Manovra: Istat e Confindustria chiedono di rivedere stime di crescita

Istat, Confindustria, Corte dei Conti: nelle audizioni parlamentari sulla Manovra, sono tanti gli avvertimenti su una manovra definita come troppo ambiziosa con la previsione di una crescita del Pil al +1,5% per il 2019 sulla stessa lunghezza d’onda. Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. La Corte dei Conti ha spiegato che una cifra del genere “richiederebbe una ripartenza particolarmente vivace, e una ripresa duratura”. L'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), organo indipendente che passa al vaglio i numeri dell'esecutivo, ha spiegato che per registrare il +1,5% l'anno prossimo, “il Pil dovrebbe aumentare per tutti e quattro i trimestri del 2019 dello 0,5%” e questa è “una sequenza che non si realizza in Italia dalla fine degli anni novanta”. Durante l'audizione sulla manovra alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, Maurizio Franzini, presidente facente funzioni dell'Istat, ha detto che pure l'obiettivo di quest’anno all'1,2% diventa più difficile, vista la crescita zero nel terzo trimestre.  Dubbi sono stati espressi anche su reddito di cittadinanza e sulla riforma della legge Fornero.

Il Governo risponde alla Commissione Europea: la manovra non cambia

Il governo sfida l'Ue sulla legge di bilancio ma assicura che il debito scenderà con le privatizzazioni. La versione rivista del Documento programmatico di bilancio (Dpb) 2019, inviata martedì notte all'esecutivo di Bruxelles, lascia invariate le stime di crescita sul Pil all'1,5% e del deficit/Pil al 2,4% che resta un “limite invalicabile”, come ha dichiarato il ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, nella lettera all'Ue che accompagna il testo. “Per accelerare la riduzione del rapporto debito/Pil e preservarlo dal rischio di eventuali shock macroeconomici, il governo ha deciso di innalzare all'1% del Pil per il 2019 l'obiettivo di privatizzazione del patrimonio pubblico”, ha spiegato Tria. “Gli incassi derivanti dalle privatizzazioni costituiscono un margine di sicurezza per garantire che gli obiettivi di riduzione del debito approvati dal Parlamento siano raggiunti anche qualora non si realizzi appieno la crescita del Pil ipotizzata”. “Tenuto conto di tali introiti e del loro impatto anche in termini di minori emissioni di debito sul mercato, e quindi minori interessi, la discesa del rapporto debito/Pil sarebbe ancora più marcata, e pari a 0,3 punti quest'anno, 1,7 punti nel 2019, 1,9 punti nel 2020 e 1,4 nel 2021”; il debito scenderebbe dal 131,2% del 2017 al 126% nel 2021. Nella lettera alla Commissione Europea, Tria ha annunciato che il governo investirà un miliardo per la messa in sicurezza della rete stradale e che chiederà “l'applicazione della flessibilità per eventi eccezionali”, spiegando che per il prossimo triennio le spese saranno pari a circa lo 0,2% del Pil. Tria ha citato gli eventi alluvionali di particolare gravità che hanno colpito il Paese nelle ultime settimane: il Governo predisporrà quindi un piano per contrastare il dissesto, da avviare in tempi rapidi e realizzare nel prossimo quinquennio, secondo un cronoprogramma definito.

Il Fondo Monetario Internazionale boccia la manovra italiana         

Il Fondo monetario internazionale è molto scettico sulla manovra economica italiana. Lo scrive nero su bianco nel rapporto Article IV sull'Italia: l'effetto di stimolo del deficit al 2,4% del Pil è incerto nei prossimi due anni e sarà probabilmente negativo nel medio termine se lo spread elevato dovesse persistere. Stesso discorso per il debito, che gli economisti vedono stabile al 130% del Pil nei prossimi tre anni: un debito esposto a “shock avversi anche modesti” che potrebbero portare a una grande manovra correttiva, trasformando “un rallentamento in una recessione”. I tecnici raccomandano al Governo di ripensare la quota 100 delle pensioni: “È improbabile che l'ondata di pensionamenti crei tanti posti di lavoro per i giovani”, andando anche ad aumentare ulteriormente la spesa pensionistica. A Washington ritengono che l'Italia dovrà “far fronte a pressioni significative sulla spesa pensionistica nei prossimi 2-3 anni che metteranno a dura prova i conti pubblici”. Infine, il Fondo invita a creare un meccanismo per un reddito di cittadinanza moderno che eviti la dipendenza dal welfare e che non disincentivi al lavoro.

Austria e Olanda chiedono la procedura d’infrazione per l’Italia

La scelta dell'Italia di non arretrare sul progetto di bilancio già respinto da Bruxelles scatena i falchi, a partire da Olanda e Austria, che aprono le ostilità e premono per una risposta altrettanto rigida dell'Europa: una bocciatura senza appello per la manovra, che non porta crescita e anzi rischia di destabilizzare l'intera area euro, e l'apertura della procedura d’infrazione. Fatto sta che lo spettro della procedura diventa sempre più concreto e si ripercuote sui mercati, con Piazza Affari peggiore in Europa e lo spread che si riaccende, fino a sfiorare i 317 punti base. Le critiche di Amsterdam e Vienna (e con la Germania a insistere sul rigore fiscale) sono pesanti e sono solo l'antipasto di quello che aspetterà il ministro dell'Economia Giovanni Tria lunedì prossimo, quando è fissato un Eurogruppo straordinario. In agenda la riforma dell'Esm, ma è altissimo il rischio che la riunione si trasformi in un processo all'Italia, a due giorni dal verdetto finale di Bruxelles. La decisione, comunque, dovrà adottarla la Commissione Europea, chiamata il prossimo 21 novembre a dare la sua opinione definitiva. E il clima lo descrive bene Valdis Dombrovskis, che parla di piani controproducenti per l'economia, ricordando che già ora “i tassi d'interesse sul debito sovrano sono una volta e mezzo più alti di un anno fa”.

Tria contrattacca: l’UE è incapace di contrastare il rallentamento economico

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria non ci sta a subire passivamente le dichiarazioni dei partner europei e passa al contrattacco, accusando le istituzioni europee di non esser state in grado di prevenire il rallentamento economico che sta attanagliando tutta l’Unione Europea compresa la Germania. Secondo il titolare di via XX Settembre. “Il problema della crescita è europeo e andrebbe affrontato insieme e non in modo separato e conflittuale. L'Europa non ci sembra consapevole della situazione e sembra incapace di adottare politiche di contrasto al rallentamento economico”. Parlando della manovra e della risposta inviata alla Ue nella quale non sono stati fatti i passi richiesti dalla Commissione, Tria ha dichiarato nuovamente che “L'Europa siamo noi e lo sarà anche di più se dialoghiamo con convinzione per definire la strategia per governare le transizioni, sulle quali la nostra manovra offre una risposta diversa dal passato, ma non meno solida e meno credibile”. Tria ha spiegato che la lettera alla Ue ribadisce “la nostra posizione in merito alla strategia che intendiamo seguire: proseguire il dialogo con la Commissione ma lavorare concretamente per rendere efficaci le misure disegnate, per supportare la nostra strategia”. Dal titolare del MEF anche una critica tecnica sui rilievi Ue in quanto “alcuni indicatori che determinano le regole attuali a livello comunitario soffrono di un livello di incertezza e imprevedibilità elevati, come l'indebitamento netto strutturale. È difficile da considerare come affidabile, ma incide in modo sostanziale sulla percezione dello stato di salute dell'economia”.

Nuovi dati Istat: cresce il fatturato totale

Secondo le stime dell’istituto di via Cesare Balbo, a settembre, il fatturato dell’industria rimarrà stabile in termini congiunturali in quanto l’indice complessivo è cresciuto dello 0,2% sui tre mesi precedenti. Anche gli ordinativi seguono una dinamica di questo tipo: pur registrando una diminuzione congiunturale del 2,9%, l’aumento del mese precedente del 4,9% porta, nella media degli ultimi tre mesi, ad una variazione nulla.

La dinamica congiunturale del fatturato è data della crescita del mercato interno (+0,7%) e da un calo delle esportazioni (-1,1%). Per gli ordinativi la riduzione congiunturale è dovuta alla significativa riduzione delle commesse dal mercato estero (-6,7%), mentre quelle raccolte sul mercato interno rimangono stabili. Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali per i beni strumentali (+0,4%) e per l’energia (+2,3%); la maggiore contrazione si rileva per i beni di consumo (-0,6%).

Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 3,9%, con incrementi del 3,2% sul mercato interno e del 5,1% su quello estero. Nel comparto manifatturiero il settore del coke e dei prodotti petroliferi raffinati registra la variazione tendenziale più rilevante (+18,9%), mentre l’industria farmaceutica mostra la flessione maggiore (-2,7%). Per quanto riguarda invece gli ordinativi, l’indice grezzo segna un calo tendenziale dello 0,9% dato da una riduzione del 2,6% per il mercato interno e da un incremento dell’1,5% per il mercato estero. Fanno da traino alla crescita, il settore dei mezzi di trasporto (+6,3%), mentre la diminuzione più marcata si rileva nel comparto dei prodotti di elettronica e ottica (-6,8%).

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Settimana Economica 10 - 16 novembre 2018



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