Pnrr, Gentiloni alla Commissione: pagamenti Ue non oltre il 2026

La Commissione europea ha confermato l'avvertimento del Commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, secondo cui sarebbe "un errore" considerare possibile un rinvio del Pnrr oltre la scadenza ultima prevista per i pagamenti alla fine del 2026, come aveva ipotizzato il ministro dell'Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti. Una portavoce dell'Esecutivo comunitario ha precisato che sarebbe possibile prorogare la realizzazione di progetti del Pnrr oltre il 2026 solo per la loro parte eventualmente finanziata con fondi nazionali, e non per quella finanziata dal Rrf ("Recovery and Resilience Facility", il Fondo europeo di ripresa). Gentiloni stesso aveva puntualizzato che eventuali rinvii sarebbero possibili solo se non fossero richiesti ulteriori pagamenti Ue. "Secondo il regolamento Rrf - ha ricordato durante il briefing la portavoce ai Servizi finanziari, Francesca Dalboni -, i pagamenti agli Stati membri nell'ambito del Rrf devono essere effettuati dalla Commissione entro il 31 dicembre 2026, e i traguardi parziali ("milestones") e gli obiettivi finali del Pnrr devono essere raggiunti entro il 31 agosto 2026". In linea con il regolamento, ha continuato la portavoce, "possono essere prese misure per consentire di ottimizzare l'uso delle risorse del Fondo Rrf per tipologie specifiche di progetti". Queste misure includono, peraltro, "l'istituzione di strumenti finanziari mirati a incentivare gli investimenti privati", e "una suddivisione in due parti dei progetti, in cui il Fondo Rrf finanzia la parte da completare entro la fine del 2026 e gli Stati membri finanziano la parte che dovrà essere completata dopo il 2026"."Durante i negoziati sulla revisione dei Pnrr, la Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri nell'individuazione delle misure più idonee, e dei traguardi parziali e degli obiettivi finali associati, per conformarsi ai requisiti stabiliti dal regolamento", ha concluso la portavoce. 

Durante una lunga intervista, Gentiloni aveva osservato che la richiesta di rinvio del Pnrr di Giorgetti "è legittima", ma che è "difficilmente realizzabile". E questo, aveva spiegato il commissario, "sia per ragioni giuridiche, perché una parte della decisione storica che fu presa, e in particolare quella relativa ai cosiddetti 'eurobond', cioè l'emissione di debito comune europeo per finanziare questi piani nazionali, non è prorogabile". Invece, aveva riconosciuto il commissario, "in teoria, una parte dei programmi, senza fare nuove emissioni, potrebbe essere prorogata se ci fosse un accordo unanime" dei governi, "o addirittura qui basterebbe la maggioranza qualificata". Sarà la prossima Commissione a decidere, nei limiti, che sono molto circoscritti, in cui qualche proroga è possibile; tuttavia - aveva sottolineato il commissario - dare un segnale di possibilità di rinvio credo che sarebbe un erroreGentiloni ha poi rilevato una contraddizione che ci troviamo di fronte oggi: "da una parte si dice non c'è abbastanza spazio per gli investimenti; dall'altra parte c'è una montagna di risorse, sia dei fondi Ue tradizionali, come i fondi di coesione, sia del Pnrr, e si fa fatica a usare queste risorse, questi investimenti. E spesso si mette un po' la sordina sull'altro lato di questo grande piano europeo, che è il lato delle riforme: noi vorremmo che i paesi europei uscissero da questo piano straordinario", dal Pnrr, "non soltanto avendo fatto dei buoni investimenti, ma anche avendo migliorato le loro società, le loro economie con delle riforme. E questa è un po' la nuova filosofia della Commissione europea: quella di cercare, non solo con il Pnnr ma anche con le prossime regole di bilancio", dopo la riforma del Patto di stabilità, "di cercare di interloquire con i governi nazionali per favorire gli investimenti sulle priorità europee, ma anche riforme che rendano l'Europa più efficace".

Ue: bocciato assegno di inclusione, aumenta la povertà e i costi

Il nuovo assegno di inclusione non supera l'esame di Bruxelles. Fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni per soppiantare il reddito di cittadinanza, lo strumento di sostegno dedicato alle famiglie più fragili lanciato a gennaio finisce tra le insufficienze assegnate all'Italia dalla Commissione europea nel suo report sulla convergenza sociale. Un giudizio che non riguarda altre misure su lavoro e welfare che vengono guardate positivamente ma che, sul reddito di inclusione, viene rispedito al mittente dal Ministero del Lavoro, da dove si sono affrettati a ribattere che lo studio Ue è "parziale" e "non tiene conto delle dinamiche di attivazione generate dalle nuove misure e dalla crescita dell'occupazione in Italia". Davanti a povertà ed esclusione sociale che restano una criticità per il Belpaese, Bruxelles riprende le stime della Banca d'Italia e - nell'analisi che complessivamente si sofferma in 77 pagine sulla situazione di Italia, Lituania, Bulgaria, Spagna, Romania ed Estonia - mette nel mirino l'assegno di inclusione. "Nonostante alcune misure di accompagnamento positive", è la valutazione, le maglie più strette per poterne beneficiare renderanno meno incisiva la lotta alla povertà. Determinando, in media, "un aumento di quella assoluta e infantile rispettivamente di 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali rispetto al reddito di cittadinanza, con un conseguente aumento dei costi per coprire le mancanze che si verranno a creare". La previsione è subito stata letta come una "conferma" da parte della Cgil che, per bocca della segretaria confederale Daniela Barbaresi, ha invitato "caldamente" la ministra Elvira Calderone a valutare "con attenzione" le obiezioni e a "ripensare completamente" le norme poiché "sono destinate ad aggravare la già pesante condizione di disagio e povertà di tante famiglie prive di sostegni". 

Nella visione del dicastero di via Veneto però lo studio resta parziale, e "una valutazione complessiva porterebbe probabilmente a un'analisi più positiva", è stata la replica, nella quale si ricorda che il reddito di cittadinanza è stato sostituito dall'assegno di inclusione e anche dal supporto per la formazione e il lavoro. Nelle conclusioni, tuttavia, l'esecutivo Ue sottolinea anche note di merito rispetto a quanto fatto dal governo su altri fronti del welfare e del lavoro. "Le misure intraprese finora, come le riforme e gli investimenti nelle politiche attive del mercato del lavoro, la tassazione del lavoro e le politiche familiari, nonché le azioni intraprese per quanto riguarda il sistema di istruzione e di formazione degli adulti, dovrebbero aiutare l'Italia a muoversi nella giusta direzione in relazione alle potenziali sfide legate ai risultati del mercato e alle competenze, ma ciò dipende in modo cruciale dalla loro sostenibilità economica nel tempo, nonché da un migliore coordinamento tra le amministrazioni nazionali e regionali". 

Panetta: necessaria interoperabilità valute digitali delle banche centrali

L'euro digitale e le altre valute digitali di banca centrale (Cbdc) hanno una serie di vantaggi, ma devono essere interoperabili con i sistemi di pagamento per evitare il rischio di una frammentazione. Lo indica il Governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, che interviene da remoto a una tavola rotonda organizzata a Basilea dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, il 'Bis Innovation Summit'. Panetta osserva che il progetto per l'euro digitale ha messo in evidenza l'opportunità che, come avviene con il contante, la divisa digitale di banca centrale sia emessa dalla banca centrale e distribuita dalle banche commerciali vigilate. "Le Cbdc avrebbero il vantaggio di migliorare i pagamenti transfrontalieri, aumentando la velocità e la trasparenza, facilitando l'accesso e riducendo i costi delle transazioni". Panetta aggiunge che la decisione ultima sulla loro adozione "spetta ai governi e questo sottolinea l'importanza della cooperazione tra le varie giurisdizioni altrimenti si corre il rischio di frammentazione che ostacolerebbe i pagamenti transfrontalieri". Secondo il Governatore della Banca d'Italia "per offrire agli utilizzatori esperienze simili bisogna assicurare l'interoperabilità delle divise digitali di banche centrali con i sistemi di pagamenti esistenti ma anche con le altre Cbdc". Quest'ultimo tema è in agenda per quest'anno al Comitato dei pagamenti presso la Bri presieduto dallo stesso Panetta.

Il Governatore Panetta ha quindi affrontato il tema dei token che ha definito "l'evoluzione delle Cbdc per il mercatoall'ingrosso". A giudizio di Panetta, che è intervenuto assieme ai governatori della Bundesbank (Joachim Nagel) e della banca centrale indiana (Shaktikanta Das) la tokenizzazione "offre, come tutto del resto, opportunità ma anche rischi aggiuntivi e dobbiamo allora guardare oltre ai token, alle piattaforme dove questi sono quotati spesso utilizzando la tecnologia dlt". Panetta ricorda come in queste piattaforme siano unificate attività "che invece sono separate nei mercati delle infrastrutture convenzionali, come l'emissione, lo scambio, la compensazione, il regolamento e l'asset servicing". Ci sono quindi delle potenziali efficienze dal taglio di intermediari "ma come detto anche rischi addizionali, come quello di perdere il sottostante del token". Secondo il Governatore, dunque, "è cruciale una cornice regolatoria e legale che assicuri il legame tra il token e l'asset sottostante". Nello studio del progetto dell'euro digitale, difatti, una delle opzioni al vaglio è quella di creare "un ponte tecnologico" tra il sistema di cash settlement delle banche centrali e le piattaforme private esterne che gestiscono asset digitali tokenizzati.

  1. Pnrr, Gentiloni alla Commissione: pagamenti Ue non oltre il 2026
  2. Ue: bocciato assegno di inclusione, aumenta la povertà e i costi
  3. Panetta: necessaria interoperabilità valute digitali delle banche centrali