La crisi politica in Francia spinge Von der Leyen per la chiusura del Mercosur

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha deciso di imprimere un'accelerazione decisiva ai negoziati sull'accordo di libero scambio tra l'Unione Europea e il Mercosur, dopo oltre venticinque anni di trattative. Promettendo di chiudere entro la fine dell'anno, la leader europea è volata a Montevideo per incontrare i presidenti dei Paesi sudamericani e spingere per un accordo finale. 

Mentre von der Leyen si muove per siglare il trattato, il principale oppositore europeo, la Francia, è alle prese con una crisi politica interna. Le dimissioni del primo ministro Michel Barnier e il crollo del governo francese hanno indebolito la capacità di Emmanuel Macron di bloccare l'intesa. Parigi continua a dichiarare l'accordo "inaccettabile nel suo stato attuale", ribadendo la difesa della sovranità agricola e la contrarietà alle concessioni sul settore agroalimentare sudamericano.

Se ratificato, l'accordo tra l'UE e il Mercosur - che comprende Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia - rappresenterebbe il più grande partenariato commerciale al mondo, coinvolgendo un mercato di oltre 700 milioni di persone. Le previsioni includono l'eliminazione quasi totale dei dazi doganali sui beni industriali e agricoli scambiati tra le due aree.

Von der Leyen ha sottolineato su X (ex Twitter): “Abbiamo la possibilità di creare un mercato senza precedenti. Entrambe le regioni ne trarranno beneficio.” Tuttavia, permangono divisioni all’interno dell’UE, con Paesi come Germania e Spagna schierati a favore dell’accordo, mentre Francia, Irlanda, Austria e Polonia sono contrarie.

L'intesa prevede che i Paesi del Mercosur possano esportare nell'UE significative quote di prodotti agricoli come carne bovina, pollame, zucchero e miele a dazi ridotti. La Francia, insieme a diversi Stati membri, teme un impatto devastante per i propri agricoltori. A sostegno, anche il Parlamento francese ha espresso una netta opposizione, con 484 deputati su 577 che hanno votato contro l'accordo a fine novembre.

Le preoccupazioni includono inoltre l'impatto ambientale legato alla deforestazione in Amazzonia, elemento su cui la Commissione europea ha cercato di introdurre standard più rigidi per convincere gli Stati membri titubanti. 

La posizione italiana resta ambivalente. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto favorevole, purché alcune parti dell'accordo vengano modificate per tutelare l'agricoltura nazionale. Al contrario, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e il vicepremier Matteo Salvini si sono mostrati più scettici.

Nel Parlamento europeo, popolari e socialisti spingono per l’approvazione, mentre i Verdi, la sinistra e alcuni conservatori restano contrari. La Commissione europea, forte del sostegno di undici Stati membri tra cui Germania e Spagna, cerca di concludere il negoziato nonostante le pressioni contrarie. L’urgenza di chiudere l’accordo è amplificata dalla crescente influenza economica e politica della Cina in America Latina. Von der Leyen punta a garantire una posizione strategica all’UE in un contesto globale sempre più competitivo.

I prossimi giorni saranno decisivi: mentre i leader del Mercosur si riuniscono a Montevideo, la Commissione europea scommette sulla difficoltà della Francia a coordinare un blocco sufficiente per fermare l'accordo. Ma il voto finale dei 27 Stati membri resta una sfida cruciale per il destino del più ambizioso progetto commerciale nella storia dell’UE.

Tavares lascia Stellantis, in crisi l’automotive europeo

L’improvvisa decisione di Carlos Tavares di dimettersi dalla guida di Stellantis ha scosso l’industria automobilistica europea, già gravemente colpita da una crisi profonda. Dopo aver guidato la fusione tra PSA e Fiat Chrysler nel 2021 e consolidato il gruppo tra i maggiori player globali, Tavares lascia un’eredità segnata da recenti tensioni strategiche e un calo drastico dei profitti, in parte dovuto al declino delle vendite in Europa e negli Stati Uniti.

Secondo il report UNRAE 2023, il mercato italiano ha registrato un lieve recupero nel 2023, raggiungendo 1,566 milioni di immatricolazioni, ma rimane lontano dai livelli pre-pandemia. Il mercato ha subito profonde trasformazioni nelle preferenze dei consumatori: le auto ibride continuano a guadagnare quota, rappresentando il 36,1% delle immatricolazioni totali, grazie agli incentivi governativi e alle restrizioni sulle emissioni. Tuttavia, le auto completamente elettriche (BEV) hanno deluso, fermandosi al 4,2% di quota, penalizzate dalla scarsità di infrastrutture di ricarica, che posizionano l’Italia solo al 15° posto in Europa per punti di ricarica ogni 100 km.

Le auto tradizionali a benzina e diesel hanno mostrato una lieve ripresa in volume, ma continuano a perdere rilevanza nel mix di mercato. Le vendite di veicoli diesel, ad esempio, sono aumentate del 6,1% nel 2023, ma la loro quota di mercato è scesa al 17,5%, segnalando un trend irreversibile di declino. Parallelamente, i SUV continuano a dominare i segmenti principali, contribuendo positivamente al bilancio delle vendite in tutti i canali di distribuzione.


La crisi non risparmia neanche la Germania, tradizionale motore dell’industria europea. Volkswagen, colosso dell’auto, sta affrontando uno dei peggiori scioperi della sua storia, con il sindacato IG Metall che accusa la dirigenza di non tutelare adeguatamente i lavoratori in un contesto di calo delle vendite del 20% nei primi nove mesi del 2024. La perdita di quote di mercato in Cina e la debole domanda interna stanno aggravando la situazione finanziaria del gruppo, costretto a considerare misure drastiche come la chiusura di impianti. La competizione globale e la transizione verso l’elettrico stanno mettendo a dura prova i principali produttori europei. Se da un lato i veicoli elettrificati rappresentano una risposta alle sfide ambientali, dall’altro i dati del 2023 evidenziano le difficoltà di penetrazione di questi modelli nei mercati di massa, soprattutto in Italia. Le auto con la spina (BEV + PHEV) rappresentano solo l’8,6% delle immatricolazioni italiane, contro il 24,6% della Germania e il 26% della Francia. La differenza è attribuibile non solo agli incentivi, ma anche a una maggiore offerta di infrastrutture nei paesi del Nord Europa.

Lufthansa-ITA: via libera dall’UE all’accordo da 829 milioni

La Commissione Europea ha approvato in via definitiva l’accordo tra ITA Airways e Lufthansa, un’operazione dal valore complessivo di 829 milioni di euro. Questo via libera arriva negli ultimi mesi del mandato della Commissione von der Leyen, ponendo le basi per un closing dell’operazione previsto all’inizio del 2025. L’Antitrust europeo, guidato da Margrethe Vestager, ha esaminato l’intesa con attenzione, ponendo l’accento su misure volte a garantire la concorrenza nel mercato aereo. Tre aree principali sono state oggetto di analisi: dieci rotte di corto raggio dall’Italia verso l’Europa centrale, lo scalo di Milano Linate, e tre tratte intercontinentali da Fiumicino verso Washington, Chicago e Toronto. Le concessioni includono accordi commerciali pluriennali con compagnie come easyJet, Air France-KLM e IAG, per mantenere alternative competitive sulle rotte più strategiche, in particolare verso il Nord America.

Lufthansa ha espresso ottimismo, definendo l’approvazione “un passo cruciale” per l’acquisizione di ITA AirwaysCarsten Spohr, amministratore delegato del gruppo, ha ribadito che l’Italia rappresenta un mercato chiave per Lufthansa, considerata la sua posizione come terza economia europea e il forte orientamento all’export. Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato l’importanza dell’accordo per il rilancio di ITA Airways, evidenziando che il via libera della Commissione costituisce una tappa fondamentale. ITA Airways entrerà nel gruppo Lufthansa come quinto vettore, affiancandosi a Lufthansa, Swiss, Austrian Airlines e Brussels Airlines. Roma Fiumicino diventerà un nuovo hub strategico del gruppo, complementare a Francoforte, Monaco, Bruxelles, Zurigo e Vienna. Il focus per ITA si sposterà su nuove rotte verso Africa, America Latina e Asia, mentre il Nord America rimarrà dominato dagli altri vettori del gruppo.

Nonostante le critiche, Lufthansa punta a rendere ITA una compagnia redditizia e sostenibile, capace di rafforzare i collegamenti tra l’Italia e il resto del mondo.

L’acquisizione si inserisce in un contesto di consolidamento del settore aereo europeo, con le low-cost in difficoltà e la competizione delle compagnie asiatiche ed emiratine. Nei prossimi anni, potrebbero emergere nuovi scenari, con altre compagnie europee come TAP e Air Europa al centro di future trattative.

Il ritorno del nucleare in Italia. Nuovi reattori modulari e una società dedicata

L’Italia si prepara a tornare protagonista nel campo dell’energia nucleare con un progetto ambizioso che punta sui reattori modulari di ultima generazione e sulla creazione di una nuova società pubblica. Questo passo è stato confermato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante l’evento dell’Associazione Italiana Nucleare (AIN) a Roma il 3 dicembre. Entro la fine dell’anno verrà costituita una società a controllo pubblico per studiare e realizzare impianti nucleari di terza e quarta generazione.

Il rilancio del nucleare in Italia si basa su un quadro normativo solido, che verrà definito da una legge delega in preparazione. Il professor Giovanni Guzzetta, incaricato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica presenterà entro fine anno un disegno di legge delega per definire un percorso normativo e un nuovo schema di governance. Questo quadro legislativo comprenderà anche il rafforzamento dell’ISIN, l’ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, per affrontare le nuove sfide di controllo e licensing.

Secondo quanto dichiarato da Francesca Salvemini, responsabile della piattaforma per il nucleare sostenibile del Mase, i gruppi di lavoro hanno già individuato una quota di 11% di energia nucleare nel fabbisogno energetico nazionale entro il 2050, come indicato nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). 

Tra le tecnologie al centro del progetto italiano, spiccano gli Small Modular Reactors (SMR), reattori compatti, componibili e trasportabili, adatti a contesti industriali e commerciali. Il ministro Urso ha sottolineato che questi impianti saranno progettati e prodotti in Italia per essere esportati nel Mediterraneo e in Europa. La nuova società, che potrebbe coinvolgere Enel (51%), Ansaldo (39%) e Leonardo (10%), avrà il compito di selezionare e sviluppare le tecnologie più promettenti. Una delle questioni ancora aperte riguarda il deposito dei rifiuti radioattivi. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha dichiarato che è necessario trovare soluzioni responsabili per lo stoccaggio, coinvolgendo le comunità locali e superando i ritardi attuali. Questo è un tema cruciale non solo per il ritorno al nucleare, ma anche per la gestione dei rifiuti derivanti da applicazioni mediche.

L’AIN e altri attori del settore hanno sottolineato l’importanza di una comunicazione trasparente con i cittadini, per superare le diffidenze e promuovere una maggiore consapevolezza dei benefici del nucleare. Ogni gigawatt di nucleare installato potrebbe generare 10.000 posti di lavoro qualificati e un impatto economico di 4,3 miliardi di euro di PIL.

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