Vertice Ue: confronto con von der Leyen su negoziato dazi con Usa e clima 

Il negoziato commerciale tra Unione europea e Stati Uniti entra in una fase cruciale, con crescente apprensione tra le cancellerie europee per l’esito ancora incerto del confronto sui nuovi dazi americani, previsti in assenza di un’intesa entro il 9 luglio. Né i contatti diretti tra leader europei e il presidente Donald Trump, né i dialoghi tecnico-diplomatici tra Bruxelles e Washington hanno prodotto risultati significativi. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha confermato il sostegno alla Commissione europea, titolare del mandato negoziale, auspicando un'intesa rapida, pur avendo nei giorni scorsi criticato l’eccessiva complessità della strategia comunitaria, auspicando un focus su “quattro o cinque settori chiave”. Diversa la linea della Francia, che teme l’accettazione di un compromesso “asimmetrico”, giudicato eccessivamente favorevole a Washington. Tuttavia, secondo indiscrezioni, la maggioranza dei governi europei preferirebbe privilegiare la tempestività dell’intesa rispetto a un negoziato prolungato. A Bruxelles si lavora su scenari alternativi, dopo il fallimento della proposta europea di azzeramento reciproco dei dazi su tutti i beni industriali. L’ipotesi attualmente sul tavolo prevede dazi generalizzati USA al 10% sulle importazioni europee, ricalcando in parte l’accordo già concluso con il Regno Unito. L’Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ritenuto l’impatto economico sostenibile. Ai nuovi dazi si sommerebbero quelli già esistenti su acciaio e alluminio (50%) e su auto e componenti (25%), che Washington intende mantenere in assenza di concessioni europee su regole digitali e standard ambientali. In questo contesto, alcune critiche interne hanno riguardato la scelta europea di sospendere le controtariffe a fronte di una sospensione solo parziale da parte americana, giudicata da alcuni osservatori un segnale di debolezza negoziale. Tuttavia, tale approccio era stato approvato dalla maggioranza degli Stati membri, convinti che la distensione temporanea potesse favorire il dialogo.

Parallelamente, si intensifica il confronto sulle politiche climatiche. La prossima settimana la Commissione presenterà la proposta sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO₂ al 2040, un passaggio chiave verso la neutralità climatica al 2050. L’ipotesi iniziale di una riduzione del 90% rispetto ai livelli del 1990 è ora oggetto di revisione, a fronte delle pressioni di alcuni Stati membri, tra cui la Francia, per ribilanciare le priorità tra competitività industriale e transizione verde. Il commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra, ha evitato di anticipare la posizione ufficiale della Commissione, limitandosi a evocare la necessità di “costruire un ponte tra competitività, clima e indipendenza strategica”. Secondo fonti comunitarie, il documento in preparazione si concentrerà su criteri di calcolo più flessibili, includendo la compensazione tramite crediti di carbonio extra-UE e il finanziamento di progetti ambientali internazionali, per garantire il rispetto degli impegni climatici senza penalizzare eccessivamente il tessuto produttivo europeo.

Giorgetti, assoluta correttezza Mef su vendita 15% Mps

In occasione dell’audizione presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha rivendicato la piena regolarità dell’operazione di dismissione del 15% del capitale di Mps, definendola “assolutamente identica” alle precedenti sotto il profilo procedurale. Giorgetti ha sottolineato la correttezza dell’azione condotta dai funzionari del Mef coinvolti nel dossier, rimarcando la continuità amministrativa rispetto alle operazioni attuate in passato. Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha inoltre richiamato l’avallo della Commissione europea, che all’inizio del 2025 ha formalmente comunicato al Governo italiano il rispetto puntuale delle condizioni poste nel 2017 per la progressiva uscita dello Stato dal capitale di Mps. “La chiusura della procedura è stata certificata da una lettera ufficiale di Bruxelles”, ha dichiarato Giorgetti, evidenziando come questo atto abbia sancito il pieno adempimento degli impegni assunti nell’ambito del salvataggio pubblico della banca senese. Rispetto a eventuali rilievi o approfondimenti da parte dell’attuale Commissione, il ministro ha osservato che il cambio di vertici a Bruxelles potrebbe portare a una fase di riesame delle decisioni assunte in precedenza, ma ha ribadito la serenità e la trasparenza del Governo italiano nell’affrontare ogni verifica

Mps: dopo Bce altre autorizzazioni prima di invio prospetto a Consob

Dopo il via libera della Banca Centrale Europea, il percorso per il lancio dell’offerta pubblica di scambio (OPS) di Banca Mps su Mediobanca non può ancora dirsi concluso. L’istituto senese, che ha convocato per oggi il consiglio di amministrazione per esercitare la delega all’aumento di capitale, prevede di offrire 23 azioni Mps ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione. Tuttavia, prima di avviare formalmente l’operazione, dovrà completare l’iter autorizzativo e sottoporre il prospetto informativo alla Consob, la quale avrà cinque giorni lavorativi per esaminarlo, salvo eventuali richieste di chiarimenti che potrebbero sospendere il conteggio. 

Tra i passaggi chiave ancora in sospeso figura il parere del cda di Mediobanca sulla congruità dell’offerta, oltre all’autorizzazione della Banca d’Italia per l’acquisizione di partecipazioni indirette di controllo in Mediobanca SgrSpafid Spa e altre società del gruppo di Piazzetta Cuccia. È già stata acquisita invece l’autorizzazione dell’IVASS per la partecipazione indiretta qualificata nelle Assicurazioni Generali. Non essendo ancora prevedibile una data precisa per il completamento dell’iter, l’avvio dell’OPS viene ipotizzato attorno alla metà di luglio, con una durata da definirsi che potrebbe protrarsi fino ad agosto. L’operazione dovrà comunque concludersi prima dell’assemblea di Mediobanca, rinviata al 25 settembre, data in cui verrà esaminata l’offerta su Banca Generali, considerata dagli operatori una strategia difensiva mirata a rafforzare la posizione autonoma del gruppo guidato da Alberto Nagel e limitare l’adesione all’offerta senese.

Dazi: i leader Ue alla scelta tra scontro e 10%; il caso Spagna

Nel vertice informale previsto a Bruxelles, i leader dell’Unione europea affronteranno, nel corso della cena di lavoro, il delicato dossier del confronto commerciale con gli Stati Uniti, a meno di due settimane dalla scadenza del 9 luglio, data indicata da Washington per l’introduzione di nuovi dazi del 10% sulle esportazioni europee in assenza di un’intesa. La Commissione europea, titolare della competenza esclusiva in materia di politica commerciale, sottoporrà ai Capi di Stato e di governo due possibili opzioni strategiche: da un lato, una trattativa strutturata e completa, che richiederebbe tempi più lunghi; dall’altro, un accordo immediato ma meno ambizioso, accettando il possibile impatto economico delle tariffe americane. La presidente Ursula von der Leyen non presenterà proposte dettagliate ma sonderà il livello di consenso politico tra i leader circa i costi accettabili per superare l’attuale incertezza, che già di per sé produce effetti economici negativi.

Il confronto si inserisce in un quadro geopolitico fragile, aggravato dal recente ultimatum del presidente americano Donald Trump alla Spagna, accusata di non aver aderito pienamente all’obiettivo NATO del 5% del Pil per la difesa. L’ipotesi di un raddoppio dei dazi contro Madrid ha suscitato preoccupazione a Bruxelles, dove si valuta la possibilità di una risposta collettiva dell’Unione in difesa della Spagna, evocando un “articolo 5 commerciale”. Fonti diplomatiche ricordano che la Spagna mantiene un deficit commerciale con gli Stati Uniti, circostanza che ridimensionerebbe la legittimità di eventuali misure unilaterali da parte di Washington. La Francia ha espresso prudenza, chiedendo di visionare dati e scenari concreti prima di avallare compromessi che penalizzino l’equilibrio regolatorio europeo. Anche la Germania, pur sostenendo l’importanza della sovranità normativa, auspica un alleggerimento di alcune regole per rendere più competitivo il tessuto industriale europeo, purché ciò non si traduca in una deregulation di stampo americano. A dispetto delle tensioni crescenti, la Casa Bianca ha dichiarato, attraverso la portavoce Karoline Leavitt, che la scadenza del 9 luglio non va considerata definitiva, lasciando uno spiraglio aperto alla diplomazia commerciale nei prossimi giorni.

Panetta, “su politica Bce di nuovo contesto di incertezza” 

Nel corso dell’audizione alla Commissione ECON del Parlamento europeo, la presidente della BCE Christine Lagarde ha evidenziato le incertezze economiche e geopolitiche che caratterizzano il 2025, con prospettive indebolite per l’Eurozona a causa di un euro forte, dazi più elevati e investimenti rallentati. Ha tuttavia richiamato segnali di tenuta del sistema economico europeo, grazie a un mercato del lavoro solido, alla crescita dei redditi reali e a condizioni di credito favorevoli. Investimenti pubblici in difesa e infrastrutture potranno contribuire alla crescita, ma i rischi restano orientati al ribasso. Lagarde ha ribadito l’urgenza di completare l’Unione dei mercati dei capitali, criticando i blocchi nazionali che ostacolano il progresso su un dossier cruciale per attrarre capitali e sostenere le transizioni. Ha poi esortato il Parlamento europeo ad avviare il dibattito sull’euro digitale, per cui manca ancora la base legale. Infine, sull’ipotesi di un blocco dello Stretto di Hormuz, ha avvertito che l’impatto sarebbe inflazionistico nel breve termine, mentre le ripercussioni nel lungo periodo restano incerte.

  1. Vertice Ue: confronto con von der Leyen su negoziato dazi con Usa e clima 
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