Meloni ribadisce la vicinanza dell’Italia all’Ucraina

“L'Italia c'è stata in questi tre anni difficili e ci sarà, insieme al resto d'Europa e dell'occidente, per un futuro di sovranità, prosperità e soprattutto di libertà”. Davanti agli altri leader del G7 e nell’anniversario del terzo anno di conflitto, Giorgia Meloni ha ribadito l’impegno dell’Italia al fianco dell’Ucraina. Due anni fa scelse un videomessaggio, l'anno scorso si recò a Kiev presiedendo da là una riunione del G7, in questo 24 febbraio la premier affronta il tema nel bilaterale con il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed, e soprattutto nella videoconferenza dei sette, con Donald Trump e Emmanuel Macron, collegati entrambi alla scrivania del presidente Usa. Il protagonismo dell'Eliseo nelle ultime settimane ha generato non poco nervosismo ai piani alti del Governo italiano, in uno scenario già movimentato per gli affondi di Washington sull'Europa. Nello studio ovale si fa anche un accenno alla premier, quando Trump glissa su una domanda sui dazi e l'Italia: “Amo l'Italia, è una nazione molto importante, con una meravigliosa donna come leader. 

L'Italia andrà molto bene, ha una leadership molto forte con Giorgia”. E “Giorgia” in serata lo ringrazia con un tweet: “Italia, Stati Uniti ed Europa condividono valori e responsabilità comuni. Lavoreremo insieme per affrontare le sfide globali con determinazione e visione”. Fra le responsabilità, c'è anche il destino dell’Ucraina: Meloni al G7 ha condiviso il sostegno agli sforzi per porre fine a un conflitto e al numero inaccettabile di morti e di distruzione causati “dall'aggressione russa contro l'Ucraina”. Nella nota diffusa la premier “Ha ribadito come la priorità dell'Italia sia quella di costruire, insieme ai partner europei e occidentali e insieme all'Ucraina, una pace giusta e duratura. Una prospettiva di pace oggi possibile grazie all'eroica resistenza del popolo ucraino e al sostegno occidentale mai venuti meno in questi tre anni, e che dovrà basarsi sulla definizione di garanzie di sicurezza reali ed efficaci” perché è nel contesto euro-atlantico che trova fondamento la sicurezza europea. 

Dopo il voto in Germania, Meloni chiama Merz

All’indomani del voto tedesco, Giorgia Meloni ha avuto una telefonata con il cancelliere in pectore Friedrich Merz: si è congratulata, e “ha confermato l'auspicio di poter ulteriormente intensificare le già eccellenti relazioni bilaterali ed espresso la disponibilità a lavorare sin da subito in stretto contatto per rafforzare la sicurezza e rilanciare la competitività dell'Europa e affrontare le numerose sfide comuni, a partire dal contrasto all'immigrazione irregolare”. Automotive e sicurezza europea sono gli altri dossier su cui si conta di aver maggiore collaborazione con Berlino se s’insedierà un governo più conservatore: “Ci permetterà di avere ulteriori sinergie”, prevede Giangiacomo Calovini, capogruppo di FdI in commissione Esteri. 

Nel partito della premier c'è però chi teme che un'eventuale alleanza con la Spd possa ridimensionare soprattutto il contrasto al green deal e chi, come il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, arriva a dire che “sarebbe un errore per la Cdu, che ha ottenuto una grande vittoria, non scegliere un governo di centrodestra e non istituzionalizzare AfD”. Lo scenario di una Grosse Koalition è stigmatizzato da Matteo Salvini, che ha festeggiato la crescita del partito guidato da Alice Weidel: “Di estremo io vedo poco e niente, spero che il voto popolare non venga sovvertito con un inciucio tra popolari e socialisti”. Su AfD non ha invece dubbi il vicepremier e segretario di FI Antonio Tajani: quell'estrema destra che ha “posizioni inconciliabili con le mie”. 

Per Meloni non è abbastanza, slitta a venerdì il decreto bollette

Slitta il decreto bollette. Il Cdm che avrebbe dovuto varare gli aiuti a famiglie e imprese contro il caro-energia viene rinviato a venerdì. A Giorgia Meloni non sarebbe piaciuta la bozza del provvedimento e così il lavoro dei tecnici dei ministeri dell'Economia e dell'Ambiente, guidati da Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto, è proseguito per tutto il giorno per mettere a punto le misure. Nonostante le indiscrezioni di un possibile rinvio, all'ora di pranzo tutto sembrava ben avviato, con gli Uffici stampa pronti a preparare slide e comunicati. Ma nel pomeriggio prende forma lo slittamento: la riunione del Cdm in programma slitta al 28 febbraio e sul tavolo ci sarà anche il disegno di legge delega sul nucleare. Dietro il rinvio c'è la decisione della presidente del Consiglio che ha ritenuto “non soddisfacente” la bozza; di qui la richiesta di “approfondire” ulteriori misure e la decisione di rinviare il Cdm: l'obiettivo della premier è dare una risposta “più efficace” a famiglie e imprese, con una particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili. Il nodo non sarebbero le risorse, ma la necessità uno sforzo maggiore sulle norme, mantenendo le coperture individuate. 

Le misure messe a punto finora dovrebbero valere per sei mesi, con uno sforzo economico di 2,8-3 miliardi. Da una parte guarda ai clienti vulnerabili, con un'estensione della platea del bonus sociale: la strada dovrebbe essere, quella seguita già nel 2023, di innalzare la soglia Isee dagli attuali 9.530 euro a 15mila euro; il costo dovrebbe essere aggirarsi sugli 1,5 miliardi ma tutto dipende dal perimetro che verrà individuato, ancora in via di definizione. Sull'altro fronte, si lavora per trovare un sollievo per le imprese, comprese quelle energivore: in particolare, si punta a recuperare 600 milioni dalle aste Ets (Emission trading system, la tassa sulle emissioni di Co2) per sostenere le aziende energivore ma anche le pmi. Allo studio ci sarebbero anche una riduzione del differenziale tra il costo del gas sul mercato di riferimento europeo e quello sul mercato all'ingrosso italiano oltre ad una norma sul rinnovo o il prolungamento delle concessioni idroelettriche. 

Alla Camera la mozione di sfiducia anche per Nordio

Prima del verdetto Daniela Santanchè, a Montecitorio è finito sott'accusa anche Carlo Nordio: al Ministro della Giustizia è stata rivolta la sfiducia del centrosinistra per la vicenda della liberazione e il rimpatrio, con un volo di Stato, del generale libico Almasri. Per il Guardasigilli c’è stato tempo solo per la discussione, il voto avverrà nei prossimi giorni. Il governo si è dunque trovato difronte ad una doppia sfida

La partita s’intreccia con le tensioni con la magistratura generate dai fatti (Albania, Almasri, Delmastro ecc.) ma anche dalla discussione sulla separazione delle carriere. Per la lunga giornata delle sfiducie alla Camera non si temono colpi di scena: i due Ministri non rischiano e non entreranno nel poverissimo carniere che vede finora solo un Ministro sfiduciato nella storia repubblicana (fu Filippo Mancuso del governo Dini, nel 1995). Ma se Nordio è super blindato, su Santanché la difesa sembra d'ufficio e condizionata al prossimo eventuale rinvio a giudizio. Certo le opposizioni annunciano le barricate ma sembra difficile un epilogo contro i rappresentanti della maggioranza.

L'Europa accelera sul riarmo, domenica vertice straordinario a Londra

Dopo essersi ritrovata a Kiev, l'Europa accelera sul fronte dell'Ucraina e su quello dell'aumento delle capacità difensive. Lo fa in maniera collettiva, seguendo tuttavia un perimetro che non è quello dell'Unione. A muoversi, infatti, sono Keir StarmerAntonio Costa e Ursula von der Leyen: tutti e tre, domenica, riuniranno a Londra un gruppo di leader europei per fare il punto sul riarmo e sul futuro dell'Ucraina, un futuro che è anche quello dell'Europa. Il vertice di Londra avrà un'irritualità ed un formato molto simili a quello convocato qualche giorno fa da Emmanuel Macron a Parigi. E come nella capitale francese, oltremanica ci sarà anche Giorgia Meloni

Sono giorni frenetici nelle cancellerie europee. Costa ha convocato una videocall, questa volta con i 27 leader Ue, per fare il punto con Macron dopo la visita del presidente francese a Washington. Il 6 marzo, a Bruxelles, i 27 torneranno a vedersi in un summit straordinario nel quale la Commissione UE dovrebbe presentare un primo documento per il rilancio della difesa comune. Di ritorno da Kiev, von der Leyen ha confermato alcuni punti cardine: il ricorso alla clausola di salvaguardia nazionale per scorporare le spese di ciascuno Stato membro dal deficit e l'aumento degli investimenti privati col supporto delle banche, a cominciare da quella europea degli investimenti, alla quale quindi dovrà essere chiesto un cambio netto nelle sue politiche creditizie

“Queste settimane sono state una sveglia per tutti gli europei, una Russia revanscista rappresenta un pericolo chiaro per noi”, ha sottolineato la presidente della Commissione. Sia Starmer, sia Macron, sia von der Leyen in queste ore stanno cercando punti in comune tra la posizione di Donald Trump sull'Ucraina e quella dell'Ue puntando sul concetto di “pace solida e giusta” dietro al quale se ne cela un altro: l'Ucraina del futuro non può essere uno Stato fallito e, per questo è imprescindibile un ruolo dell'Europa. Come concretizzare queste garanzie di sicurezza, stando ai Trattati, non è competenza stretta della Commissione. L'ipotesi di inviare dei militari europei, però, è ormai sul tavolo e chiamerà ciascuno dei Paesi europei ad una risposta dai delicatissimi risvolti geopolitici. 

Per Meloni in Ucraina solo con truppe dell’Onu. Salvini frena

Giorgia Meloni non crede nell'idea di Emmanuel Macron di schierare truppe europee d’interposizione in Ucraina, tesi che il presidente francese ha sostenuto anche nel faccia a faccia con Donald Trump alla Casa Bianca. “Non è la soluzione più efficace”, spiegano da Palazzo Chigi, dove si valuterebbe invece “una missione internazionale sotto l'egida dell'Onu in un contesto di pace”. La “disponibilità” italiana a questo scenario è confermata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre l'altro vicepremier Matteo Salvini frena: “Nessuno ci ha chiesto neanche un soldato. Quando ce lo chiederanno ne parleremo. Noi abbiamo già migliaia di soldati italiani in giro per il mondo, prima di mandarne altri sarei molto cauto”. Lo scenario, si ragiona in ambienti di maggioranza, sarà più chiaro il 6 marzo, quando è in programma il Consiglio europeo straordinario. E nel frattempo si attendono le prime mosse del cancelliere in pectore Friedrich Merz. Intanto Meloni ha ringraziato il presidente americano per gli elogi nei suoi confronti pronunciati nello studio ovale accanto al presidente francese. 

La premier ha dato la sua disponibilità per il summit di domenica a Londra, dedicato al rilancio di un progetto di difesa comune. A Roma, comunque, hanno già bocciato l’idea di schierare truppe d’interposizione nella convinzione che diversi altri Paesi sosterranno la stessa posizione. “Non c'è mai stata” osserva il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari “una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata. Da entrambi i lati ci sono più di un milione di soldati armati e non vedo bene quale sia la forza di interposizione tra questi due eserciti”. Tajani conferma che “se si deve fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e nel caso ci può essere anche una disponibilità italiana, come c'è per la Palestina, ma sempre con la corresponsabilità di tutti”. 

La Camera dice no alla sfiducia alla Santanchè. La ministra valuterà le dimissioni

La Camera, senza sorprese, ha respinto con 206 voti contrari e 134 a favore la mozione di sfiducia nei confronti di  Daniela Santanchè, presentata da M5S, cui si sono poi aggiunti Pd e Avs (hanno però votato a favore anche Iv, Azione e Piu' Europa). La maggioranza si è dimostrata compatta nel salvare la Santanchè e a fare muro a difesa della Ministra: non era così scontato l'appoggio ufficiale di FdI, dopo l'incidente dell'intervista (poi ritrattata) in cui la Santanchè non era stata tenera con il suo partito. Ma pur rigettando le accuse delle opposizioni, la Ministra non ha escluso le proprie dimissioni, legandole all'andamento del processo per frode aggravata nei confronti dell'Inps per la cassa integrazione Covid. Ed è questa la linea di demarcazione per il Governo e soprattutto per la premier e il partito: resta al suo posto solo se non viene rinviata a giudizio per il caso Inps. Ed è quello, del resto, il passaggio dell'intervento che la maggioranza attendeva. Santanchè lo pronuncia, riservando a Giorgia Meloni e al suo partito, “che amo”, il tributo atteso, ma lo fa rivendicando anche che la decisione spetta a lei e che la prenderà “da sola, senza ricatti”. 

La Ministra entra poco nel merito dell'inchiesta e rigetta con forza le accuse e gli attacchi. Infine, il passaggio che più ha scatenato le proteste delle opposizioni: “Io sono l'emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento plasticamente, voi non volete combattere la povertà ma volete combattere la ricchezza e io per voi sono il male assoluto, sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene, ma non solo: io sono anche quella del Twiga, del Billionaire, che voi tanto criticate”. La ministra parla per circa mezz'ora, poi tocca alle opposizioni replicare. Per Pd e M5S lo fanno i leader con Giuseppe Conte ed Elly Schlein

Von der Leyen è al lavoro su un grande piano per la difesa europea 

Ormai sembra chiaro che l'obiettivo di Ursula von der Leyen e Antonio Costa è arrivare al summit straordinario a Bruxelles del 6 marzo con una bozza ben delineata del piano per la difesa europea, sulla quale raggiungere un ampio consenso. Non sarà facile, il rischio di andare in ordine sparso è grande: piani, fondi, posizioni, rischiano di sovrapporsi, facendo calare una certa nebbia sull'obiettivo politico di Bruxelles, diminuire la dipendenza da Washington sul fronte militare. Alla Commissione hanno ben chiaro che un'autonomia di questo tipo rispetto agli Stati Uniti non potrà concretizzarsi in pochi anni ma il binario sul quale von der Leyen è più che mai intenzionata a lavorare resta quello di una Ue più indipendente: sul piano dell'energia (svincolandosi totalmente da Mosca), sul piano delle materie critiche e sul piano delle armi. Su quest'ultimo punto la “sveglia”, come l'ha definita von der Leyen, l'ha data l'arrivo di Donald Trump. Le tappe sono serrate. 

La videocall organizzata dal presidente del Consiglio europeo con i 27 è stata breve e focalizzata soprattutto sull'aggiornamento di Emmanuel Macron dopo la visita negli Usa. Domenica, un primo importante passo è atteso a Londra, alla riunione di alcuni leader europei, presenti von der Leyen, Costa e la premier italiana Giorgia Meloni, con Keir Starmer. Il ritorno di Londra nell'alveo resta una delle novità più importanti del momento ma il fondo per la Difesa che la Gran Bretagna vorrebbe mettere in campo con l'Ue non ha trovato un terreno fertilissimo al G20 di Città del Capo, disertato da pezzi da novanta come i rappresentanti di Usa e Cina. Alla platea sudafricana, invece, il Ministro Giancarlo Giorgetti ha rilanciato una posizione che, nelle prossime settimane, potrebbe trovare terreno fertile tra i Paesi Ue con alto deficit: quello di un Recovery Plan per la Difesa

Sul debito comune, tuttavia, von der Leyen continua a temporeggiare, all'interno della Commissione sperano in una svolta di Friedrich Merz. Nel frattempo, Bruxelles punta su due pilastri: l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, che permetterà ai 27 di scorporare, entro certe condizioni, le spese della difesa dal Patto, e la potenza di fuoco creditizia della Bei. Tutto ciò, secondo i piani di von der Leyen, potrebbe bastare a smuovere centinaia di miliardi per produrre munizioni, sistemi di difesa aerea, tecnologia militare con IA. I tempi restano stretti, anche perché Bruxelles vuol far correre parallelamente il rilancio del riarmo e un sostanzioso nuovo sostegno all'Ucraina

Tump annuncia dazi al 25% per l’Ue. Le opposizioni attaccano la Premier

Dopo giorni di attese, Donald Trump attacca l'Europa: “Abbiamo deciso: imporremo dazi al 25% sulle auto e altre cose”, ha annunciato il presidente americano. I dettagli della stangata all'Europa non sono ancora chiari. “Saranno annunciati a breve”, ha precisato Trump, avvertendo anche Canada e Messico che sui dazi “non intende fermarsi”. Per i due Paesi vicini degli Stati Uniti scatteranno il 2 aprile, l'Ue, ha spiegato, “è un caso diverso. Siamo onesti: è stata formata per fregarci e hanno fatto un buon lavoro in questo, ma ora ci sono io alla presidenza”. Pur ribadendo il suo “amore” per i Paesi europei, Trump ha denunciato un deficit commerciale eccessivo pari a 300 miliardi di dollari e osservato come una loro ritorsione potrebbe non avere successo: “Possono provarci ma noi”, ha minacciato, “possiamo non comprare più e se accade questo vinciamo”. L'affondo di Trump contro l'Ue è arrivato durante la prima riunione del presidente con i suoi Ministri, apertasi con una preghiera. 

Da tutta l’UE sono arrivate dichiarazioni estremamente critiche sulle dichiarazioni del Presidente americano. In Italia, le opposizioni attaccano e chiedono una reazione immediata alla Premier Giorgia Meloni. Da Matteo Renzi a Giuseppe Conte, passando per Elly Schlein, il coro è unanime e richiama i concetti di patriottismo e sovranismo, bandiere dal partito di Giorgia Meloni: “La destra italiana fa il tifo per chi fa male alla nostra economia”, scrive Matteo Renzi sui social network pubblicando il video del suo intervento al Senato durante la votazione degli emendamenti alla legge di Delegazione europea, “I sovranisti fanno male all'Italia: a forza di fare i sovranisti si trova sempre uno più sovranista di te che ti sovrasta”, aggiunge il leader di Italia Viva. 

Per il deputato di Avs, coportavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli si tratta di “un attacco frontale al nostro export e a settori strategici del Made in Italy” al quale rispondere a livello europeo “boicottando prodotti Usa, come già fatto dal Canada”. Da qui la domanda: “Come pensa di difendere l'interesse nazionale la sovranista Giorgia Meloni? Continuerà a essere vassalla di Trump o si opporrà a questa politica che danneggia imprese e lavoratori italiani?”. La segretaria del Pd Elly Schlein rinnova la richiesta alla premier di prendere posizione, o con Trump o con l'Ue: “Trump annuncia una guerra commerciale che pagheranno imprese, lavoratrici e lavoratori italiani. È finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare. Dopo il silenzio imbarazzante di questi giorni sugli attacchi di Trump all'Europa e all'Ucraina ora Meloni dica da che parte sta”. 

Il Governo stringe sul decreto bollette in vista del Cdm 

Il Governo stringe sulle misure per mitigare l'effetto del caro-energia su famiglie e imprese e riunisce a Palazzo Chigi i Ministri competenti per trovare la quadra sulle misure da inserire nel decreto bollette, in vista del prossimo Cdm. La rotta l'ha indicata Giorgia Meloni lunedì sera quando, ritenuta “non soddisfacente” la bozza predisposta dai ministeri dell'Economia e dell'Ambiente, ha chiesto di “approfondire” ulteriori misure e deciso per questo di rinviare l’approvazione del decreto; la risposta deve essere “più efficace” è stato il monito della premier, con una particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili. Il lavoro fatto in questi giorni è stato verificato nel corso di una riunione in serata a Palazzo Chigi con Ministri competenti e tecnici, presenti il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, il titolare del Mase Gilberto Pichetto e il Ministro degli Affari europei e Pnrr Tommaso Foti, oltre a tecnici dei dicasteri e della Ragioneria. Gli sviluppi sono seguiti a distanza dal Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, in questi giorni a Cape Town per il G20. 

Il nodo non sarebbero le risorse, che non dovrebbero andare oltre i 3 miliardi, ma si starebbe valutando di fare in modo che lo sforzo maggiore sia a favore delle famiglie, mettendo dunque sul piatto più degli 1,3-1,5 miliardi previsti in un primo tempo. Per farlo si starebbe valutando la possibilità di estendere ulteriormente la platea dei beneficiari del bonus sociale; tra le ipotesi c'è anche quella di limitare l'orizzonte degli aiuti a un solo trimestre, anziché sei mesi. Non sarebbe ancora chiusa invece la partita sulle concessioni idroelettriche. È atteso in Cdm anche il disegno di legge delega sul nucleare. La strada per garantire l'autonomia dell'Italia e dell'Europa, indica il Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è accelerare sulle rinnovabili e puntare sul nucleare di nuova generazione.

L’Ue prepara la controrisposta ai dazi di Trump 

Entra nel vivo lo scontro commerciale tra Usa e Ue. Bruxelles non ha ancora annunciato le contromisure ai dazi annunciati da Donald Trump del 25% sulle merci europee, ma fa sapere che la risposta non tarderà ad arrivare. All'accusa del tycoon che “l'Ue è nata per fregare gli stati Uniti”, la Commissione Ue risponde con stupore e insofferenza: “A volte è difficile credere di dover offrire risposte a questo tipo di cose”, afferma un portavoce rispondendo alla stampa. “Crediamo che l'Ue, sin dalla sua fondazione, sia stata una manna per gli Stati Uniti. Perché creando un mercato unico ampio e integrato, l'Ue ha facilitato il commercio, ridotto i costi per gli esportatori dell'Ue e armonizzato standard e regolamenti in tutti i nostri stati membri. Di conseguenza, gli investimenti statunitensi in Europa sono altamente redditizi”. 

La strada maestra per Bruxelles è sempre il dialogo: “Siamo pronti a collaborare con voi, a patto che si rispettino le regole” altrimenti verrà presa ogni misura per tutelare cittadini e imprese europee. Tra le due sponde dell'Atlantico c'è un flusso commerciale di 1,6 trilioni di euro. Nel 2023 l'Ue ha avuto un surplus commerciale per quanto riguarda i beni e gli USA hanno avuto un surplus per quanto riguarda i servizi. Trump sostiene che gli Stati Uniti soffrono di un deficit commerciale di 300 miliardi di dollari con l'Ue, mentre Bruxelles sostiene che qualsiasi deficit nel commercio di beni tra i blocchi è compensato da un surplus nel commercio di servizi, che secondo l'Ue riduce il deficit degli Stati Uniti a 48 miliardi di dollari, ovvero solo il 3% di tutti gli scambi. L'Esecutivo Ue riferisce che sono in corso contatti con Washington e che la visita del commissario Maros Sefcovic è stata “proficua”. 

Nella capitale statunitense doppia visita, dell'Alta rappresentate Ue per la politica estera Kaja Kallas, che si è vista negare l'incontro con il Segretario di stato Marco Rubio, e della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che ha voluto rispondere a Trump, pur senza citarlo: “Penso che dovremmo parlare di accordi commerciali piuttosto che di dazi. Rialzarci insieme piuttosto che il contrario. Non vogliamo fregare nessuno. E questo atteggiamento win-win sarà sempre il nostro approccio preferito”. Il timore dei dazi ha già messo in allarme le categorie che producono i beni più esportati. Chi non sembra allarmato invece è il vicepremier e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini: Trump usa i dazi “come merce di scambio”, ha messo “i dazi sul Messico” poi “si sono messi al tavolo, ha tolto i dazi e il Messico ha schierato 10mila militari ai confini per bloccare l'immigrazione clandestina”, afferma. E attacca ancora la von der Leyen: “Le sue minacce sono ridicole”. 

Il decreto bollette è pronto, discussione in Cdm 

Estendere la platea del bonus sociale bollette, alzando la soglia Isee a 25mila euro e con un meccanismo che assicuri più risorse ai più vulnerabili; aiuti per le imprese, sia energivore sia pmi; misure per efficientare il sistema: lo scheletro del decreto bollette è pronto per il Cdm, un vertice di Governo ha sciolto gli ultimi nodi e preso le decisioni politiche, mettendo sul piatto circa 3 miliardi per un trimestre per garantire “un sostegno concreto” di fronte all'emergenza del caro-energia. Bocciata la prima bozza del provvedimento, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha convocato i suoi a poco più di 12 ore dal Cdm per verificare gli approfondimenti chiesti e tirare le fila. Presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, il sottosegretario per l'Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto; collegati invece il titolare del Pnrr Tommaso Foti e il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, di rientro dal G20 finanziario in Sudafrica. Al tavolo anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi

Le diverse ipotesi, accompagnate dalle simulazioni dei tecnici, sono state discusse e vagliate, e alla fine è stata presa una decisione politica: “Verrà adottato un pacchetto di misure che va incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese italiane” e parallelamente il Governo continuerà a lavorare “per ulteriori iniziative di medio-lungo periodo che possano rafforzare ed efficientare il sistema nel suo complesso”. Il provvedimento, che sarà limato fino all'ultimo, stanzia circa 3 miliardi, divisi equamente tra famiglie e imprese; in particolare, per i cittadini l'ipotesi di soluzione raggiunta nel corso del vertice dovrebbe estendere la soglia Isee del bonus sociale dagli attuali 9.530 euro a 25mila. Dovrebbe inoltre essere previsto un meccanismo a scaglioni in base al quale le fasce Isee più basse riceveranno un aiuto più consistente: chi ha fino a 9.530 euro di Isee dovrebbe ricevere il bonus attuale e il nuovo, mentre da 9.530 a 25 mila solo il nuovo contributo. 

Per quanto riguarda le aziende, le risorse dovrebbero andare ad aiutare per metà le energivore e per metà le Pmi. La scelta di limitare gli aiuti a 3 mesi sarebbe suggerita anche dalle simulazioni che prevedono, anche sulla spinta di una possibile pace in Ucraina, un calo del prezzo del gas in estate. Gli aiuti andranno ad “almeno 8 milioni di famiglie”, fa sapere Armando Siri, consigliere per le politiche economiche del vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega. Sulla proroga delle concessioni idroelettriche si tratta, anche se l'intervento potrebbe arrivare in un secondo momento. Previste anche misure di riduzione dell'onere fiscale e per la trasparenza delle offerte al dettaglio. Sul tavolo del Cdm, convocato per 11.30, è in arrivo anche il disegno di legge delega sul nucleare sostenibile

Il Governo apre al dialogo con i magistrati ma non sulla separazione

Dal vertice a Palazzo Chigi, andato in scena mentre le toghe in tutta Italia scioperavano contro la riforma della giustizia, è uscita questa linea: il Governo è “aperto al dialogo con la magistratura” ma i margini di intervento sul testo, che ha superato il primo di quattro passaggi parlamentari, non si annunciano ampli, se è vero che sono considerati intoccabili i tre cardini: la separazione delle carriere dei magistrati, i due Csm distinti e l'Alta Corte disciplinare. Più facile, si ragiona nell'esecutivo, che si possa aprire un confronto sulle cosiddette quote rosa e sul sorteggio temperato dei componenti dei Csm. La portata di queste assicurazioni di apertura al dialogo sarà più chiara il 5 marzo, quando Giorgia Meloni nel pomeriggio riceverà il nuovo presidente dell'Anm Cesare Parodi, un incontro preceduto poco prima da quello con i vertici dell'Unione Camere penali, dichiaratamente a favore della separazione fra giudici e pubblici ministeri. 

Sarà il primo faccia a faccia fra la premier e il presidente del sindacato dei magistrati; con il predecessore di Parodi, Giuseppe Santalucia, la dialettica a distanza è stata piuttosto tesa. Mentre questo appuntamento è stato reso noto due settimane fa, quello con l'associazione di oltre 10mila penalisti è filtrato solo nelle ultime ore dal vertice che si è riunito a Palazzo Chigi.  Al tavolo Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il guardasigilli Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Nazario Pagano, e quelli delle Commissioni giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno. La riunione è finalizzata proprio a “preparare” quelle “consultazioni già programmate” e per un allineamento strategico: la riforma costituzionale in questo momento è in Parlamento, dove il 16 gennaio è arrivato il primo via libera della Camera. 

Ma il pallino è decisamente in capo a Palazzo Chigi e Via Arenula e si conta di arrivare nel giro di qualche mese all'approvazione finale, seguita da un referendum considerato quasi inevitabile. “Nessuno vuole mettere le toghe sotto il controllo del Governo”, ha assicurato Tajani. La riforma “non è concepita contro i magistrati, ma nell'interesse dei cittadini”, la linea ribadita dalla maggioranza, “disponibile a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l'Anm”. Decisivo, però, sarà il perimetro su cui il Governo e la coalizione che lo sostiene accetteranno di modificare il testo. Su questo nulla è filtrato dal vertice di Palazzo Chigi. Tra i temi su cui c'è margine di confronto ci sarebbero stati i criteri di nomina dei componenti del Csm: sono valutati come possibili interventi sia riguardo la norma sulla parità di genere, sia riguardo l'ipotesi di rendere “temperato” il sorteggio, per i laici, per i togati o per entrambe le categorie. 

Il ddl spazio lunedì sarà in aula alla Camera. Tensione con Musk su Starlink

Il portavoce di Elon Musk in Italia Andrea Stroppa è tornato ad attaccare Pd e FdI per il disegno di legge “disposizioni sull'economia dello spazio”, che stabilisce i meccanismi di vigilanza e le autorizzazioni necessarie “per lo svolgimento dell'attività spaziale da parte degli operatori del settore”. Oggetto della disputa fra Stroppa e i partiti è Starlink, il sistema satellitare della società di Musk SpaceX: “Il Pd ha impostato il suo contributo alla legge come una crociata anti-Musk e FdI gli è andata dietro. Starlink non è il giocattolo della politica”. La norma divide anche la politica italiana: il disegno di legge è stato licenziato dalla Commissione Attività produttive della Camera senza il via libera delle opposizioni. La discussione in Aula alla Camera inizierà lunedì. “A un certo punto” ha scritto Stroppa “stavano per vietare tutte le tecnologie non europee, come Starlink. Poi si sono resi conto che sarebbero stati gli unici in Europa e nell'Occidente a fare una cosa del genere e si sono fermati. Peraltro, senza un motivo reale. A quel punto, però il dado era tratto. 

Cavalcando le polemiche, il ddl sullo spazio è diventato uno strumento per tirare per la giacca un sistema satellitare americano: Non possiamo fidarci! Non è sicuro! Non possiamo collaborare perché minacciano di staccarlo agli ucraini”. Fra gli aspetti regolati dalla legge, c'è l'uso dei satelliti nel caso in cui, per situazioni emergenziali o critiche, non siano disponibili le reti terrestri di trasmissione dati: due emendamenti del Pd, poi votati all'unanimità dopo una riformulazione voluta dal centrodestra, hanno inserito i temi della salvaguardia della sicurezza nazionale e del ritorno industriale per l'Italia. In ogni caso, permangono sullo sfondo i sospetti delle opposizioni che temono un appiattimento del Governo alle esigenze di Musk, visti gli ottimi rapporti della presidente del consiglio Giorgia Meloni con l'imprenditore americano e con il suo sponsor politico, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Durante la direzione del partito, la segretaria Pd Elly Schlein ha messo in allarme anche sul “conflitto di interessi e gli oligopoli. Non può essere Musk a decidere il volume della voce dei suoi avversari politici. L'Ue deve intervenire”. Il segretario di Azione Carlo Calenda ha intanto annunciato una norma chiamata “Scudo democratico, per potenziare i mezzi di controllo sulle attività di disinformazione derivanti da ingerenze straniere e sui finanziamenti illeciti di queste attività. Mosca cercherà di disarticolare, anche con l'aiuto degli Usa, le nostre democrazie, per farne Paesi vassalli”. Per il centrodestra, a rispondere alla polemica di Stroppa è stato il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri: “Perché risponde così? Forse perché volevano vendere qualcosa e gli hanno detto di no”. 

Schlein riunisce la Direzione e lancia la mobilitazione sul progetto per Italia

Le questioni internazionali, con un focus sulla guerra in Ucraina, le mosse dell'Unione europea e l'effetto Trump, e poi una riflessione sui temi di politica interna, dall'operato del governo Meloni ai referendum. Sono diversi i temi al centro della relazione della segretaria del Pd Elly Schlein alla Direzione nazionale del partito che è stata approvata all'unanimità. “L'Ue non potrà più contare sulla partnership con gli Stati Uniti, almeno finché ci sarà Trump”, analizza. E poi aggiunge: “Le due sponde dell'Atlantico non sono mai state così distanti. I pilastri di quella che è stata la rete di alleanze dell'Occidente dal dopoguerra a oggi, vengono messi in discussione, picconati da Trump con un pericoloso mix di cinismo, irruenza e incoscienza”. 

Poi l'affondo della leader dem: “Non tolleriamo le caricature che ci fanno da fuori. Non siamo con il finto pacifismo di Trump, perché dentro la pace di Trump c'è l'idea della resa alle ragioni dell'aggressore, dei ricatti e degli interessi economici. E non siamo con l'Europa per continuare la guerra, che è quello di cui ci accusa Salvini e a volte pure qualche nostro alleato”. Un altro capitolo in primo piano è rappresentato dai referendum, a partire da quello contro il Jobs Act e sulla cittadinanza. “Il Pd li supporta tutti. Mi aspetto che inviteremo tutti a votare, anche chi voterà diversamente. Lo faremo senza chiedere abiure a chi non li ha firmati tutti e non voterà a favore di tutti”. “Oggi siamo in un'altra stagione, nel Paese e nel partito, e una discussione l'abbiamo fatta, per fare passi avanti. Daremo il nostro contributo ma con la nostra identità”. 

Poi la segretaria annuncia che “presto lanceremo la mobilitazione del partito che ci terrà impegnati nei prossimi mesi in tutto il Paese per costruire il progetto per l'Italia”. Il motivo? “Il vocabolario del futuro non lo scriverà la destra. Riapriamolo sulla pagina della democrazia e dei diritti e scriviamo insieme un nuovo capitolo. È venuto il momento di discutere le nostre proposte con le migliori energie di questo Paese”. Al centro dell'intervento della leader dem anche le ultime prese di posizione della Casa Bianca: “Sono giorni che Trump, il suo vicepresidente Vance e Musk, alternano insulti e attacchi all'Ue e all'Ucraina ed è gravissimo che la presidente Meloni non abbia detto una parola su questo”. “È arrivato in fretta il momento di scegliere” da che parte stare, “perché da prima della classe, in una relazione privilegiata con la nuova amministrazione, a vassalla in un progetto di disgregazione europea, il passo è molto breve”. Quindi, il capitolo alleanze: “Serve continuare a lavorare nella prospettiva” di un'alternativa alle destre “che sia qualcosa di più di un cartello fra partiti che si accordano a tre mesi dalle elezioni, ma che sia un'alleanza nella società”.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 24 febbraio, tra i partiti del centrodestra continua ancora a crescere Fratelli d’Italia al 30,2%. In seconda battuta il PD insegue guadagnando 0,2 punti e attestandosi al 22,2%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che guadagna lo 0,3% e si attesta all’12,2%. Arretrano Forza Italia, che perde uno 0,1% (9,2%) e la Lega che perde lo 0,2% (8,0%). Nella galassia delle opposizioni, AVS perde uno 0,1% e scende al 6.5%, mentre i centristi sono rilevati singolarmente con Azione (3,2%)IV (2,8%) e +Europa (1,9%). Chiudono il quadro settimanale le rilevazioni con Noi Moderati all’1,1%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI e NM), riprende a crescere rispetto alla scorsa settimana, trainata da Fratelli d’Italia, salendo al 48,5%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,7% delle preferenze guadagnando 0,1 punti; fuori da ogni alleanza, il M5S guadagna lo 0,3% e si attesta all’12,2%. A chiudere il Centro, perde 0,3 punti scendendo all’ 7,9%.

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  1. Meloni ribadisce la vicinanza dell’Italia all’Ucraina
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  4. Alla Camera la mozione di sfiducia anche per Nordio
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  6. Per Meloni in Ucraina solo con truppe dell’Onu. Salvini frena
  7. La Camera dice no alla sfiducia alla Santanchè. La ministra valuterà le dimissioni
  8. Von der Leyen è al lavoro su un grande piano per la difesa europea 
  9. Tump annuncia dazi al 25% per l’Ue. Le opposizioni attaccano la Premier
  10. Il Governo stringe sul decreto bollette in vista del Cdm 
  11. L’Ue prepara la controrisposta ai dazi di Trump 
  12. Il decreto bollette è pronto, discussione in Cdm 
  13. Il Governo apre al dialogo con i magistrati ma non sulla separazione
  14. Il ddl spazio lunedì sarà in aula alla Camera. Tensione con Musk su Starlink
  15. Schlein riunisce la Direzione e lancia la mobilitazione sul progetto per Italia
  16. I sondaggi della settimana