Il Parlamento, senza intesa, voterà per giudici della Consulta il 23 gennaio
Dopo la fumata nera di martedì, è chiaro che non sarà una Consulta nel suo plenum a decidere, il 20 gennaio, sui referendum sull'Autonomia, la cittadinanza e il lavoro. Il Parlamento, nonostante da più parti sia stata annunciata un'intesa, tornerà a convocarsi in seduta comune solo giovedì 23 gennaio, a cose fatte sui referendum. I partiti avranno ancora un po' di tempo per trovare un'intesa. “Si è vicini a una soluzione”, assicura il leader di FI Antonio Tajani parlando a Tv2000, smentendo, tra l'altro, che la questione sia in casa azzurra: “Non è assolutamente quello il problema ma si tratta di individuare un candidato indipendente che si aggiunga ad altri tre candidati espressione del Parlamento”. I due nomi che vengono ormai dati per assodati sono quelli di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni e del costituzionalista Massimo Luciani (in quota opposizioni).
Per quanto riguarda la propria casella FI fa sapere: “Al momento opportuno faremo il nostro nome”. Esclusi, su indicazione del governo, i parlamentari, farebbe parte della rosa azzurra l'ex deputato Roberto Cassinelli ma anche Andrea Di Porto, avvocato vicino alla famiglia Berlusconi. Resta il nodo del tecnico, con le quotazioni dell'Avvocata dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli che vengono date in questo momento in discesa. Comunque vadano le cose e al di là dei tempi che richiederà l'intesa sulla Consulta, resta il fatto che (nonostante i reiterati appelli del Quirinale e il rinvio della Camera di consiglio sui referendum proprio per lasciare il tempo alle Camere di votare i nuovi giudici) il pungolo del 20 gennaio non è servito.
Il Governo esulta per la riduzione del flusso dei migranti stimata da Frontex
L'agenzia Frontex stima che nel 2024 il numero di ingressi irregolari nell'Ue sia sceso ai minimi da 3 anni: sulla rotta del Mediterraneo centrale, quella con il maggior impatto sull'Italia, il calo è stato di ben il 60%. Un risultato che, per Giorgia Meloni, è “sicuramente” dovuto “all'azione dell'Italia. Così come la riduzione complessiva degli ingressi irregolari nell'Ue anche sulle altre rotte, è il frutto dal grande lavoro che il nostro governo ha intrapreso in questi anni”. Secondo l'agenzia Ue per il controllo delle frontiere esterne, lo scorso anno gli attraversamenti irregolari sulle varie rotte sono scesi complessivamente del 38% (attestandosi a quota 239mila), il livello più basso dal 2021, quando l'andamento dei flussi era ancora influenzato dalla pandemia. Sul dato complessivo ha inciso molto il calo del 59% registrato grazie alle minori partenze da Tunisia e Libia.
La Lega di Salvini blinda Zaia e spinge per il terzo mandato
La Lega fa quadrato attorno a Luca Zaia. Il dibattito sul terzo mandato dopo le polemiche dei giorni scorsi arriva sul tavolo del consiglio federale del Carroccio. “Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l'intero consiglio federale”, fanno sapere dal partito in occasione della riunione del parlamentino leghista convocata alla Camera, “il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia”. Il leader del Carroccio Matteo Salvini rivendica che “in questi due anni e pochi mesi di governo la Lega è stata assolutamente leale in ogni votazione nei confronti del Governo e la stabilità del Governo italiano è un patrimonio che l'Europa ci sta invidiando e che ci sta premiando economicamente. Non si mette in discussione assolutamente un Governo che arriverà a tutti e cinque gli anni”.
Ma poi precisa: “Sicuramente un conto è il voto politico, altra cosa è la buona amministrazione locale. Se il buon governo della Lega e di Zaia in Veneto da anni è riconosciuto a livello internazionale, da tutti i punti di vista, metterlo in discussione per equilibri politici e per scelte romane non mi sembrerebbe utile”, “Sono sicuro che con gli alleati troveremo una quadra come abbiamo sempre trovato, e sono sicuro che nessuno voglia mettere in discussione uno dei governi più virtuosi d'Europa per mettere una bandierina da qualche parte”. Sul terzo mandato la Lega è “assolutamente” tutta al fianco di Zaia, assicura Giancarlo Giorgetti. Non le manda a dire poi il capogruppo al Senato e segretario della Lega Lombardia Massimiliano Romeo: “La Lega, ovviamente, essendo un partito del territorio, si vuole tenere le Regioni dove governa, il buon governo. È interesse della Meloni trovare una soluzione soddisfacente che faccia sì che gli alleati leali e collaborativi siano soddisfatti”.
Le opposizioni attaccano sui ritardi dei treni e Salvini risponde
I guasti e ritardi, aprono un nuovo caso sul fronte del trasporto ferroviario e riaccendono la tensione politica. Al centro della polemica il ministro Matteo Salvini, che non è andato in Parlamento a riferire sui disservizi anche se però passa al contrattacco. Di fronte “a un elenco di circostanze altamente sospette”, come spiega Fs, il gruppo ha deciso di presentare un esposto denuncia alla Digos della Questura di Roma, che invierà un’informativa ai pm. “Gli orari in cui si sono verificati alcuni problemi, il tipo di guasti e la loro frequenza stanno destando più di qualche interrogativo” dice Fs, che a stretto giro incassa subito il plauso dei gruppi della Lega di Camera e Senato. “Bene l'iniziativa del gruppo”, dalla sinistra c'è il “consueto e indegno sciacallaggio”, scrivono. Per il Mit l'esposto è “un fatto preoccupante”. “Sabotaggi? Auspico risposte inequivocabili e rapide, perché sarebbe gravissimo fare battaglia politica sulla pelle dei lavoratori e dei pendolari”, interviene con una nota Matteo Salvini, spiegando “di seguire quotidianamente e con la massima attenzione quanto accade sul fronte dei trasporti” e di essere “pronto ad andare a riferire in Parlamento”.
Per il momento però è toccato al Ministro Luca Ciriani rispondere al question time alla Camera e dire che “il Governo è estremamente dispiaciuto” per i disagi subiti dai viaggiatori, ma anche che “i ritardi dei treni sono in linea con gli ultimi anni”. Per ora, oltre che nei comunicati, Salvini parla su X: “Per recuperare i danni del malgoverno della sinistra, abbiamo avviato un piano da 100 miliardi d’investimenti per le infrastrutture ferroviarie, con oltre 1.200 cantieri già attivi per recuperare decenni di ritardi sulle ferrovie di questo Paese,” scrive il leader della Lega. “Sei stato al Governo più tempo di me, buffone. Da quando tu fai il Ministro, è un ritardo continuo. Ma perché non ti dimetti come ti stanno chiedendo migliaia di cittadini?” gli controreplica il leader di Iv. Ma è tutto il centrosinistra ad attaccare: “Giorgia Meloni e Matteo Salvini stanno bloccando l'Italia”, accusa la segretaria del Pd Elly Schlein.
La maggioranza ottiene il primo ok alla separazione delle carriere
Primo via libera della Camera alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il voto (174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti) viene accolto dalla maggioranza con un applauso in Aula. “Un giorno storico”, “scriviamo la storia”, “una vittoria dedicata a Berlusconi”, esulta il centrodestra e, in particolare, festeggia Forza Italia. Del resto, la separazione delle carriere è da sempre uno dei cavalli di battaglia degli azzurri, fatto proprio anche dagli alleati. Non a caso, prima ad Atreju e poi nella conferenza stampa d’inizio anno la stessa premier Giorgia Meloni l'aveva inserita tra le riforme da portare a termine “con determinazione e convinzione”.
L’intenzione, infatti, è fare in fretta per arrivare in tempi brevi all'approvazione definitiva, tanto che il Guardasigilli Carlo Nordio detta un timing abbastanza serrato, trattandosi di una riforma costituzionale che necessita di quattro letture in Parlamento: voto definitivo entro l'estate e referendum confermativo in autunno. “Cercheremo di farla correre velocemente. Credo che il percorso sarà rapido e confido che potremo chiuderla abbastanza velocemente”, conferma il Ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Oltre alla maggioranza, il ddl incassa anche i voti di Azione e Più Europa, mentre Italia viva, pur favorevole alla separazione delle carriere, contesta la norma sul sorteggio dei componenti laici e togati dei due Csm e si astiene. Nettamente contrari Pd, M5S e Avs, che parlano di “provvedimento pericoloso che intacca l'autonomia della magistratura”.
Il Governo è lavoro per una legge quadro sul nucleare da presentare a fine mese
Il Governo approverà entro la fine di gennaio il disegno di legge quadro sul nucleare: la notizia, anticipata nei mesi scorsi dal Ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto, è stata confermata da fonti del Governo durante la missione ad Abu Dhabi della premier Giorgia Meloni, conclusa oggi. La legge delega, nelle intenzioni, dovrà dare il quadro giuridico per autorizzare, costruire, gestire e controllare le centrali nucleari in Italia. Pichetto ha più volte sostenuto che, senza l'atomo, non è possibile decarbonizzare la produzione elettrica e garantire la sicurezza energetica al paese.
Quanto ai due referendum del 1987 e del 2011, nei quali gli italiani si sono espressi contro il nucleare, il Governo ritiene che siano ormai superati: le tecnologie che sarebbero applicate in Italia sarebbero diverse da quelle bocciate dagli italiani visto che, al posto delle grandi centrali di terza generazione (quelle chiuse nel 1987), l'esecutivo punta sui piccoli reattori modulari di terza generazione avanzata (motori di sommergibili dentro cilindri) e sui reattori di quarta generazione, raffreddati a piombo liquido e alimentati dalle scorie delle vecchie centrali. Il disegno di legge delega è stato preparato da una Commissione nominata dal Ministro Gilberto Pichetto e presieduta dal giurista Giovanni Guzzetta. Entro la fine del mese sarà portato in Cdm. Se sarà approvato dal Parlamento, toccherà poi al Governo emanare i decreti attuativi. Per questi ultimi, si stima che serviranno altri due anni.
Probabile una terza lettura del ddl sicurezza. Tensioni in maggioranza
Una terza lettura il più veloce possibile del ddl sicurezza per accogliere le osservazioni del Colle e, in una diversa corsia, la nuova norma per le maggiori tutele legali per le forze dell'ordine. È questa la strada maestra per l'esecutivo, al netto delle divisioni che si registrano nella maggioranza. L'iter del ddl sicurezza e il progetto di una sorta di scudo penale per gli agenti in servizio hanno, infatti, mandato in tilt gli alleati di governo. Con la premier Giorgia Meloni stretta tra le non poche osservazioni del Colle, che sta alla finestra, e le pressioni di FI e Lega. Le cinque segnalazioni arrivate dal Quirinale sul disegno di legge in questione l'avrebbero convinta ad aprire ad alcune modifiche parlamentari (e dunque ad una terza lettura alla Camera), ma la Lega in particolare si è messa di traverso.
Intrecciato a questo primo nodo c'è il tema delle forze dell'ordine: sembra poco praticabile la strada di un emendamento al ddl sicurezza; resta quella di un decreto, o un altro ddl che abbia una corsia preferenziale. Le osservazioni che il Quirinale ormai da tempo ha fatto pervenire al governo sono cinque: le Sim ai migranti; le donne incinte in carcere; la resistenza passiva in carcere; la lista delle opere pubbliche strategiche (contro cui diventa reato manifestare) che dovrebbe essere stilata dal Parlamento e non da un organo amministrativo; l'impossibilità di cancellare le attenuanti, lasciando solo le aggravanti, in caso di violenze contro la polizia.
Cadono le bombe su Kiev durante la visita di Starmer e Crosetto
La morsa russa sull'Ucraina non si allenta. Lo hanno constatato Keir Starmer e Guido Crosetto, che arrivando a Kiev sono stati accolti dai boati delle esplosioni. Le missioni hanno comunque raggiunto il loro obiettivo, perché i rappresentati dei due Paesi alleati hanno assicurato a Volodymyr Zelensky che il sostegno di Roma e Londra non si ridurrà. Il premier britannico ha siglato un “patto dei 100 anni” con il leader ucraino, mentre il ministro della Difesa italiano ha sottolineato che “questo è il momento più importante degli ultimi tre anni per aumentare gli aiuti: sono venuto per parlare dell'undicesimo pacchetto, il decimo è stato già fatto”. Crosetto è volato a Kiev una settimana dopo la visita di Zelensky a Roma, dove ha incontrato Sergio Mattarella e Giorgia Meloni.
I colloqui a Kiev hanno consentito di approfondire il dialogo “su una collaborazione tecnica anche nel settore dell'industria della difesa”, ha spiegato il Ministro, rimarcando anche le potenzialità del contributo di Roma alla ricostruzione del Paese. L'Italia guarda anche alla prospettiva della cessazione delle ostilità: “Sia il presidente del Consiglio sia il Ministro degli Esteri sia io abbiamo detto che ovunque scoppi la pace e serva un contingente italiano, il contingente ci sarà”, ha rimarcato: “Se sarà europeo, se sarà delle Nazioni Unite non sta a me dirlo, ma è un augurio che tutti ci facciamo”, ha aggiunto, nel solco di un dibattito occidentale avviato dal presidente francese Emmanuel Macron e che comunque va avanti, pur con le cautele e i distinguo tra i vari Paesi. Di truppe Nato schierate in Ucraina per proteggere un eventuale cessate il fuoco hanno discusso anche Starmer e Zelensky.
De Luca è chiaro: se la sentenza della Consulta non tocca legge mi candido
Vincenzo De Luca aspetta la sentenza della Corte costituzionale: se questa non inciderà sulla legge della Campania si candiderà, altrimenti “si costruirà un futuro”. È questo il senso del discorso che il presidente della Regione Campania ha fatto nella riunione con i leader della sua maggioranza in consiglio regionale, che si è svolta a porte chiuse. La Corte costituzionale si esprimerà probabilmente nei mesi di aprile o maggio sul ricorso fatto dal Governo Meloni nei confronti della legge regionale che la Campania ha approvato, adottando il limite di due mandati consecutivi del governatore, ma che parte da ora, aprendo quindi a De Luca la possibilità di candidarsi per la terza volta consecutiva.
Una scelta che la coalizione nazionale del centrosinistra, da Pd a M5S a Sinistra Italia non appoggia, affermando che verrà presentato un diverso candidato in Campania. Nel corso della riunione di ieri non ci sono stati interventi sul tema specifico da parte dei consiglieri regionali e dopo la presa di posizione di De Luca sono stati affrontati alcuni dei progetti in corso da parte della Regione e delle iniziative che devono partire. Il Pd nazionale intende imprimere una accelerazione nella scelta del candidato e del programma elettorale. Nei giorni scorsi la segretaria Elly Schlein ha ribadito che il partito non avrebbe appoggiato De Luca in caso di sua candidatura.
L'Ue vuole ancora Di Maio come rappresentante nel Golfo
Due anni supplementari per rappresentare l'Europa nel Golfo, a testimonianza di un lavoro che, dalle parti di Palazzo Berlaymont, è stato particolarmente apprezzato. Nonostante il lungo periodo di vuoto di potere e il cambio ai vertici comunitari, l'Ue ha chiesto ufficialmente la conferma di Luigi Di Maio come Rappresentante Speciale nel Golfo. Lo ha fatto lo scorso 20 dicembre, in una lettera rimasta segreta per quasi un mese e firmata dall'Alto Rappresentante Kaja Kallas. Per l'ex ministro degli Esteri italiano il via libera ufficiale ora è a un passo anche perché, finora, il Governo Meloni non avrebbe posto alcuna obiezione alla sua conferma. “La sua eccellente performance ha contribuito notevolmente a far progredire la cooperazione tra l'Ue e il Consiglio di Cooperazione del Golfo e ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della cooperazione regionale e bilaterale con i Paesi del Golfo nel campo delle consultazioni politiche, dialogo sulla sicurezza, commercio e investimenti, energia verde e relazioni interpersonali”, ha scritto Kallas nella missiva. L'ultimo atto tecnico spetterà al Gruppo Medio Oriente e Golfo (Mog) in seno al Consiglio Ue; i passaggi successivi nelle riunioni dei Rappresentanti dei 27 saranno solo formali e Di Maio, salvo colpi di scena, sarà inviato dell'Ue nel Golfo fino al 28 febbraio 2027.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 13 gennaio, tra i partiti del centrodestra sale dello 0,7% Fratelli d’Italia e vola al 29,8%. In seconda battuta il PD con il 22,2%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che recupera 2 punti percentuali (11,6%). Restano per lo più stabili Forza Italia (9,1%) e Lega (8,3%), che continuano a garantire un ottimo appoggio alla maggioranza. Nella galassia delle opposizioni, AVS guadagna 0,1 punti percentuali, mentre i centristi sono rilevati singolarmente con Azione (3,3%), IV (2,7%) e +Eu (2,0%). Chiudono il quadro settimanale le rilevazioni sul movimento Sud Chiama Nord stabile al 1,0% e Noi Moderati all’1,0%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI e NM), registra un leggero aumento dello 0,1%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,8% delle preferenze; fuori da ogni alleanza, il M5S registra un leggero aumento (11,6%). A chiudere il Centro, stabile con il 8,0%.
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