Debito globale vola: raggiunto record
Il debito globale è schizzato con la pandemia a 226.000 miliardi dollari nel 2020. E ora la sua sostenibilità è a rischio con gli attesi aumenti dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. È la fotografia scattata dal Fondo Monetario Internazionale che non nasconde le sue preoccupazioni di fronte all'indebitamento record in uno scenario caratterizzato dall'incertezza e in cui gli istituti centrali si trovano a combattere un'inflazione che corre. Il debito globale è salito di 28 punti percentuali lo scorso anno volando al 256% del Pil, in quello che è stato il maggiore aumento annuale dalla Seconda Guerra Mondiale.
L'aumento del debito globale nel 2020 è stato "giustificato dalla necessità di proteggere le vite umane, preservare posti di lavoro ed evitare un'ondata di bancarotte. Se i governi non avessero agito, le conseguenze sociali ed economiche sarebbero state devastanti", afferma il Fondo. Nonostante questo, però, "il balzo amplifica le debolezze, soprattutto di fronte a una stretta delle condizioni finanziarie": la sfida cruciale è quella di centrare un "giusto mix" di politiche di bilancio e monetarie in un contesto di alto debito e alta inflazione. Le banche centrali, osserva il Fmi, stanno giustamente spostando la loro attenzione sull'aumento dell'inflazione e delle aspettative di inflazione: "con l'aumento dei tassi di interesse la politica di bilancio" va rivista per adeguarsi alle nuove condizioni. "Una significativa stretta delle condizioni finanziarie aumenterebbe la pressione sui governi, le famiglie e le aziende più indebitate. Se il settore pubblico e quello privato si trovassero a procedere simultaneamente con il deleveraging, allora le prospettive di crescita ne risentirebbero", osservano gli esperti di Washington. Da qui l'invito a trovare un equilibrio fra flessibilità delle politiche e l'impegno a piani credibili e sostenibili di risanamento di bilancio: "questa strategia ridurrebbe le debolezze del debito e faciliterebbe il lavoro delle banche centrali nel contenere l'inflazione".
Bce riduce gli acquisti di bond ma mantiene la rotta espansiva
La Banca centrale europea ha reagito ai rialzi inflazionistici annunciando una cauta correzione di rotta della politica monetaria, che tuttavia seguiterà ad avere una intonazione espansiva. La mossa giunge all'indomani della Federal Reserve statunitense, che ha invece annunciato una netta accelerazione del tapering, il percorso di azzeramento degli acquisti di titoli che prelude una sterzata restrittiva sul dollaro. La Bce, per ora, si limita ad una graduale riduzione sul ritmo degli acquisti di bond, che però proseguiranno "fino a quando raggiungeremo il nostro obiettivo" di inflazione, ha chiarito la presidente Christine Lagarde. L'istituzione di Francoforte ha confermato che a fine marzo si concluderà la fase di acquisti netti con il piano anticrisi pandemica Pepp, ma ha anche annunciato l'estensione a fine 2024 delle operazioni di rinnovo di titoli accumulati con lo stesso. Ma soprattutto ha deciso che per bilanciare il venir meno di questi acquisti, da aprile e per tutto il secondo trimestre raddoppierà a 40 miliardi di euro al mesegli acquisti effettuati con un programma che aveva già prima della crisi, l'App, per poi proseguire con 30 miliardi nel terzo trimestre e ritornare a 20 miliardi al mese da ottobre. Le decisioni hanno soprattutto inizialmente innescato vendite generalizzatesui titoli di stato dell'area euro, più marcate sui Btp italiani, ma successivamente questa dinamica si è in parte smorzata. I Btp decennali hanno chiuso allo 0,98% e lo spread, il differenziale rispetto ai tassi dei bund tedeschi equivalenti, si attesta a 131 punti base. Decisamente positiva invece la dinamica sulle borse europee, anche sulla scia del rally di ieri a Wall Street. Milano, la più moderata oggi, ha chiuso con un +0,44%.
La Bce ha confermato i tassi di interesse dell'area euro ai minimi storici: zero sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni marginali e -0,50% sui depositi presso la stessa banca centrale. Ha ribadito che si attende che si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali "finché non vedrà l'inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di previsioni". E "affinché si stabilizzi al nostro obiettivo del 2% sul medio termine - ha affermato Lagarde - resta necessario l'accomodamento monetario, inclusi gli acquisti netti di titoli. Al Consiglio, comunque "alcuni non erano d'accordo con questo o quell'elemento" delle misure prese. "E quindi non hanno supportato tutto", ha raccontato ancora Lagarde, ma "una ampia maggioranza" del direttorio ha sostenuto le scelte fatte.
L’Ue attende il Pnrr italiano. Il Governo assicura il pieno rispetto dei tempi
La Spagna ha ricevuto già via libera per il 2021, la Francia punta, a incassarlo entro dicembre, la Grecia avanzerà nei prossimi giorni la sua richiesta. È l'Italia, ora, a essere tra i Paesi più attesi a Bruxelles, visto e considerato che è quello che ha ricevuto più fondi dal Next Generation Ue. Il governo guidato da Mario Draghi, tuttavia, torna a garantire, tramite il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, che i tempi saranno rispettati: “Su 51 obiettivi ne mancano sette-otto, lavoriamo per raggiungere il risultato entro il 31 dicembre e ottenere il riconoscimento della prima tranche di finanziamento”. A Bruxelles, in verità, sono convinti che a farcela entro l'anno siano Madrid, Parigi e forse Atene: “Ci aspettiamo le richieste degli altri Paesi all'inizio del 2022”, spiegava lunedì in tarda serata alle Commissioni congiunte Bilancio ed Economia del Parlamento Ue il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Da parte dell'esecutivo europeo, in realtà, non c’è nessun ultimatum all'orizzonte. Un Paese membro può presentare la richiesta di finanziamenti per il 2021 e il prospetto degli obiettivi previsti nel cronoprogramma e valutati come raggiunti anche l'anno prossimo senza incorrere in nessuna reazione punitiva.
C’è, tuttavia, un però: dal momento che la scadenza del Next Generation Ue è prevista nel 2026 e ciascun Paese può presentare due richieste di finanziamento l'anno, se la domanda dell'Italia slittasse a gennaio nel 2022 Roma potrebbe chiedere al massimo un'altra tranche; anche per questo il Governo italiano deve correre per restare nei tempi almeno nell'invio della domanda. Che la prima tranche di fondi, quasi 25 miliardi, arrivi con il nuovo anno sembra invece ormai scontato. Nel frattempo, l'Ue si appresta al lanciare il Recovery and Resilience Facility scoreboard, una sorta di tabellone segnapunti che darà il quadro delle performance dei Paesi membri sull'attuazione dei Pnrr. Non essendo ancora completata alcuna procedura di esborso dei finanziamenti (per la Spagna si attende il parere del Comitato economico e finanziario), nei primi giorni il tabellone sarà operativo ma piuttosto vuoto, ma nel medio termine l'obiettivo è fornire un monitoraggio trasparente dei progetti, mettendo in evidenza anche gli indicatori transnazionali che l'Ue ha istituito per il giudizio sui Recovery Plan nazionali. In Italia, parallelamente alla corsa contro il tempo sul Pnrr, si assiste anche a un’accelerazione sul Dl Recovery: il 17 dicembre il testo è atteso in Aula alla Camera e il 20 dicembre il Governo porrà la fiducia.
Inflazione: Istat, a novembre +0,6%, +3,7% su anno
Nel mese di novembre 2021, si stima che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,6% su base mensile e del 3,7% su base annua. Lo ha evidenziato l'Istat. L'ulteriore accelerazione, su base tendenziale, dell'inflazione è ancora una volta dovuta in larga parte ai prezzi dei Beni energetici (da +24,9% di ottobre a +30,7%). Accelerano rispetto a ottobre, ma in misura minore, anche i prezzi dei Beni alimentari sia lavorati (da +1,0% a +1,4%) sia non lavorati (da +0,8% a +1,5%) e quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +3,6%), mentre i prezzi dei Beni durevoli rallentano (da +0,9% a +0,4%). L'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici, accelera da +1,1% di ottobre a +1,3%. L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+7,9%) e, in misura minore, degli Alimentari non lavorati (+1,4%) e lavorati (+0,6%).
Commercio estero: Istat, a ottobre import +2,8% ed export +1,5% su mese
A ottobre 2021 l'Istat stima una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le importazioni (+2,8%) che per le esportazioni (+1,5%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento delle vendite verso entrambi le aree, Ue (+1,4%) ed extra Ue (+1,6%)."Dopo la battuta d’arresto di settembre - commenta l'Istat - a ottobre l’export torna a crescere su base mensile, trainato in particolare dalle vendite di beni di consumo non durevoli. Nella media degli ultimi tre mesi, la dinamica congiunturale è positiva. Su base annua, la crescita dell’export – sostenuta soprattutto dal commercio con i paesi dell’area Ue – interessa tutti i settori, a esclusione di autoveicoli, altri mezzi di trasporto e macchinari. Le vendite di prodotti della raffinazione e metalli spiegano oltre un terzo dell’aumento tendenziale delle esportazioni. L’incremento su base annua dell’import è in larga misura dovuto ai maggiori acquisti di petrolio greggio, gas naturale, metalli e prodotti chimici. I prezzi all’import proseguono la crescita ininterrotta da settembre 2020 e continuano ad accelerare su base annua (+15,3%, da +12,6% di settembre), spinti principalmente dai rialzi dei prezzi dei prodotti energetici provenienti dall’area non euro".