Ucraina: Meloni media tra Zelensky e Trump, passi per la pace

Nel colloquio di un’ora e mezza a Palazzo Chigi con Volodymyr Zelensky, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha confermato che l’Italia intende proseguire il sostegno a Kiev, anche nella futura ricostruzione del Paese. Ha sottolineato però la necessità di una maggiore coesione tra partner europei e americani e di un contributo europeo che tenga conto delle ripercussioni sulla sicurezza del continente. Secondo una nota di Palazzo Chigi, i due hanno discusso dello stato del processo negoziale e dei passi successivi. La premier ritiene centrale il piano di pace americano, sostenendo che non si possa prescindere dalla posizione degli Stati Uniti. La presidente del Consiglio ha anche ribadito la necessità di fornire a Kiev garanzie di sicurezza che possano prevenire nuove aggressioni russe e di mantenere alta la pressione su Mosca affinché partecipi ai negoziati in modo credibile. Ha inoltre richiamato l’Unione Europea alla responsabilità di saper difendere se stessa. Zelensky, da parte sua, ha espresso apprezzamento per il ruolo dell’Italia nel proporre iniziative per avvicinare la pace. 

Il decreto Ucraina agita la maggioranza. Meloni interverrà in Parlamento

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato a una videoconferenza con la coalizione dei Volenterosi e il leader di Kiev Volodymyr Zelensky. Ed è possibile che lunedì voli a Berlino per prendere parte a un vertice al quale però, come ha spiegato il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, non si sa ancora se parteciperà anche Donald Trump. E proprio il ruolo degli americani in questo processo di pace resta il passaggio più delicato per l'Unione che vuole scongiurare un loro disimpegno. Ulteriori colloqui di pace tra americani e ucraini con gli europei dovrebbero proseguire sabato a Parigi, dove è prevista anche la presenza dell'Italia. Durante la videoconferenza la presidente del Consiglio avrebbe ribadito che l’intenzione di Palazzo Chigi resta sempre quella di avere un ruolo attivo, di ponte, tra le due sponde, nel nome della “importanza dell'unità di vedute tra partner europei e americani”. Meloni ha sempre rimarcato questa esigenza sullo scenario internazionale ma anche sul fronte interno, dove la Lega continua a chiedere di “scommettere sul processo di pace” e sulle capacità di Trump. 

Ucraina: la Lega vuole aspettare la trattativa di pace. Tensioni nel campo largo dopo le dichiarazioni di Conte

All’interno della maggioranza non vi è, al momento, l’intenzione di portare la differenza di vedute sul dossier ucraino a una rottura, come riferito da esponenti vicini alla leadership della Lega. Il partito, tuttavia, mantiene una posizione di fermezza sul rinnovo del decreto-legge che da quattro anni regola le forniture militari all’Ucraina, ritenendo opportuno non procedere nell’immediato. Il pressing costante della Lega sta generando un crescente nervosismo nel resto della maggioranza, in un momento già complesso per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impegnata a mantenere un equilibrio tra Unione EuropeaStati Uniti. Proprio da oltreoceano sono circolate bozze preliminari di un presunto documento strategico attribuito a Donald Trump, secondo cui l’Italia, insieme a Polonia, Austria e Ungheria, sarebbe tra i Paesi con cui costruire una collaborazione più stretta per “allontanarli dall’Ue”. Indicazioni poi smentite dalla Casa Bianca. Sul piano politico, non trovano commento ufficiale nella maggioranza le dichiarazioni di Roberto Vannacci, secondo cui l’invasione di droni russi sarebbe “propaganda”. Una posizione di attesa viene ribadita anche dal presidente dei senatori leghisti, Massimiliano Romeo, che invita a valutare l’evoluzione dei colloqui internazionali legati al piano di pace Usa prima di definire il nuovo decreto sulle armi. L’obiettivo dichiarato è predisporre un provvedimento coerente con il quadro diplomatico e capace di includere garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Il tema approderà presumibilmente al centro del confronto parlamentare della prossima settimana, in vista dell’ultimo Consiglio europeo dell’anno. Una delle ipotesi al vaglio sarebbe l’inserimento, nella risoluzione di maggioranza che accompagnerà le comunicazioni della premier, di un passaggio che confermi il pieno sostegno a Kiev tenendo conto però dei risultati dell’eventuale negoziato di pace. Il rinnovo del decreto armi potrebbe essere esaminato nell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, attualmente previsto per il 29 dicembre.

Anche nel campo largo il dibattito si è intensificato dopo che Giuseppe Conte ha sostenuto che spetti agli Stati Uniti guidare il negoziato sulla guerra in Ucraina, ritenendo che il governo italiano e i governi europei abbiano mostrato un fallimento nella gestione della crisi, puntando su una strategia fondata su invii di armi e incremento delle spese militari. Secondo il leader del M5S, l’Europa apparirebbe completamente disorientata e priva di un’alternativa politica credibile. Le sue valutazioni hanno generato reazioni immediate nel centrosinistra, con +Europa che le ha giudicate irresponsabili e vicine alle posizioni di Donald Trump, e con l’area riformista del Partito Democratico che ha espresso preoccupazione per un approccio considerato rinunciatario rispetto al ruolo dell’Unione Europea nei percorsi di pace.

L’Ue supera la questione del veto sugli asset russi

Il ministro Guido Crosetto ha partecipato a una riunione degli omologhi europei con focus sul rafforzamento della Difesa europeae sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina attraverso il quale passa il negoziato di pace che comprende le concessioni territoriali di Kiev, ma sul tavolo c'è anche l'utilizzo degli asset russi congelati, un punto che sarà al centro del dibattito al prossimo Consiglio europeo e probabilmente anche della discussione che ci sarà in Parlamento per le comunicazioni della premier Giorgia Meloni. L'Europa sta lavorando per evitare l'ostacolo dell'unanimità all'uso degli asset russi, cui gli ambasciatori Ue hanno già dato un primo via libera, con i voti contrari di Ungheria e Slovacchia.  La proposta della Commissione basata sull'art. 122 non riguarderebbe il finanziamento futuro dell'Ucraina, ma l'attuazione della decisione già presa dal Consiglio europeo di ottobre 2024, approvata all'unanimità, che stabiliva che i beni russi “devono rimanere immobilizzati finché la Russia non avrà pagato i danni di guerra”. In questo senso, l'Atto è stato descritto come un mero strumento tecnico per dare base giuridica duratura all'obbligo d’immobilizzazione, evitando il rinnovo semestrale delle sanzioni. Il messaggio politico è che Bruxelles vuole separare anche formalmente la questione dell'immobilizzazione stabile da quella, molto più divisiva, del finanziamento pluriennale a Kiev. 

Manovra: evitata la doppia tassazione sui dividendi, la Tobin tax allo 0,4%

Si avvicina una soluzione per il nodo dei dividendi all’interno della manovra. Stando alle indiscrezioni, il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta lavorando a un intervento tecnico finalizzato a evitare la doppia tassazione. Per compensare i relativi costi, l’impianto in valutazione prevederebbe un raddoppio della Tobin tax, con un aumento dell’imposta sulle transazioni finanziarie dallo 0,2% allo 0,4% a partire dal 2026. Le misure rientrerebbero in una logica di autocompensazione finanziaria, senza effetti netti sui saldi di bilancio. Parallelamente, si delinea anche la revisione del regime fiscale relativo agli affitti brevi. Il Mef intende confermare per il 2026 la cedolare secca al 21% sulla prima casa e al 26% sulla seconda; per la terza casa, invece, verrebbe applicata direttamente la tassazione sul reddito d’impresa. Anche questa soluzione, che recepisce l’accordo politico maturato nelle riunioni a Palazzo Chigi nelle scorse settimane, si fonda su un meccanismo di autocompensazione, reso possibile dalla nuova definizione di attività d’impresa già dal terzo bene locato. (Segui la legge di bilancio 2026 con Nomos)

Il Governo riscrive la manovra e trova 1 miliardo 

Dagli affitti brevi ai dividendi, dalle banche alla tassa sui pacchi: quando mancano venti giorni al termine ultimo per l'approvazione, il Governo riscrive la manovra varata tre mesi fa e lo fa con una sorta di maxiemendamento che riformula numerose parti dell'articolato, una serie d’interventi che varrebbero complessivamente un miliardo di euro. I fascicoli con le modifiche hanno già le sembianze del maxiemendamento che poi verrà messo a punto per l'Aula: una riformulazione degli emendamenti che recepiscono l'intesa raggiunta nella maggioranza sui temi da ritoccare. Ora i presentatori dovranno far sapere se accettano la modifica e la Commissione per questo tornerà a riunirsi in almeno tre differenti sedute. Domenica invece sono previsti degli incontri bilaterali e la Commissione si riunirà poi in serata.  Cambiano gli affitti brevi: viene cancellato l'aumento della cedolare secca e viene ripristinata la legge attuale che prevede il 21% per la prima casa affittata e poi il 26% dalla seconda; il nuovo testo riduce però a due case affittate quelle oltre le quali scatta l'attività imprenditoriale. Cambia anche la norma sui dividendi, con la stretta che viene limitata alle partecipazioni sotto il 5% o di valore fino a 500 mila euro. Per le banche arriva la riduzione della deducibilità sulle perdite pregresse, che garantirà risorse per circa 600 milioni in due anni. Per le assicurazioni sale al 12,5% dal 2026 l'aliquota sulla polizza rc auto per gli infortuni al conducente, garantendo poco più di 100 milioni l'anno. C'è poi il raddoppio immediato della Tobin tax, che sale allo 0,4% dal 2026. Arriva anche la cosiddetta tassa sui pacchi: un “contributo” di 2 euro per quelli provenienti da Paesi extra Ue e di valore dichiarato fino a 150 euro, con effetti finanziari stimati in 112 milioni il primo anno e 245 dal 2027. Una boccata d'ossigeno arriva per il cinema, con un taglio ridotto al Fondo per il settore. Ad anticipare il pacchetto più corposo di modifiche un'altra decina di emendamenti del Governo che hanno però un impatto decisamente minore, dai 6 milioni per i 2.500 della città di Napoli alle nomine nell'Autorità garante per i diritti dell'infanzia. L'arrivo degli emendamenti non rasserena tuttavia gli animi. Il rischio è di tempi più lunghi per il voto. Ma la maggioranza resta fiduciosa e il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani parla del via libera definitivo “entro Natale”. Anche perché in Parlamento è in arrivo anche il decreto Milleproroghe, appena approvato dal Cdm, con una serie di slittamenti che vanno dallo scudo penale per i medici ai bonus giovani e donne, fino al congelamento degli aumenti delle multe. 

Governo a sindacati sicurezza e difesa, confermate le risorse aggiuntive

Il segretario del sindacato di Polizia CoispDomenico Pianese, ha dichiarato che il sindacato ha accolto positivamente il riconoscimento del ruolo centrale svolto dalle Forze di polizia nella tutela della sicurezza e della legalità, espresso dal governo durante l’incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti del Comparto Difesa e Sicurezza. Pur riconoscendo i passi avanti compiuti con gli stanziamenti per i rinnovi contrattuali e con le misure di tutela legale inserite nel decreto sicurezza, Pianese ha affermato che permane una forte insoddisfazione, evidenziando come molte questioni rimangano irrisolte. Ha indicato come prioritarie la previdenza dedicata e l’introduzione di finanziamenti strutturali aggiuntivi. Il segretario ha inoltre definito urgente lo sblocco dei pagamenti per il lavoro straordinario già svolto nel 2024 e 2025, giudicando inadeguata l’ipotesi avanzata dal ministro Giorgetti di procedere solo con il saldo relativo al primo trimestre del 2024. Ha denunciato anche il livello troppo basso delle attuali indennità, che a suo avviso non rispecchiano l’impegno degli operatori, ricordando che negli ultimi due anni oltre 800 agenti sono rimasti feriti nelle manifestazioni. Ha poi espresso la contrarietà del sindacato all’eventuale aumento dell’età pensionabile previsto dalla legge di bilancio. Il segretario del Coisp ha infine ribadito la richiesta di separare il comparto sicurezza da quello della difesa, ritenendo che missioni e ordinamenti così diversi non possano essere gestiti con lo stesso impianto amministrativo e contrattuale. 

La cucina italiana patrimonio dell’umanità Unesco

La cucina italiana entra ufficialmente nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’UNESCO, prima tradizione gastronomica al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. Una decisione storica, assunta all’unanimità dal Comitato intergovernativo riunito a New Delhi, che trascende il dato culturale per assumere un evidente valore politico: l’Italia vede premiato uno dei suoi asset più strategici in termini di diplomazia, economia e identità nazionale. L’annuncio ha innescato una giornata di celebrazioni in tutta la Penisola, culminate simbolicamente nell'illuminazione del Colosseo. È stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una telefonata al ministro dell’Agricoltura, a sottolineare come il riconoscimento rafforzi il prestigio internazionale dell’Italia, configurando la tradizione gastronomica come un vettore di soft power ormai consolidato. Da Palazzo Chigi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la cucina italiana un “formidabile ambasciatore” del Paese, capace di accompagnare il turismo, di arricchire l’offerta culturale e di rappresentare globalmente la comunità italiana. Un’affermazione che colloca la gastronomia non solo nel perimetro culturale, ma tra gli strumenti di proiezione internazionale del governo. Presente a New Delhi, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha collegato il traguardo al più ampio impegno dell’esecutivo nella tutela del patrimonio agroalimentare. Ha evidenziato come il valore della cucina e delle filiere produttive italiane debba essere interpretato come veicolo di dialogo, cooperazione internazionale e persino diplomazia della pace. Infine, Francesco Lollobrigida alla Camera ha ricordato che la cucina italiana genera un valore economico di 251 miliardi di euro, crescendo del 4,5% l’anno e rappresentando il 19% del mercato globale della ristorazione, e ha definito il riconoscimento un argine essenziale contro l’Italian Sounding. 

Pier Silvio Berlusconi rilancia la necessità di rinnovamento in Forza Italia

Volti nuovi per Forza Italia, non solo profili che devono emergere dentro il partito, ma anche altri da cercare in mondi esterni. Va in questa direzione l'input rilanciato da Pier Silvio Berlusconi, in linea con l'indicazione strategica che lui e la sorella Marina in questi mesi hanno più volte trasmesso al partito fondato dal padre. “Ho vera gratitudine per Antonio Tajani e tutta la squadra di FI”, che “hanno tenuto in piedi il partito dopo la scomparsa di mio padre”, spiega il vicepresidente e ad di Mfe. Gli auguri di fine anno negli studi Mediaset sono anche l'occasione per ribadire i complimenti a Giorgia Meloni e che una sua discesa in campo “non è un tema che oggi esiste”. “Tutti i consigli sono utili e preziosi”, osserva Antonio Tajani dicendosi “assolutamente a favore del rinnovamento costante di FI”. Sullo sfondo c'è un partito in cui qualcosa si muove. Quando i figli del fondatore si ritrovano ad Arcore almeno un martedì al mese, le discussioni non si limitano alle aziende di famiglia, si parla anche di FI e non sempre i giudizi che emergono sono positivi. Rinnovamento è la parola chiave degli input arrivati da Marina e Pier Silvio in questi mesi. Vuol dire, da una parte, crescita di figure all'interno di FI, e per questo molti guardano con curiosità le mosse del governatore del Piemonte Alberto Cirio e quello della Calabria Roberto Occhiuto, che spinge sui temi liberali. Ma dall'altra l'indicazione strategica che viene da Arcore è di cercare profili in mondi esterni, giovani e in grado di interpretare le istanze attuali. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG l’8 dicembre, tra i partiti del centrodestra Fratelli d’Italia scende al 31,2%. In seconda battuta, il Partito Democratico perde 0,2 punti, attestandosi al 22,0%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che sale al 13,0%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega sale all’8,1%, superando Forza Italia stabile al 7,9%. Nella galassia delle opposizioni, AVS scende al 6,7%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,2%)IV (2,4%)+Europa (1,4%) eNoi Moderati (1,2%)

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati) sale al 48,4%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,7% delle preferenze; fuori da ogni alleanza, il M5S si attesta al 13,0%. A chiudere il Centro che scende al 7,0%.

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  1. Ucraina: Meloni media tra Zelensky e Trump, passi per la pace
  2. Il decreto Ucraina agita la maggioranza. Meloni interverrà in Parlamento
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