Bce: verbali confermano politica monetaria accomodante, faro su inflazione

Nessun colpo di scena alla riunione del 28 ottobre scorso del Consiglio direttivo della Bce. Confermati tassi fermi e acquisti PEPPfino a marzo 2022. Anche se c'è crescente attenzione (e preoccupazione) per il fattore inflazione. "I prezzi energetici più alti e le strozzature che stanno colpendo la catena dell'offerta sono temporanei, sebbene, nel 2022, l'inflazione impiegherà più tempo rispetto a quanto precedentemente previsto per scendere”, si legge nelle minutes dell'Eurotower sull'ultimo meeting. I recenti sviluppi economici analizzati a ottobre hanno portano la Bce ad aspettarsi “che gli acquisti netti nell'ambito del Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) terminassero entro marzo 2022, in linea con la data che il Consiglio direttivo aveva annunciato nella sua precedente comunicazione”. “Tra gli esponenti del Consiglio direttivo della Bce guidata da Christine Lagarde esiste un ampio consenso sul fatto che la questione chiave, in questo momento, debba essere cosa gli ultimi sviluppi implichino per l’outlookdi medio termine dell'inflazione”, spiegano sempre i verbali. 

A tal proposito, i banchieri ritengono che “un aumento dell'inflazione nel medio termine richiederebbe una crescita più elevata dei salari e delle aspettative sull'inflazione”. La crescita dei salari, invece, si legge ancora nei verbali della banca centrale capitanata da Lagarde, “è rimasta contenuta.” Di stagflazione il Consiglio direttivo ha discusso, ma “i movimenti temporanei dei prezzi e dell'output in direzioni diverse non dovrebbero essere chiamati stagflazione”. E “la maggior parte della recente pressione al rialzo sui prezzi è legata al base effect”. La Bce ha precisato anche che “l'outlook attuale manca chiaramente dell'elemento della stagnazione”. È vero che “il momentum della crescita sta rallentando il passo, ma nell'ambito di una ripresa che è ancora forte”. 

Ue, riforma Patto Stabilità: Gentiloni e Dombrovskis d'accordo

Il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis e il Commissario all'economia Paolo Gentiloni, spesso indicati rispettivamente come il falco e la colomba dell'Esecutivo comunitario rispetto alle regole di bilancio, hanno in realtà esattamente la stessa posizione per quanto riguarda uno dei punti più importanti della riforma del Patto di Stabilità, e concordano anche sulla necessità di garantire che le politiche di bilancio siano favorevoli, e non un ostacolo, alla crescita economica. Questa identità di vedute è apparsa chiara mercoledì, durante la conferenza stampa a Bruxelles con cui la Commissione ha presentato il suo documento complessivo di valutazione dei piani di bilancio degli Stati membri per il 2022, nel quadro del Pacchetto d'autunno del cosiddetto “Semestre europeo”. 

L'attuale versione del Patto di Stabilità impone agli Stati membri un percorso a tappe forzate con riduzione di 1/20 all'anno del rapporto debito/Pil eccedente la soglia di Maastricht del 60%. Gentiloni ripete da tempo che quella regola (pesantissima in particolare per l'Italia) è ormai irrealistica e inapplicabile. Oggi lo ha detto a lettere chiarissime anche Dombrovskis, sebbene abbia segnalato, come ha fatto anche Gentiloni, la necessità per i paesi ad alto debito (Belgio, Francia, Grecia, Italia e Spagna) di “preservare una politica di bilancio prudente”. “Quanto alla questione della riduzione del debito - ha continuato Dombrovskis - abbiamo già delineato alcune considerazioni dal punto di vista della Commissione: dobbiamo assicurare dei percorsi di riduzione del debito che siano realistici e credibili. In questo contesto, stiamo guardando per esempio alla cosiddetta regola del ventesimo, che richiede che i paesi riducano di 1/20 all'anno la differenza fra il loro livello di debito/Pil e la soglia del 60%”. “Chiaramente - ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione -, in questa situazione attuale, con i paesi che stanno emergendo dalla crisi sostanzialmente più indebitati, questo requisito è molto arduo da rispettare. E se applicato meccanicamente potrebbe andare a detrimento della crescita “, ha concluso Dombrovskis. “Il punto chiave, dal mio punto di vista - gli ha fatto eco Gentiloni - è che dobbiamo assicurare un percorso di riduzione del debito che non vada contro la crescita, perché l'esperienza ci mostra che senza crescita le nostre economie non sono capaci di ridurre il proprio debito”. “Stiamo discutendo proprio di come possiamo trovare un consenso tra gli Stati membri, per concordare delle regole realistiche e applicabili”, ha osservato. “Non è che finiamo il periodo della sospensione delle regole del Patto di Stabilità e torniamo a “tutto come prima”, con le conseguenze che si possono immaginare. Voglio dire che è in corso una revisione, e con questa revisione - ha concluso il commissario - cercheremo di creare un quadro di regole più realistiche, più semplici, e che favoriscono la crescita”. 

Manovra: Ue promuove Italia ma avverte, giù spese correnti. Gentiloni, serve equilibrio

Dalla Commissione Ue arriva un parere positivo alla manovra italiana ma anche un netto richiamo a ridurre le spese correnti finanziate coi fondi nazionali. Nell'ambito del pacchetto autunnale sul Semestre europeo, l'esecutivo Ue apprezza che il documento programmatico di bilancio utilizzi lo strumento di ripresa e resilienza per finanziare investimenti aggiuntivi a sostegno della ripresa, così come che ci siano investimenti finanziati a livello nazionale. Bene, dunque, la programmazione del Pnrr nel documento programmatico di bilancio: per Bruxelles le misure previste contribuiscono a soddisfare la raccomandazione del Consiglio di garantire una ripresa sostenibile e inclusiva, dando priorità alla transizione verde e digitale. Occorre però avere politiche fiscali agili, in grado di tenere conto della situazione che potrebbe cambiare anche in vista dei contagi, dell'inflazione e delle strozzaturenell'approvvigionamento. “L'Italia è in forma, sta affrontando bene la campagna di vaccinazione, ha buone cifre di crescita - spiega il Commissario Ue all'economia Paolo Gentiloni in conferenza stampa -. Nonostante ciò, abbiamo parlato del discorso delle spese correnti, lo facciamo già nelle raccomandazioni di giugno, ma questo è un tema importante per chi ha un debito alto”. 

Gentiloni si dice “convinto” che “l'osservazione critica che riguarda l'aumento della spesa corrente” sia anche “l'opinione del governo”. “Mi auguro che questa opinione si traduca nei prossimi mesi e anni in atti che vanno in questa direzione”, ha affermato ai giornalisti italiani fuori da Palazzo Berlaymont. Rispetto al quadro delineato nelle previsioni di autunno, le prospettive di forte crescita sono confermate, con 12 paesi sui 19 dell'Eurozona che torneranno ai livelli trimestrali pre-pandemici già quest'anno, mentre l'Italia, assieme a Germania, Grecia e Malta, solo nel corso del 2022. Quello che cambia nel giro di pochi giorni è il quadro di incertezza, dato dai “venti contrari” dell'inflazione e delle strozzature nelle catene di approvvigionamento, ma accentuato soprattutto dall'incremento dei contagi. “Abbiamo visto un aumento dell'indice di rigore di Oxford (quello che studia gli effetti delle chiusure) e una riduzione della mobilità. Questi sviluppi avranno un certo impatto sulle nostre economie, in particolare sui servizi ad alta intensità di contatto”, ha affermato Gentiloni. Questi elementi però, ha avvertito l'ex premier, “ci impongono di rimanere vigili, per evitare di vedere la nostra ripresa spazzata via”.

Visco: Pil 2021 +6% recupererà 2/3 crollo 2020, ma incertezza

“La ripresa dell'attività economica procede a un ritmo migliore di quanto atteso solo pochi mesi fa: la crescita del prodotto supererà il 6% quest'anno, recuperando oltre i 2/3 di quanto perduto nel 2020. Permane tuttavia elevata l'incertezza”, ha affermato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco nel suo intervento al convegno annuale dell'Associazione Europea del Diritto Bancario e Finanziario. Incertezza “riflesso soprattutto di una situazione sanitaria tornata a essere in Europa fonte di notevole preoccupazione, con conseguenze oggi difficili da anticipare, anche se gli indicatori di breve periodo - ha precisato - continuano a essere in complesso favorevoli”. 

I partiti della maggioranza trovano l’accordo sulla riforma fiscale

Dopo quattro incontri, il primo passo verso la riforma fiscale si è compiuto: anche se per ora c’è solo un accordo politico che andrà confermato dai partiti all'inizio della prossima settimana, il tavolo di maggioranza convocato al Mef ha definito la struttura dell’intervento di riduzione da 8 miliardi: l'imposta sui redditi, l'Irpef, passa da cinque a quattro scaglioni, favorendo soprattutto il ceto medio, mentre le aziende individuali e gli autonomi non dovranno più compilare il quadrante Irap perché per loro e per le start up la tassa viene abolita. Se verrà confermata dai partiti, la riforma dell'Irpef interviene su un modello che risale alla grande riforma tributaria del 1970, e che introdusse gli scaglioni di reddito. Questo significa che cambiano anche le aliquote: per la fascia di reddito fino a 15mila resta al 23%, per quella tra 15-28mila scende dal 27% al 25%, quella 28-50mila cala dal 38% al 35%, mentre oltre i 50mila si passa direttamente a una tassazione al 43% che invece attualmente è riservata ai redditi sopra i 75mila euro. In sostanza viene abolito lo scaglione al 41%, e viene abbassata da 55mila a 50mila euro la soglia di uscita del terzo scalino, per concentrare l'impatto della riforma sul ceto medio. I benefici potrebbero arrivare fino a 700 euro annui. 

Per quanto riguarda l'Irap, il taglio sarà verticale, cioè saranno esonerate ditte individuali, persone fisiche e start up, “Oltre un milione di soggetti esonerati” secondo il viceministro del Mise Gilberto Pichetto Fratin, presente al tavolo per Forza Italia e soddisfatto dell'accordo che sostiene “famiglie, giovani e imprese”. Un lavoro “molto positivo” con interventi “percettibili” secondo il vice ministro dell'Economia Laura Castelli, in rappresentanza del M5S. Anche il senatore Alberto Bagnai, presente per la Lega, è soddisfatto perché le tre richieste del suo partito (abolire l'Irap per autonomi e professionisti, ridurre l'Irpef per tutti, semplificare il fisco) sono state accolte. Il responsabile economico del PD Antonio Misiani si dice “molto soddisfatto”. 

Speciale energia: Istat, a ottobre +1,5% export, +3,2% import

A ottobre 2021 si stima, per l'interscambio commerciale con i paesi extra Ue27 un aumento congiunturale per entrambi i flussi, più ampio per le importazioni (+3,2%) rispetto alle esportazioni (+1,5%). Lo ha rilevato l'Istat in una nota. Secondo l'Istituto, l'aumento su base mensile dell'export interessa tutti i raggruppamenti principali di industrie, a esclusione di beni intermedi (-0,7%), ed è dovuto in particolare all'aumento delle vendite di beni di consumo, durevoli (+5,6%) e non durevoli (+3,8%). Dal lato dell'import, la crescita congiunturale è determinata principalmente da energia (+12,2%) e beni intermedi (+3,9%). Diminuiscono gli acquisti di beni di consumo durevoli (-7,0%) e beni strumentali (-5,4%). Nel trimestre agosto-ottobre 2021, rispetto al trimestre precedente, l'exportdiminuisce dello 0,4%, per effetto del calo delle vendite di beni strumentali (-6,0%) ed energia (-3,5%). Nello stesso periodo, l'import ha registrato un incremento congiunturale del 9,9%, cui contribuiscono soprattutto energia (+15,0%), beni intermedi (+7,1%) e beni di consumo non durevoli (+11,5). A ottobre 2021, l'export cresce su base annua del 3,9%. 



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