Energia: Ue, Lagarde, stime su inflazione riviste al rialzo per i prossimi anni

Le proiezioni di inflazione di base del personale della Bce sono state riviste significativamente al rialzo. L'inflazione annua dovrebbe ora attestarsi all'8,1 per cento nel 2022, al 5,5 per cento nel 2023 e al 2,3 per cento nel 2024. Lo ha detto la presidente della Banca centrale europeaChristine Lagarde, in un'audizione alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo. "L'inflazione è salita ulteriormente al 9,1% in agosto, guidata dall'aumento dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari", ha proseguito Lagarde. "Quasi la metà delle voci nel paniere dell'inflazione ha registrato tassi annui superiori al 4% in agosto, e le misure dell'inflazione sottostante rimangono elevate", ha dichiarato agli europarlamentari. "Sebbene le strozzature dell'offerta sul mercato si siano attenuate, il loro impatto inflazionistico continua a ripercuotersi gradualmente sui prezzi al consumo. Analogamente, la ripresa della domanda nel settore dei servizi sta esercitando pressioni al rialzo sui prezzi, e anche il deprezzamento dell'euro ha contribuito all'aumento delle pressioni inflazionistiche", ha concluso Lagarde. 

Poi, intervistata sul palco di un convegno dell'Atlantic Council prosegue: “La Banca centrale europea deve continuare ad aumentare i tassi di interesse per domare l'inflazione, anche se l'effetto collaterale di una politica più restrittiva sarà una crescita più debole. Dobbiamo riportare l'inflazione al 2% a medio termine, è il nostro obiettivo primario ed è quello che dobbiamo fare. Dobbiamo quindi continuare ad aumentare i tassi d'interesse nelle prossime riunioni", ha detto. E ha aggiunto: "Se non dovessimo rispettare il nostro mandato, danneggeremmo molto di più l'economia".

Lavoro, Istat: ad agosto -74mila occupati, crescono i dipendenti a termine 

Occupazione in calo, su base mensile, ad agosto. La diminuzione è dello 0,3%, pari a -74mila unità, e si osserva per uomini e donne, per tutti i dipendenti e le classi d'età, con l'unica eccezione dei 15-24enni per i quali rimane stabile; in aumento l'occupazione tra gli autonomi. Il tasso di occupazione scende al 60% (-0,2 punti). È la stima preliminare diffusa dall'Istat. Il numero di occupati ad agosto 2022 supera quello di agosto 2021 dell'1,8% (+406mila unità). L'aumento coinvolge entrambi i sessi e tutte le classi d'età, ad eccezione dei 35-49enni tra i quali gli occupati diminuiscono per effetto della dinamica demografica; il tasso di occupazione, in aumento di 1,5 punti percentuali, sale infatti anche tra i 35-49enni (+0,7 punti) perché, in questa classe di età, la diminuzione del numero di occupati è meno marcata di quella della popolazione complessiva. Ad agosto prosegue il calo dell'occupazione registrato a luglio, ma il numero di occupati, ha spiegato l'Istat, rimane superiore ai 23 milioni. Rispetto ad agosto 2021, gli occupati sono aumentati di oltre 400mila unità, in particolare tra i dipendenti a termine che, in un anno, sono cresciuti di quasi 200mila. 

Confrontando il trimestre giugno-agosto 2022 con quello precedente (marzo-maggio 2022), si registra un aumento del numero di occupati di 85 mila unità, pari allo 0,4%. La crescita dell'occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-3,7%, pari a -76mila unità), sia degli inattivi (-0,1%, pari a -19mila unità). Rispetto ad agosto 2021, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-14,1%, pari a -319mila unità) e il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,6%, pari a -344mila). Il tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni sale di 2,3 punti su base annua a quota 20,3%. Il tasso di disoccupazione in questa fascia di età scende al 21,2% con un calo di 1,9 punti su luglio e una riduzione di 6,3 punti su agosto 2021. 

Pil: Istat rivede al rialzo stime 2021, crescita a +6,7%

A trainare la crescita del Pil dal lato della domanda, spiega l'Istat, è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi molto più limitati. Dal lato dell'offerta di beni e servizi, si confermano la contrazione in agricoltura e gli aumenti consistenti del valore aggiunto nelle attività industriali e nella maggior parte dei comparti del terziario. In dettaglio, gli aumenti del valore aggiunto sono stati dell'11,5% nell'industria in senso stretto, del 21,6% nelle costruzioni e del 4,7% nei servizi; in diminuzione dell'1,3% nell'agricoltura, silvicoltura e pesca. All'interno dei servizi, si registrano incrementi nel comparto che raggruppa commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (+10,7%), nei servizi di informazione e comunicazione (+2,8%), nelle attività finanziarie e assicurative (+0,8%), nelle attività immobiliari (+1,9%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e servizi di supporto (+7,3%) e nel comparto delle amministrazioni pubbliche, difesa, istruzione, salute e servizi sociali (+1,6%). 

Inflazione, Istat: a settembre +0,3% su mese, +8,9% su anno 

Secondo le stime preliminari, nel mese di settembre 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell'8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente). Lo comunica l'Istat. L'ulteriore accelerazione dell'inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni alimentari (la cui crescita passa da +10,1% di agosto a +11,5%) sia lavorati (da +10,4% a +11,7%) sia non lavorati (da +9,8% a +11,0%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%). Contribuiscono, in misura minore, anche i prezzi dei Beni non durevoli (da +3,8% a +4,7%) e dei Beni semidurevoli (da+2,3% a +2,8%). Pur rallentando di poco, continuano a crescere in misura molto ampia, i prezzi dei Beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%) sia regolamentati (da +47,9% a + 47,7%) sia non regolamentati (da +41,6% a +41,2%); decelerano anche i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,4% a +7,2%). 

L'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,0% a +5,5%. Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +11,8% a +12,5%), mentre è sostanzialmente stabile la crescita di quelli dei servizi (da +3,8% a +3,9%); si amplia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,0 di agosto a -8,6 punti percentuali). L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (+2,0%), dei Beni semidurevoli (+1,0%), degli Alimentari lavorati (+0,8%) e dei Beni durevoli (+0,6%) ed è in parte frenato dal calo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-4,2% dovuto per lo più a fattori stagionali). L'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,1% per l'indice generale e a +3,6% per la componente di fondo.

Approvata la Nadef, per il 2023 la crescita scende a +0,6%

L'inflazione, i tassi in rialzo e il caro-energia colpiscono duramente l'economia italiana. Ma gli effetti più gravi si cominceranno a sentire a partire dall'anno prossimo. Per questa ragione il governo nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) ha abbassato le stime di crescita per il 2023 dal 2,3% stimato ad aprile allo 0,6%. Un problema in più per il nuovo esecutivo che dovrà affrontare mesi molto difficili. Il rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce farà salire il costo del debito aggravando le condizioni della finanza pubblica. Appare difficile, in queste condizioni, immaginare un nuovo scostamento di bilancio per soccorrere famiglie e imprese. Il cammino del prossimo esecutivo si annuncia molto impervio. Un primo assaggio di quello che potrà accadere si è visto oggi. Il Tesoro, infatti, ha collocato cinque miliardi di Bot a sei mesi all'1,98% che rappresenta il top da dieci anni. La precedente emissione costava al Tesoro solo lo 0,81%. 

"L'ammontare di risorse effettivamente spese per i progetti del Pnrr nel corso di quest'anno sarà inferiore alle proiezioni presentate nel Def per il ritardato avvio di alcuni progetti che riflette, oltre i tempi di adattamento alle innovative procedure del Per, gli effetti dell'impennata dei costi delle opere pubbliche". È quanto scritto nella premessa della Nadef. Dei 191,5 miliardi assegnati all'Italia "circa 21 saranno effettivamente spesi entro la fine di quest'anno. Restano circa 170 miliardi da spendere nei prossimi 3 anni e mezzo", risorse che "se pienamente utilizzate" daranno "un contributo significativo alla crescita". 



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