la speranza che i consumi interni reggano e traggano vantaggio dalla diminuzione dell’inflazione e dal buon momento del mercato del lavoro, ci sono settori che prosperano (come la cosmesi) e altri che faticano (come la moda e l’elettronica).
Questo è il punto principale dell’analisi settoriale condotta da Prometeia e Intesa Sanpaolo, pubblicata nella giornata di ieri. Dalla ricerca emerge che il fatturato manifatturiero italiano si mantiene su livelli elevati, nonostante un calo tendenziale tra gennaio e aprile 2024 (-2.6%), attribuibile anche alla riduzione dell’inflazione (-2.1% i prezzi alla produzione nei primi 5 mesi del 2024).
Correggendo il dato per l’inflazione, il bilancio risulta praticamente in pareggio: fatturato stabile sui livelli del 2023 (-0.4%tendenziale nei primi 4 mesi del 2024) e superiore al pre-Covid (+5.6%). La crescita di Largo Consumo (+10.1% tendenziale), Farmaceutica (+4.2%) e Alimentare e bevande (+2.2%), trainata dai mercati esteri, e il recupero dai minimi di Intermedi chimici (+4.8%) e Metallurgia (+4.2%), compensano parzialmente il calo dei livelli di attività di altri settori, dai produttori di beni durevoli (sia per la casa che per la mobilità) alla Meccanica, che risente dell’incertezza legata al nuovo pacchetto di incentivi (Transizione 5.0).
Guardando ai fatturati deflazionati, si possono fare considerazioni tra diverse imprese. Si nota che al primo posto nel ranking c’è il Largo Consumo (+10.1% tendenziale), che grazie alla cosmesi continua a ottenere risultati eccellenti sui mercati esteri e a beneficiare di una migliore tenuta dei consumi interni rispetto ad altri beni voluttuari, più penalizzati dai tagli di spesa in un contesto ancora inflattivo e incerto. Tra questi ultimi, la ricerca evidenzia i beni del Sistema Moda, con fatturato a prezzi costanti in calo del -8.5% a causa della debolezza della domanda interna e nei principali paesi europei. Anche i beni durevoli per la casa, come Elettrodomestici (-3.7%) e Mobili (-3.4%), sono in territorio negativo dopo la forte crescita del periodo pandemico. L’export ha sostenuto anche la crescita del fatturato deflazionato di Farmaceutica (+4.2%) e Alimentare e bevande (+2.2%) nel periodo gennaio-aprile. Le imprese affrontano la seconda metà dell’anno su basi più solide. Il settore manifatturiero italiano ha raggiunto livelli di margini, redditività e patrimonializzazione sempre più vicini a quelli dei concorrenti europei in Germania, Francia e Spagna. In particolare, si è osservata una notevole capacità di generare flussi finanziari, secondo gli analisti. Questo processo di rafforzamento economico e patrimoniale rende le imprese più solide e resilienti, capaci di adattarsi alle dinamiche globali e affrontare un contesto competitivo ancora difficile a livello europeo, con le principali manifatture dell’area in calo produttivo nella prima parte dell’anno, eccezion fatta per la Spagna.
Assifact, Assilea e Assofin: Factoring traina credito specializzato, frena il leasing
Il credito specializzato, trainato dal factoring, mostra una performance positiva, mentre il leasing registra una flessione. Il factoring continua a sostenere il credito alle famiglie e il leasing. Nel primo trimestre del 2024, i servizi finanziari hanno registrato una crescita di tre decimi di punto rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo risultato è dovuto al buon andamento del mercato del factoring, cresciuto del 2,3% rispetto al primo trimestre dell'anno precedente, grazie al significativo contributo delle operazioni di factoring internazionale, a supporto dell'export, e allo sviluppo del supply chain finance, in particolare quando l'azienda leader della filiera introduce forme di sostegno al capitale circolante dei propri fornitori. Al contrario, le erogazioni di credito alle famiglie continuano a diminuire, seppur in modo meno marcato rispetto allo scorso anno.
È quanto emerge dai dati aggregati sul credito specializzato elaborati da Assifact, Assilea e Assofin. Il rallentamento dei mutui immobiliari, causato dagli elevati tassi di interesse, ha avuto un impatto negativo sui risultati, mentre non si osserva una ripresa del credito al consumo, a cui ha contribuito il recupero dei prestiti personali. Il mercato del leasing, dopo la buona performance del 2023 trainata dal settore automobilistico, ora segna un calo del 9,6% a causa dei ritardi nell'attuazione del Piano Transizione 5.0, volto a incentivare gli investimenti delle piccole e medie imprese. Il decreto attuativo, previsto per la fine di luglio 2024, dovrebbe sbloccare la dinamica degli investimenti nel leasing. Complessivamente, lo stock dei crediti del 2023 rappresenta il 28,3% degli impieghi totali di banche e intermediari finanziari, una quota significativa e in aumento rispetto all'anno precedente. Attraverso le erogazioni degli intermediari associati ad Assifact, Assilea e Assofin, sono stati finanziati il 7,9% degli investimenti delle imprese e il 6% della spesa delle famiglie. La penetrazione rispetto alla spesa delle famiglie mostra una leggera contrazione rispetto all'anno precedente, imputabile a una maggiore prudenza dovuta agli elevati tassi di interesse. Il credito specializzato dimostra resilienza nel supportare l'economia del paese, garantendo, attraverso i vari comparti che lo compongono, servizi sempre più versatili, innovativi ed efficaci per soddisfare le esigenze finanziarie di imprese e famiglie in un contesto complesso.