Manovra, Moody's declassa l'Italia

Moody's declassa l'Italia, abbassando il livello di affidabilità del nostro debito pubblico a Baa3: l'ultimo gradino prima del livello non investment, più noto come spazzatura. Nel suo comunicato, Moody's ha spiegato che la solidità di bilancio del nostro paese si è indebolita a causa della decisione del governo di programmare un obiettivo di deficit più alto sia per il 2019 sia per gli anni successivi. Il debito pubblico è visto dall'agenzia stabile intorno al livello del 130% del Pil invece che in discesa: ma siccome la crescita sta rallentando, un debito di queste dimensioni risulta particolarmente vulnerabile agli shock. La valutazione delle prime mosse dell’esecutivo si sofferma sulle mancate riforme. Non c'è secondo Moody's una coerente agenda di riforme che affronti in modo strutturale il nodo della bassa crescita italiana. L'incremento del Pil dovrebbe risultare ben meno intenso di quanto atteso e la spinta alla crescita derivante dalla prossima manovra espansiva risulterà ben meno marcata di quanto scritto nel NaDEF.

La Commissione Ue ha bocciato la manovra economica

La Commissione Europea ha bocciato la legge di bilancio accusando l’Italia di essere “un Paese che ha prima ricevuto una flessibilità senza precedenti salvo poi varare una manovra che contiene uno sforamento senza precedenti e costringe ora la Commissione Ue a fare una mossa altrettanto senza precedenti: bocciare il testo approvato dal Governo e chiederne uno nuovo, entro tre settimane”. “Per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere a uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative”, ammette Valdis Dombrovskis prima di illustrare le ragioni che hanno portato alla scelta. Una su tutte, l'enorme debito pubblico: l'anno scorso, avverte la Ue, l'Italia ha speso per gli interessi 65,5 miliardi, pari al 3,8% del Pil, praticamente tanto quanto per l'istruzione. È la spesa più alta d'Europa.

E se lo spread superasse i 350 punti?

La risposta del Governo alla bocciatura potrebbe non arrivare prima di tre settimane. Anche perché un fattore che potrebbe cambiare le carte in tavola sono i mercati e il rischio che il sistema, vada in tensione dissipando l'effetto della manovra. Un'asticella c’è: secondo le analisi del Governo, va fissata a 350 punti di spread. Ecco il ragionamento: da S&P non ci si attende una stroncatura netta e dunque si spera che i mercati assorbano il nuovo declassamento senza tonfi o impennate drammatiche dello spread. Se il differenziale alla fine si attestasse attorno ai 300 punti base, si potrebbe reggere: se si stabilizzasse invece oltre 350, creerebbe un problema strutturale da affrontare subito. Se i mercati reggeranno, è dunque più che probabile che il Governo mantenga la sua posizione e non cambi niente della manovra annunciata. I mediatori però stanno facendo pervenire il messaggio che nel 2019 il Governo è pronto a intervenire, senza escludere la possibilità di una manovra correttiva.  Il primo faccia a faccia tra Tria e i Commissari ci sarà il 5 novembre all'Eurogruppo. Nel frattempo, l'Italia starebbe esplorando una strada per trovare appoggi in Consiglio tra i Paesi del Nord Europa. Tra i dossier caldi in arrivo a dicembre c’è il rinnovo delle sanzioni alla Russia: l'Italia potrebbe dare il suo avallo in cambio di un sostegno alla sua manovra; non stupisce quindi che il Presidente Giuseppe Conte questa settimana sia stato, visita a Mosca da Vladimir Putin.

Draghi lancia l'allarme spread: Italia si accordi con l’Ue

Giovedì si è consumato un nuovo scontro tra la maggioranza di governo e la BCE. A Francoforte, quella che doveva essere la conferenza stampa sull'addio al QE, si è trasformata in un dibattito con al centro l'Italia. A più riprese Draghi ha evocato persino l'ipotesi del salvataggio dell'Italia. “Sono personalmente fiducioso che un compromesso si possa raggiungere”. Sul come, Draghi si è affidato alle parole di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, presente alla riunione Bce: “Dobbiamo applicare le regole di bilancio, ma stiamo anche cercando il dialogo”. Draghi ha ribadito poi i fatti: lo spread “sta facendo salire i tassi, anche se ancora moderatamente, che famiglie e imprese devono pagare per prendere in prestito dalle banche, con un impatto sul credito, sulla crescita e su quello stesso spazio di manovra di bilancio”. Non solo. “I 380 miliardi di Btp in pancia alle banche perdendo valore intaccano il capitale, è ovvio”, è il monito di Draghi, che si è soffermato anche sull'ipotesi che la strada imboccata dal Governo porti a successivi tagli dei rating fino al junk, che chiuderebbe alle banche la liquidità ordinaria erogata dalla Bce proprio come successo alla Grecia. Se poi, fino a pochi giorni fa, Draghi aveva spiegato che dallo spread italiano non si vedevano segni di contagio, ora “rispetto all'ultima volta che ne ho parlato, abbiamo osservato un certo aumento dei tassi in alcuni Paesi periferici dell'Eurozona, un aumento non importante, ma c’è”.

Manovra, endorsement a sorpresa di Trump: “Avrà successo”

Nel suo braccio di ferro con l'Europa, Roma può contare su un aiuto inatteso, quello del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Come sempre, l'uomo della Casa bianca ha usato Twitter per comunicare al mondo di aver sentito Conte, al quale riconosce di stare “lavorando duro per l'economia italiana”, concludendo con un vero e proprio endorsement per il premier: “Avrà successo”. I tweet del presidente Usa in pochi minuti hanno fatto il giro di bacheche e profili di mezzo Governo, primo tra tutti quello di Luigi Di Maio. Il ministro dello Sviluppo economico tiene la barra dritta: “Non credo che si debba cambiare la manovra sul 2,4% di deficit, sia perché manteniamo le promesse, sia perché siamo uno Stato sovrano”.

Istat, export -3,7% a settembre

L'Istat, dopo la positiva dinamica di agosto, stima una flessione congiunturale e tendenziale delle esportazioni verso i paesi extra Ue a settembre. Il calo, rispetto al mese precedente, è del 3,7% e quello rispetto all'anno precedente raggiunge il 7,3%. Le importazioni sono, invece, in crescita molto marcata sia sul mese precedente (+4,1%) sia, soprattutto, su base annua +17,5%. La flessione congiunturale è estesa a quasi tutti i raggruppamenti principali, con l'eccezione dei beni di consumo durevoli (+1,1%). L'energia (-13,9%) e i beni intermedi (-4,3%) registrano una marcata riduzione. Su base annua, è rilevante per i beni strumentali (-13,2%) e i beni di consumo durevoli (-7,1%). L'export verso Turchia (-31,1%), Russia (-24,9%), Medio Oriente (-18,6%), paesi Mercosur (-18,3%), Giappone (-17,5%) e Cina (-17,3%) è in forte diminuzione su base annua. Aumentano, invece, le vendite verso i paesi Asean (+4,5%).

Istat, a settembre le retribuzioni contrattuali orarie restano invariate

Secondo l’Istat, a settembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie resta invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell'1,9% nei confronti di settembre 2017. Complessivamente, nei primi nove mesi del 2018 la retribuzione oraria media è cresciuta dell'1,4% rispetto al corrispondente periodo del 2017. Con riferimento ai principali macrosettori, a settembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell'1,1% per i dipendenti del settore privato (+1,1% nell'industria e +1,0% nei servizi privati) e del 4,1% per quelli della pubblica amministrazione. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: attività dei vigili del fuoco (+9,8%), militari-difesa (+6,4%) e forze dell'ordine (+6,1%). Le variazioni tendenziali minori si osservano per la metalmeccanica e i servizi di comunicazione e informazione (entrambi +0,8%) e per gli altri servizi privati (+0,2%).

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Settimana Economica 20 - 26 ottobre 2018



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