Bce e S&P sono ottimiste sulle prospettive di crescita dell’Eurozona

Il clima è cambiato nell'Eurozona. L’Europa sta sperimentando una fase nuova, quella delle riaperture dopo la seconda e poi la terza ondata della pandemia. E l'economia può beneficiare di un ottimismo diffuso. Tra le grandi protagoniste della finanza internazionale S&P è tra le prime a migliorare le prospettive. Per l'area euro l'agenzia di rating stima adesso una crescita del 4,4% quest'anno e del 4,5% nel 2022. La spinta deriva da una più ampia implementazione degli stimoli fiscali nell'ambito del piano Next Generation Eu e a una più debole contrazione del Pil nel primo trimestre. Proprio a proposito del piano per la ripresa europeo, S&P sottolinea che il Recovery Plan potrebbe aggiungere un 1,3%-3,9% al Pil dell'Eurozona nei prossimi cinque anni, a beneficio di paesi come Grecia, Portogallo, Italia e Spagna, riducendo il divario economico nell'Eurozona. E per l'Italia S&P prevede una crescita del 4,9% sia nel 2021 che nel 2022, seguita da un incremento dell'1,8% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024. 

Dall'altra parte dell'oceano l'ottimismo contagia anche la Bce. Dopo la contrazione nel primo trimestre dell’anno, segnala Francoforte, l’economia dell’area dell’euro sta gradualmente ripartendo con il migliorare della situazione connessa alla pandemia di coronavirus e i significativi progressi delle campagne di vaccinazione. Da Francoforte arriva comunque un monito: “Allo stesso tempo permangono incertezze, in un contesto in cui le prospettive economiche a breve termine continuano a dipendere dall’andamento della pandemia” e dalle riaperture, segnala il bollettino economico di Francoforte. Poi un ritorno sull'inflazione che “è aumentata negli ultimi mesi, principalmente a causa di effetti base, fattori transitori e un incremento dei prezzi dell’energia”. Per questo secondo la Bce “mantenere condizioni di finanziamento favorevoli nel periodo della pandemia rimane essenziale per ridurre l'incertezza e rafforzare la fiducia, sostenendo così l'attività economica e salvaguardando la stabilità dei prezzi nel medio termine”. 

Via libera dell'Ue al Pnrr italiano. Draghi incontra Von Der Leyen a Cinecittà 

Ursula Von Der Leyen vola a Roma e porta al governo di Mario Draghi il “supporto totale” della Commissione europea e un assegno virtuale da 191,5 miliardi. È il giorno del via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano: a fine luglio arriveranno i primi 24,89 miliardi del Recovery fund. La promessa, secondo le stime Ue, è una spinta alla crescita fino al 2,5% e la creazione di 240mila posti di lavoro. La sfida è realizzare, entro il 2026, 525 obiettivi, tra riforme e investimenti, per sbloccare le tranche di fondi. “È una giornata di orgoglio. Ce la faremo”, assicura Draghi, ma la sfida è solo “all'inizio”: ora bisogna “spendere tutto, spendere bene, ma anche con onestà”. È una “celebrazione”, dice il presidente del Consiglio raggiante, dal podio allestito nello studio 10 di Cinecittà: “Make it real”, lo slogan. Draghi porta Von Der Leyen in visita al teatro 5 di Fellini, insieme incontrano alcune maestranze di Cinecittà in rappresentanza di un mondo del cinema e della cultura piegato dal Covid. Il luogo scelto per incassare il via libera al Recovery plan italiano è insieme un simbolo e un auspicio: “Qui negli anni del dopoguerra il nostro cinema raccontava prima la vita di stenti delle famiglie, poi una crescita prodigiosa. Io spero che questa sia l'alba della ripresa, una ripresa significativa, duratura, con al centro l'inclusione sociale e la sostenibilità” ha detto il Premier. Ora l'Italia ha una “responsabilità”, sottolinea Draghi: mostrarsi “affidabile” e spendere bene i suoi soldi perché il Recovery fund possa avere un futuro, diventare un impegno “strutturale” dell'Ue almeno in alcune sue parti come il fondo Sure per la disoccupazione.  

Poi, dal podio, la Von Der Leyen elenca i tanti campi di azione di un piano italiano composto da 58 riforme e 132 investimenti, dal digitale all'ambiente: un piano “ambizioso, lungimirante, che aiuterà a edificare un futuro migliore per gli italiani e l'Ue”. All’Italia riconosce di aver “ispirato” un intero continente nella lotta alla pandemia e paragona la corsa dell'Italia ai vaccini a quella della nazionale italiana agli europei. Von Der Leyen annuncia che tra quattro settimane, dopo il via libera del Consiglio, la Commissione Europea potrà erogare i primi fondi: serviranno a “correggere” squilibri come l'alto debito e la debole produttività, a rafforzare le politiche attive del lavoro, la spending review, la sanità, l'emersione del sommerso, la riscossione delle tasse. Il Governo italiano, assicura Draghi, ha già pronti i prossimi step, soprattutto sul fronte delle riforme che procederanno “alla massima velocita”. 

La riforma del fisco si incaglia su patrimoniale e flat tax

La riforma complessiva del fisco si incaglia sui provvedimenti bandiera: patrimoniale, con annessa tassa di successione e flat tax per le partite Iva. Mentre c’è ampia condivisione sull'abbassamento delle tasse sul terzo scaglione dell'Irpef con una revisione del meccanismo delle aliquote che gravano sui redditi del ceto medio dipendente. Dopo quattro mesi di audizioni sulla riforma dell'Irpef e del sistema tributario, le due anime della maggioranza non hanno trovato ancora un punto d'incontro sui punti più politicizzati. Nella bozza del documento conclusivo, che il Parlamento dovrà produrre entro il 30 giugno ai punti regime forfettario e riordino della tassazione patrimoniale a parità di gettito spicca sottolineata la dicitura “Nodo politico da sciogliere”. Nient'altro. Si vedrà se in sei giorni le interlocuzioni che si succedono porteranno a un accordo o “il nodo” sarà rimosso dal percorso della riforma, perché questa ha i tempi contingentati imposti dal Pnrr. Sotto i due titoli ci sono il regime di flat tax per le partite Iva, le cedolari per le locazioni, l'Imu, la tassa di successione e un'eventuale patrimoniale senza omettere un intervento sul catasto. Tutti temi sensibili sui quali è probabile che nessuna delle due parti vorrà cedere anche se tutti si dichiarano impegnati a “cercare un punto di incontro”. 

In mancanza di un'intesa politica però, secondo Alberto Gusmeroli, vicepresidente della Commissione Finanze della Lega, il Governo potrebbe non procedere. “Draghi è stato chiaro, mi sembra. Il Governo andrà avanti a condizione che ci sia l'accordo politico e comunque sulle parti della riforma sulle quali l'accordo politico c’è”. Le parti sulle quali l'accordo c’è non mancano e anzi sono parte non da poco e in linea con le richieste del Recovery. Punto principale una revisione delle aliquote dell'Irpef che porti a una riduzione della tassazione sui redditi Irpef da lavoro, in particolare sul terzo, e più tartassato, scaglione (28.000-55.000 euro). Al momento, non c’è ancora una linea comune su come si interverrà tecnicamente sulle aliquote (sistema tedesco con aliquota continua oppure intervenendo su scaglioni, aliquote e detrazioni), in ogni caso il beneficio del bonus Renzi verrà assorbito dall'aliquota. Accordo raggiunto anche sul superamento dell'Irap che grava sulle imprese e che dovrebbe essere riassorbita nei tributi attualmente già esistenti, il tutto nell'ottica di una maggiore semplificazione. Le Commissioni sono anche concordi nel rivedere la disciplina delle aliquote Iva “con una semplificazione e una possibile riduzione dell'aliquota ordinaria” oggi al 22% attraverso una specifica “delega al Governo”. 

Per l’Istat il fatturato industriale cresce del 3,3% ad aprile

Ad aprile 2021 l’Istat stima che il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, aumenti del 3,3%, in termini congiunturali. Secondo l'istituto di statistica, la crescita è più marcata sul mercato interno (+4,0%) rispetto a quello estero (+1,7%). Nella media del trimestre febbraio-aprile l'indice complessivo è cresciuto del 4,8% rispetto al trimestre precedente. Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, ad aprile gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale per i beni strumentali (+6,1%), l'energia (+4,0%) e i beni intermedi (+3,3%). I beni di consumo restano pressoché stabili (-0,1%), come sintesi di un incremento dei beni durevoli (+1,6%) e di una modesta riduzione di quelli non durevoli (-0,5). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 come ad aprile 2020), il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 105,1%, in ragione del confronto con il dato estremamente basso di aprile 2020. In particolare, si registrano variazioni positive di ampiezza straordinaria su entrambi i mercati: 114,7% sul mercato interno e 87,8% su quello estero. Anche per i raggruppamenti principali di industrie si registrano incrementi tendenziali di entità eccezionale per tutti i settori: +171,1% i beni strumentali, +125,2% l'energia, +104,4% i beni intermedi e +58,2% i beni di consumo. Con riferimento al comparto manufatturiero, si rilevano aumenti tendenziali per tutti i settori di attività economica e solo i farmaceutici segnano un risultato negativo (-1,0%).



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social