Tensione nella maggioranza sulla manovra. Lega e Fi chiedono modifiche 

La legge di bilancio è ancora aperta e in attesa di essere trasmessa in Parlamento, intanto Lega e FI chiedono delle limature. Che la coperta fosse corta è chiaro a tutti, ma il partito di Matteo Salvini si fa sentire e chiede “uno sforzo in più” sulle pensioni, così come gli azzurri insistono sulla cedolare secca sugli affitti brevi; entrambi chiedono di cambiare sui pignoramenti. Nelle ultime ipotesi in vista del testo definitivo si registrano già una serie di modifiche: cambia in parte la misura sui conti correnti e il pignoramento telematico scatta solo oltre i mille euro di debito con il fisco. “Non ci sarà nessuna incursione nei conti correnti”, assicura Matteo Salvini, mentre da Palazzo Chigi si spiega che si tratta solo di un'ottimizzazione di strumenti digitali già esistenti ma non c'è “alcun accesso diretto ai conti correnti da parte dell'Agenzia delle entrate per recuperare le imposte non pagate”. E sul fronte previdenziale viene escluso l'anticipo alla fine del 2024 dell'adeguamento alla speranza di vita per chi va in pensione. Nelle ultime ipotesi sfuma anche il rischio di un intervento sul turn over nella Pa: l'articolo non figurerebbe nell’ultima bozza. 

Arriva un tetto di 50mila euro per i titoli di Stato, che si potranno escludere dal calcolo dell'Isee, e cambia il tax credit per il cinema con una stretta che porta fino all'esclusione dall'agevolazione per le imprese non indipendenti o non europee. Sulle pensioni la Ministra del Lavoro Marina Calderone fa sapere che ci si sta lavorando. Gli azzurri, intanto, con Antonio Tajani promettono battaglia sugli aumenti della cedolare secca per gli affitti brevi, mentre con Giorgio Mulè ricordano che “Forza Italia è storicamente contro l'aumento della pressione fiscale” e “occorrerà intervenire sulla misura sul pignoramento”. La Lega, che ha sempre fatto dello stop alla legge Fornero e di Quota 41 una propria battaglia, si deve confrontare con Quota 104; tra le ipotesi ci sarebbe quella di mantenere quota 103, ma con un ricalcolo contributivo. “L'obiettivo è il superamento della legge Fornero”, ribadisce il vicesegretario leghista Andrea Crippa. Sul Ponte sullo Stretto viene autorizzata la spesa di 11,6 miliardi fino al 2032.

All’Eurosummit si parla di governance economica e arrivano pressioni sul Mes

All’ordine del giorno della riunione dell’Eurosummit ci cono quattro punti: situazione economica, “governance” economica e coordinamento tra i paesi dell’area euro (la riforma delle regole di bilancio), il futuro dei mercati finanziari e dei capitali Ue, l’euro digitale. Vasti capitoli in cui rientrano molte cose, praticamente tutto lo “scibile” dell’azione di politica economica e monetaria. Nella lettera di convocazione del Consiglio europeo e dell’Eurosummit il presidente Charles Michel ha menzionato che i leader avrebbero “fatto il punto sui progressi sull’unione del mercato dei capitali e sull’unione bancaria” e di quest’ultima fa parte il “nuovo” Mes che eserciterebbe la funzione di “’backstop” per la risoluzione delle banche.

Nella lettera al Consiglio Ue, il presidente dell'Eurogruppo Paschal Donohoe indicava che non si dovrebbe “perdere di vista l’importanza di concludere la riforma del Mes e i benefici che ciò apporterebbe alla nostra architettura istituzionale. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto aggiornamenti regolari sull’iter parlamentare in corso per la ratifica del trattato in Italia, e attendiamo con impazienza la sua conclusione il prima possibile”. Poi ricordava che quel trattato emendato è frutto di “un accordo di lunga data ed è nel nostro interesse per tutti, sia per la zona euro nel suo insieme che per i singoli stati membri, compresa l’Italia”. La ratifica di questo trattato “rappresenta un ulteriore passo avanti verso un’Unione bancaria più resiliente e un’unione monetaria più completa e approfondita”. Con la premier Giorgia Meloni "continuerò a sollevare il tema" della ratifica, ha detto.

Meloni: la ratifica del Mes deve far parte di una “logica di pacchetto”

La posizione della premier Giorgia Meloni sul Mes è che la ratifica deve far parte di una “logica di pacchetto”: in sostanza che si tratta di una questione che non può essere disgiunta dalle altre questioni relative alla “governance” economica e in particolare alla riforma del patto di stabilità che riguarda le regole di bilancio, il modo di trattare le spese per la difesa, per la transizione verde, in generale le spese legate alle “priorità europee”. Nel senso che non se ne deve tenere conto ai fini delle procedure sui deficit. Sebbene la “logica di pacchetto” sia praticata in molte occasioni nei negoziati Ue, nel caso della ratifica del Mes tale impostazione è stata respinta dal resto dei ministri finanziari. Anche perché si tratta di un capitolo chiuso nel senso che anche l’Italia a suo tempo lo aveva “firmato”. La questione è tutta di politica interna nazionale: FdI e Lega sono sempre stati contrari al Mes e anche sotto il governo Draghi era contrario il M5S

Probabilmente la premier si rende conto di non avere rispetto ai partner europei più margini, ma le difficoltà della maggioranza che la sostiene sono evidenti per la prova parlamentare. Va tenuto presente che i tempi del negoziato per la riforma delle regole di bilancio e i tempi della ratifica non coincidono necessariamente: è chiaro che un rapido accordo sulle prime può facilitare un voto parlamentare a favore della ratifica del trattato Mes, cioè far digerire ciò che attualmente è indigeribile per la maggioranza che sostiene il governo. Tuttavia l’intesa sulla riforma delle regole di bilancio è ancora lontana. Il nodo accende le critiche dell'opposizione, con il Pd che attacca con la capogruppo alla Camera Chiara Braga: “L'Italia perde credibilità” mentre “da mesi la maggioranza fugge questo appuntamento perché divisa e perché non perde occasione di praticare scetticismo sull'Europa, seppure a parole vuole far credere altro”. “Sul Mes che fate? Interpellate il Cnel di Brunetta?”, chiede ironicamente il leader del M5S Giuseppe Conte mentre dal canto suo il ministro degli Esteri e segretario Fi Antonio Tajani assicura: “Lavoriamo sempre con la coalizione, e la coalizione deciderà insieme”.

La Bce lascia fermi i tassi, prima pausa dopo 10 rialzi consecutivi

La Bce interrompe la sua striscia record di 10 rialzi consecutivi e decide all’unanimità di lasciare invariati i tassi di riferimento per la prima volta da luglio 2021. L'inflazione resta però una preoccupazione per il direttivo dell'Eurotower: "Ci si attende che l'inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato; inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi", si legge nella nota diffusa al termine della riunione. E la guerra in Medio Oriente, con le conseguenze che potrà avere sul costo dei beni energetici rappresenta un nuovo fattore di rischio. Per dirla con le parole usate dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, essere "in pausa non significa che non saranno più alzati i tassi” e una discussione sulla loro riduzione è del tutto prematura. Le prossime scelte della Bce continueranno a essere "dipendenti dai dati", sebbene ci sia la convinzione che mantenere "i tre tassi di riferimento all'attuale livello contribuirà al raggiungimento dell'obiettivo di un'inflazione al 2%

A rassicurare c’è il fatto che "i passati aumenti dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell'inflazione". Ma l’andamento dell’economia continua a rimanere “debole” a causa dei riflessi del livello dei tassi.  Per quanto riguarda il Pepp, il Pandemic emergency purchase programme, il Consiglio direttivo intende "reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024". Non è stata invece oggetto di discussione la questione delle riserve obbligatorie delle banche. Non è mancato lo spazio per un saluto al governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, il cui mandato scadrà a fine mese. "Oggi dopo 12 anni di servizio ottimo e leale uno dei membri del Consiglio ha terminato il suo mandato. Anche se a volte siamo in disaccordo, c’è sempre una spinta comune ad adempiere alla nostra missione", l'omaggio di Lagarde. 

Dall’Anci Mattarella sprona il Governo sull’importanza dell’attuazione del Pnrr 

Più soldi che dal piano Marshall, ecco perché sull'attuazione del Pnrr non si può fallire. Il presidente della Repubblica cita il famosissimo piano americano del 1947 per la ricostruzione dell'Europa e non poteva usare parallelo più forte all'assemblea dell'Anci riunita a Genova. I Comuni italiani, attraverso le parole del presidente Antonio Decaro, non nascondono le loro preoccupazioni in merito visto che da tempo lamentano una distrazione dei fondi europei a loro inizialmente destinati, criticità non del tutto negate anche da Giorgia Meloni che è intervenuta in apertura con un videomessaggio nel quale ha spiegato che il confronto con i sindaci è “schietto”. Per questo la premier cerca di tranquillizzare l'assemblea dei Comuni spiegando che “dalla cabina di regia nasce anche il percorso che ha poi portato alla proposta di revisione del Pnrr, una proposta che non sottrae risorse ai programmi previsti dal Piano ma che prevede lo spostamento di alcuni investimenti ad altre fonti di finanziamento come per esempio il Piano complementare al Pnrr o i fondi delle politiche di coesione”. Ma la premier riconosce le difficoltà a livello locale: “In termini di programmazione e capacità di spesa, ci sono ostacoli che derivano dalla mancanza di risorse umane, dalla carenza di competenze gestionali”. 



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