Meloni difende con cautela l’intesa sui dazi al 15%. Le opposizioni attaccano

La politica italiana si spacca sull'intesa raggiunta tra Ue e Usa sui dazi. Il governo considera sostenibili le tariffe al 15%, mentre le opposizioni vanno all'attacco del governo e della Commissione Ue. Da Addis Abeba, Giorgia Meloni torna a sottolineare il rischio evitato di “una escalation commerciale con conseguenze devastanti”. Al tempo stesso, la premier esprime cautela e guarda alle “possibili esenzioni” per alcuni comparti produttivi.

Da un lato, la premier guarda all'Europa e alza il pressing su semplificazioni e mercato unico; dall'altro, si impegna sulla risposta italiana in materia di aiuti. Ed è proprio all'ascolto delle aziende che è dedicato il vertice convocato nel pomeriggio dal vicepremier Antonio Tajani con il mondo imprenditoriale, che lascia intendere che gli aiuti arriveranno. Per definire tempi e modi, però, resta cruciale attendere la “conclusione dell'accordo settore per settore”. Tajani prende tempo anche di fronte ad una eventuale manovra correttiva.

Nella maggioranza, a puntare il dito con maggiore insistenza verso l'Europa ci pensa ancora la Lega. Per il leader Matteo Salvini “i dazi non sono mai positivi”. Intanto, il patto raggiunto dall'Ue viene fortemente criticato dalle opposizioni, che lo leggono come una “resa” agli Usa. Elly Schlein ribadisce che ci saranno danni per “20 miliardi di export”, che si aggiungono “a oltre centomila posti di lavoro a rischio”. E alla premier Meloni si rivolgono criticamente anche Giuseppe Conte e il leader di Iv Matteo Renzi.

Meloni incontra in Etiopia il primo ministro Abiy

Nel corso della visita in Etiopia, Giorgia Meloni e il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed Ali si sono recati a Jimma per verificare lo stato di avanzamento del progetto di riqualificazione del lago Boye, bacino artificiale creato dalla collettività italiana locale e poi lasciato in stato di abbandono. Il progetto rappresenta uno degli interventi più significativi del Piano Mattei per l’Africa e della cooperazione italo-etiopica. Con un investimento italiano di 25 milioni di euro, l’area del lago è stata bonificata. Nell'ambito della visita, Meloni e Abiy hanno ribadito l’impegno a rafforzare la cooperazione tra Italia ed Etiopia in chiave di equità, sviluppo sostenibile e stabilità regionale.

Tajani boccia la lista Zaia in Veneto e Salvini cerca di stemperare gli animi

Il vicepremier e segretario di Fi, Antonio Tajani, si schiera contro l'idea della lista Zaia. Dichiarazioni che complicano il quadro decisionale del centrodestra in Veneto. Matteo Salvini cerca placare gli animi. Quello che è certo è che Luca Zaia, spinge per una civica che porti il suo nome.

Insomma, la chiusura dell'accordo sulle Regioni al voto in autunno non è ancora vicina. E non è ancora stato convocato il nuovo vertice dei leader del centrodestra, che dovrebbe tenersi anche questa settimana per portare avanti il ragionamento anche sulla Campania, la Toscana, la Puglia e la Valle d'Aosta, mentre nelle Marche sarà il governatore uscente di Fratelli d'Italia, Francesco Acquaroli, a correre per il bis. L'ipotesi che circola è che il nuovo confronto fra i leader si possa tenere mercoledì, quando è in programma anche un Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.

Meloni rimane cauta sui dazi. Tensione fra i partiti

Sulla delicata questione dazi bisogna procedere con ordine: prima definire tutti i dettagli dell'intesa, poi dedicarsi ai sostegni per le imprese. Questa è la strategia del Governo che, dall'annuncio dell'intesa con gli Stati Uniti, sta lavorando in stretto raccordo con Bruxelles. Nella Capitale la premier ha trovato ad accoglierla anche un mare di polemiche e i primi distinguo nella maggioranza. Le opposizioni compatte le chiedono di riferire urgentemente sull'intesa raggiunta in Parlamento.

Il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Francesco Boccia incalza la presidente del Consiglio e gli risponde il capogruppo leghista Massimiliano Romeo che sfida il centrosinistra a presentare una mozione di sfiducia a Ursula von der Leyen, un’affermazione che ha il sapore di un avvertimento agli alleati, con Matteo Salvini che rivendica la coerenza della Lega nel non aver mai votato la von der Leyen.

Se Fi e Noi Moderati chiedono che Bruxelles colga l'occasione per eliminare “le barriere burocratiche” che ostacolano la competitività, da FdI i commenti sono estremamente cauti. Così, il ministro agli affari Europei Tommaso Foti interviene solo per una precisazione sull'ipotesi di 25 miliardi per aiutare le imprese, da drenare in parte dal Pnrr e in parte dai fondi di coesione, affermando che il quadro non è attualmente abbastanza chiaro. Tradotto: prima bisogna mettere in sicurezza i settori più esposti, poi si penserà agli aiuti. Di fronte a tutte queste incognite e tali sfide globali, sembra che il vertice tra i leader del centrodestra sulle regionali atteso tra oggi e domani sarà rinviato all’inizio della settimana prossima.

Starmer pronto a riconoscere la Palestina. Le opposizioni attaccano Meloni

Dopo l'annuncio del premier britannico Keir Starmer cresce il fronte europeo dei Paesi che riconoscono lo Stato di Palestina e conseguentemente la pressione sull'Italia perché faccia altrettanto. L'opposizione coglie l'occasione dell'annuncio della Gran Bretagna per attaccare con la capogruppo PD alla Camera Chiara Braga, ma anche i Cinque stelle e Avs sono sulla stessa linea. In serata il ministro degli Esteri Antonio Tajani ripropone la posizione dell'Italia, affermando che il riconoscimento dello Stato palestinese necessita prima di uno stato e un’unità territoriale, e a tal proposito sottolinea l’importanza di impedire che la Cisgiordania venga fagocitata.

Il Governo era sotto pressione da quando Emmanuel Macron aveva annunciato che la Francia avrebbe riconosciuto la Palestina a settembre. In quell'occasione la premier Giorgia Meloni aveva definito la mossa di Macron “controproducente”. A rendere l'argomento diplomaticamente delicato si è aggiunta la Santa Sede che, nei giorni scorsi, attraverso il segretario di Stato Pietro Parolin, aveva replicato in maniera critica alle osservazioni della premier.

Quello che sembra chiaro è che in queste ultime settimane l'intesa politica tra Francia, Germania e Gran Bretagna sembra cementarsi di giorno in giorno. Un attivismo congiunto che mostra l'assenza dell'Italia.

Si torna a parlare di legge elettorale anche se solo nei corridoi

Il cantiere sulla legge elettorale c’è e coinvolge gli uffici parlamentari ai più alti livelli, tanto che sarebbero in corso anche simulazioni su diverse proposte arrivate da parte della maggioranza, per verificarne l'impatto sui collegi elettorali. Il tema nel centrodestra è più avanti, con la premier Giorgia Meloni che ne ha parlato con gli altri leader della coalizione in diversi passaggi. Al momento il dossier è congelato, anche se nei giorni scorsi la Lega ha fatto sapere che si troverà una sintesi. Che ci siano delle resistenze all'interno del partito di via Bellerio sulle possibili modifiche è stato fatto presente anche al presidente del Senato Ignazio La Russa. L'attenzione nelle coalizioni, oltre che sui collegi uninominali, si concentra anche sulla possibile indicazione del premier nella scheda elettorale.

Un esponente di primo piano del Pd assicura che i dem attendono soltanto la modifica del sistema di voto, inserendo le preferenze. Il ragionamento è legato allo strumento delle primarie che sarebbero necessarie nel caso in cui sulla scheda dovesse essere indicato il nome del candidato premier, che amplificherebbe i temi della campagna elettorale, prima per la scelta del candidato alla leadership del centrosinistra e poi per le elezioni politiche vere e proprie.

Alla cerimonia del ventaglio Mattarella è durissimo su Israele

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della tradizionale cerimonia del Ventaglio al Quirinale, torna a puntare il dito contro la “postura aggressiva della Russia in Ucraina”. L'inquilino del Colle, quindi, difende il multilateralismo e attacca i tentativi di “screditare e demolire” il ruolo dell’Onu.

Il Capo dello Stato si dice preoccupato dal riaffiorare di episodi di antisemitismo, ma è molto duro anche nei confronti di Israele. Accusa la strategia messa in campo dal Governo di Netanyahu mettendo uno dietro l'altro gli episodi drammatici avvenuti negli ultimi giorni.

Le parole di Mattarella arrivano nel giorno in cui Giorgia Meloni ha sentito Benjamin Netanyahu. Anche la premier ha insistito sulla necessità di porre “immediatamente” fine alle ostilità. La premier ribadisce anche “l’urgenza indifferibile” di garantire un accesso umanitario “pieno e senza ostacoli alla popolazione civile”.

Mattarella finisce nella lista nera di Mosca. Ira di Meloni

Il Cremlino ha accusato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di aver usato frasi di odio contro la Russia. Il Capo dello Stato ha ribadito la posizione critica nei confronti dell'aggressione dell'Ucraina. Netta la presidente del consiglio Giorgia Meloni, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche lui nella “lista nera” stilata da Mosca insieme al collega di governo Guido Crosetto, ha disposto la convocazione dell'ambasciatore della Federazione russa.

In serata, l'ambasciata russa in Italia ha parlato di “stupore” per la reazione italiana. Sono mesi che le parole di Mattarella rimbalzano a Mosca provocando attacchi; l'ultimo è arrivato dal sito del Ministero degli esteri russo, dove è stata pubblicata una lista di politici accusati di aver pronunciato frasi di odio contro la Russia. Nella lista pubblicata in queste ore Mattarella compare a fianco di esponenti di una quindicina di Paesi, fra cui anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron. Oltre, appunto, a Tajani e a Crosetto.

La pubblicazione della “lista nera” ha di fatto compattato le forze in Parlamento, schierate col capo dello Stato. Unico assente nelle dichiarazioni, il segretario della lega Matteo Salvini.

Alla Camera Giorgetti parla con cautela sui dazi: impatto dello 0,5% su Pil

Il 15% di dazi sulle importazioni europee in Usa avrà un impatto minimo sull'economia italiana, con un calo massimo cumulato di 0,5 punti percentuali sul Pil nel 2026, seguito da un graduale recupero. Le stime le porta Giancarlo Giorgetti, che al question time della Camera tira il freno a mano su ogni possibile valutazione dell'accordo. Il responsabile dell'Economia si allinea alla premier e al resto del Governo.

Il Ministro è stato incalzato dalle opposizioni che ricordano l'impegno verbale preso da Giorgia Meloni di stanziare 25 miliardi per attutire il peso delle tariffe sul sistema produttivo del nostro Paese. A dare un'altra chiave di lettura è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che alla cerimonia del Ventaglio fa il numero degli accordi commerciali e di libero scambio con ampie parti dei vari continenti.

Roma Capitale avrà più autonomia e poteri legislativi

Con il via libera del Cdm al disegno di legge costituzionale si è fatto un primo passo fondamentale per dare alla città di Roma Capitale la potestà legislativa e l’autonomia finanziaria. Il ddl modificherà l'articolo 114 della Costituzione, che definisce la struttura della Repubblica insieme a Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni.

La riforma prevede che la Capitale potrà legiferare su undici materie. Il plauso è bipartisan. E ovviamente arriva anche dal sindaco Roberto Gualtieri, che definisce il ddl una “svolta” precisando che il testo approvato è stato totalmente “condiviso” tra Campidoglio e Palazzo Chigi durante tutto l'iter.

Meloni vola in Tunisia e Turchia per parlare di migranti con Saied ed Erdogan

Giorgia Meloni in Tunisia ed in Turchia. Un'iniziativa non preannunciata, con Saied la premier discute del piano Mattei, ma sono i flussi migranti il fulcro dell'incontro e, con ogni probabilità, lo saranno anche nei colloqui di Istanbul. Su questo fronte la collaborazione con Tunisi viene definita “eccellente”, come dimostrano i dati dei relativi sbarchi in progressiva diminuzione. Un problema sono gli arrivi dalla Libia, che trainano quel +9,15% di sbarchi complessivi al 31 luglio rispetto allo stesso periodo del 2024. Così, la stabilizzazione libica potrebbe finire tra gli argomenti al centro del faccia a faccia con Erdogan, leader considerato influente anche in Africa.

Intanto le opposizioni attaccano Meloni proprio sul tema migratorio, con la segretaria del Pd Elly Schlein che invita la premier a garantire “assistenza sanitaria immediata ai naufraghi” assegnando “un porto sicuro”. Se i flussi migratori a oggi non vengono considerati un'emergenza, di certo l'allarme per le due guerre in corso in Medio Oriente e Ucraina è altissimo e difficilmente non verrà affrontato nell'appuntamento con Erdogan.

Il riconoscimento dello Stato palestinese agita gli stati europei

Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha affermato che per la Germania il riconoscimento della Palestina “deve avvenire alla fine di un processo negoziale che deve iniziare ora”. Berlino, quindi, non seguirà la Francia nel riconoscimento tout court dello Stato della Palestina ma sembra aver perso la pazienza nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu. L'appuntamento da segnare resta quello dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di fine settembre, che pure appare lontanissimo.

L'annuncio di Emmanuel Macron in pochi giorni ha fatto proseliti. L'ultimo a unirsi al gruppo di Paesi che a fine settembre riconoscerà lo Stato palestinese è stato il Portogallo, ma potrebbe allargarsi con in Belgio, dove è forte la pressione sul primo ministro Bart De Wever, mentre il Presidente della Repubblica finlandese Alexander Stubb si è detto pronto ad approvare il riconoscimento della Palestina. Tra i grandi, in Ue, a resistere resta l'Italia di Giorgia Meloni. Fuori dall'Europa c’è il Canada, che è diventato il terzo Paese del G7 a passare dalle parole ai fatti.

Con le ultime adesioni i Paesi che riconoscono lo Stato di Palestina potrebbero superare i 150 sui 193 membri dell'Onu. L'esistenza di uno Stato palestinese è stato uno dei pilastri della dichiarazione che martedì ha unito rappresentanti europei e arabi e che ha concluso la conferenza organizzata da Francia e Arabia Saudita.

Tajani vede Marina e Pier Silvio Berlusconi per rilanciare Fi

C’è stato l’atteso incontro tra il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani e i figli di Silvio Berlusconi, Marina e Pier Silvio. Tajani ha parlato di una riunione “molto positiva” durante la quale i figli del Cavaliere hanno confermato il profondo legame col partito. “Piena fiducia in Antonio”, hanno sottolineato nei loro discorsi, con la conferma di una “stretta collaborazione” e della totale sintonia con il segretario azzurro.

Prima dell'incontro, Tajani aveva scacciato via le voci di eventuali malumori sulla gestione di Fi dopo le parole di Pier Silvio pronunciate sullo Ius scholae.

La logica è quella di aggiungere senza voler sostituire l'attuale classe dirigente del partito. Ad ogni modo, l'invito di Pier Silvio era già stato recepito da Tajani, che aveva annunciato una modifica allo statuto del partito attraverso la quale i coordinatori regionali saranno votati dagli iscritti in un congresso. Ed è arrivata anche la notizia della nuova nomina del coordinatore della comunicazione di Forza Italia, che sarà Simone Baldelli.

Salvini candida mamma di Giogiò in Campania e rilancia sul Veneto

La Lega annuncia la candidatura di Daniela Maggio in Campania, mamma di Giogiò Cutolo, giovane ucciso a Napoli, e torna a mettere l'ipoteca sul Veneto. Matteo Salvini è intervenuto anche sul dossier Roma Capitale, chiedendo che anche Milano e Venezia, abbiano le stesse attenzioni dal Governo.

Sul Veneto Salvini non ha svelato nomi o partiti in vantaggio per Palazzo Balbi. Intanto, non essendoci stati finora strappi dal partito della Meloni, i leghisti veneti cominciano a credere che il toto-candidato nel centrodestra alla fine li vedrà vincitori. Quel che sembra chiaro, comunque, è che la Lega abbia adottato una nuova strategia e che, a prescindere da cosa accada, punta a essere al centro del dibattito pubblico ogni giorno.

Occhiuto si dimette e si ricandida a Presidente della Calabria

Un annuncio all’improvviso: il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto si dimette e si ricandida. La decisione è collegata all'inchiesta della Procura di Catanzaro che lo vede indagato per corruzione, ma a spingerlo alle dimissioni è il tentativo di bloccare le opere che si stanno realizzando nella regione.

Il governatore, così come aveva chiesto dopo avere ricevuto l'avviso di proroga delle indagini, la settimana scorsa è stato interrogato dai pm, un confronto dal quale era uscito “soddisfatto e molto sollevato”.

Quindi dimissioni ed elezioni, per non farsi “uccidere” politicamente rimanendo impantanato in una situazione di stallo. Occhiuto spiega di dover fare i conti con la sua Amministrazione dove adesso “nessuno si assume la responsabilità di firmare niente”. L'annuncio delle dimissioni giunge alla vigilia della tre giorni che vedrà Forza Italia riunito a Reggio Calabria.

Conte dà l’ok a Ricci ma non ad alleanze strutturali con il Pd

Si chiude la pausa di riflessione del M5S sulla corsa di Matteo Ricci alla presidenza delle Marche. Dopo un consiglio nazionale e un round di confronti con il territorio, Giuseppe Conte scioglie la riserva e conferma il sostegno all'aspirante governatore dem. Tanto basta per far tirare un respiro di sollievo agli alleati della coalizione di centrosinistra

Così come si preparano a tirare la volata i leader di centrodestra, che lunedì saranno ad Ancona per sostenere la candidatura dell'uscente Francesco Acquaroli.

Il leader pentastellato su un eventuale alleanza strutturale con Pd e Avs alza un muro, pur riconoscendo il dialogo avviato per costruire un'alternativa al Governo a partire dal programma. E se le politiche sono ancora un obiettivo lontano, per le Regionali il leader non garantisce “lo stesso formato di coalizione le dappertutto”. E il pensiero è rivolto soprattutto alla Toscana.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 28 luglio, tra i partiti del centrodestra Fratelli d’Italia rimane al 29,9%. In seconda battuta il Partito Democratico perde 0,3 punti, attestandosi al 22,4%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che guadagna 0,4 punti e si attesta al 13,4%. Tra le altre forze del cetrodestra, la Lega rimane all’8,4%, mentre Forza Italia guadagna 0,2 punti (8,1%). Nella galassia delle opposizioni, AVS scende al 6,7%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,3%), IV (2,6%)+Europa (2,1%) e Noi Moderati (1,0%).

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati) segna +0,2% rispetto alla scorsa settimana, salendo al 47,4%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 29,1% delle preferenze registrando un calo di 0,5 punti percentuali; fuori da ogni alleanza, il M5S, guadagna 0,4 punti e si attesta all’13,4%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno positivo di 0,1 punti, salendo al 8,0%.

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  1. Meloni difende con cautela l’intesa sui dazi al 15%. Le opposizioni attaccano
  2. Meloni incontra in Etiopia il primo ministro Abiy
  3. Tajani boccia la lista Zaia in Veneto e Salvini cerca di stemperare gli animi
  4. Meloni rimane cauta sui dazi. Tensione fra i partiti
  5. Starmer pronto a riconoscere la Palestina. Le opposizioni attaccano Meloni
  6. Si torna a parlare di legge elettorale anche se solo nei corridoi
  7. Alla cerimonia del ventaglio Mattarella è durissimo su Israele
  8. Mattarella finisce nella lista nera di Mosca. Ira di Meloni
  9. Alla Camera Giorgetti parla con cautela sui dazi: impatto dello 0,5% su Pil
  10. Roma Capitale avrà più autonomia e poteri legislativi
  11. Meloni vola in Tunisia e Turchia per parlare di migranti con Saied ed Erdogan
  12. Il riconoscimento dello Stato palestinese agita gli stati europei
  13. Tajani vede Marina e Pier Silvio Berlusconi per rilanciare Fi
  14. Salvini candida mamma di Giogiò in Campania e rilancia sul Veneto
  15. Occhiuto si dimette e si ricandida a Presidente della Calabria
  16. Conte dà l’ok a Ricci ma non ad alleanze strutturali con il Pd
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