Allarme della Bce, ora il Qe indebolisce il bilancio

Il quantitative easing comincia a pesare sul bilancio della Bce. Provocando un utile in netto calo rispetto ai ricchi profitti degli anni passati, proprio mentre imperversa il dibattito sull’opportunità di alzare i tassi a fine anno, anticipando la fine degli acquisti netti di debito europeo. È un nuovo tassello che aggiunge argomenti a favore dello stop al quantitative easing, e a fornirlo è il rendiconto economico del 2021: l'utile della Bce si è assottigliato a 192 milioni di euro contro gli 1,643 miliardi dell'anno precedente. Colpa dei "minori introiti dalle riserve in valuta estera e dai titoli detenuta per la politica monetaria", e di 610 milioni accantonati a copertura di "una maggiore esposizione ai rischi derivante dal perdurante acquisto di titoli". Se nel 2019 Bankitalia aveva girato al Tesoro un maxi-dividendo da 7,8 miliardi, frutto degli utili realizzati dagli acquisti della Bce sui titoli europei poi redistribuiti fra le banche centrali dell'euro, oggi non è più esattamente così. Specie con il lancio del programma pandemico, i prezzi sempre più alti dei bond europei hanno via via eroso i rendimenti. Divenuti una perdita sui bond a rendimento negativo, quelli a più breve scadenza o dei Paesi con rating più elevato. I “falchi” faranno leva anche su questo, al Consiglio del 10 marzo. Dalle “colombe”, intanto, arrivano parziali aperture. "Se l'inflazione si stabilizza intorno al nostro obiettivo del 2% nel medio termine, ci permetterà una graduale normalizzazione della politica monetaria", dice il capoeconomista della Bce Philip Lane. Pablo de Cos, governatore del Banco de España e consigliere “colomba” della Bce, riconosce che "è chiaramente aumentata" la probabilità che l'inflazione si stabilizzi sul 2%". 

Se ciò si rifletterà sulle nuove stime per il 2023 e 2024 (oggi all'1,8%), sarebbe il via libera ad un aumento dei tassi a fine anno preceduto dalla fine degli acquisti netti. La Bce, nel Bollettino economico, tiene aperte "tutte le opzioni" di fronte a una ripresa che si farà più robusta quest'anno dopo la frenata invernale, e a un'inflazione attesa in rallentamento dopo il 2022, ma ormai ben diffusa anche al di fuori dei prezzi energetici. A Francoforte si confida sul passaggio di testimone dalla politica monetaria a quella di bilancio e al Next Generation Ue, con i suoi 401 miliardi di euro di prestiti per il periodo 2021-2026 di cui - scrive la Bce "si stima che quasi la metà (il 48%) sarà assorbita dall'Italia". Il Paese è l'unico, assieme alla Grecia, ad aver richiesto finanziamenti fino al limite massimo del 6,8% del reddito nazionale lordo. A ragion veduta, visto che la Bce si farà da parte come compratore.

Bce: inflazione elevata più a lungo delle attese, poi calerà nel 2023

È probabile che l'inflazione resti elevata più a lungo rispetto alle precedenti attese, per poi ridursi nel corso del prossimo anno". È quanto si legge nel bollettino economico diffuso questa mattina dalla Bce che dunque sposta al 2023 - come anticipato nei giorni scorsi dal membro del consiglio direttivo Isabel Schnabel - il raffreddamento dell'inflazione rispetto agli ultimi mesi del 2022 come indicato in precedenza. Nel bollettino si sottolinea come l'inflazione abbia subito "un brusco rialzo negli ultimi mesi, proseguendo sorprendentemente la sua corsa verso l'alto a gennaio". Questa evoluzione - rileva il bollettino - è determinata principalmente dai più elevati costi dell'energia che spingono al rialzo i prezzi di beni e servizi in molti settori, nonché dai rincari dei beni alimentari

Le condizioni del mercato del lavoro - prosegue il bollettino - migliorano ulteriormente, benché la dinamica salariale resti nel complesso "contenuta". Nel corso del tempo, il ritorno dell'economia al pieno utilizzo della capacità produttiva dovrebbe sostenere una più rapida crescita delle retribuzioni. "Dalla precedente riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo - conclude il bollettino - le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine ricavate dai mercati si sono mantenute sostanzialmente stabili, su tassi appena inferiori al 2%. Le più recenti misure basate sulle indagini si collocano intorno al 2%. Questi fattori forniranno anche un ulteriore contributo all'inflazione di fondo e faranno sì che l'inflazione complessiva si stabilizzi in maniera durevole sull'obiettivo del 2%". 

Fmi: crisi Covid toglie 13.800 mld a economia globale fino a 2024

La crisi innescata da lockdown e misure anti Covid causerà perdite cumulate sull'economia globale pari a 13.800 miliardi di dollari. Sono le stime del Fondo monetario internazionale, riferite dalla direttrice Kristalina Georgieva in un articolo pubblicato in parallelo a un rapporto dell'istituzione di Washington in vista del G20 delle Finanze che si terrà, in modalità ibrida, questa settimana a Jakarta, sotto la presidenza indonesiana. Nel documento, il Fmi si focalizza su tre obiettivi. Il primo è "contrastare il long Covid economico", come lo definisce Georgieva. "Nelle ultime settimane gli indicatori economici hanno continuato a segnalare perdita di slancio a causa della variante Omicron e delle persistenti strozzature sulle catene di approvvigionamento globali". Intanto l'inflazione è risultata più elevata del previsto in molte economie e i mercati finanziari restano volatili, mentre le tensioni geopolitiche sono aumentate. Per questo secondo serve "una agilità straordinaria e in molti paesi questo significa continuare a sostenere la crescita e l'occupazione, tenendo sotto controllo l'inflazione e la stabilità in un contesto di debiti elevati". Il secondo obiettivo è "navigare nel ciclo di inasprimento monetario". Secondo il Fmi, sebbene vi siano differenze significative tra paesi e elevata incertezza sulle prospettive, le pressioni inflazionistiche si sono accumulate in molte economie, portando la necessità di un ritiro dell'accomodamento monetario. "Guardando avanti - dice Georgieva - è importante calibrare le politiche alle condizioni dei paesi. Significa ritiro dell'accomodamento monetario in paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dove i mercati del lavoro sono tirati e le attese di inflazione in crescita. In altri, inclusa l'area euro, ci si può permettere di agire più lentamente, specialmente dato che l'aumento dell'inflazione è ampiamente dovuto ai prezzi dell'energia". La terza priorità, secondo Fmi, è rifocalizzare la politica di bilancio verso la sostenibilità. "Mentre i paesi emergono dalla pandemia, devono calibrare attentamente le loro politiche economiche. Ed è facile capire perché - conclude Georgieva - le misure straordinarie hanno aiutato a prevenire un'altra grande depressione ma hanno anche fatto lievitare i debiti".

Bankitalia: debito 2021 a 2.678,4 mld, +104,9 mld 

Al 31 dicembre del 2021 il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.678,4 miliardi: lo rende noto la Banca d'Italiaricordando che a fine 2020 il debito ammontava a 2.573,5 miliardi (155,6% del Pil). L'aumento in valori assoluti del debito nel 2021 (104,9 miliardi) ha riflesso sia il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (92,1 miliardi) sia l'incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (5 miliardi, a 47,5). In rapporto al Pil - il dato verrà diffuso il 2 marzo con i valori Istat - è atteso un calo. A spiegare che il rapporto debito-Pil - che è il parametro utilizzato ai fini europei - segnerà un calo è stato solo pochi giorni fa il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, indicando che questo si confronta con la crescita registrata nel 2021. "La marcata ripresa dell'economia - ha detto al Forex di Parma - è stata decisiva per interrompere l'aumento del rapporto tra debito pubblico e prodotto, che alla fine del 2021 potrebbe essere sceso su valori prossimi al 150%". Il dato definitivo verrà calcolato il prossimo 1°marzo quando l'Istatdiffonderà i dati sull'andamento del Pil nel 2021. La Banca d'Italia, nella consueta pubblicazione "Finanza pubblica: fabbisogno e debito", precisa che gli scarti e i premi all'emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e la variazione del cambio hanno complessivamente accresciuto il debito dello scorso anno per 7,8 miliardi. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 102,4 miliardi, a 2.591,1 e quello delle Amministrazioni locali di 2,6 miliardi, a 87,2; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. Lo scorso dicembre la durata media del debito era pari a 7,6 anni, da 7,4 del 2020. 

Istat: vola l'export, +18,2% nel 2021. Record prezzi import a +9%

Vola l'export dell'Italia che fa registrare un +18,2% nel 2021, e supera i livelli pre-Covid, mentre è record per i prezzi all'import con un +9%. È il quadro tracciato dall'Istat, che offre un aggiornamento dei dati nella nota sul commercio con l'estero e prezzi all'import. Con le importazioni che raggiungono il 24,7%, la bilancia commerciale a fine anno - osserva l'Istituto di statistica - segna una stima pari a +1.103 milioni di euro, in calo rispetto a dicembre 2020 (+6.790); nel 2021 l'avanzo commerciale si porta a +50.416 milioni (da +63.289 del 2020) mentre l'avanzo dell'interscambio di prodotti non energetici raggiunge +89.452 milioni (era +85.656 nel 2020). Nel 2021 "l'export risulta in forte espansione" - rileva l'Istat - e "sale a livelli superiori a quelli del 2019. L'import è aumentato del 24,7%". Nella media del 2021 i prezzi all'import "segnano una crescita del 9%, la più alta dal 2005; al netto dell'energia, i prezzi crescono in media d'anno del 4,7%". Per i prezzi all'import "il nuovo rialzo congiunturale di dicembre è dovuto in particolare alle dinamiche di beni di consumo e beni intermedi". Entusiasta il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta: "Anche nel 2021, l'Italia si conferma come un Paese vocato all'esportazione; è un indubbio segnale di straordinaria vitalità della nostra economia". In prospettiva questi dati assumono per Brunetta un valore politico, oltre che economico: "Mai come ora è importante consolidare e rendere strutturale la crescita che abbiamo registrato nel 2021".



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