Banche: Giorgetti, su Unicredit-Bpm daremo risposte. Sponda con Palazzo Chigi
Giorgetti conferma l’attivazione del golden power sull’OPS Unicredit-Banco BPM, assicurando che le risposte del governo arriveranno dopo aver valutato le osservazioni presentate dai due istituti coinvolti. Il ministro dell’Economia ha chiarito che è stato avviato il consueto procedimento di monitoraggio, come previsto dalla normativa, mentre Unicredit ha scelto di rivolgersi al TAR del Lazio, che discuterà il ricorso il prossimo 4 giugno. Nel frattempo, Giorgetti ha ribadito la piena sintonia con Palazzo Chigi, dichiarando che non esiterebbe a dimettersi in caso di disallineamento con la premier. Un’affermazione che, nel contesto di una vicenda complessa e ancora in evoluzione, ha sollevato interrogativi sul destinatario implicito del messaggio, forse diretto agli alleati o alla Consob, che ha sospeso per 30 giorni l’offerta pubblica di scambio, rinviandone la scadenza al 23 luglio. Il presidente dell’authority, Paolo Savona, ha manifestato disponibilità a lasciare l’incarico qualora non fosse più ritenuto gradito, ma Giorgetti ha evitato commenti diretti, limitandosi a ribadire il metodo seguito. L’ad di Unicredit, Andrea Orcel, ha espresso dubbi sul fatto che i tempi del giudizio amministrativo possano garantire la conclusione dell’operazione, lasciando intendere che l’OPS potrebbe decadere, pur rimanendo valida sul piano industriale e strategico, ma non economico finché resta l’attuale assetto del golden power.
Dal versante politico, emergono contrasti interni alla maggioranza. Il vicepremier Antonio Tajani, pur non contestando l’azione di vigilanza, ha definito eccessive le condizioni imposte dal decreto e ha chiesto un’estensione di almeno nove mesi per la dismissione delle attività bancarie in Russia, citando l’interesse di circa 270 imprese italiane ancora operative nel Paese. Senza modifiche sui tempi, ha avvertito, Forza Italia non sosterrà il provvedimento in Consiglio dei ministri.
Dure anche le reazioni dell’opposizione. Matteo Renzi ha definito il golden power “una storica invasione di campo” da parte dello Stato, mentre il dem Antonio Misiani ha criticato la linea del governo, giudicandola iper-interventista e indifendibile sul tema del risiko bancario.
Ue, 'notificare golden power o consultazione preventiva'
Il confronto tra Commissione europea e Italia sull’applicazione del golden power all’operazione Unicredit-Banco BPM ruota attorno all’articolo 21 del regolamento Ue sulle concentrazioni. Tale norma stabilisce che, in casi eccezionali, gli Stati membri possono imporre condizioni o bloccare fusioni per tutelare interessi legittimi non concorrenziali, come la sicurezza pubblica, il pluralismo dei media o le norme prudenziali. Ogni altro interesse invocato deve essere notificato e giustificato alla Commissione. L’esecutivo Ue ha avviato da settimane un dialogo informale con l’Italia attraverso il meccanismo Eu Pilot, che può anticipare una procedura di infrazione. Da quanto si apprende, Roma ha già trasmesso una risposta che sarà ora valutata a Bruxelles. Tra i quesiti sollevati figurano le modalità con cui l’Italia ha effettuato la valutazione dell’operazione, le informazioni richieste alle banche, le autorità coinvolte, il rispetto delle competenze della BCE sulle aggregazioni bancarie, l’effettivo collegamento con la sicurezza nazionale e la tempistica dell’intervento. Sul dossier sono attivamente impegnate sia la Direzione generale per la concorrenza (DG Comp) sia quella per i servizi finanziari della Commissione.
Ft,'Lagarde ha discusso uscita da Bce per guidare Wef'
Il Financial Times ha sollevato dubbi sulla permanenza di Christine Lagarde alla guida della Banca Centrale Europea, riportando l’esistenza di un negoziato con Klaus Schwab per un possibile subentro alla presidenza del World Economic Forum entro l’inizio del 2027, diversi mesi prima della scadenza del suo mandato in BCE, prevista per ottobre 2027. A rivelare l’esistenza del confronto è stato lo stesso Schwab, 88 anni, che avrebbe incontrato Lagarde ad aprile a Francoforte per discutere della transizione. Il quotidiano britannico parla anche di proposte concrete, tra cui una residenza in Svizzera presso Villa Mundi, sede del Forum a Ginevra, e un’intesa informale per un’uscita anticipata da Francoforte, legata però al ritorno dell’inflazione nell’Eurozona al 2%.
Fonti ufficiali della BCE hanno smentito ogni ipotesi di abbandono anticipato, ribadendo che Lagarde è determinata a portare a termine il proprio incarico. L’uscita di Schwab dal WEF, segnata da accuse anonime di cattiva condotta e da un’indagine interna poi conclusasi con le sue dimissioni ad aprile, ha aperto la partita per la successione, attualmente coperta ad interim da Peter Brabeck-Letmathe, ex CEO di Nestlé. Un eventuale passo indietro anticipato di Lagarde aprirebbe una corsa per la nomina a presidenza BCE, che richiede un accordo tra i capi di Stato e di governo dell’Eurozona, una raccomandazione dell’Ecofin, oltre al parere del Parlamento europeo e del consiglio direttivo della BCE.
Dazi: Lagarde, da Trump linguaggio terribile contro Ue ma bisogna negoziare
Le recenti dichiarazioni di Donald Trump contro l’Unione Europea, accusata di essere stata creata per danneggiare gli Stati Uniti, sono state definite da Christine Lagarde come parte delle consuete provocazioni dell’ex presidente americano, alle quali ormai l’opinione pubblica internazionale sarebbe sempre più assuefatta. La presidente della Banca Centrale Europea ha ricordato che proprio gli Stati Uniti, nei primi anni del progetto europeo, furono promotori e sostenitori dell’integrazione, a partire dalla Comunità del carbone e dell’acciaio. Accuse come quelle di Trump sarebbero, secondo Lagarde, infondate storicamente e in contrasto con gli obiettivi originari del progetto europeo. Secondo l’analisi della presidente BCE, le uscite dell’ex presidente potrebbero rispondere a calcoli strategici, funzionali a negoziati o a strategie industriali volte a riportare manifattura e investimenti negli USA, anche con la promessa di incentivi fiscali e abbattimento dei dazi. Un’altra possibile chiave di lettura sarebbe quella di una manovra diversiva per distogliere l’attenzione da altri temi poco trattati dal dibattito pubblico.
Lagarde ha evitato di esprimersi direttamente sulla linea politica da adottare, ribadendo che il ruolo della BCE non prevede decisioni in campo diplomatico. Ha però sottolineato l’importanza per l’Europa di non restare passiva, ma di partecipare al confronto, negoziando proposte e cercando di bilanciare il rapporto con gli Stati Uniti, anche in considerazione delle tariffe commerciali già elevate, che incidono sugli scambi reciproci. Ha infine difeso la solidità dell’Eurozona, ricordando che con 450 milioni di cittadini, un mercato del lavoro dinamico e livelli di disoccupazione ai minimi storici, l’Europa dispone di talento, risorse e risparmio sufficienti per rafforzare il proprio ruolo come potenza economica globale.
Messina, 'ottimo lavoro di Giorgetti e Meloni'
Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ha espresso un giudizio positivo sull’attuale scenario istituzionale ed economico italiano durante il Consiglio nazionale della Fabi, in corso a Milano. Il manager ha ribadito la propria fiducia in Generali, Mediobanca, Caltagirone e nel governo, sottolineando come la gestione attuale del debito pubblico e della finanza nazionale risulti, a suo avviso, eccellente.
Sul tema del crescente risiko bancario, ha spiegato che le operazioni di fusione e acquisizione si intensificano oggi perché, nel 2026, le performance registrate nel 2024 e 2025 difficilmente potranno essere replicate. In quest’ottica, l’unica via per sostenere le attuali valutazioni di mercato sarebbe quella di creare valore attraverso aggregazioni.Pur riconoscendo che alcune dinamiche possano dipendere anche da rapporti tra gruppi privati e i loro manager, ha preferito non commentare oltre. Ha infine precisato che Intesa Sanpaolo, a differenza di altri operatori, non teme un calo di performance nel medio periodo.
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