Tajani va negli Usa per spingere la trattativa con l’Ue sui dazi. Lega contro l’Ue
Il vicepremier Antonio Tajani, in vista della sua missione negli Usa, ha affermato che in risposta ai dazi del 30% a partire dal 1°agosto annunciati dal presidente Donald Trump, l’Europa deve trattare tutelando l’industria, ma soprattutto evitando una guerra commerciale. La premier Giorgia Meloni ha confermato che il Governo italiano sta continuando a lavorare per il raggiungimento di un accordo che salvaguardi le rispettive economie e che assicuri un quadro chiaro per le imprese.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un messaggio inviato a Emmanuel Macron, ha rimarcato che dalla compartecipazione di varie responsabilità dipendono stabilità e sicurezza, ma anche prosperità e competitività. C'è attesa, quindi, per il viaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che avrà incontri con il segretario di Stato Marco Rubio, il presidente della commissione Affari esteri del Senato Jim Risch e l’ambasciatore Jamieson Greer.
Tajani ha ribadito che la competenza è comunitaria e non nazionale e che le regole sono frutto di accordi tra Ue e Usa. Distante la Lega, che si schiera contro Bruxelles, con il vicepremier Matteo Salvini che sottolinea la necessità di riconoscere che anche burocrazia di Bruxelles è “altrettanto sciagurata”, evidenziando come l’Unione Europea non tuteli adeguatamente i propri interessi, posizione che alimenta la tensione con gli alleati di FdI e FI.
È braccio di ferro tra Italia e Ue sul golden power Unicredit
Si apre un nuovo fronte tra l'Italia e la Commissione Ue sul decreto con cui il Governo ha applicato i poteri speciali del golden power all'operazione di acquisizione di Banco Bpm da parte di UniCredit. Bruxelles ha inviato all'Italia un parere preliminare in cui solleva dubbi di compatibilità con l'articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni, aprendo a un potenziale contenziosoformale. Palazzo Chigi ha annunciato che risponderà con spirito collaborativo. Tuttavia, Matteo Salvini ha attaccato la Commissione accusandola di “rompere le scatole”, mentre le opposizioni hanno parlato di “figuraccia internazionale” chiedendo il ritiro del decreto.
Il riferimento è al provvedimento con cui il Governo ha imposto specifici obblighi a UniCredit sull'operazione su Banco Bpm, già approvata da Bruxelles il 19 giugno 2025. La Commissione, attraverso il portavoce dell'esecutivo comunitario Thomas Regnier, ha sottolineato che il decreto non tuteli gli interessi legittimi in maniera proporzionata, motivata e compatibile con il diritto comunitario.
È scontro sulla mancanza delle istituzioni a Wimbledon per supportare Sinner
Jannik Sinner ha vinto la finale di Wimbledon contro Carlos Alcaraz, ma in tribuna l'Italia era in netta minoranza rispetto alla Spagna, a livello di presenza istituzionale. Ciò si è trasformato in uno scontro politico. Lo stesso ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi ha espresso il proprio dispiacere per la mancanza delle istituzioni, nonostante egli non fosse presente per impegni familiari. Per Sinner era presente l'ambasciatore in Gran Bretagna Inigo Lambertini, mentre a tifare Alcaraz il re di Spagna Felipe e il suo Ministro dell'interno.
Regionali Toscana: Giani resta in bilico, Schlein punta al campo largo
La ricandidatura del presidente della Toscana Eugenio Giani resta in bilico. L'incontro con la segretaria del Pd Elly Schlein non si è chiuso con la conferma del governatore per il bis. Fra i “pilastri condivisi” alla base della campagna elettorale ci sono la collaborazione con il presidente, l'unità del partito e la costruzione di una coalizione con tutte le forze alternative alla destra. Il nodo è lo schieramento: per adesso Giani non ha l'appoggio dei Cinque stelle e sul tema Toscana fra Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte ci sarebbe stata anche una telefonata. Giani, che nei giorni scorsi ha ufficializzato la sua disponibilità, resta comunque in gioco.
Un'ipotesi è che sia stato deciso di prendere tempo per ufficializzare ogni decisione, in modo da portare avanti la trattiva con il M5S nelle migliori condizioni. I sostenitori di Giani sostengono, nell'assemblea del partito toscano il presidente partirebbe ben quotato.
Sui dazi Meloni ribadisce: serve un accordo vantaggioso per tutti
Tra Stati Uniti ed Ue va trovato un accordo vantaggioso per tutti. Giorgia Meloni resta convinta che ci siano i margini per convincere Donald Trump a ritirare i dazi al 30%. La premier ha sempre sostenuto che il 10% sarebbe sostenibile; il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che quella soglia era ragionevole. È la Commissione Ue a guidare i negoziati sui dazi, ma Meloni sa che un fallimento costerebbe alle imprese ricadute per miliardi, con inevitabili effetti occupazionali.
Nella sua missione a Washington il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ne ha discusso anche con Marco Rubio, da cui ha ricevuto “rassicurazioni sulla parte politica” del tema. Per Giorgia Meloni sono giorni di contatti continui con Washington, Bruxelles e gli altri leader europei. Il metodo negoziale su cui si ragiona nel Governo è un accordo di principio da trovare subito, per poi procedere con trattative specifiche sui singoli settori: lo scenario ideale sarebbe un riequilibrio della bilancia commerciale tra beni (l'Ue ha un surplus) e servizi (il surplus è degli Usa).
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha sottolineato l’importanza di arrivare ad un compromesso, sforzandosi in una negoziazione senza cedere terreno. La linea di Palazzo Chigi resta quella di “evitare di polarizzare” la dialettica, con Meloni che non nomina mai Trump parlando di dazi, ma saluta “positivamente” il suo cambio di postura nei confronti di Vladimir Putin nel negoziato sulla crisi in Ucraina. Lo nomina invece Matteo Salvini, la convinzione del vicepremier è scettica sulle capacità negoziali di Bruxelles. Alla Camera, intanto, Avs, Pd, M5S, Iv, Azione e Più Europa hanno chiesto un'informativa urgente, nei confronti della premier Meloni.
Centrosinistra e centrodestra cercano una quadra per le regionali
Per il centrosinistra, le strade sembrano portare alla ricandidatura di Eugenio Giani (Pd) alla guida della Toscana e alla corsa di Roberto Fico (M5S) in Campania. Per il centrodestra la questione centrale è il Veneto e la successione al governatore Luca Zaia. Alla vigilia del vertice con Giorgia Meloni e Antonio Tajani, il segretario della Lega Matteo Salvini ha ribadito la sua intenzione non cambiare la guida della regione, con loro anche Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. Zaia ha affermato che l’eredità che l’amministrazione uscente lascia non è della Lega, ma anche del centrodestra.
Anche le scelte del centrosinistra non sono semplici. Dopo il faccia a faccia con la segretaria Elly Schlein, il governatore toscano Eugenio Giani sembrerebbe ben avviato verso la ricandidatura, c'è però da tessere l'alleanza con i Cinque Stelle, che per ora non lo sostengono. Molto dipenderà dal caso Campania: nei prossimi giorni è atteso un nuovo vertice, tra Schlein ed il governatore campano Vincenzo De Luca. Una spinta alla corsa di Fico potrebbe aiutare l'avvicinamento in Toscana fra Giani e il M5S. Il centrodestra in Toscana sembra orientato a puntare sul sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi (Fdi), mentre in Campania sta valutando la possibilità di schierare il vice ministro Edmondo Cirielli (Fdi).
Al Governo non piace il bilancio Ue e intanto lavora sui dazi
Da parte del governo italiano ci sono forti riserve sul nuovo bilancio europeo presentato da Ursula von der Leyen. Sono molti gli Stati membri che nelle scorse settimane hanno mostrato perplessità per il progetto della presidente della Commissione Ue, in particolare per il Fondo unico in cui far confluire le risorse di Pac e Coesione con un nuovo metodo di gestione, compito dell'ex ministro e ora vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto.
Da parte dell'esecutivo, però, non ci sono reazioni ufficiali, per evitare scontri nel momento in cui l'Ue sta trattando sui dazi. Antonio Tajani, rientrato da Washington, ha riferito dello stato della trattativa in un vertice a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, affermando che comunque non crede alla possibilità di tariffe al 30%. Ma gli annunci e i toni di Donald Trump impensieriscono la premier, impegnata in contatti per cercare di facilitare una soluzione positiva. Quello che è certo è che sul bilancio Ue il Governo sia intenzionato a farsi sentire, le prossime settimane ci diranno con quali modalità.
Ancora nulla di fatto nel vertice di maggioranza sulle prossime regionali
Un'ora e mezza di confronto a Palazzo Chigi tra i leader di centrodestra per tentare di sbloccare il nodo regionali. Il focus è rimasto quello dei dazi e della politica internazionale, con un nuovo vertice sul nodo delle candidature da tenersi prossimamente. Non è rimasta fuori dalla discussione la questione della timeline, che dovrebbe confermare il voto in autunno per il Veneto.
Il vicepremier Matteo Salvini è chiamato a tenere il punto sul Veneto, stretto dal pressing del territorio e dall'ipotesi che l'uscente Luca Zaia possa presentare una sua lista. È proprio il ruolo di Zaia che potrebbe sbloccare la partita tra Lega e FdI sulla candidatura in Veneto. FdI rivendica il suo peso specifico in termini di consenso raggiunto nelle scorse tornate elettorali, suggerendo la candidatura del senatore Luca De Carlo. Ma la Lega starebbe valutando seriamente l'ipotesi di una candidatura del deputato Alberto Stefani per puntare alla continuità leghista al vertice della Regione.
FI ha proposto Flavio Tosi, ma resta in attesa del braccio di ferro tra FdI e Lega. Intanto continuano a circolare voci su un ipotetico incarico di governo per Zaia, che potrebbe in qualche modo facilitare la risoluzione del rebus. In questo senso, sarebbero di nuovo in salita le quotazioni per una candidatura del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi in Campania, dove FdI ha già lanciato la corsa di Edmondo Cirielli. L'obiettivo dei leader, però, resta quello di una risoluzione complessiva della partita Regionali, che comprenda anche Toscana e Puglia. Nella prima, la strada sembrerebbe in discesa per il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi di FdI che non trova particolari opposizioni nel centrodestra. La Puglia, invece, dovrebbe andare a Fi, che guarda alla candidatura di Mauro D'Attis.
Fdi, Lega e M5S chiedono dimissioni del Sindaco di Milano Sala
FdI, Lega e il M5S dopo il terremoto provocato dalle inchieste sull'urbanistica con la richiesta di arresti domiciliari per l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi invocano le dimissioni del Sindaco di Milano Giuseppe Sala. Le accuse sono di corruzione e falso, ma il primo cittadino ribatte chiedendo di comprendere e valutare gli ultimi accadimenti affinché non venga vanificato il prezioso percorso intrapreso. FdI torna invece a chiedere un cambio radicale alla guida della città e ribadirà la richiesta di dimissioni anche nell'aula del Consiglio comunale.
Il nuovo Bilancio Ue non convince. Fitto rassicura
A poche ore dalla sua messa a punto, il Quadro finanziario per il 2028-34 è al centro delle critiche. A finire sulla graticola c'è soprattutto Ursula von der Leyen, persino la Germania ha rifiutato seccamente l'aumento del bilancio a quasi duemila miliardi. Al Consiglio Affari Generali, i 27 esprimeranno la loro posizione ufficiale e nessun si aspetta uno scrosciare di applausi. Silente la premier Giorgia Meloni,dal governo la postura è quella della prudenza, anzi, gli eurodeputati di FdI hanno sottolineato il lavoro del Commissario Raffaele Fitto a tutela dei fondi destinati alle Regioni europee. Ma anche dalle parti dei meloniani si parla di “negoziato lunghissimo e durissimo” mentre il Ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida spiega che la proposta europea “non è all'altezza degli obiettivi”.
La Pac è tra i capitoli più dolenti: con una riduzione del 20%. A ciò si aggiunge che, nel Qfp, finirà accorpata con la Coesione nei piani di partenariato nazionale e regionale, con il rischio di una centralizzazione della gestione.
Kata Tutto, presidente del Comitato Ue delle Regioni ha affermato che tutto viene messo in un unico calderone, mentreSocialisti e Verdi accusando von der Leyen di aver privilegiato la difesa sacrificando priorità.
Raffaele Fitto ha ricordato che il ruolo della Coesione è salvo e ha chiesto pazienza, rimarcando però un punto: le politiche di coesione finora sono state troppo rigide, la direzione è quella della semplificazione e della flessibilità.
Nelle capitali europee, i primi a parlare sono stati i paesi frugali: “Il bilancio è troppo alto, la spesa va moderata. Non piace Catalyst Europe, lo strumento da 150 miliardi di debito comune messo a disposizione dei 27 e non convince che il contributo dei Paesi rifletta il reddito nazionale lordo. Von der Leyen allo Stato dell'Unione di inizio settembre è attesa al varco. Il negoziato andrà ben oltre i sei mesi della presidenza danese e per la numero uno dell'esecutivo Ue col tempo le nuove necessità dell'Europa potrebbero esser chiare a tutti.
Proseguono le trattative sui dazi tra Usa e Ue ma rimangono le incertezze
Tramontata l'ipotesi dei dazi zero, l'Europa si muove tra il 30% minacciato da Donald Trump e un'intesa tra il 10 e il 15%. Il tycoon ha rilanciato la sua dottrina tariffaria con un'imposta generalizzata per oltre 150 Paesi “più piccoli”, lasciando aperto uno spiraglio anche per Bruxelles. È su quella formula generica che Maros Sefcovic cerca di cucire l'intesa a Washington prima della scadenza del primo agosto.
Palazzo Berlaymont studia un terzo pacchetto di contro-dazi su servizi e controlli all'export, da attivare in caso di rottura. Sefcovic ha incontrato separatamente Jamieson Greer e Howard Lutnick, gli uomini-chiave della linea Trump, nel tentativo di decifrare le sue reali intenzioni. La linea dettata da Giorgia Meloni dal palco del Congresso nazionale della Cisl esorta a compiere ogni sforzo per “scongiurare la guerra commerciale con gli Stati Uniti”, uno scenario che, secondo le stime di Confindustria, con l'aliquota al 30% potrebbe costare all'Italia fino a 38 miliardi di euro in esportazioni.
Gli emissari europei hanno già offerto anche un segnale di distensione nel ridimensionare il secondo pacchetto di contro-dazi da 72 miliardi di euro. Ma la partita si gioca sui terreni più delicati di auto, farmaci e agroalimentare. Insomma, le trattative proseguono così come le incertezze.
L’attacco alla Sacra Famiglia a Gaza da parte di Israele scuote il Governo
L'attacco israeliano che ha colpito la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza scuote il Governo italiano, con la premier Giorgia Meloniche usa parole durissime per commentare l'accaduto, seguita anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Il titolare degli Esteri Antonio Tajani sente il collega israeliano Gideon Saar e ribadisce la totale condanna per gli attacchi nella Striscia. Il presidente del Senato Ignazio La Russa esprime “vicinanza alla comunità cristiana e a Padre Romanelli, rimasto ferito nell'attacco”.
Tuttavia, Pd, M5S e Avs partono all'attacco contro il Governo poiché stesse ore in cui arrivava la notizia del nuovo raid l'Aula della Camera a maggioranza bocciava una mozione sottoscritta da Pd, M5S e Avs per sospendere il memorandum d'intesa militare tra Italia e Israele.
Sul tema del memorandum l'unica mozione approvata nell'Aula di Montecitorio, dopo una riformulazione del Governo, è quella di Iv volta ad “assicurare” che le nostre esportazioni “non si rivelino in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell'Italia, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando mancano adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali di armamento”.
La politica si schiera sull’inchiesta sull’urbanistica a Milano. Pressing su Sala
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala figura tra i 74 indagati dell'inchiesta urbanistica. La premier Giorgia Meloni sottolinea che un avviso di garanzia non porta in automatico alle dimissioni. Il presidente del Senato Ignazio La Russa è più netto affermando che “la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata a Milano”, mentre il Pd si stringe attorno a Sala.
Di diverso avviso il M5S che “non fa sconti a nessuno per quanto riguarda la legalità e l'etica pubblica”. Momenti di tensione in Consiglio comunale al termine dell'intervento del capogruppo leghista Alessandro Verri. Dai banchi dell'opposizione spuntano i cartelli con la scritta “dimissioni” con i consiglieri della Lega e di FdI hanno poi occupato simbolicamente il centro dell'aula. Anche all'esterno di Palazzo Marino, i leghisti e i meloniani, guidati dal capogruppo Riccardo Truppo, si riuniscono in un sit-in per chiedere le dimissioni di Sala.
Schlein e De Luca sbloccano la Campania, Fico ormai in pole
Nel centrosinistra, il quadro si sta componendo. Un faccia a faccia al Nazareno fra Elly Schlein e il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha aperto le porte alla corsa dell'ex presidente della Camera Roberto Fico alla guida della Regione. Accelerata arrivata dopo un'analoga svolta in Toscana: dopo un incontro con la segretaria Pd, il presidente uscente Eugenio Giani appare a un passo dalla ricandidatura ufficiale. Nel centrodestra resta lo stallo sul Veneto, con Lega e FdI che si contendono la candidatura per il dopo Luca Zaia.
Sul tavolo anche l'ipotesi election day, ma dal Governo si chiarisce che non sarà per un'imposizione di Roma ma sulla base di un accordo con le Regioni al voto. Nel centrodestra, il prossimo appuntamento fra i leader è previsto per lunedì. Il segretario della Lega per Zaia non esclude un ruolo da Ministro, mentre la premier vorrebbe presentare un esponente di FdI per il Veneto.
Si fanno i nomi dei senatori di FdI Raffaele Speranzon e Luca De Carlo, ma anche del presidente Ice Matteo Zoppas. Salvini però insiste per un candidato della Lega, si parla del deputato Alberto Stefani.
In Toscana, la Lega ha messo in campo Roberto Vannacci: non come candidato, ma come responsabile della campagna elettorale. Per il centrosinistra nelle Marche è in corsa l'eurodeputato Matteo Ricci, e nel Veneto, l'ex sindaco di Treviso Giovanni Manildo, ma resta aperto il caso Puglia, dove il candidato in pectore è l'eurodeputato Pd Andrea Decaro.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 14 luglio, tra i partiti del centrodestra sale Fratelli d’Italia che guadagna 0,2punti percentuali e arriva al 30,3%. In seconda battuta il Partito Democratico guadagna a sua volta 0,2 punti, attestandosi al 23,0%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che guadagna 0,1 punti e si attesta al 12,7%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega guadagna 0,1, arrivando all’8,3%, mentre Forza Italia perde 0,1 punti (8,0%). Nella galassia delle opposizioni, AVS rimane stabile al 6.8%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,5%), IV (2,2%) e +Europa(1,9%).
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI) segna +0,2% rispetto alla scorsa settimana, salendo al 46,6%, senza le percentuali di Noi Moderati. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 29,8% delle preferenze registrando un aumento di 0,2; fuori da ogni alleanza, il M5S, guadagna 0,1 punti e si attesta all’12,7%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno negativo di 0,2 punti, scendendo al 7,6%.
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