Lagarde (Bce), economia migliorata ma previsioni restano incerte

“La situazione economica è migliore” di quanto non fosse un anno fa, “e possiamo aspettarci che migliori nel 2021”. Nel breve termine, tuttavia, le prospettive economiche per l’area dell’euro “restano incerte a causa delle dinamiche della pandemia e della velocità delle campagne di vaccinazione”. Lo ha detto il presidente della Bce, Christine Lagarde, parlando al Parlamento Ue. “I tassi di contagi da Covid-19 persistentemente elevati, la diffusione di varianti e l’estensione e il rafforzamento delle misure di contenimento continuano ad avere un impatto negativo sull’attività economica dell’area dell’euro. Di conseguenza, è probabile che il Pil reale si contragga nuovamente nel primo trimestre dell’anno”, ha aggiunto Lagarde. 

“Guardando al futuro, le campagne di vaccinazione in corso, insieme al graduale allentamento delle misure di contenimento, sostengono l’aspettativa di una ferma ripresa dell’attività economica nella seconda metà del 2021. A medio termine, prevediamo la ripresa della domanda mentre le misure di contenimento verranno ritirate, e verrà sostenuta da condizioni di credito favorevoli e da un orientamento di bilancio espansivo “Lagarde conferma una crescita del Pil “del 4% per l’area euro nel 2021, del 4,1% nel 2022 e del 2,1% nel 2023”. Secondo Lagarde i rischi per l’outlook nel medio termine sono diventati “più bilanciati”, per via del “progresso delle vaccinazioni e delle migliori prospettive per l’economia globale”. Restano comunque “rischi nel breve termine”, legati principalmente alla diffusione delle varianti e alle “implicazioni della pandemia per le condizioni economiche e finanziarie”.

Eurogruppo promuove piano Italia e garantisce politiche espansive

Il piano del Governo per il Recovery Fund, ha ottenuto il primo giudizio positivo in sede europea. Il ministro dell’Economia Daniele Franco “ci ha fatto una presentazione molto, molto ragguardevole” del programma di governo e “delle misure in atto per sostenere imprese e lavoratori”, ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe nella conferenza stampa al termine della riunione. Franco inoltre “ha indicato il suo sostegno per il comunicato di oggi” e secondo Donohoe l’Italia “sarà un membro molto importante e influente dell’Eurogruppo”. Poco prima il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, aveva lanciato un appello ai Paesi indebitati come il nostro, raccomandando particolare cautela. “Ma questo non significa che non debbano avere una linea di bilancio espansiva adesso”, aveva aggiunto. Il Patto di stabilità, infatti, resterà bloccato fino al 2023 e nel frattempo l’Ue non lesinerà gli aiuti a sostegno dell’economia.  

Il Covid non accenna a calare di intensità mandando in soffitta tutte le speranze di ripresa a breve. Per questa ragione l’Eurogruppo ha confermato che “le politiche degli Stati e della Ue continueranno a essere cruciali nel contenere l’impatto economico della pandemia, promuovere la ripresa e definire la natura della crescita futura”. Il ritorno al patto di stabilità sarà discusso a maggio quando verranno pubblicate le nuove previsioni economiche della Commissione. Le indicazioni terranno anche conto dei piani per il Recovery fund i cui progetti dovranno essere presentati entro aprile. In base al via libera che otterranno all’inizio dell’estate, il primo “assegno” sarà pari al 13% dei finanziamenti totali. Per l’Italia questo anticipo vale circa 20 miliardi, anche se l’impatto sulla crescita nel 2021 sarà molto limitato. Proprio per questo la discussione prenderà un orizzonte più ampio: le regole vanno riformate oppure ripristinate così com’erano. In attesa di questo appuntamento cruciale, si vanno delineando posizioni molto diverse: c’è un fronte sud composto da Italia, Spagna e ora anche Francia che chiede profondi cambiamenti. L’idea sul tavolo è quella di dividere gli interventi in due tranche: quelli che sono usciti meglio dalla crisi e i Paesi con un rapporto debito/Pil meno elevato, che potranno ridurlo meno rapidamente dei primi, contribuendo così a sostenere il ‘tono’ dell’attività dell’area euro. 

È un messaggio rivolto essenzialmente alla Germania, che su questa partita dovrà fare i conti con Parigi a differenza di quanto era accaduto dieci anni fa, quando l’asse Merkel-Sarkozy aveva fatto a pezzi la Grecia e costretto alle dimissioni il governo Berlusconi. “Dobbiamo tenere conto degli insegnamenti della crisi del 2008 - spiegano i ministri francesi - I livelli di debito sono aumentati molto durante la crisi cosicché’ converrà riflettere perché’ la questione della sostenibilità del debito non può essere misurata solo in relazione al prodotto lordo”. Per questo i Paesi molto indebitati, come l’Italia avranno più tempo per completare il risanamento. In una nota di analisi elaborata dalla Commissione per l’Eurogruppo, viene indicato che la contrazione dell’attività varia notevolmente tra i settori. Più colpiti sono turismo e commercio che accusano mediamente perdite del 25%, con punte dell’80% rispetto al periodo pre-covid. Un po’ meglio l’industria (-19%) e le costruzioni (-15%). L’hi-tech è sceso del 10%. L’occupazione è stata sostenuta dall’intervento dei governi. Tuttavia secondo le stime, almeno sei milioni di persone hanno perso il lavoro. Per la ripresa serve una crescita importante della produttività e della competitività dei sistemi economici. 

Istat, mezzo milione occupati in meno, male donne e giovani

L’anno segnato dall’arrivo del Covid si chiude con quasi mezzo milione di occupati in meno. Un calo “senza precedenti” lo definisce l’Istat certificando l’effetto della pandemia sul mercato del lavoro nel 2020. Un anno terribile per l’emergenza sanitaria ancora in corso, che vede le donne ed i giovani pagare il prezzo più alto e che conferma l’ampliarsi dei “divari di genere”. Sono, per l’esattezza, 456 mila gli occupati persi nel corso dell’anno: 249 mila sono lavoratrici. E se si guarda alla fascia di età, i giovani tra i 15 e i 34 anni sono i più colpiti: 264 mila in meno. Per lo più occupati a termine, rimasti a casa senza rinnovo. Senza contare coloro che sempre più rinunciano a cercare un posto. Per contenere le conseguenze della pandemia sul tessuto sociale ed economico, tra le misure che dovrebbero entrare nel prossimo DL Sostegni c’è la proroga del divieto di licenziare (in scadenza il 31 marzo): varrà per altri tre mesi per tutti e fino all’autunno, invece, legato alla riforma degli ammortizzatori sociali, soltanto per le piccole imprese che attualmente non hanno la tutela della cig ordinaria. Una proroga chiesta a gran voce dai sindacati, anche se per un periodo più lungo, per evitare il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro e “che un quadro drammatico si trasformi in disastro” dice il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra

I numeri del mercato del lavoro sono tutti negativi: nel 2020 si registra un calo dell’occupazione, indica l’Istat, pari a -456 mila (-2,0%). Un calo, segnato dalla pandemia, che segue la crescita ininterrotta dei precedenti sei anni, sottolinea l’Istituto di statistica, seppur rallentata a partire dal 2017. Contestualmente, si registra una forte diminuzione della disoccupazione (-271 mila, -10,5%) e un boom degli inattivi di 15-64 anni (+567 mila, +4,3%), ovvero delle persone che non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano. Una ricerca resa più difficile dalle restrizioni, e dal lockdown, messe in campo per contenere la diffusione dei contagi. Tanto che nel 2020 il tasso di occupazione, che nel 2018 e 2019 aveva raggiunto il massimo storico, scende al 58,1% (-1 punto percentuale rispetto al 2019) e torna ai livelli del 2017; in calo anche il tasso di disoccupazione che si porta al 9,2% (-0,8 punti in un anno), mentre quello di inattività sale al 35,9% (+1,6 punti). Ma sono le donne e i giovani a pagare di più. II calo dell’occupazione risulta infatti maggiore tra le donne: -249 mila occupate (-2,5%) rispetto ai -207 mila occupati tra gli uomini (-1,5%). Tra i giovani 15-34enni si osserva invece la più forte diminuzione del numero di occupati (-5,1%, pari a -264 mila). Tra i 35-49enni segna un -3,2% (-306 mila), mentre cresce tra gli ultracinquantenni (+1,3%, +113 mila). Al Sud il tasso di disoccupazione registra un calo più pesante: 1,7 punti in meno, contro -0,3 punti nel Nord e -0,6 punti nel Centro.

Onu, alza stime Pil globale 2021 a +4,7% ma sotto di 10mila mld $ a trend pre-Covid

L’economia globale si avvia a crescere più velocemente delle attese quest’anno, ma all’appello mancheranno oltre 10mila miliardi di dollari rispetto al trend che era previsto prima della crisi del Covid-19. Lo indica l’Unctad, il ‘braccio’ dell’Onu che si occupa di commercio e sviluppo. In un rapporto che pone l’interrogativo se il pianeta rischi di passare ‘Dalla padella alla brace’, l’Unctad alza al 4,7% le stime di crescita mondiale per il 2021 dal 4,1% indicato nello scorso settembre (e dopo la flessione del 3,9% del 2020), in buona parte di riflesso al rafforzamento della ripresa negli Stati Uniti, dove i progressi della campagna vaccinale e il maxi-piano di stimolo da 1.900 miliardi di dollari daranno impulso ai consumi. Alla base del maggiore ottimismo, in generale, vi sono un contenimento del virus, una rapida transizione dai pacchetti di aiuto a politiche di ripresa nelle principali economie e l’assenza di ‘crash finanziari’. Alla fine del 2021 l’economia globale sarà, tuttavia, ancora del 5% al di sotto della tendenza stimata prima della pandemia. Per gli Usa per quest’anno l’Unctad prospetta un aumento del Pil del 4,5%, rivisto al rialzo di 1,7 punti dalle stime di settembre, ma inferiore rispetto alle attese della Fed e anche dell’Ocse che puntano a +6,5%. Per la zona euro il pronostico è di una crescita a +4% (+0,6 punti), per l’Italia l’attesa è di +4,1% (+0,9 punti), per la Germania di +3,3% (+0,4 punti) e per la Francia di +5,3% (+1,9 punti). Stime invariate, per contro, per il Pil del Regno Unito a +4,4% quest’anno.



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