Dalla Conferenza sulla ricostruzione un piano Marshall per l’Ucraina
Un Piano Marshall per Kiev e un salto di qualità nell'azione contro Mosca, con maggiore pressione e deterrenza: la Conferenza per la ripresa dell'Ucraina può rappresentare un cambio di passo nella strategia del fronte occidentale che sostiene la resistenza di Volodymyr Zelensky. Il debutto degli Usa fra i Volenterosi dà un peso diverso alla coalizione guidata da Francia e Gran Bretagna, che annunciano di aver pronto un piano di peacekeeping pronto a scattare quando arriverà il cessate il fuoco.
L'economia ucraina non si è fermata, come dimostra anche la qualità degli stand allestiti alla Nuvola, dove tutto è filato liscio nonostante gli 8.351 i partecipanti, rispetto ai 5.000 attesi fino a pochi giorni fa. Ora, però, Kiev cerca il rilancio. La premier Meloni spera che da Roma sia partito il percorso del “miracolo economico dell'Ucraina”. Per Zelensky parla di ricostruzione, riferendosi ad un nuovo Piano Marshall per l’Ucraina. L'altro paletto condiviso a Roma è che della ricostruzione non deve trarre beneficio Mosca o chi ne ha appoggiato la guerra.
La quarta edizione della Conferenza sulla ripresa ha prodotto circa duecento accordi per 10 miliardi, meno dei 16,5 miliardi di quella precedente a Berlino ma in compenso Kiev incassa dagli alleati impegni sulle forniture di armi. Un bilancio indigesto per Mosca. Il messaggio della Conferenza sintetizzato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sprona a coltivare l’alleanza occidentale attorno al sostegno all’Ucraina. Ursula von der Leyen garantisce il pieno sostegno dell’Ue, annunciando un Fondo europeo per la ricostruzione.
Gli Stati Uniti partecipano alla riunione dei Volenterosi
Unità è il messaggio immediato della call che dalla Conferenza per la Ripresa dell'Ucraina a Roma si è collegata a Northwood, in Regno Unito, con Keir Starmer ed Emmanuel Macron per fare il punto sui Volenterosi. Per la prima volta, al formato hanno partecipato anche gli Stati Uniti con l'inviato di Trump Keith Kellogg. Ma c'è da considerare Donald Trump e il suo equilibrismo tra Mosca e Kiev, testimoniato plasticamente dal segretario di Stato Usa Marco Rubio che in Malesia ha incontrato l'omologo russo Sergei Lavrov, indicando prima che le sanzioni più dure a Mosca restano un'opzione, poi che Mosca ha condiviso una “nuova idea” sul futuro del conflitto in Ucraina, che sottoporrà al Presidente americano. Al momento, non è dato sapere quale sia il contenuto di questo “concetto” espresso da Lavrov a Rubio.
Con questa premessa, la prima direttrice del sostegno invocato da Kiev riguarda maggiori investimenti per la difesa. Che ci sia stato un cambio di passo rispetto ai mesi scorsi sembra confermarlo lo stesso Zelensky, affermando che con i Volenterosi è parlato di armi e che ci saranno sempre più investimenti per quanto riguarda questo tipo di produzione, in modo particolare di droni. E soprattutto, ci sono segnali incoraggianti sulla ripresa delle forniture Usa e sul tema dei sistemi Patriot.
All’Eurocamera Von der Leyen incassa la fiducia, ma è a tempo
Ursula von der Leyen ha incassato nuovamente la fiducia dell'Eurocamera, o meglio, ha visto la stragrande maggioranza dell'emiciclo respingere una mozione di censura targata estrema destra e bocciata con 360 voti contrari, ai quali si sono contrapposti 175 sì e 18 astenuti. Eppure, Ursula ora è più fragile: la maggioranza che l'ha sostenuta a luglio 2024, nonostante il rientro dello strappo dei Socialisti, resta tumultuosa e perde pezzi, passando dalle iniziali 401 unità alle 370 del novembre scorso, fino ai numeri di questa Plenaria. E la premier italiana, un po' a sorpresa, ancora una volta ha deciso di non certificare il suo ingresso tra i gruppi che sostengono la Commissione, optando per la non partecipazione al voto. Quello che è andato in scena in Plenaria è stato un voto spartiacque, utile a tutti i gruppi per saggiare la solidità della Commissione. E il responso è stato a dir poco in chiaroscuro.
Il Ppe, compatto, ha appoggiato la sua presidente ma anche tra i Popolari i mugugni cominciano a emergere. I Socialisti hanno annunciato di aver ottenuto il mantenimento del Fondo Sociale nel prossimo bilancio pluriennale, allontanando così l'ipotesi astensione. I Verdi hanno scelto di non unirsi all'estrema destra. I Liberali sono rimasti fedeli all'esecutivo brussellese. Ma, per tutti e tre i gruppi, si tratta di una fiducia a tempo. È nelle assenze, più che nei voti, che va individuato il fronte trasversale e silenzioso degli anti-Ursula: alla mozione di censura hanno votato 553 europarlamentari su un totale di 719. Nella maggioranza Ursula, 34 sono stati gli assenti in S&D (3 del Pd), 19 nei Verdi (tra i quali l'intera delegazione italiana), 12 in Renew, 19 nel Ppe. In 44, tra i Conservatori, hanno votato contro von der Leyen, in 35 hanno disertato.
Il Ministro Nordio contrattacca: “Falsità su Almasri, non mi dimetto”
Quello che sembra chiaro è che per il caso Almasri non ci saranno dimissioni. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, finito nuovamente nel mirino per la vicenda del comandante libico Osama Njeem Almasri non consegnato alla Corte penale internazionale, respinge con forza gli attacchi delle opposizioni, che però continuano mentre è attesa a giorni la decisione del Tribunale dei ministri che ha indagato il guardasigilli, insieme al collega Matteo Piantedosi, al sottosegretario Alfredo Mantovano e alla premier Giorgia Meloni: archiviazione o richiesta di autorizzazione a procedere.
La parte saliente è la mail che il capo di Gabinetto di via Arenula Giusi Bartolozzi ha inviato all'ex capo del Dipartimento affari di giustizia Luigi Birritteri il 19 gennaio, giorno dell'arresto di Almasri, per chiedergli di trattare il caso con cautela e di comunicare su Signal per avere riservatezza, mentre il Guardasigilli, nell'informativa alla Camera del 5 febbraio, aveva riferito che solo il 20 gennaio il Ministero era venuto a in possesso della documentazione dall’Aja. Il Ministro non si scompone, affermando che è pronto a riferire in Parlamento, ma solo quando saranno esibiti gli atti dell’indagine, che al momento è ancora in corso.
Piuttosto, osserva, ci sono state violazioni di atti riservati, auspicando in merito un chiarimento da parte dell’Autorità giudiziaria. La legale Giulia Bongiorno sta infatti valutando una denuncia per divulgazione di atti coperti da segreto per i documenti dell'indagine finiti sui giornali. Ad ogni modo, dei 4 indagati la posizione più delicata appare proprio quella di Carlo Nordio, che deve rispondere anche di omissione di atti d'ufficio.
A Milano prove di tenda riformista, manovre al centro
In un pomeriggio milanese, a un convengo sul lavoro presso il Circolo Matteotti si è intravisto un pezzo di tenda riformista, un nucleo di aree al centro del centrosinistra, con nomi tra i quali figurano Carlo Calenda, Maria Elena Boschi, Giorgio Gori, Lia Quartapelle e Benedetto della Vedova. Per ora, rappresentano forze politiche distinte, ma domani chissà. “Il progetto che deve contrapporsi alla destra non può trascurare le componenti riformiste che, purtroppo, sono uscite dal Pd” ha spiegato Gori “ma con le quali non abbiamo mai smesso di dialogare”.
Tuttavia, non è l'unica realtà a occupare quello spazio. Un elenco parziale e in continuo aggiornamento annovera i comitati dell'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, la Comunità democratica del senatore Pd Graziano Delrio, la Rete del deputato Paolo Ciani e dell'eurodeputato Marco Tarquinio, e quella dei civici dell'assessore a Roma Alessandro Onorato. Dall'altro lato del centro, i riformisti Pd hanno cercato di rassicurare Schlein di non allarmarsi, chiarendo che è stato un incontro costruttivo dove si sono messe al centro una serie di idee e di proposte con una visione programmatica.
Trump rinvia al 1°agosto la scadenza sui dazi per l’Ue
Ci sarà più tempo per i negoziati Ue-Usa sui dazi. Il presidente americano, Donald Trump, ha infatti deciso di estendere al 1° agosto la scadenza per l'entrata in vigore dei dazi. Intanto i colloqui tra le due sponde dell'Atlantico sono arrivati ai massimi livelli. C'è stata una telefonata tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e Trump che ha portato ad un proficuo scambio di opinioni.
L'Ue sa che qualsiasi intesa sarebbe squilibrata a favore di Washington ma spera di portare almeno a casa un accordo quadro, per poi magari introdurre delle misure di compensazione. Si è riunito il comitato dei rappresentanti permanenti dei 27, in cui il Commissario al Commercio Maros Sefcovic ha riferito sulla sua visita a Washington e sui diversi contatti avuti nel fine settimana.
Al momento è stato riferito che non c'è nessun accordo. Intanto, il presidente Usa, Donald Trump, ha pubblicato sul suo social Truth due lettere inviate a Giappone e Corea del Sud a proposito dei dazi, in cui si annuncia che a partire dal primo agosto i beni provenienti dal Giappone e dalla Corea del Sud verranno tassati al 25%.
C'è ancora tempo per l’intesa su dazi. “Cauto ottimismo” da Palazzo Chigi
Nelle stanze del governo si continua a respirare un “cauto ottimismo”. La speranza resta quella che alla fine un accordo con gli Usa sui dazi si farà e che non sarà così penalizzante per l'economia europea, e quella italiana, come da premesse. Giorgia Meloniribadisce che la volontà “di tutti” i leader europei è di chiudere “positivamente” la trattativa con gli Stati Uniti. La trattativa andrà avanti fino al primo agosto. E c'è chi scommette che ci possa essere una accelerazione nei prossimi giorni.
Le imprese intanto restano col fiato sospeso. E le opposizioni sono decisamente critiche con la strategia della Meloni. C'è chi chiede di accelerare sulla chiusura dell'accordo sul Mercosur (come fa Luigi Marattin) e chi va all'attacco come Elly Schlein, che mette in fila i conti fatti da Confindustria evidenziando che l'effetto sarebbe un calo dell'export italiano da “20 miliardi” e “118mila posti di lavoro a rischio”. Anche nella maggioranza c'è chi non è convinto della linea perseguita dall'esecutivo: il leghista Claudio Borghi che torna a sottolineare che “più vantaggioso” sarebbe stato trattare in solitaria.
Una opzione che non è mai stata sul tavolo per la premier. Il commercio è in capo alla Commissione Ue e Trump vede l'Ue come un unico blocco. Quindi, i margini che Roma ha esplorato con l'obiettivo di tenere vivo il “dialogo” tra le due sponde dell'Atlantico, possono essere utili ad orientare la trattativa in favore della Ue nel suo insieme.
La delegazione Ue con Piantedosi è stata respinta a Bengasi
La Libia orientale controllata dal generale Khalifa Haftar è il teatro di un acceso scontro diplomatico con l'Italia e l'Europa, dopo che il governo di Bengasi ha respinto una delegazione di ministri europei al loro arrivo in città, tra i quali anche il titolare dell'Interno Matteo Piantedosi. L'accusa è “palese violazione delle norme diplomatiche”, si legge nella dichiarazione con la quale è stato notificato a tutti “l'obbligo di lasciare il territorio libico quali personae non gradite”. Le opposizioni attaccano, e parlano di “figuraccia globale” del governo, rievocando il caso Almasri e attaccando il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
La missione, organizzata nell'ambito dell'iniziativa Team Europe prevedeva incontri con l’esecutivo occidentale di Tripoli, guidato da Abdelhamid Dbeibah, e quello orientale sostenuto dal generale Khalifa Haftar, con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione nella lotta all'immigrazione irregolare. In mattinata, la missione aveva tenuto gli incontri a Tripoli, ottenendo un primo via libera alla ripresa delle operazioni congiunte e all'impiego di strumenti europei come Frontex. L'arrivo a Bengasi si è però concluso con il respingimento, su ordine del premier Osama Saad Hammad. Le autorità della Cirenaica hanno accusato la delegazione di non aver rispettato le procedure previste per l'ingresso di diplomatici stranieri, e di aver agito in maniera unilaterale.
La vicenda rischia ora di compromettere la strategia Ue volta a coinvolgere entrambe le autorità libiche in una gestione concertata dei flussi migratori. Bruxelles valuta l'invio di un emissario tecnico a Bengasi o la convocazione di un incontro in sede neutrale per superare lo stallo.
Tajani sfida nuovamente la Lega e rilancia su ius Italiae, fisco e Veneto
Dallo ius scholae alla flat tax, dal candidato in Veneto fino al voto di sfiducia a Ursula von der Leyen. Si moltiplicano i fronti di scontro tra Forza Italia e Lega. Antonio Tajani, mentre la Lega spinge per trovare la quadra sul successore di Luca Zaia, rilancia la candidatura di Flavio Tosi. Ancora: dopo i no incassati dagli alleati, il leader azzurro non si arrende e rivendica la serietà dello Ius Italiae, affermando che non vi sia assimilabilità con la proposta del Pd.
Ma alla provocazione di Carlo Calenda che annuncia la presentazione di una proposta di legge sulla cittadinanza identica a quella di Forza Italia, Tajani non risponde.
Il fisco, altro terreno di gioco incandescente. Tanto che, quando il vicepremier azzurro rilancia sia il taglio dell'Irpef sia la flat tax per tutti al 23%, la bocciatura dei leghisti non si fa attendere, arrivando da Armando Siri, consigliere per le politiche economiche di Matteo Salvini.
Ad irrompere nei già delicati equilibri della maggioranza, poi, arriva la mozione di sfiducia per la presidente della commissione Ursula von der Leyen, con i leghisti schierati sul sì, contrario invece Tajani. Tutti questi temi saranno oggetto di confronto nella maggioranza, con i tre leader chiamati in particolare a comporre il puzzle delle candidature nelle sei Regioni che andranno al voto in autunno.
Al via a Roma la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina
Doveva essere l'appuntamento per dare impulso concreto alla rinascita dell'Ucraina a seguito di una tregua, ma con il cessate il fuoco che resta lontano la Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina a Roma diventa occasione per il mondo di stringersi attorno a Kiev e ribadire il pieno appoggio occidentale a Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino sarà quindi accolto alla Nuvola dell'Eur da Giorgia Meloni, con la quale aprirà il vertice romano.
Oltre alla premier e al ministro degli Esteri Antonio Tajani, la due giorni romana vede impegnato tutto il Governo, pronto ad accogliere a Roma 5.000 partecipanti. Partecipano ai lavori 50 tra Ministri e Capi di Stato e di governo, tra cui la leader della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier polacco Donald Tusk che con Meloni e Zelensky apriranno la conferenza.
L'obiettivo vero è quello di annunciare impegni per l'Ucraina in termini di finanziamenti e di nuove intese tali da superare gli oltre 16 miliardi di euro di fondi per la ripresa dell'Ucraina; intanto, Antonio Tajani alla Camera ha anticipato il lancio di una nuova misura Simest da 300 milioni di euro a sostegno delle Pmi coinvolte nella ricostruzione dell'Ucraina. A tenere banco sarà anche il sostegno militare all'Ucraina: l'Ue sta valutando l'istituzione di un fondo da 100 miliardi di euro a sostegno dell'Ucraina, che potrebbe essere incluso nella proposta per il prossimo Bilancio Ue.
Mozione Ursula: i Socialisti rientrano ma i partiti di Governo italiani vanno divisi
Concretamente varrà poco o nulla, politicamente potrebbe essere un bivio di legislatura. L'Eurocamera si riunirà per la mozione di sfiducia nei confronti di Ursula von der Leyen. Il blitz è stato ordito dal romeno Gheorghe Piperea, eurodeputato di Aur e dei Conservatori, ma in quella mozione, si è concentrata tutta la tensione che, da mesi, segna la maggioranza Ursula. L'ira dei Socialisti questa volta sembrava avere un seguito con una plastica astensione ma, dopo una lunga riunione serale, lo strappo con von der Leyen è rientrato dopo l’ottenimento del Fondo Sociale nel bilancio pluriennale.
È in Ecr che si annida invece una seconda sorpresa. I meloniani non hanno ancora sciolto le riserve ma l'ordine di scuderia, al momento, sarebbe quello di seguire l'indicazione di Nicola Procaccini. L'esito del voto di fiducia, quindi, potrebbe vedere FI, FdI, Pd con la maggioranza Ursula, M5S e Lega contro. Il no di FdI alla sfiducia dei sovranisti renderebbe evidente la spaccatura con la Lega in Europa. Dall'altra parte dell'emiciclo, i Socialisti chiedono un segnale chiaro d’impegno e di conferma della maggioranza pro-europea a von der Leyen, come ribadito da Elly Schlein. La segretaria del Pd si è fatta interprete della linea più intransigente all'interno di S&D ma, alla fine, il gruppo di Iratxe Garcia Perez, ha deciso di dare un'altra chance alla numero uno di Palais Berlaymont.
P. Berlusconi scuote Fi: stoppa la Ius Scholae e chiede un restyling del partito
Pier Silvio Berlusconi alla presentazione dei palinsesti Mediaset loda la premier Giorgia Meloni e stoppa Antonio Tajani sullo Ius Scholae, chiede un netto cambio di rotta in Forza Italia e non esclude un suo impegno diretto nell'arena politica. I suoi messaggi, sia quelli rivolti agli azzurri, che quelli indirizzati a governo e opposizioni, riverberano fino a Roma, dove nei corridoi rimbalza l'ipotesi di una sua discesa in campo. Lui non la esclude, anche se per ora si dice “felicissimo” del suo ruolo di imprenditore.
Nel frattempo, però, Berlusconi non rinuncia ai messaggi politici e, in primis, frena Tajani sullo Ius Scholae: condivide il contenuto della pdl, ma afferma che non figura tra le necessità degli italiani. Nelle fila azzurre, c'è chi legge queste parole sia come un modo per smarcarsi dalle voci che attribuivano l'accelerazione di FI a una spinta della famiglia Berlusconi, sia come una “critica aperta e aspra” diretta ai vertici per il metodo usato nella gestione della partita sulla cittadinanza.
Caso Almasri, le opposizioni chiedono le dimissioni del Ministro Nordio
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, torna nell'occhio del ciclone per il caso Almasri. Le opposizioni chiedono le dimissioni del Guardasigilli, oltre che un'informativa della premier Giorgia Meloni in Parlamento. A riaccendere la polemica sono le carte del Tribunale dei Ministri di Roma, circa le indagini sulla mancata consegna del generale libico Najeem Osama Almasri alla Corte penale internazionale da parte del Governo italiano.
A quanto viene riportato, la capo di gabinetto di Nordio Giusi Bartolozzi era al corrente di quanto stava accadendo e diede indicazioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di giustizia (Dag) di parlarsi con cautela. La circostanza smentirebbe il Ministro Nordio che aveva detto che soltanto lunedì 20 gennaio l'Ufficio era stato avvisato dell'arresto del criminale libico. Le opposizioni non ci stanno e chiedono in coro le dimissioni di Nordio. Intanto, prima alla Camera e poi al Senato Pd, M5S, Avs, +Europa e Italia viva hanno chiesto un'informativa del Ministro della Giustizia e, quindi, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 7 luglio, tra i partiti del centrodestra scende Fratelli d’Italia che perde 0,2punti percentuali e arriva al 30,1%. In seconda battuta il Partito Democratico perde a sua volta 0,2 punti, attestandosi al 22,8%.Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che guadagna 0,3 punti e si attesta al 12,6%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega rimane saldamente all’8,3% e scavalca nuovamente Forza Italia che invece perde 0,2 punti (8,1%). Nella galassia delle opposizioni, AVS riprende la propria crescita, guadagnando 0,2 punti e si attesta al 6.8%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,7%), IV (2,2%) e +Europa (1,9%).
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI) segna -0,4% rispetto alla scorsa settimana, scendendo al 46,4%, senza le percentuali di Noi Moderati. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 29,6% delle preferenze rimanendo stabile; fuori da ogni alleanza, il M5S, guadagna 0,3 punti e si attesta all’12,6%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno positivo di 0,3 punti, salendo al 7,8%.
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