L' allarme del Fmi, le economie navigano in acque agitate

L'economia mondiale "come una nave in acque agitate": è l'immagine che usa il Fondo monetario internazionale fra rischi di recessione e minacce alla stabilità finanziaria che "stanno aumentando", con lo spettro di una "massiccia battuta d'arresto" alla crescita che potrebbe cancellare da qui al 2026 qualcosa come 4.000 miliardi di ricchezza, pari alle dimensioni dell'economia tedesca. La Direttrice generale del Fmi Kristalina Georgieva, nel suo intervento d'apertura dei meeting a Washington, vede una situazione che probabilmente peggiorerà piuttosto che migliorare per un'economia mondiale che rischia grosso da un'escalation in Ucraina e fa i conti con lo shock energetico e con le banche centrali come la Bce che, dal tono del resoconto della riunione di settembre, fa presagire nuovi rialzi dei tassi

Le nuove previsioni del Fmi arriveranno martedì, ma Georgieva anticipa: "Stimiamo che circa un terzo dell'economia mondiale sperimenterà almeno due trimestri consecutivi di contrazione quest'anno o il prossimo". E ancora: "l'incertezza resta estremamente elevata fra la guerra e la pandemia. Potrebbero esserci ulteriori shock economici. I rischi alla stabilità finanziaria stanno aumentando". Non è chiaro quali saranno le previsioni, ma tanto gli Usa quanto l'Europa e l'Italia sono a un passo dalla recessione secondo molti economisti. E il motivo di tanta preoccupazione da parte dell'istituzione di Bretton Woods è che, a differenza della Grande Crisi Finanziaria e della pandemia, la leva di bilancio è già stata usata (si pensi all'effetto disastroso degli annunciati tagli alle tasse del Governo britannico) e quella monetaria non solo è esaurita, ma dovrà essere usata 'contro' la crescita. È necessario far calare l'inflazione e' l'esortazione di Georgieva alle banche centrali. 

E "mentre la politica monetaria spinge sul freno, non si dovrebbe avere una politica di bilancio che spinge sull'acceleratore": solo misure mirate, dunque. La Fed è da tempo sul piede di guerra contro l'inflazione. La Bce ha dato due strette fra luglio e settembre portando a 0,75% il tasso sui depositi. Dalle 'minute' si capisce che nella riunione dello scorso 8 settembre alcuni Governatori avrebbero preferito un rialzo 'prudente' da mezzo punto, ma alla fine il consenso si è formato su una maxi-stretta da 75 punti base. Una mossa che non segnala che il Consiglio intenda concordare su tassi di simile dimensione nei futuri meeting. Se i falchi spingono, insomma (con un blocco solido formato fra i nordici, la Germania e l'Olanda) le 'colombe' stanno cercando di far valere una posizione più morbida, come visto dall'uscita del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco la scorsa settimana. Ma nel documento c’è anche il riconoscimento che i tassi anche a questo livello sono "ben al di sotto" del tasso neutrale, quello che non stimola inflazione, e che alcuni Governatori stimano al 2%. E l'affermazione che "le pressioni al rialzo sui prezzi non si abbatteranno da sole" apre il campo a un'altra stretta energica a fine ottobre. Se fosse da tre quarti di punto come a settembre, con la riunione successiva il 15 dicembre, mancherebbe appena mezzo punto al raggiungimento del 2%.

Lagarde: Bce deve riportare l'inflazione al valore obiettivo del 2%

Per la Bce è cruciale "riportare l'inflazione al livello obiettivo" del 2% "perché se la lasciassimo correre libera, poi sarebbe un po' come cercare di far rientrare il dentifricio nel tubetto, una volta che è uscito...". È l'immagine a cui ha fatto ricorso la presidente Christine Lagarde, nel corso di un dialogo con studenti universitario organizzato dalla Banca centrale di Cipro. "L'inflazione è molto alta al momento. Nel Consiglio direttivo condividiamo la valutazione che sia sgradevolmente alta. La politica monetaria della Bce deve ripristinare la stabilità dei prezzi", ha detto Lagarde. "Intanto, ha proseguito, le autorità di bilancio devono assicurare che useranno le risorse che hanno a disposizione sui più vulnerabili, i più bisognosi, in particolare sui rincari dell'energia. Ognuno deve fare il suo lavoro, ha concluso: La politica monetaria ripristinare la stabilità dei prezzi. Le politiche di bilancio devono intervenire con quello che hanno per aiutare chi ha più bisogno". 

Bonomi attacca: serve serietà, no a flat tax e prepensionamenti

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi al suo primo intervento dopo il voto è categorico sulle priorità da affrontare e boccia le ipotesi di “immaginifiche flat tax e misure di prepensionamento”. Dalla platea dell'assemblea degli industriali di Varese, il leader di Via dell’Astronomia mette subito in chiaro che Confindustria non “tifa né per una parte e nemmeno per l'altra” ed esorta la politica a formare il nuovo Governo nei “tempi più rapidi possibili, con Ministri autorevoli, competenti e inappuntabili”. Fatta questa premessa Bonomi parla dei problemi: con la situazione economica attuale “nessuno può fare previsioni realistiche” sulla crescita e sugli effetti del rialzo dei prezzi. È per questo motivo che serve da parte del nuovo esecutivo una “vasta convergenza sulle scelte da fare, anche con le forze di opposizione, per affrontare le due grandi emergenze che sono l'energia e la finanza pubblica”. Il prossimo governo deve avere ben chiaro che si deve salvare il “sistema industriale italiano dalla crisi energetica” e questo perché migliaia di aziende “sono a rischio, insieme a centinaia di migliaia” di lavoratori. Tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i “veri poveri, vanno concentrate lì, perché senza industria non c’è l'Italia”. 

Meloni attacca Draghi sui ritardi del Pnrr

Si consuma sul Pnrr lo scontro a distanza tra Giorgia Meloni e Mario Draghi. Dopo che finora, dalla guerra in Ucraina alla postura da mantenere in Ue nella battaglia sul tetto al prezzo del gas, tra i due si era registrata una certa sinergia, anche nell'uso delle parole, si è arrivati allo scontro, sebbene a distanza. La leader di Fdi, che già nei giorni scorsi aveva negato qualsiasi inciucio, prova a smarcarsi dalle accuse di essere troppo vicina a Draghi e piazza il suo affondo contro uno dei simboli dell'esecutivo delle larghe intese, quel piano da 200 miliardi nato contro la pandemia che ora, è la linea, non basta così com’è per arginare la nuova crisi energetica. Andrà “attualizzato”, questo è l'obiettivo di Fdi, per renderlo più vicino alle esigenze di oggi che sono quelle della diversificazione delle fonti di energia e della protezione di famiglie e imprese dai rincari delle bollette. Intanto ci sono “ritardi evidenti e difficili da recuperare” attacca Meloni. L'uscita arriva nel giorno in cui il premier uscente ha riunito tutti i Ministri per fare un punto sull'attuazione del Piano. “Nessun ritardo” dice a chiare lettere Draghi rispondendo indirettamente alla leader di Fdi in cabina di regia, convocata per inviare, tra gli ultimi atti del suo Governo, la relazione al Parlamento sul Pnrr. Sulla manovra, i tempi stringono, Draghi e Franco potrebbero presentare già la prossima settimana il Documento programmatico di Bilancio, rispettando la scadenza Ue di metà ottobre ma indicando solo le spese indifferibili, in attesa che si compia la transizione e che il prossimo Governo compia le scelte di politica economica.

Pil: Istat migliora stime secondo trimestre 2022, +5%

L'Istat migliora le stime tendenziali del Pil. Nella terza stima, diffusa a 90 giorni dal trimestre di riferimento, l'Istituto ha rivisto al meglio il dato tendenziale del secondo trimestre 2022, passando da un +4,7% a un +5%. Nel secondo trimestre del 2022 il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dell'1,1% rispetto al trimestre precedente e del 5% nei confronti del secondo trimestre del 2021. La precedente stima della crescita congiunturale era stata dell'1,1% mentre quella tendenziale era stata del 4,7%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in ripresa, con un aumento dell'1,6% dei consumi finali nazionali e dell'1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 2% e dell'1,6%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contributo positivo di 1,5 punti percentuali alla crescita del Pil: +1,5 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private, +0,2 punti gli investimenti fissi lordi, mentre la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) ha dato un contributo negativo pari a -0,2 punti percentuali. La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del Pil per -0,3 punti percentuali, così come la domanda estera netta, il cui contributo è risultato pari a -0,1 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di industria e servizi pari in entrambi i casi all'1,1%, mentre l'agricoltura registra una diminuzione dell'1,1%. Lo segnala l'Istat nella nota sui conti economici trimestrali.



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