Giorgetti presenta il Piano strutturale di bilancio al Parlamento
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha presentato in Parlamento lunedì in audizione il Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine. Il Piano, descritto dal Ministro come un compromesso tra ambizione e realismo, si inserisce in un contesto globale segnato da incertezze, con tensioni geopolitiche e conflitti che influenzano negativamente gli investimenti e i consumi. Questi fattori internazionali, ha sottolineato Giorgetti, stanno frenando la crescita economica, aumentando il tasso di risparmio delle famiglie e riducendo la domanda interna. In risposta, il governo ha scelto un approccio prudente, basando le previsioni di crescita su stime conservative per evitare di alimentare aspettative irrealistiche. Nel medio termine, si prevede una crescita del PIL dello 0,9% nel 2025 e dell'1,1% nel 2026, con l'obiettivo di stabilizzare le finanze pubbliche e ridurre progressivamente il deficit. Uno degli obiettivi centrali del Piano è proprio la riduzione graduale del debito pubblico, considerato un vincolo cruciale per liberare risorse da destinare a investimenti strategici, in particolare quelli relativi alla transizione digitale e ambientale, elementi chiave per rafforzare la competitività dell'economia italiana.
Il consolidamento fiscale e la stabilità finanziaria costituiscono, quindi, i pilastri su cui poggia l’intervento del governo, con una particolare attenzione alla riduzione del rapporto debito/PIL, previsto in calo di 1,1 punti percentuali annui dal 2027 al 2031, e all'ottenimento di un avanzo primario pari al 3,2% del PIL entro il 2027. Giorgetti ha richiamato l'importanza di questo percorso, che mira non solo a rispettare i vincoli del Patto di Stabilità e Crescita europeo, ma anche a migliorare la reputazione economica del Paese sui mercati internazionali, riducendo il costo del debito e liberando risorse per l'economia reale.
Nel suo intervento, il Ministro ha poi posto l'accento sulle riforme strutturali che dovranno accompagnare questo processo di risanamento finanziario. Cinque le aree prioritarie indicate: giustizia, fisco, ambiente imprenditoriale, pubblica amministrazione e finanza pubblica. In particolare, sono previsti interventi per migliorare l'efficienza della giustizia civile e fallimentare, per semplificare il sistema fiscale e combattere l'evasione, nonché per creare un contesto più favorevole all’imprenditorialità e all’innovazione, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.
Un altro elemento centrale del Piano è il sostegno alla famiglia e alla natalità, con misure volte a incentivare la genitorialità e a ridurre i costi dei servizi per l'infanzia. Allo stesso tempo, il governo intende potenziare le politiche per il lavoro e migliorare la qualità del capitale umano, essenziale per sostenere la crescita economica nel lungo termine. L’incertezza globale e le sfide demografiche sono state temi ricorrenti nell’intervento di Giorgetti, che ha più volte richiamato il legame tra crescita economica e dinamiche demografiche. La riduzione della popolazione attiva rappresenta una minaccia per il potenziale di crescita del Paese, e per questo motivo il governo ha posto la famiglia e il capitale umano al centro delle proprie politiche economiche. Sul fronte della finanza pubblica, il Ministro ha evidenziato un miglioramento delle entrate fiscali e un contenimento delle spese, fattori che hanno permesso di rivedere al ribasso il deficit per il 2024, stimato al 3,8% del PIL. Il governo ha inoltre confermato il taglio strutturale del cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito, una misura che sarà resa permanente grazie al risparmio generato dal comportamento virtuoso nella gestione della spesa.
Bankitalia e Corte dei Conti avvertono: dettagli mancanti nel PSB
Secondo Bankitalia, alcune delle previsioni contenute nel Piano Strutturale di Bilancio potrebbero risultare eccessivamente ottimistiche, in particolare quelle relative alle maggiori entrate fiscali attese e alla sottovalutazione dell’incertezza del quadro macroeconomico. Sergio Nicoletti Altimari, capo del dipartimento economia e statistica, durante le audizioni sul PSB ha avvertito che anche piccoli scostamenti dai piani di bilancio potrebbero rendere difficile il raggiungimento dell’obiettivo di riportare il deficit sotto il 3% entro il 2026.
Per quanto riguarda la revisione del Prodotto Interno Lordo, l’analisi di Bankitalia non tiene ancora conto della recente correzione al ribasso effettuata dall’Istat. Nicoletti ha spiegato che, secondo il Piano Strutturale di Bilancio, il PIL dovrebbe crescere dell'1,0% nel 2023, dello 0,9% nel 2024 e dell'1,1% nel 2026. Tuttavia, la revisione dei conti trimestrali pubblicata dall'Istat comporterebbe una correzione automatica al ribasso di due decimi di punto percentuale per l'anno in corso, portando la stima al 0,8%. Per quanto riguarda la stabilizzazione della riduzione del cuneo fiscale, che costerà circa 10 miliardi di euro, e i provvedimenti a favore delle famiglie numerose, Nicoletti ha riconosciuto che gli effetti principali di queste misure si manifesteranno nel 2025, quando il PIL potrebbe aumentare dell'1,2%. Tuttavia, ha avvertito che una valutazione più precisa richiederà ulteriori informazioni che al momento non sono disponibili.
Un altro punto critico sollevato da Bankitalia riguarda le riforme strutturali. Il Piano Strutturale di Bilancio, pur prevedendo interventi significativi, manca di dettagli sufficienti per permettere una valutazione completa, soprattutto per quanto riguarda la legge quadro sulle piccole e medie imprese e le misure per potenziare i mercati dei capitali. Secondo Nicoletti, molto dipenderà da come verranno disegnate concretamente queste riforme. Pur riconoscendo che i conti pubblici mostrano un andamento incoraggiante, ha ribadito che il Piano non è privo di rischi, in particolare per quanto riguarda le stime delle entrate fiscali future, che si basano sull’ipotesi che queste entrate siano permanenti, un’assunzione che potrebbe rivelarsi errata. Inoltre, l’incertezza del quadro macroeconomico globale potrebbe compromettere gli obiettivi del governo, con conseguenze sui margini di manovra e sulla possibilità di ridurre il deficit sotto il 3% entro il 2026.
In tema di pensioni e lavoro, Bankitalia ha sottolineato i rischi legati alla stabilizzazione degli sgravi contributivi sul lavoro. Secondo Nicoletti, rendere strutturali queste agevolazioni potrebbe compromettere l’equilibrio tra entrate contributive e spese previdenziali, un aspetto che rappresenta uno dei punti di forza del sistema previdenziale italiano nel medio termine. Già in occasione dell'audizione sul Documento di Economia e Finanza, Bankitalia aveva espresso preoccupazioni su questo tema, ribadendo che eventuali sgravi permanenti potrebbero far venir meno questo equilibrio aggregato, con ripercussioni sul sistema pensionistico.
La Corte dei Conti, nel corso della sua audizione alle Commissioni congiunte di Bilancio di Camera e Senato, ha espresso un giudizio sul Piano Strutturale di Bilancio, evidenziando come questo delinei un percorso particolarmente impegnativo per il Paese. Anche la Corte dei Conti ha messo in evidenza che saranno necessarie decisioni complesse sull’allocazione delle risorse, ma ha precisato che per una valutazione definitiva bisognerà attendere la pubblicazione del Documento Programmatico di Bilancio, poiché il piano presentato dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non contiene ancora tutti i dettagli necessari. Il Piano, in linea con la nuova governance economica dell'Unione Europea, affronta questioni cruciali come l’aumento dei costi e l’emergere di nuove sfide economiche, produttive e sociali. Nonostante i rischi, la Corte ha valutato positivamente l'approccio complessivo del Piano, che appare coerente con i requisiti del nuovo Patto di Stabilità europeo. Si prevede infatti una graduale riduzione del debito pubblico e un rientro del disavanzo più rapido rispetto a quanto indicato nel DEF dello scorso aprile. Sul fronte delle pensioni, la Corte dei Conti ha ribadito la necessità di affrontare il tema della flessibilità in uscita, cercando di preservare le caratteristiche del sistema contributivo, e di proseguire con politiche di contenimento della spesa pubblica, come richiesto dal contesto economico attuale.
Via libera del Governo alla cessione di Comau
Il governo italiano ha dato il via libera, con alcune condizioni, alla cessione di Comau, la società specializzata nell’automazione industriale e nella robotica avanzata, da parte di Stellantis al fondo statunitense One Equity Partners (OEP). L'operazione, approvata dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha visto l'applicazione del golden power, uno strumento che consente al governo di intervenire su acquisizioni che coinvolgono asset strategici per il Paese. La decisione è stata presa considerando l'importanza di Comau come polo tecnologico di rilievo, con prescrizioni volte a tutelare il patrimonio industriale e tecnologico nazionale.
Secondo quanto riportato da Palazzo Chigi, il governo ha voluto garantire che l’operazione avrà un impatto positivo sulla forza lavoro nel medio-lungo termine, proteggendo gli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo e mantenendo in Italia gli impianti di produzione e le funzioni strategiche di Comau. In particolare, è stato posto l'accento sulla salvaguardia del know-how tecnologico italiano, assicurando la tutela dei brevetti e della proprietà intellettuale legati alle innovazioni della società. Comau, attualmente controllata da Stellantis, vedrà il 49,9% del suo capitale acquisito da OEP Heron BidCo S.r.l., mentre il restante 50,1% sarà detenuto da OEP Heron MidCo S.r.l., entrambe controllate dal fondo statunitense. Stellantis continuerà a mantenere una partecipazione significativa nell’operazione, dettata dalla volontà di garantire continuità alle attività e alla direzione strategica della società.