La Bce rilancia lo scudo anti-spread
Un nuovo scudo anti-spread e l'uso flessibile dei 1.700 miliardi di euro di bond comprati col programma pandemico, da reinvestire man mano che arriveranno a scadenza. Dopo meno di una settimana di mercati nel caos per la stretta annunciata giovedì scorso, la Bce fa dietrofront, convoca una riunione d'emergenza e prende un impegno più deciso. Una riunione, quella di Francoforte, durata oltre due ore, arrangiata in fretta e furia con una videoconferenza che ha fatto cancellare gli impegni di vari membri del Consiglio direttivo e che produce un comunicato con cui la Bce fa sapere di aver incaricato gli uffici tecnici di “accelerare il completamento di un nuovo strumento anti-frammentazione” da sottoporre poi al Consiglio direttivo. Potrebbe essere pronto per il meeting del 21 luglio, quello che fino a stamani era segnato in rosso come la data del primo rialzo dei tassi dopo un decennio. La prima linea difensiva restano i reinvestimenti del Pepp, il programma pandemico chiuso a fine giugno. Di fatto sono gli stessi impegni della settimana scorsa, ma con una dose di concretezza maggiore. Una decisione accolta fra il giubilo di alcuni e le critiche di altri per gli impegni ancora vaghi, o per non averlo fatto già al Consiglio di giovedì scorso.
Con l'Italia al centro della tempesta finanziaria degli ultimi giorni e il debito pubblico certificato da Bankitalia al nuovo record di 2.758,9 miliardi, sembra chiaro l'impegno della Bce a evitare il ripetersi della crisi del 2011-2012, quando l'inflazione fece impennare lo spread fino a oltre 500 punti base. L'Europa non può permettersi un bis nella drammatica situazione economica e geopolitica causata dalla guerra In Ucraina. Certo l'iper-inflazione è inaccettabile come dichiara il membro falco olandese Klaas Knot. “Rimettersi a comprare bond va nella direzione opposta. Ma il rischio di frammentazione è nel mandato della Bce”, ricorda il commissario Ue Paolo Gentiloni. La logica è che mettere al sicuro i Btp potrebbe persino facilitare il compito di combattere l'inflazione: come spiega poche ore dopo la riunione Bce Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo, uno scudo anti-spread “non impedisce la nostra politica monetaria ma è condizione necessaria per portare l'inflazione di nuovo al 2%”. Ora gli uffici tecnici della Bce dovranno in poche settimane dare concretezza alle parole del comunicato. Saranno cruciali i dettagli su quanta flessibilità si potrà usare nei reinvestimenti del Pepp senza incorrere nel rischio di strascichi giudiziari in Germania. E quelli sul funzionamento tecnico del nuovo scudo, in particolare la sua potenza di fuoco. L'efficacia dell'impegno della Bce si vedrà dal test dei mercati, che si sono calmati ma senza dare segnali di una vera e propria svolta.
L’intervento della Bce anti-spread scatena il ritorno dei falchi contro l’Italia
Ai primi segnali di rischio per la tenuta della zona euro l'Italia torna preda dei falchi del Nord Europa. La decisione annunciata dalla Bce di procedere con un nuovo strumento anti-frammentazione riaccende le tensioni in Ue, con il divario tra rigoristi e colombe che si allarga come gli spread tra titoli di Stato. Da Kiev il premier Mario Draghi, forte dei suoi otto anni alla guida dell'Eurotower, ha puntualizzato che “una reazione in termini di tassi d’interesse è inevitabile”. Ma il primo ad attaccare Roma, in vista del faccia a faccia con Christine Lagarde a Lussemburgo, è stato il ministro delle Finanze austriaco Magnus Brunner, secondo cui l'andamento degli spread preoccupa molto Vienna e l'Italia deve “rimettere in ordine” i suoi conti pubblici, anche perché, ha sottolineato, “le regole devono essere uguali per tutti”. A dare man forte a Vienna è arrivata poi Berlino con il falco Christian Lindner che, pur predicando la calma sul differenziale tra Bund e Btp, ha sottolineato come non vada “mai messo in dubbio che ogni Paese Ue ha la responsabilità delle proprie finanze pubbliche e del proprio settore finanziario privato”. Si tratta di un messaggio riferito al progetto futuro dell'Unione bancaria, ancora in alto mare, ma che lascia poco spazio alle interpretazioni sul debito italiano, il secondo più alto dell'Eurozona dopo quello greco.
Il rischio di frammentazione nell'area euro evidenziato dal rialzo degli spread rappresenta per Christine Lagarde “una minaccia seria” al mandato “della stabilità dei prezzi” di Francoforte. La francese ha cercato di placare i dubbi dei Ministri più rigoristi in un colloquio di oltre due ore illustrando le motivazioni che hanno portato al meeting d'emergenza per annunciare misure contro lo spread, una presentazione per dire a tutti che “dubitare” dell'impegno di Francoforte “sarebbe un grave errore”. Così come lo sarebbe, ha ammonito il Commissario europeo per l'Economia Paolo Gentiloni, anche “credere che la politica monetaria da sola possa affrontare questa situazione” e salvare l'Europa dalle “acque turbolente”. Quello che serve sono, invece, “politiche di bilancio concentrate su riforme e investimenti” e “prudenti, specie per i Paesi ad alto debito”, ha osservato l'ex premier italiano. Per Gentiloni, la tenuta dell'Eurozona passa da “una forte dimostrazione di unità”, una delle lezioni apprese durante il Covid. E allora la discussione sul remake del Sure o del Next Generation Eu per fare fronte tutti insieme al caro energia è “legittima”, anche se “non ancora matura”. Ciò che conta, affinché l'emissione di nuovo debito comune abbia speranze di riuscita, è implementare “nel modo e nei tempi giusti” il Pnrr.
Gentiloni critica le spinte anti-Ue: sono un danno per l’Italia
Le divisioni del governo Draghi, che fanno temere per la stabilità politica dell'Italia, non sono il vero problema a livello europeo, visto che ormai situazioni instabili di questo tipo si presentano ovunque nell'Ue; il vero problema viene dalle spinte anti-Ue, che mettono in discussione la stabilità delle scelte del Paese negli scorsi decenni in Europa e comportano una sua perdita di reputazione economica sui mercati. L’ha detto il Commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni parlando all'evento di presentazione, all'Ambasciata d'Italia a Bruxelles, del libro-biografia di Romano Prodi Strana vita, la mia. Per il Commissario Ue le tendenze populistiche esistono dappertutto nelle democrazie, e “I problemi della politica italiana non sono unici nell'Ue, ma noi abbiamo un debito molto alto, il più alto dell'Unione dopo la Grecia, e dobbiamo tenerne conto. E questo non solo in omaggio alle regole dell'Ue”, quelle del Patto di Stabilità “che comunque per ora abbiamo sospeso”, ma anche perché “è importante per la sostenibilità del debito, per la reputazione del Paese, per i mercati finanziari. Ci vuole grande cautela nell'aumentare la spesa pubblica corrente. E questo non vuol dire predicare austerità: abbiamo uno spazio molto largo, fino al 2026, per gli investimenti del Pnrr” nell'ambiente, nelle infrastrutture, nella transizione energetica.
Commercio estero, Istat: export aprile +14,9% anno, import +42,4%
I dati Istat su import/export di aprile 2022 riferiscono di una crescita congiunturale per entrambi i flussi ma più intensa per le importazioni (+7%) che per le esportazioni (+1,5%). L'export aumenta su base annua del 14,9% con una crescita più sostenuta verso l'area Ue (+17,7%) rispetto ai mercati extra Ue (+11,9%). L'import registra un incremento tendenziale del 42,4%, che coinvolge sia l'area Ue (+27,7%) sia, in misura molto più ampia, l'area extra Ue (+62%). L'aumento su base mensile dell'export è dovuto all'incremento delle vendite verso entrambe le aree, Ue (+1,2%) ed extra Ue (+1,8%). Il disavanzo commerciale è pari a 3.666 milioni di euro, a fronte di un avanzo di 5.871 milioni dello stesso mese del 2021. Il deficit energetico raggiunge i 9.111 milioni (era pari a 2.849 milioni un anno fa) mentre l'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici si riduce a 5.445 milioni, da 8.720 milioni di aprile 2021. La crescita congiunturale dell'export, ad aprile, è trainata soprattutto dalle vendite di energia e di beni di consumo non durevoli, registrando una dinamica congiunturale molto positiva nel trimestre febbraio-aprile. Su base annua, l'export registra una crescita in netto rallentamento (+14,9%, da +23,1% di marzo) ma ancora molto sostenuta, con incrementi diffusi a tutti i settori, eccetto gli autoveicoli, e a tutti i principali paesi partner, a esclusione di Russia, Cina e Giappone.
Inflazione: accelerata a maggio, carrello spesa mai così caro dal 1986
Inflazione ai massimi da 32 anni. A maggio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,8% su base mensile e del 6,8% su base annua (da +6,0% del mese precedente), stando ai dati dall'Istat che aggiorna la stima preliminare del +6,9%. Da maggio, l’inflazione è tornata ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da novembre 1990. Volano i prezzi del carrello della spesa che si porta da +5,7% a +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (all'epoca al +7,2%). A fare da traino sono gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici: si passa da +39,5% di aprile a +42,6% a causa degli energetici non regolamentati (da +29,8% a +32,9%; per gli energetici regolamentati è stabile a +64,3%), a livello congiunturale l'incremento per i beni energetici non regolamentati è del +3,6%. Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco ha osservato come il conflitto abbia lasciato i prezzi, sia correnti che attesi, su valori molto elevati. Le ripercussioni dei rincari dell'energia sull'inflazione, che erano quindi da valutare come temporanee per le attese diffuse di effetti base che sarebbero presto divenuti negativi, sono invece divenute più persistenti. Su base tendenziale, per i beni alimentari lavorati si registra un aumento da +5,0% a +6,6% e a livello congiunturale si segnala un +1,3% e un +1,1% per gli alimentari non lavorati. L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +2,4% per la componente di fondo.