Il centrodestra si conferma nelle Marche. Esulta Meloni
Il centrodestra vince le elezioni regionali nelle Marche: con il 52,4% il governatore uscente Francesco Acquaroli, fedelissimo di Giorgia Meloni, si conferma alla guida della Regione, battendo lo sfidante, l'ex sindaco di Pesaro ed eurodeputato dem Matteo Ricci, sostenuto dal centrosinistra insieme al M5S, che invece si ferma a quota 44,4%. La premier, che vede rafforzarsi la sua leadership nella coalizione e nel suo partito, esulta per il bis (FdI si consolida prima forza politica con circa il 27,4% seguita da Fi all'8,6% e Lega al 7,4%). Il centrodestra, dunque, si ricompatta sul bis di Acquaroli e guarda con maggior serenità ai prossimi test elettorali, a cominciare dal voto in Calabria dei primi di ottobre. La vittoria nelle Marche dovrebbe sbloccare lo stallo nella maggioranza, ancora alle prese con i nodi delle candidature in Puglia, Campania e Veneto.
Centrodestra in crescita anche in Valle d'Aosta dove però non sfonda: qui le elezioni consolidano l'Union Valdôtaine primo partito (supera il 30%).
Delusione nel campo largo che ancora una volta non sfonda
Nel centrosinistra quel distacco tra Acquaroli e Ricci di 8 punti percentuali non lo avevano proprio messo in contro. Il campo largo puntava sul testa a testa e magari sperava di compiere nelle Marche un passo nella rimonta sul centrodestra. Non è stato così. I leader dei partiti del campo largo hanno commentato il voto molte ore dopo la chiusura delle urne ed è stato come sottolineare la delusione. “Dobbiamo prendere atto che questa proposta di cambiamento non ha convinto la maggioranza dei votanti”, ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte. Resta un punto fermo: il progetto di alleanza va avanti. “Ora ci aspettano altre cinque Regioni al voto fino alla fine di novembre” ha sottolineato Elly Schlein. Come a dire: il bilancio di questa tornata si farà a fine anno, con i risultati anche di Calabria e Veneto (difficili da strappare al centrodestra) e di Toscana, Campania e Puglia (dove è attesa la conferma della guida al centrosinistra). Anche il M5S non mette in dubbio l'alleanza. Insomma, coalizione compatta. Almeno nelle prime ore. Il trend di giornata dava il Pd come prima forza delle opposizioni, ma non più primo partito in assoluto nelle Marche. Ora il primo partito è FdI, che arriva al 27,4%, mentre il Pd è al 22,5%, anche se molti voti dem sono finiti nella lista civica di Ricci, che è al 7%. In calo dal 7% al 5,1% il M5S; Avs, che nel 2020 non esisteva, è al 4,2%.
Meloni vola al Consiglio Ue informale e summit Cpe
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato al Consiglio europeo informale e al summit della Comunità politica europea. Per la Ue hanno presenziato il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e le presidenti del Parlamento e della Commissione Roberta Metsola e Ursula von der Leyen. Presenti anche i segretari generali della Nato Mark Rutte, del Consiglio d'Europa Berset e dell'Osce Sinirlioglu.
La difesa ha tenuto banco, con i leader che hanno espresso un ampio consenso sulla necessità di dare priorità al progetto sul Fianco Est e al muro di droni, ma che hanno sollevato non pochi rilievi. La premier Giorgia Meloni ha ricordato che c'è anche il Fianco Sud su cui investire, il presidente francese Emmanuel Macron si dice diffidente dei “termini affrettati”. Non solo: fa bene la Commissione a fare proposte, ma i capi di Stato e di Governo vogliono vederci chiaro e ribadire che la difesa è una competenza nazionale. Anche perché è un tema che tocca l'industria della difesa. Da qui la richiesta di dare più rilevanza ai Ministri della Difesa ristrutturando il formato e convocando più Consigli ad hoc.
Per la premier i numerosi attacchi di droni sarebbero “un tentativo da parte della Russia di impedire l'invio da parte dei Paesi europei di altri sistemi di difesa antiaerea in Ucraina”. In ogni caso, “dobbiamo ragionare a sangue freddo, non bisogna rispondere alle provocazioni e bisogna attrezzarsi”, rimarca. Di segno opposto alcuni leader, come la premier danese Mette Frederiksen per cui c'è un mandato chiaro ad abbattere i droni che entrano nel suo territorio, che persino per il premier ungherese Viktor Orban andrebbero eliminati. Nei giorni scorsi, la Commissione Ue ha presentato un non-paper concettuale agli Stati membri, in cui si propone di “lanciare una serie d’iniziative europee: il Muro Europeo dei droni, l'Eastern Flank Watch, lo Scudo di difesa aerea e lo Scudo di difesa spaziale”. I leader concordano in linea generale sul fatto che i primi due progetti sono prioritari, ma non c'è stata unanimità su questo. Il tema dei finanziamenti non è stato ancora nemmeno toccato; per ora, tutto è rimandato al vertice formale del 23-24 ottobre, dove invece si dovranno prendere delle decisioni.
Dopo le Marche, rush finale in Calabria e attesa per le candidature in Veneto, Campania e Puglia
In Calabria non si vince, “si stravince”. Lo dicono i suoi vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e lo conferma, di fatto lei salendo sul palco di Lamezia Terme per ultima a chiudere il comizio “del centrodestra unito” per tirare la volata a Roberto Occhiuto. Niente di fatto, ancora, per gli altri nomi che mancano per chiudere la rosa delle candidature alle regionali. Intanto c'è da pensare alla Calabria, che, dice Antonio Tajani, è cambiata “grazie a Occhiuto”. Il test marchigiano insegna che “i cittadini non sono stupidi”, va subito all'attacco la premier, puntando il dito sulla scelta da parte del centrosinistra di abbracciare, in campagna elettorale, l'onda emotiva delle manifestazioni per Gaza. La premier difende i risultati del suo Governo, che si avvia a essere il “terzo” più longevo della storia d'Italia e pure la scelta di Occhiuto di andare al voto anticipato. Spende parole anche per il Ponte sullo Stretto, cavallo di battaglia di Salvini. E annuncia che è stato avviato “l'iter per l'uscita dal commissariamento della sanità” in Regione, dove la partita si gioca tra il tentativo di arginare l'astensionismo e la corsa interna a pesare la performance dei partiti.
Incassare quindi la seconda vittoria, in Calabria (sarebbe la prima volta che la coalizione uscente rivince), e nel frattempo finire di comporre il puzzle delle candidature anche per le tre regioni (Veneto, Campania e Puglia). Anche se sono appuntamenti locali e come tali vanno trattati, la scelta delle candidature sta dando qualche grattacapo nazionale, ben nascosto dietro la ricerca “dei nomi migliori” per governare ogni Regione. Mentre il tempo scorre, si fanno intense le voci di vertice di maggioranza prima del fine settimana o di un incontro a due per trovare la quadra tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, prima che il leader leghista voli a Reggio Calabria per chiudere la campagna con i suoi vice Roberto Vannacci e Claudio Durigon.
Il Governo segue con attenzione la Flotilla. Meloni attacca
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue in stretto contatto con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con quello della Difesa Guido Crosetto e con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano l'evolversi della situazione legata alla Global Sumud Flotillia, intercettata da navi israeliane. Tajani è stato in contatto con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar: al momento l'intero equipaggio delle navi sarà trasferito al porto di Ashdod e trattenuto in centri adibiti a tal fine. Stando a quanto precisato in una nota diffusa dalla Farnesina, i membri della Flotilla potranno scegliere tra due alternative: la prima è accettare l'espulsione volontaria immediata, che avverrà nei tempi più rapidi possibili; la seconda è rifiutare l'espulsione immediata, accettando una detenzione in carcere in attesa di rimpatrio forzato. In questo caso, i membri della Flotilla dovranno attendere il provvedimento di respingimento dell'autorità giudiziaria, la cui pronuncia giunge generalmente dopo 48-72 ore.
Prima di concludere i lavori dei vertici europei a Copenaghen, Giorgia Meloni trova quindi il tempo per diversi affondi, alla Flotilla, alle opposizioni, ma soprattutto ai sindacati: “Il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme”. Quella della premier è “un'offesa” per Maurizio Landini, che chiede “rispetto” per la sua Cgil e conferma la mobilitazione nonostante il Garante la definisca illegittima e Matteo Salvini avverta che chi parteciperà “ne pagherà personalmente le conseguenze”. Per il Garante questo sciopero generale senza preavviso è ingiustificato, ma Landini annuncia l'impugnazione della delibera della Commissione di garanzia e di eventuali sanzioni.
Il Governo approva il Dpfp. Pil 2026 a +0,7%
Deficit al 3% già quest'anno, Pil allo 0,5% nel 2025 e allo 0,7% nel 2026, sia a livello tendenziale che programmatico, quindi senza l'effetto spinta della manovra, un incremento del Pil nel prossimo triennio, per un totale di 11-12 miliardi, prenotato per le spese alla difesa, sempre che venga ufficializzata l'uscita dalla procedura per deficit eccessivo. Il Governo aggiorna così le stime macro e fissa la rotta e i margini per le prossime misure economiche, a partire dalla legge di bilancio, che prenderà le mosse da alcune priorità: fisco, famiglie, sanità e lavoro. Il testo del Documento programmatico di finanza pubblica, approvato dal Cdm, verrà ora inviato a Bruxelles e alle Camere, che hanno già calendarizzato l'esame in Aula per il 9 ottobre. Fissati i capisaldi della legge di bilancio: si partirà dalla “ricomposizione del prelievo fiscale” riducendo l'incidenza sui redditi da lavoro, sarà garantito un “ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale” e arriveranno misure per “stimolare gli investimenti delle imprese e la competitività”. Assicurato anche il sostegno alla natalità e alla conciliazione vita-lavoro.
Le coperture sono ancora da definire, ma arriveranno da “una combinazione di misure dal lato delle entrate e d’interventi sulla spesa”. Nelle tabelle del Dpfp la crescita viene leggermente rivista al ribasso rispetto alle stime di sei mesi fa del Documento di finanza pubblica (Dfp), che fissavano l'asticella del Pil al +0,6% quest'anno e al +0,8% il prossimo. Il segnale positivo arriva invece dall'indebitamento: il deficit 2025, che ad aprile veniva stimato al 3,3%, “si attesta, al momento, al 3%”: si aggancia così una soglia cruciale per poter sperare nell'uscita dalla procedura per deficit eccessivo con un anno d'anticipo. Il Dpfp conteggia già anche un eventuale incremento del Pil da destinare alla difesa, nel caso in cui venga ufficializzata l'uscita dalla procedura: lo 0,15% nel 2026, che salirebbe allo 0,3% nel 2027 e allo 0,5 nel 2028, per un totale di circa 11-12 miliardi nel triennio 2026-28. Infine, il debito, che si attesta su valori inferiori al Psb (137,8% nel 2026), inizia a ridursi già nel 2027 e si attesta nel 2028 a un valore pari al 136,4.
Nello specifico delle misure, si parte dal taglio dell'Irpef, che interesserà quest'anno il ceto medio, con una riduzione di due punti della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi da 28mila a 50mila euro. Si studiano anche nuove misure per le famiglie, a partire da un nuovo intervento sulle detrazioni con il quoziente familiare. Per la sanità l'obiettivo è raccogliere 2-3 miliardi in più oltre ai 4 già previsti dalla scorsa legge di bilancio. Vanno verso il rinnovo anche le risorse per le Zes. Le banche, infine, rimangono in attesa dell'avvio delle negoziazioni con il Governo sull'ipotetico contributo per la manovra.
Il Parlamento evita scontro, prove di dialogo sul piano Usa per la Palestina
Sostenere il piano di Trump per la pace a Gaza: questa essenziale è la dichiarazione d’intenti, approvata senza voti contrari alla Camera e con un solo no al Senato, che riporta un barlume di unità tra maggioranza e opposizioni in un momento di tensione altissima nelle piazze. Governo e maggioranza tendono la mano al centrosinistra: accanto alla risoluzione originaria per il riconoscimento “condizionato” della Palestina, indigeribile alle opposizioni, presentano un documento, brevissimo, solo sul piano di pace, più vicino alle sensibilità delle opposizioni; Azione lo sottoscrive, Pd, M5S e Avs si astengono, Iv e Più Europa danno il loro via libera, incassando il sì anche alle loro istanze. Il campo largo vota con alcune differenziazioni, che però non sembrano aver provocato tensioni tra le opposizioni.
In tutto sono cinque le risoluzioni presentate a Montecitorio: due di maggioranza, una di Pd-M5S-Avs, una di Più Europa, una di Italia viva; quattro vengono approvate, una respinta, quella di dem-pentastellati e rossoverdi. Le sfumature diverse denunciano come anche nello stesso campo largo convergere su alcuni punti non sia stato semplice. La mozione originaria della maggioranza (approvata senza appoggi esterni) chiede tra le altre cose il riconoscimento dello Stato di Palestina condizionato alla liberazione degli ostaggi e all'esclusione di Hamas, e di andare avanti nell'impegno per “il rapido e sicuro rientro degli attivisti a bordo della “Global Sumud Flotilla”. A quella sul piano di pace di Trump lavora attivamente anche Carlo Calenda. Su una linea conciliante anche Matteo Renzi che fa approvare il suo documento per il sostegno a quello che chiama “il piano Blair per Gaza” e per la soluzione a due popoli e due Stati; via libera anche a una risoluzione non dissimile di Più Europa.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 29 settembre, tra i partiti del centrodestra Fratelli d’Italia sale al 30,5%. In seconda battuta, il Partito Democratico guadagna 0,2 punti, attestandosi al 22,1%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che guadagna 0,2 punti e si attesta al 13,7%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega resta stabile al 9,0%, mentre Forza Italia rimane all’8,0%. Nella galassia delle opposizioni, AVS scende al 6,5%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,1%), IV (2,2%), +Europa (1,9%) e Noi Moderati (1,0%).
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati) segna +0,3% rispetto all’ultima rilevazione, salendo al 48,5%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,6% delle preferenze; fuori da ogni alleanza, il M5S, guadagna 0,2 punti e si attesta al 13,7%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno negativo di 0,3 punti, scendendo al 7,2%.
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