Meloni a Parigi per il vertice ristretto sull’Ucraina
La comunicazione ufficiale sulla partecipazione di Giorgia Meloni al vertice informale sull'Ucraina, convocato con urgenza dal presidente francese Emmanuel Macron dopo l’accelerazione impressa da Donald Trump alle trattative di pace con Vladimir Putin che di fatto taglia fuori l’Europa, arriva poco le 9.00 del mattino da Palazzo Chigi. L’aggiornamento dell’agenda a poche ore dalla riunione dell’Eliseo testimonia la freddezza con cui la premier ha accolto l’iniziativa di Parigi, il cui formato ha destato qualche perplessità vista la presenza di paesi interessati da vicino alla guerra perché confinanti con la Russia o con l'Ucraina, come ad esempio Finlandia e i paesi baltici.
Perplessità di cui Giorgia Meloni non avrebbe fatto mistero nel corso del vertice: “Ho voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia ma ho espresso le mie perplessità riguardo a un formato che esclude molte Nazioni, a partire da quelle più esposte al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti”. Per Meloni, comunque, “le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire”. L’incontro di Parigi è utile per fare il punto sulle ipotesi in campo: “Quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina mi sembra la più complessa e forse la meno efficace”, avrebbe evidenziato la Premier, ricordando di aver espresso sul tema “la perplessità dell’Italia”. Secondo la presidente del Consiglio vanno infatti “esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana”.
L’attuale amministrazione americana, avrebbe ricordato quindi la Meloni, ha lanciato “una sferzata” sul ruolo dell’Europa, “ma dobbiamo dirci che analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo”. “Non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma osa noi dobbiamo fare per noi stessi”. Inoltre, spiega, quello di Parigi “non è un formato anti-Trump, tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte”.
La Russia attacca Mattarella. Roma sceglie linea silenzio
La Russia torna ad attaccare Sergio Mattarella: è ancora una volta la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova a prendere di mira il Presidente della Repubblica italiana dopo la lectio magistralis pronunciata dal Capo dello Stato il 5 febbraio scorso a Marsiglia. Mattarella, dice la diplomatica russa senza citarlo, “ha dichiarato di ritenere che la Russia possa essere equiparata al Terzo Reich. Questo non può e non potrà mai rimanere senza conseguenze”, l'affondo di Zakharova che ricorda come l'Italia sia “il Paese dove è nato il fascismo” e che “storicamente è stato tra quelli che hanno attaccato il nostro Paese”. “Questo ci viene detto da una persona che non può non sapere quanti soldati italiani hanno ucciso i nostri nonni e bisnonni sul nostro territorio durante la Seconda guerra mondiale sotto bandiere e slogan nazisti. Su quali basi si dice questo?”. L'inquilino del Colle sceglie ancora una volta di non replicare. La linea del silenzio è concordata anche con Palazzo Chigi e con la Farnesina che mantengono la stessa linea. Mattarella, intanto, è stato in missione in Montenegro dove martedì ha incontrato il presidente Jakov Milatovic, in un lavoro di tessitura della nuova Europa che punta sull'allargamento ai Balcani occidentali e sulla riforma e la velocizzazione dei meccanismi decisionali dell'Ue. La solidarietà al Capo dello Stato, intanto, è, ancora una volta, bipartisan anche se non è sfuggito il silenzio di Matteo Salvini e l’assetto estremamente tiepido della Lega.
Conte chiama la piazza contro Governo, Schlein apre
Giuseppe Conte chiama la piazza, Elly Schlein risponde. Non ci sono date, né dettagli, ma si apre il tavolo che potrebbe portare, nei prossimi mesi, a una grande manifestazione contro il governo Meloni. L'idea la lancia il leader M5S: “Ventitré mesi di calo della produzione industriale scesa ai numeri dell'era Covid, zero virgola di crescita, sofferenza delle imprese sul caro-bollette. È ora di chiamare i cittadini a una grande mobilitazione”, annuncia, invocando la piazza “contro il racconto menzognero, a reti unificate, secondo cui l'economia sta andando bene”, e “contro un Governo e una Commissione Ue che mettono il cappio al collo a famiglie e imprese, mentre offrono champagne a banche e industrie delle armi”. La segretaria del Pd raccoglie l'invito: “Per manifestare sulla questione sociale, sui salari bassi, le pensioni, le bollette noi ci siamo, ci saremo sempre e siamo disponibili anche organizzarla insieme contro la propaganda di questo Governo”. Schlein pesa bene le parole: non cita la questione armi o le posizioni sull'Ucraina e sull'Europa, temi dirimenti per i Cinque stelle, e soprattutto propone di lavorare insieme al progetto: un'ipotesi su cui ambienti M5S frenano, rivendicando la primogenitura di un'iniziativa rivolta anzitutto ai cittadini e poi aperta all'adesione delle altre forze politiche e sociali.
L'obiettivo non è fare una “photo opportunity” coi leader su un palco ma costruire una piattaforma chiara e condivisa con chi è pronto a scendere nelle piazze, è il ragionamento dalle parti di Campo Marzio. Insomma, il percorso per un eventuale mobilitazione comune è ancora in embrione. “Ogni volta che c'è una proposta di manifestazione per noi è una buona occasione. Siamo prontissimi a farlo insieme, costruirla insieme, a discutere di come farla, di come costruirla e in generale a mettere insieme le forze”, è la posizione di Avs espressa da Nicola Fratoianni. Ma c'è anche chi mette subito dei paletti precisi: “+Europa è convinta del percorso unitario con le altre opposizioni, ma sulla piazza invocata da Conte serve chiarezza: se i temi sono bollette, mancanza di lavoro, crisi industriali, sanità, diritti noi ci siamo. Se è invece una piazza per dire no al sostegno a Kiev e quindi sì alla politica imperialista di Putin, noi non ci saremo”, dice il segretario Riccardo Magi.
Trump attacca Zelensky. Palazzo Chigi non ribatte: “Contano i risultati”
Donald Trump alza il tiro degli affondi ma Palazzo Chigi continua sulla linea del silenzio. Nessuna dichiarazione ufficiale, più che alle dichiarazioni si guarda alla prospettiva di pace, augurandosi che “si arrivi il prima possibile a un accordo”; prima di allora, “è impossibile fare valutazioni”. Secche e allineate sono arrivate invece quelle di Matteo Salvini e Giuseppe Conte: sposano entrambi le tesi del presidente Usa. Parole “ruvide”, per dirla con il leader del M5S, che “smascherano tutta la propaganda bellicista dell'Occidente sull'Ucraina”, mentre il vicepremier in una riunione serale della Lega ha ribadito “il pieno sostegno all'impegno” di Trump “per la fine dei conflitti”. I toni scelti dal tycoon possono anche essere “incredibili”, ma pensare di andare senza gli Usa “è impossibile”, si ragiona fra i fedelissimi della premier. Si confida che alla fine la strategia di Trump possa portare risultati, “e a quel punto passeranno in secondo piano i toni e le cose che ha detto”. Nel frattempo, a Roma si lavora nel tentativo di “fare da pacieri”, nelle stesse ore in cui si diffonde la notizia che Emmanuel Macron la prossima settimana sarà a Washington, forse assieme al primo ministro britannico Keir Starmer.
Una novità considerata “normale”, ai piani alti del governo, perché Parigi e Londra sono quelli che più spingono per lo schieramento di truppe sotto il cappello dell'Onu e siedono nel Consiglio di sicurezza dove passa questo genere di decisioni. Di certo Palazzo Chigi non arretra sulla linea già esposta da Giorgia Meloni all'Eliseo: “Inviare truppe in Ucraina non è la soluzione”. L'attivismo del presidente francese, che ha portato al doppio summit all'Eliseo, finora è stato vissuto con scetticismo da Palazzo Chigi, dove si punta a una risposta unitaria dell'Ue. Le cancellerie europee lavorano a un Consiglio straordinario a Bruxelles. Nel governo circola comunque “ottimismo”, accompagnato dalla convinzione che “l'Ue deve provare a fare l'Ue e dialogare con Trump”. Intanto da Washington arrivavano le bordate di Trump contro Volodymyr Zelensky (“un dittatore mai eletto”) e l'avvertimento all'Europa, separata dagli Usa da “un grande e meraviglioso oceano”.
La linea Trump alimenta le distanze tra Pd e M5S
Altro che “piattaforma unitaria”, Giuseppe Conte va avanti per la sua strada su Ucraina, Trump, riarmo Ue e nel centrosinistra si cerca di trovare il modo per gestire l'attivismo M5S senza farsi troppo male. Il pentastellato continuerà su questa linea, spiegano dal Pd, e al momento sembra improbabile anche riuscire a convincerlo a concordare una piattaforma condivisa per la manifestazione che ha annunciato, bruciando sul tempo Elly Schlein che pure stava pensando di lanciare un'iniziativa analoga, ma tutta concentrata sull'opposizione al Governo e tenendo fuori i temi “divisivi”. La linea della segretaria Pd resta la stessa, “testardamente unitaria”, e la sua idea era appunto quella di una manifestazione delle opposizioni con una piattaforma che unisse, sui temi sociali, economici, l'opposizione al Governo.
Schlein anche ieri, alla Camera, ha parlato con gli alleati, prima con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, poi proprio con Giuseppe Conte, quindi di nuovo con i leader di Avs. Il tentativo era quello di trovare una qualche forma accordo per evitare frizioni eccessive che possano alimentare la litigiosità. Non sembra avere sortito effetto l'invito che Giuseppe Provenzano ha lanciato: “Una manifestazione comune si costruisce con una piattaforma comune”. Il leader M5S già in mattinata aveva risposto con una frase pungente: “Noi siamo testardamente generosi, forse di sacrifici ne facciamo troppi a volte”. Dove quel “testardamente” è appunto una citazione del mantra che ripete in continuazione la segretaria Pd. Ma anche dopo il breve colloquio alla Camera Conte è tornato ad attaccare la linea dell'amministrazione Biden e dell'Europa, alla quale il Pd di fatto è stato finora fedele: “Trump con ruvidezza smaschera tutta la propaganda bellicista dell'Occidente sull'Ucraina e dice una verità che noi del M5S stiamo dicendo da tre anni insieme a tutti gli esperti militari: che battere militarmente la Russia era irrealistico”. Il resto della giornata prosegue con dichiarazioni incrociate contro o pro la linea Trump e mettendo sempre di più in bella luce la profonda distanza tra Pd e M5S.
Il Papa ha ricevuto la Premier Meloni al Gemelli
Le condizioni di papa Francesco al Gemelli presentano “un lieve miglioramento, in particolare degli indici infiammatori”, così come emerge dagli esami del sangue valutati dallo staff medico. Comunque, a livello generale, “le condizioni cliniche del Santo Padre si presentano stazionarie”, ha fatto sapere ieri sera il bollettino diffuso dalla Sala stampa vaticana. Il quadro, quindi, resta quello già noto della polmonite bilaterale, per debellare la quale proseguono le terapie. Il portavoce vaticano Matteo Bruni ha sottolineato che nel pomeriggio il Papa ha ricevuto in visita la presidente del Consiglio Giorgia Meloni “con la quale si è trattenuto in forma privata per 20 minuti”, dalle 15.10 alle 15.30. Come riferito da Palazzo Chigi, la premier ha espresso al Papa “gli auguri di pronta guarigione, a nome del Governo e dell'intera nazione”; “Sono molto contenta di averlo trovato vigile e reattivo. Abbiamo scherzato come sempre. Non ha perso il suo proverbiale senso dell'umorismo”. Anche la premier, quindi, conferma quanto riferito da chi è vicino al Papa, cioè che malgrado l'attuale stato di salute “il suo umore è buono”.
Mattarella e Meloni hanno incontrato il Presidente israeliano Herzog
Sergio Mattarella ha sottolineato che l'Italia è al fianco di Israele, difende “il suo diritto alla sicurezza” e “per avere una pace reale nel Medio Oriente bisogna assicurare una concreta prospettiva di futuro ai palestinesi, con ovviamente l'esclusione di Hamas”. Giorgia Meloni ha insistito su “l'importanza della tenuta del cessate il fuoco a Gaza” e “la necessità di un orizzonte politico verso una pace giusta e duratura nella regione”. Prima il Capo dello Stato e poi la premier hanno ribadito al presidente israeliano Isaac Herzog la posizione di Roma rispetto a una crisi che lo Stato ebraico tenta di superare con un cessate il fuoco sempre precario. Herzog arriva nella Capitale alla vigilia della restituzione di quattro cadaveri degli ostaggi nelle mani di Hamas: storie che “ci stanno spezzando il cuore” ha spiegato il capo politico di una nazione “sottoposta a enormi montagne russe emotive”, che fronteggia “il male assoluto e crudele”. Sentimenti vissuti anche dalla comunità ebraica italiana incontrata dal presidente israeliano nella Grande Sinagoga di Roma dopo i due colloqui, prima al Quirinale e poi a Palazzo Chigi.
Con il suo ospite, Mattarella ha ricordato il suo recente viaggio ad Auschwitz, “per gli 80 anni dalla scoperta di quell'orrido cantiere di morte”, dove con “grande soddisfazione” ha visto “l'Europa presente al completo al più alto livello rappresentativo”, un messaggio di “impegno rinnovato contro l'antisemitismo che ha ripreso a circolare e contro il quale l'Italia è fortemente impegnata”. La presenza di Mattarella nel campo di sterminio “significa molto per noi, per il popolo ebraico”, ha detto Herzog, sottolineando che “la voce dell'Italia risuona forte nella coscienza pubblica israeliana”, che tra i due Paesi c'è un “rapporto forte” e “per noi fa una grande differenza sapere chi sono gli amici”. Poco più tardi il leader israeliano è stato ricevuto per un'ora da Giorgia Meloni: nell'incontro, il quarto fra i due, la premier ha ribadito l'importanza della tenuta del cessate il fuoco, che sta consentendo “il rilascio di parte degli ostaggi e di incrementare sensibilmente l'assistenza umanitaria nella Striscia, dove l'Italia è in prima linea anche attraverso l'iniziativa Food for Gaza”. Il Governo, ha ricordato, è impegnato “per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza” e l'auspicio di una “pace giusta e duratura” si estende al Libano, “dove l'Italia ha un ruolo insostituibile anche attraverso il contingente in Unifil”.
Tensione tra FdI e Fi sulla Commissione d’inchiesta sul Covid
Ieri alle 11.30 i presidenti dei gruppi parlamentari di FdI alla Camera e al Senato, Galeazzo Bignami e Lucio Malan, il capogruppo di FdI nella Commissione Covid Alice Buonguerrieri e il deputato Francesco Filini si sono presentanti in conferenza stampa per denunciare lo “scandalo” delle mascherine contraffatte. “Emerge che milioni di mascherine sono state pagate e distribuite, pur non essendo idonee perché chi doveva controllare non l’ha fatto e chi ha indagato è stato ostacolato in ogni modo”, la denuncia. I dati: 880 milioni di mascherine contraffatte, pagate 1,25 miliardi, acquistate dal commissario Arcuri a 3-4 volte il prezzo di mercato. “Occorre riportare la verità su una delle pagine più discusse della storia contemporanea italiana”, la tesi, “ciò che emerge dalla Commissione dà fastidio”.
Passano pochi minuti e arriva la nota di Forza Italia, firmata dai componenti azzurri della Commissione parlamentare Covid Licia Ronzulli, Stefano Benigni e Annarita Patriarca. “Apprendiamo con sorpresa dalle Agenzie che il Gruppo Fratelli d'Italia sta tenendo una conferenza stampa per commentare l'andamento dei lavori della commissione Covid, tra l'altro anticipando come già accertati e conclusivi i contenuti di alcune audizioni fin qui svolte. Vorremmo ricordare che questa è una Commissione d'inchiesta, non uno strumento a uso di un singolo gruppo, che è chiamata a mantenere uno sguardo obiettivo, svolgere audizioni, fare un’attività istruttoria e alla fine dei suoi lavori, dopo un'accurata riflessione, approvare una relazione”. Che ci fossero sensibilità diverse sul tema della pandemia tra i due partiti era emerso anche in altre occasioni, dopo la soppressione delle sanzioni ai no vax che aveva suscitato i distinguo di numerosi parlamentari forzisti, decisione rivendicata più volte da Fdi. In ogni caso, ieri le divisioni sono riemerse e la tensione nella maggioranza è apparsa più che palpabile.
Delmastro dopo la condanna a 8 mesi sul caso Cospito non si dimetterà
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro nel gennaio del 2023 diffuse notizie coperte dal segreto d'ufficio in relazione alla vicenda del caso dell'anarchico Alfredo Cospito: i giudici della ottava sezione collegiale del Tribunale di Roma l’hanno condannato a 8 mesi. La sentenza fa esplodere lo scontro. “Sono sconcertata, mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione” tuona la premier Giorgia Meloni che poi replica alle richieste di dimissioni che arrivano dall'opposizione: “Il sottosegretario rimane al suo posto”. “Spero ci sia un giudice a Berlino ma non mi dimetto”, sono le parole dell'esponente di FdI subito dopo la pronuncia del tribunale, bollando come “politica” la sentenza e annunciando ricorso in appello. “Io non ho tradito. Da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”. Di fronte a queste reazioni il presidente dell'ANN Cesare Parodi precisa: “Non conosco una realtà della magistratura dove viene applicata la logica della sentenza politica”; “La situazione che si è creata con questa sentenza è particolare, perché abbiamo la prova tangibile che i giudici non sono allineati o annichiliti sulla posizione dei pm”, sottolinea facendo riferimento alla riforma che punta alla separazione delle carriere dei magistrati.
La decisione è arrivata dopo circa un'ora di camera di consiglio e ribalta quanto sollecitato dalla Procura, che al termine della requisitoria aveva chiesto per l'imputato l'assoluzione per difetto dell'elemento soggettivo, ossia del dolo: Delmastro, secondo il pm Paolo Ielo, non sapeva, quando le ha divulgate, che fossero notizie segrete. Una tesi già emersa nella richiesta di archiviazione dell'indagine poi respinta dal gip della Capitale. La maggioranza fa quadrato attorno al sottosegretario: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio si dice “disorientato e addolorato” per una condanna che “colpisce uno dei collaboratori più cari e capaci”; “Totale fiducia al sottosegretario” aggiunge il Ministro che poi avverte: “Continueremo a lavorare insieme per le indispensabili e urgenti riforme della giustizia”. Dall'altra parte le opposizioni chiamano in causa la premier: Elly Schlein parla di “dichiarazioni tecnicamente eversive” da parte della premier e del sottosegretario mentre per Giuseppe Conte “la principale colpevole di questo grave andazzo è” la presidente del Consiglio.
Per il leader di Iv, Matteo Renzi, la questione è che “uno come Delmastro non merita di stare al governo per quello che dice, non per le condanne che prende”. Dal canto suo Angelo Bonelli, il deputato di Avs co-portavoce di Europa Verde e autore della denuncia da cui è partita l'indagine, taglia corto affermando che “questa destra non ha alcun rispetto delle istituzioni e, in questo caso, ha sfruttato il proprio ruolo per divulgare segreti con l'obiettivo di attaccare l'opposizione”. Al centro del procedimento ci sono alcune dichiarazioni fatte in Parlamento dal vicepresidente del Copasir e responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli nel febbraio di due anni fa quando riferì alla Camera il contenuto di conversazioni avvenute nell'ora d'aria nel carcere di Sassari tra Cospito - poi protagonista di un lungo sciopero della fame per protestare contro il regime del carcere duro - e detenuti di camorra e Ndrangheta, anche loro al 41 bis, informazioni che Donzelli aveva avuto proprio dal compagno di partito, che ha la delega al Dap. Quanto riferito dal sottosegretario a Donzelli faceva parte di un’informativa proveniente dall’Amministrazione penitenziaria su cui era apposta la dicitura a “limitata divulgazione”, predisposta sulla base dell'osservazione in carcere dei detenuti e che lo stesso Delmastro aveva chiesto di visionare. I colloqui indicavano l'auspicio che quella contro il carcere duro diventasse una battaglia comune tra boss mafiosi e l'anarchico. I giudici hanno riconosciuto al sottosegretario le attenuanti generiche, la sospensione della pena e applicato l'interdizione di un anno dai pubblici uffici. Respinte, invece, le richieste di risarcimento avanzate dalle parti civili, quattro parlamentari del Pd che avevano incontrato Cospito nel carcere di Sassari ed erano stati attaccati in aula da Donzelli.
Meloni ribadisce: Ue e Usa collaborino per la pace in Ucraina
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a differenza degli ultimi due anni, non sarà lunedì a Kiev per l'anniversario dell'invasione russa, né al momento, secondo quanto si apprende, è in programma una missione in Ucraina in tempi brevi. Nella capitale ucraina, nel terzo anniversario dell'inizio del conflitto, si recheranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen; presente anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, “per riaffermare il sostegno della Spagna alla democrazia ucraina e al presidente ucraino Zelensky”. Meloni ha altri impegni istituzionali: lunedì a Roma si terrà il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, presente il presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan, un appuntamento che le farà saltare anche la riunione in videoconferenza del G7, a cui parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Di Ucraina Meloni ha parlato in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese e presidente del G7 Justin Trudeau, ribadendo la necessità di dialogare con Donald Trump: “L'Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l'Ucraina”. Per l'Italia, dunque, “la priorità è la stessa del resto d'Europa, dell'Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace”, ricordando come “siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare di un'ipotesi di accordo”. Certo è che le dichiarazioni di Trump (Zelensky è un “dittatore” bravo solo a “manipolare Biden”) creano imbarazzo e mostrano un'ampia divisione nella maggioranza. Anche di questo si è probabilmente parlato nel vertice di ieri mattina a Palazzo Chigi tra la premier e i due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il leader della Lega dà pieno appoggio al presidente Usa e accusa: “Chi attacca Trump evidentemente non fa un buon servizio alla pace. In poche settimane sta facendo quello che né la Von der Leyen né Biden hanno fatto”.
Al contrario, Tajani stigmatizza “un linguaggio che non ci appartiene” e sottolinea che Zelensky “è stato eletto” ed “è sempre stato sostenuto dagli americani, anche dall'amministrazione Trump”. Meloni al momento non ha commentato le parole del presidente americano, ma fonti di Palazzo Chigi ricordano che la politica estera “la decidono il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”. Sfumata intanto la possibilità di essere la prima leader europea ricevuta alla Casa Bianca (Emmanuel Macron sarà a Washington la prossima settimana), la premier sabato interverrà in videocollegamento al Cpac, la convention dei Conservatori in corso nella capitale Usa: parlerà intorno alle 19.15 ora italiana mentre a concludere i lavori sarà Donald Trump. Previsti anche gli interventi, tra gli altri, di Elon Musk, Javier Milei, J.D. Vance.
Il campo largo traballa sull’Ucraina: Conte attacca e Schlein non parla Il campo largo traballa. La strategia di Donald Trump e le parole rivolte dal presidente Usa a Volodymyr Zelensky, infatti, complicano non poco i rapporti tra gli alleati. Sono ancora le parole di Giuseppe Conte, che ha lodato l'inquilino della Casa Bianca per aver “smascherato tutta la propaganda bellicista dell'Occidente sull'Ucraina”, a far discutere. Alla replica, tanto immediata quanto dura arrivata a stretto giro dall'eurodeputata dem Pina Picierno (“C’è un limite a tutto, pure alla pazienza, anche quando è testardamente unitaria”), si aggiunge l'interrogativo retorico di Giorgio Gori: “Questo è il capo del movimento con cui dovremmo costruire l'alleanza alternativa al centrodestra. Aldilà di ogni giudizio morale, quale politica estera pensiamo di condividere con lui? Quale posizionamento internazionale?”. Il M5S replica alle accuse: “Basta attacchi a Giuseppe Conte. Il presidente ha detto solo la verità e cioè che l'Ue, con Giorgia Meloni in testa, non ha fatto nulla per portare la pace in Ucraina”.
“Attaccare il M5S di trumpismo è ridicolo visto che siamo stati i primi a criticare il Presidente americano per il suo assurdo piano su Gaza, per la politica dei dazi che danneggerebbero le nostre imprese e per la folle richiesta di aumentare le spese militari”, la linea della delegazione pentastellata al Parlamento europeo. Anche Conte non ci sta: “Meloni ha scommesso sulla vittoria militare contro Putin ed è una follia, questa scommessa l'ha persa. Meloni dovrebbe adesso dimettersi solo per questo”. Poi insiste: “Mi hanno accusato di essere filo putiniano. Un giorno mi accusano di essere filo cinese, un altro giorno filo trumpiano. Ma il coraggio della verità ce l'abbiamo o no?”. Non la pensa così Carlo Calenda che chiama in causa direttamente Elly Schlein: “Conte approva le menzogne di Trump e le rivendica come proprie. Questo fatto è per noi dirimente rispetto a qualsiasi tipo di collaborazione parlamentare e locale. In questo tornante della storia se stai con Trump e Putin contro le cancellerie europee sei un traditore dell'Europa e dell'Italia. Se il Pd ne prenderà atto e avrà il coraggio di rompere ogni legame con i 5S allora si potranno trovare convergenze”. La segretaria Pd resta invece in silenzio, ma riunirà giovedì prossimo la direzione nazionale del partito.
Pichetto rilancia su ddl delega per il nucleare e decreto bollette
Il nucleare vola verso un livello record quest'anno, come viene certificato dall'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) presentato nella sede di Confindustria. Ed è proprio dalle imprese che arriva non soltanto un sostegno ma una vera e propria spinta al Piano del governo per il ritorno alla produzione di energia nucleare nel nostro Paese, piano che è, per il momento, parcheggiato a Palazzo Chigi dentro un disegno di legge delega presentato dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e che potrebbe finire in uno dei prossimi Cdm insieme con il decreto bollette. L'idea che il Governo approvi in contemporanea i due provvedimenti sembra plausibile dal momento che se l'intento del decreto salva-bollette è quello di levigare i costi dell'energia per cittadini e imprese, la delega che disegna (quantomeno a livello normativo) il ritorno dell'Italia al nucleare parte dall'assunto di ottenere maggiore sicurezza e stabilità, offrendo al tempo stesso adeguato slancio al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
Da Confindustria Pichetto raccoglie la valutazione e auspica che il ddl delega venga approvato dal Parlamento entro l'autunno, anche perché “come Governo non vogliamo fare un'operazione propagandistica. Vogliamo dare risposte alle domande delle future generazioni”. Se da un lato il disegno di legge delega sul nucleare è pronto, e sta lì a Palazzo Chigi ad aspettare di vedere del Cdm, dall'altro si va avanti con il lavoro sul decreto Bollette, in particolare per verificare le giuste coperture e valutare quali azioni intraprendere “rispetto al prezzo del gas e dell'energia”. Tra le misure allo studio “l'abbattimento del differenziale” sul mercato del gas di Amsterdam e “l'ampliamento del bonus energia per i fragili”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 17 febbraio, tra i partiti del centrodestra continua a crescere Fratelli d’Italia al 29,8%. In seconda battuta il PD perde 0,3 punti e arretra al 22,0%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che guadagna lo 0,1% e si attesta all’11,9%. Sale ancora Forza Italia dello 0,1% (9,3%) ma perde la Lega lo 0,3% (8,2%). Nella galassia delle opposizioni, AVS perde uno 0,1% e scende al 6.6% , mentre i centristi sono rilevati singolarmente con Azione (3,1%), IV (3,0%) e +Europa (2,1%). Chiudono il quadro settimanale le rilevazioni con Noi Moderati all’1,0%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI e NM), rimane stabile al 48,3% rispetto alla scorsa settimana. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,6% delle preferenze arretrando di 0,4 punti; fuori da ogni alleanza, il M5S guadagna lo 0,1% e si attesta all’11,9%. A chiudere il Centro, guadagna 0,3 punti salendo all’ 8,2%.
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