Lagarde, Usa partner importante ma Europa ha enorme potenziale

Christine Lagarde ha dichiarato che, pur riconoscendo l’importanza degli Stati Uniti come partner commerciale, l’Europa dispone di un potenziale economico ancora inespresso che deve essere pienamente valorizzato. Intervistata dalle emittenti pubbliche tedesche Ard e Zdf, la presidente della Banca centrale europea ha sottolineato la necessità di rendere più efficiente la burocrazia e aumentare la produttività per rafforzare il ruolo dell’Unione nello scenario economico globale. Secondo la Presidente, il rafforzamento dell’euro richiede tempo, ambizione e stabilità. Un cambio di leadership valutaria a livello mondiale, ha precisato, è un processo di lungo periodo che dipende dalla solidità dell’economia sottostante. Per questo ha richiamato l’importanza di una strategia coordinata che migliori l’efficienza dei sistemi nazionali e aumenti la competitività europea.

Sul fronte fiscale, Christine Lagarde ha posto l’accento sulla necessità di ricostruire una cooperazione internazionale efficace in materia di tassazione delle multinazionali. Ha ricordato che i Paesi dell’Ocse avevano stabilito un’aliquota minima del 15% sui profitti aziendali come forma di tassazione equa e globale, ma alcuni partner hanno successivamente messo in discussione tale modello. Secondo Lagarde, è necessario riaprire il dialogo per ristabilire un’intesa condivisa che garantisca un equilibrio tra attrattività degli investimenti e giustizia fiscale. Infine, riguardo alla politica monetaria, Lagarde ha riaffermato l’indipendenza della Bce rispetto alla Federal Reserve, precisando che le recenti scelte divergenti in materia di tassi di interesse derivano da condizioni economiche differenti. Mentre la Fed ha mantenuto un approccio restrittivo, la Bce ha iniziato ad abbassare i tassi per riportare l’inflazione verso il target del 2%. A chi ha chiesto previsioni sull’andamento futuro dei tassi nei prossimi due anni, la presidente ha risposto che non è possibile fornire indicazioni precise in un contesto ancora incerto.

Bce: de Guindos, un altro taglio dei tassi non sarà d'aiuto

Luis de Guindos, vicepresidente della Banca centrale europea, ha lanciato un monito sulla debolezza dell’economia dell’Eurozona, evidenziando come le prospettive di crescita per il 2025 siano inferiori all’1%, con un miglioramento solo marginale previsto per il 2026. Intervistato da Bloomberg Tv a margine del Forum della Bce a Sintra, in Portogallo, ha sottolineato che i rischi per l’economia sono chiaramente orientati al ribasso, a causa di un persistente clima di incertezza. Secondo de Guindos, la crescita registrata nel primo trimestre dell’anno – pari allo 0,6% – ha rappresentato un dato isolato e parzialmente distorto. I dati previsti per il secondo e il terzo trimestre sarebbero invece molto più vicini allo zero, indicando una frenata marcata di investimenti e consumi. Il contesto economico, ha spiegato, resta debole e dominato da un’elevata cautela da parte degli operatori. In questo quadro, ha aggiunto, un ulteriore taglio dei tassi d’interesse non basterebbe a stimolare l’economia reale.

Il vicepresidente della Bce ha quindi individuato nella certezza delle politiche economiche il principale fattore necessario per rilanciare la crescita in Europa. Ha richiamato l’attenzione su tre ambiti prioritari: politica commerciale, sistema dei dazi e governance fiscale. Solo attraverso riforme strutturali in questi settori sarà possibile – ha affermato – ricostruire la fiducia e rilanciare la domanda interna ed estera. Nel suo intervento, de Guindos ha definito il momento attuale come un bivio decisivo per l’Europa, sottolineando che il futuro dell’Unione dipende dalla capacità dei governi e delle istituzioni di adottare politiche coerenti e lungimiranti. La ripresa, ha concluso, è possibile solo se si affronteranno con decisione le debolezze strutturali che oggi frenano la competitività e lo sviluppo economico del continente.

Unicredit: Orcel scrive a governo tedesco

Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha intensificato il pressing sul governo tedesco per favorire l’acquisizione di Commerzbank, inviando lettere formali per sostenere la fusione come leva strategica per rilanciare l’economia tedesca. Secondo il banchiere, l’operazione rappresenterebbe l’occasione per creare un nuovo campione bancario nazionale, in linea con le priorità espresse dall’attuale esecutivo federale. La proposta, tuttavia, ha riacceso le tensioni tra l’obiettivo di una maggiore integrazione bancaria a livello europeo e la volontà di Berlino di mantenere il controllo sui propri asset finanziari. A sottolineare questo aspetto è Marta Degl'Innocenti, economista dell’Università Statale di Milano, secondo cui la vicenda UniCredit-Commerzbank evidenzia chiaramente il conflitto tra spinta all’unione bancaria e difesa della sovranità nazionale. Pur riconoscendo i potenziali vantaggi dell’operazione – in termini di efficienza, sinergie operative e risposte alle richieste di Mario Draghi per un sistema finanziario europeo più integrato – Degl’Innocenti ha osservato come l’iniziativa stia incontrando forti resistenze politiche.

I mercati hanno reagito in modo ambivalente: Commerzbank ha beneficiato di un rialzo delle quotazioni, alimentato più da speculazioni che da solidi fondamentali economici, mentre UniCredit ha subito pressioni in Borsa e ha rinviato ogni decisione concreta sull’operazione al biennio 2026-2027. La linea di opposizione espressa dal governo tedesco, guidato dal cancelliere Friedrich Merz, è sostenuta da diversi esponenti politici e sindacali, preoccupati per le ricadute occupazionali, il ruolo centrale di Commerzbank nel finanziamento delle PMI tedesche e la necessità di mantenere un controllo nazionale su un istituto considerato sistemico. Secondo Marta Degl'Innocenti, Commerzbank si inserisce nella strategia tedesca di mantenere un sistema bancario stabile e radicato sul territorio, complementare a Deutsche Bank, con l’obiettivo di rafforzare l’autonomia finanziaria del Paese. In questo quadro, l’opposizione a Unicredit appare parte di una più ampia strategia di lungo termine, volta a preservare le leve fondamentali del sistema bancario tedesco. Ma la vicenda – conclude l’economista – mette anche in luce le difficoltà ancora irrisolte dell’integrazione finanziaria europea e le contraddizioni che accompagnano il processo di costruzione di una vera competitività continentale.

Dazi: von der Leyen, “puntiamo ad accordo di principio il 9 luglio” 

Ursula von der Leyen ha annunciato che l’Unione europea sta lavorando a un “accordo di principio” con gli Stati Uniti, sul modello di quello già siglato tra Washington e Londra. Durante una conferenza stampa ad Aarhus, in occasione della sua visita ufficiale in Danimarca, la presidente della Commissione europea ha indicato nel 9 luglio la data auspicata per la chiusura dell’intesa. Ma ha anche ammesso le difficoltà tecniche e politiche legate a un flusso commerciale di dimensioni enormi: 1.500 miliardi di euro l’anno, il più ampio al mondo.

Secondo Ursula von der Leyen, si tratta di un processo estremamente complesso, impossibile da completare nei minimi dettagli nel limite di 90 giorni imposto dalla controparte statunitense. La tempistica, ha sottolineato, è incompatibile con la natura multilivello dei rapporti economici tra Bruxelles e Washington, che coinvolgono normative, standard e interessi settoriali profondamente intrecciati.

Nel frattempo, Donald Trump ha annunciato un’azione unilaterale: la sua amministrazione si prepara a spedire lettere a un numero crescente di Paesi – circa dieci al giorno – per informarli dei dazi che dovranno pagare per esportare negli Stati Uniti. Interpellato dai giornalisti, l’ex presidente ha spiegato che il metodo diretto dell’invio delle lettere è più efficiente rispetto alla stipula di accordi multilaterali, definendo quest’ultimi "più complicati" e lenti da negoziare. Il Presidente americano ha quindi ribadito l’intenzione di stabilire in modo chiaro e unilaterale quanto ciascun Paese dovrà versare per fare affari negli Stati Uniti, auspicando che tale approccio venga "ben accolto". L’annuncio arriva a ridosso della scadenza cruciale del 9 luglio, data entro la quale le due sponde dell’Atlantico puntano – con strategie radicalmente diverse – a ridefinire il quadro delle relazioni economiche bilaterali.

Giorgetti, crescita solida, governo serio sui conti pubblici

Giancarlo Giorgetti, intervenendo all’assemblea annuale dell’Ania, ha tracciato un quadro positivo dell’economia italiana, sottolineando un percorso di crescita solido, il rafforzamento dell’occupazione e una inflazione stabile e sotto controllo. Ha inoltre evidenziato che il deficit pubblico è in progressiva riduzione, con una stima al 3,3% del Pil nel 2025, segnale di una linea di serietà e responsabilità nella gestione dei conti. Il ministro ha confermato l’impegno del governo a sostenere investimenti, competitività ed export, pur in un contesto di elevata incertezza internazionale. Ha infine richiamato la necessità per Italia e Unione europea di ripensare il proprio ruolo nello scenario globale, per affrontare con determinazione sfide cruciali come la crescita economica e la denatalità, considerate alla portata delle potenzialità del Paese.

  1. Lagarde, Usa partner importante ma Europa ha enorme potenziale
  2. Bce: de Guindos, un altro taglio dei tassi non sarà d'aiuto
  3. Unicredit: Orcel scrive a governo tedesco
  4. Dazi: von der Leyen, “puntiamo ad accordo di principio il 9 luglio” 
  5. Giorgetti, crescita solida, governo serio sui conti pubblici