L’emergenza coronavirus abbatte il Pil: nel secondo trimestre 2020 -13%

La pandemia affonda il Pil italiano. Per l’Istat il prodotto interno lordo nel secondo trimestre 2020 toccherebbe il -13% rispetto al trimestre precedente, più del 12,8% indicato a fine agosto, e si è ridotto del 18% in termini tendenziali, a fronte della precedente stima del 17,7%. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,8%. Lo segnala l'Istat, indicando che il secondo trimestre 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al secondo trimestre del 2019. L'Istituto ha anche reso disponibili le nuove serie storiche, coerenti con la revisione dei conti nazionali diffusa lo scorso 22 settembre, che ha riguardato gli anni 2018 e 2019. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,5% dei consumi finali nazionali e del 16,2% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,6% e del 26,4%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,6 punti percentuali alla contrazione del PIL: -6,8 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -2,9 punti gli investimenti fissi lordi e +0,1 punti la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del PIL, rispettivamente per -1,2 e -2,3 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura (-3,7%), industria(-20,5%) e servizi (-11,3%).

Gualtieri presenta una manovra da 70 mld per la ripresa

Settanta miliardi per la ripresa, cinque miliardi per la cassa integrazione nel 2021, stop ai licenziamenti fino al 31 dicembre e misure per la liquidità prorogate fino alla metà del prossimo anno: sono queste le principali novità della legge di bilancio annunciate dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. “Complessivamente il governo per il 2021 mobilita circa 70 miliardi di risorse per la ripresa”, ha detto Gualtieri che parla di una manovra “importante e ambiziosa”, pensata per dare “un forte impulso per la ripresa e che punta sugli investimenti”. Il Governo prevede una “significativa espansione di bilancio” da 24,7 miliardi. In manovra inoltre si istituisce “un fondo per le anticipazioni del contributo Next Generation Eu”, di cui “è previsto per il 2021 l'utilizzo di 15 miliardi, quindi siamo sui 39-40 miliardi” complessivi. “Estenderemo la cassa integrazione stanziando 5 miliardi”, ha annunciato poi Gualtieri parlando delle politiche per il lavoro. “Prima con un decreto specifico per chi avrà terminato le settimane a novembre per poter arrivare tutti al 31 dicembre, ma poi stanzieremo nel 2021 5 miliardi”. Sul rinvio delle cartelle esattoriali Gualtieri ha spiegato che il Governo in un primo momento aveva “immaginato una modulazione della ripartenza che rinviasse alcune tipologie di riscossione e non altre”, ma “considerazioni di contenimento della pandemia ci hanno spinto a una proroga più generalizzata”. 

Quindi “l'esigenza di dare certezza e serenità ai contribuenti”, ha portato il Governo a decidere per “un decreto che rinvia tutto al prossimo anno”. La proroga del superbonus oltre il 2021 verrà finanziata con le risorse del Recovery fund. Il Dpb prevede inoltre la proroga fino al 31 dicembre 2021 della detrazione Irpef al 50% delle spese per interventi di recupero edilizio, della detrazione delle spese per interventi di riqualificazione energetica, con le stesse aliquote previste per il 2020 (50% per infissi, biomassa e schermature solari, 65% per le rimanenti tipologie), della detrazione Irpef al 50% delle spese sostenute per l'arredo d’immobili ristrutturati, della detrazione con aliquota del 90% delle spese per le opere di rifacimento delle facciate degli edifici e della detrazione Irpef 36% delle spese sostenute per le opere di sistemazione a verde, coperture a verde e giardini pensili. Altro obiettivo è quello di rilanciare gli investimenti pubblici accelerando la capacità di spesa dei Ministeri grazie all'assegnazione immediata dei fondi che saranno disponibili per impegni pluriennali il 1° gennaio 2021, per un ammontare complessivo in 15 anni di oltre 50 miliardi”. Ma l'obiettivo è di riportare il debito della Pa al disotto del livello pre-Covid-19 entro la fine del decennio. 

Nulla di fatto sui licenziamenti. Governo e Sindacati non trovano l’accordo

Nulla di fatto: il confronto dei sindacati con l'esecutivo, terminato in piena notte, non dà certezze sulla data in cui si potrà riprendere a licenziare. “Molto distanti le posizioni espresse dalle parti”, dicono in un comunicato congiunto CgilCisl e Uil, chiedendo che le ulteriori 18 settimane di cassa integrazione, già annunciate dal Governo, procedano parallelamente ad un'estensione generalizzata del blocco dei licenziamenti. Insomma, i sindacati vorrebbero una proroga sino al 21 marzo, mentre l'esecutivo resta sulla data del 31 dicembre. Giuseppe Conte intervenendo alla Camera si limita a ricordare lo stanziamento di 5 miliardi per il nuovo ciclo di cassa integrazione, senza toccare il nodo dei licenziamenti. Secondo alcune ricostruzioni, il ragionamento dell'esecutivo si muoverebbe su due linee: anzitutto, la speranza che l'impatto della seconda ondata non sia così devastante come la scorsa primavera, in secondo luogo, l'idea di una rete di sicurezza diversa dal blocco generalizzato di licenziare. Verrebbero varate misure per aiutare i lavoratori senza impiego a trovare un'occupazione nuova, magari nei settori che verranno sostenuti dal Recovery Fund. Alle 3 di notte, quindi, si chiude senza accordo il confronto con la ministra Nunzia Catalfo e il titolare dell'Economia Roberto Gualtieri.

Slittano 10mld del recovery, ma la manovra non cambia

Dieci miliardi, proprio quelli sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto del Recovery Fund, che in teoria ballano nella manovra 2021, rischiando di arrivare ben più tardi che a inizio anno, come riferiscono autorevoli fonti Ue. Nulla che rimetta in discussione l'impianto della legge di bilancio, visto che l'ampia disponibilità di cassa fa sì che al Mef, dove comunque auspicano che si risolva presto il braccio di ferro fra Europarlamento e Consiglio Ue che tiene in stallo gli aiuti, si possa essere tranquilli in caso di esborso più avanti nel corso dell'anno. Ma questo viene percepito come un segnale di difficoltà nella risposta europea allo shock pandemico, che ovviamente riacutizza il delicato tema del Mes e arriva però mentre la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyenannuncia che i primi Paesi a ricevere il sostegno del fondo Sure “saranno Italia, Spagna e Polonia. Sono stati colpiti duramente dalla crisi. Il denaro arriverà rapidamente. Siamo con voi”. L'Italia mette dunque al sicuro la sua quota (oltre 27 miliardi complessivi, la maggiore fra i Pesi Ue) dei 100 miliardi del prestito Sure, la cassa integrazione finanziata dall'Unione europea. 

E il Mef incassa la fiducia degli investitori con un'asta del Btp trentennale con domanda record, ben 90 miliardi contro otto offerti. Ma il braccio di ferro tra Consiglio e Parlamento europeo farà inevitabilmente tardare l’operatività di Recovery Fund e Bilancio europeo: gli esborsi potrebbero slittare di due-tre mesi, dalla primavera all'estate. Al Mef, con 84 miliardi di liquidità disponibili, non c’è troppa preoccupazione: la cosa importante, si ragiona, è che i tempi non si allunghino all'infinito. In fondo il Commissario agli Affari economici aveva avvertito, già due giorni fa, che i fondi rischiavano di non essere sborsati nei tempi auspicati e il Governo è ricorso, nella manovra, a un fondo anticipazioni in cui stanziare artificialmente già nella legge di bilancio le risorse del Recovery Fund che verranno utilizzate nel corso del 2021 e che hanno consentito di far lievitare lo stimolo di bilancio a oltre 39 miliardi, dai 24 in deficit. Queste risorse le quantifica la Nadef: 25 miliardi dall'Ue, di cui quattro dal React Ue, che sono disponibili, e 21 dal recovery and Resilience Fund, di cui 11 miliardi in prestiti e 10 miliardi in forma di sovvenzioni a fondo perduto. Sono questi 10 miliardi le risorse che rischiano di tardare perché il Recovery operativo a gennaio è ormai un lontano miraggio. 



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