Il Governo vara una manovra da 38 miliardi. Pronto un nuovo scostamento
Una Legge di Bilancio da 38 miliardi, ma che potrà essere potenziata con nuovo scostamento di bilancio: il Governo ha dato il via libera al testo. Approvata più di un mese fa salvo intese, ora il testo è arrivato alla Camera: una manovra “fortemente orientata alla crescita, all'occupazione, alla coesione sociale, con un focus particolare sui giovani, le donne e il Mezzogiorno”, l'ha definita Roberto Gualtieri. Quanto alle misure, allo sgravio contributivo triennale per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani si aggiunge la decontribuzione integrale per le donne e il sostegno all'imprenditoria femminile. Viene prorogato il blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo, affiancando alla misura un fondo per le politiche attive del lavoro. Il ministro Gualtieri annuncia inoltre che gli investimenti pubblici saranno sostenuti da un nuovo fondo pluriennale da 50 miliardi e quelli privati dal potenziamento di Transizione 4.0 con uno stanziamento di 23,8 miliardi per il prossimo biennio. “Particolarmente rilevanti”, per il Ministro, anche gli interventi per il Mezzogiorno, con il finanziamento strutturale della fiscalità di vantaggio per il lavoro fino al 2030 e con la proroga del credito di imposta ricerca e sviluppo e di quello per gli investimenti. Quanto alle misure in materia sanitaria, viene aumentata la dotazione del Fondo Sanitario nazionale, attivato un fondo per l'acquisto dei vaccini, previsto un potenziamento delle diagnosi con tamponi antigenici rapidi. “I contratti di formazione specialistica per i medici specializzandi e le assunzioni di personale sanitario restano una priorità centrale, così come la scuola, l’università, la ricerca, la cultura”, ha spiegato Roberto Gualtieri.
Il Governo è pronto a varare altri tre decreti per far fronte all’emergenza
Un decreto Ristori ter da 1,3 miliardi, un nuovo scostamento di bilancio per finanziare con altri 7 miliardi un decreto Ristori quater e la richiesta a gennaio di autorizzare altri 20 miliardi di deficit, per finanziare un decreto 2021: cresce di ora in ora il costo della crisi Covid. Mentre la manovra da 38 miliardi deve ancora iniziare il suo percorso in Parlamento, il Governo si prepara a stanziarne quasi altrettanti per far fronte alle difficoltà delle aziende e delle famiglie costrette a fermarsi per bloccare la curva del contagio. Il Governo, ribadisce Giuseppe Conte, farà “tutto quel che serve”. Ma sulle misure economiche, come sul piano di rilancio, col passare dei giorni aumentano le tensioni in maggioranza. Le ipotesi di lavoro sono più d'una, in vista del Consiglio dei ministri convocato per questa mattina, ma col passare delle ore si fa largo l'idea di riempire il salvadanaio delle misure, che si svuota molto più in fretta di quanto preventivato, un po' per volta. Ecco perché nel giro di un mese potrebbero arrivare altri tre decreti, che si aggiungono ai due Ristori approvati il 27 ottobre e il 7 novembre, a meno che non si riesca a finanziare l'ulteriore deficit da 7 miliardi necessario da qui a fine anno senza ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio (e al conseguente, sempre rischioso, voto a maggioranza assoluta in Parlamento). Se sarà fattibile, potrebbe arrivare subito un decreto Ristori ter da oltre 8 miliardi, altrimenti servirà un intervento in due step: subito un primo decreto da 1,3 miliardi (risorse non spese nel corso dell'anno) e a fine novembre, dopo il voto del Parlamento sullo scostamento, un decreto Ristori quater.
Recovery Fund, restano i veti. Gualtieri: Presto bozza piano in Parlamento
Sul Recovery Fund, almeno per il momento, i nodi restano ancora da sciogliere. Il veto di Budapest e Varsavia non si muove: durante l'ennesima riunione in videoconferenza rimane un sostanziale muro contro muro. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel a fine riunione spiega che ci saranno nuove consultazioni, in diversi formati, in vista della prossima riunione in dicembre. La cancelliera tedesca Angela Merkel, cui spetta guidare il semestre che si sta per chiudere, è incaricata di mediare, con l'appoggio della Commissione Ue. Ma i sovranisti dell'Est, l'ungherese Viktor Orban e il polacco Mateusz Morawiecki, non si smuovono e anzi trovano un alleato nello sloveno Janez Jansa, che però non formalizza un terzo veto. Le capitali dell'Est non vogliono vedersi negati i fondi perché, a giudizio della Commissione Ue, non rispettano lo stato di diritto. Per cercare di convincere Budapest, Varsavia e Lubiana, la Francia minaccia di chiudere l'accordo a 25, lasciando fuori i due Paesi: anche in questo modo, non avrebbero accesso ai fondi. Ma una spaccatura così plateale, paradossalmente, potrebbe avere conseguenze destabilizzanti per l'intera Unione Europea. Il premier Giuseppe Conte, a fine riunione, si limita ad uno stringato messaggio: “Governi e Commissione Europea lavorano in stretto coordinamento per superare la nuova ondata”. L'Italia, che di fondi ha disperato bisogno, continua a ostentare ottimismo: “C'è una prospettiva concreta di arrivare a una sintesi, e dunque all'adozione del regolamento che disciplina le modalità di funzionamento della Recovery and Resilience Facility, in prima lettura, nella sessione plenaria del Parlamento europeo del 14-17 dicembre”, dice il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. L'esecutivo di Roma, prosegue Gualtieri, “sta lavorando in modo intenso al piano di rilancio dell'Italia, in coordinamento con l'Unione europea”. A breve si riunirà nuovamente l'apposito Comitato che deve preparare la bozza del piano nazionale (in gergo tecnico, Pnrr), che sarà inviato al Parlamento “prima della fine di novembre”, assicura il ministro in audizione in Senato.
L’Istat avverte: a settembre calano fatturato e ordinativi del settore industriale
Per l’Istat, a settembre si stima che il fatturato dell'industria al netto dei fattori stagionali diminuisca in termini congiunturali del 3,2%, interrompendo la dinamica positiva registrata nei quattro mesi precedenti. Nella media del terzo trimestre l'indice complessivo è aumentato del 33,4% rispetto al trimestre precedente. Anche gli ordinativi destagionalizzati registrano a settembre un calo congiunturale, di maggiore ampiezza rispetto al fatturato (-6,4%), mentre nella media del terzo trimestre sono cresciuti del 40,7% rispetto al trimestre precedente. La dinamica congiunturale del fatturato è sintesi di una significativa diminuzione del mercato interno (-4,9%) e di un aumento pressoché trascurabile del mercato estero dello 0,2%. Per gli ordinativi, invece, il calo congiunturale riflette ampie contrazioni delle commesse provenienti da entrambi i mercati (-5,7% quello interno e -7,3% quello estero). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a settembre gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale solo per i beni strumentali (+0,9%); tutti gli altri raggruppamenti registrano cali abbastanza marcati: -3,5% i beni di consumo, -5,6% i beni intermedi e -7,3% l'energia. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di settembre 2019), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 4,6%, riflettendo cali di ampiezza similare sia sul mercato interno (-4,5%), sia su quello estero (-4,9%). Con riferimento al comparto manufatturiero, il settore dei mezzi di trasporto registra la crescita tendenziale più rilevante (+4,6%), seguìto dalle altre industrie manifatturiere e delle riparazioni (+2,6%), mentre l'industria dei computer e dell'elettronica e l'attività di raffinazione del petrolio mostrano i cali peggiori (-11,0% e -34,7%, rispettivamente).
Istat, perso il 13,5% delle vendite non alimentari
Le vendite dei negozi non alimentari hanno registrato un calo complessivo del 13,5% nei primi nove mesi del 2020, secondo i dati citati dal direttore centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell'area delle statistiche economiche, Gian Paolo Oneto, in un'audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, sul rilancio del commercio alla luce della crisi causata dal Covid-19. Per Oneto “Anche per questa componente si è osservato un primo recupero in giugno e, dopo il calo di luglio, il livello per il bimestre agosto-settembre è risultato di pochissimo inferiore a quello di gennaio-febbraio (-0,1%)”. “Tra le forme distributive, solo il commercio elettronico presenta risultati positivi con una crescita continua che ha condotto ad un aumento del 29,2% nell'arco dei nove mesi. Sia per le imprese operanti su piccole superfici, sia per la grande distribuzione si registrano diminuzioni, ma di intensità molto differente, con cali rispettivamente dell'11,3% e del 2,8%; in entrambi i casi la caduta riflette l'andamento negativo delle vendite di beni non alimentari”, si legge in una nota. Soffrono in particolare le vendite al di fuori dei negozi che registrano un calo del 14,6% nei nove mesi. “È importante notare, sottolinea l'Istat, che tra le tre forme distributive fisse solo la grande distribuzione è tornata a registrare variazioni tendenziali positive a partire dal mese di agosto”.