Il Fondo Monetario Internazionale lancia l’allarme sulle conseguenze della guerra

Per l'Ucraina le conseguenze saranno “devastanti”, per la Russia invece “molto negative”, e pronte a rovesciarsi sull'economia mondiale. Il Fmi suona l'allarme per l'impatto economico della guerra scatenata da Mosca. E se il Cremlino sembra cercare di allontanare il default, una potenziale vittima è la Bielorussia, colpita ugualmente dalle sanzioni, dipendente dai destini di Mosca ma senza le sue difese. È Kristalina Georgieva, la direttrice generale del Fmi a Dubai per il World Government Summit, a tracciare uno scenario complicato, con la previsione di un +1,5% da aggiungere all'inflazione mondiale, e stime di crescita che verranno riviste in peggio al prossimo World Economic Outlook. Con il conflitto che non si ferma e la guerra parallela delle sanzioni, mentre Russia e i suoi avversari giocano al poker del default e a quello del gas da pagare in rubli, la valutazione del Fmi è che la guerra avrà conseguenze “ad ampio raggio”. Per un'economia globale che stava uscendo dallo shock pandemico, e in cui “la crescita è scesa, l'inflazione è salita”, l'innesco di una crisi può arrivare ovunque. Tanto che dalla “unità di crisi” creata appositamente dal Fmi sono al lavoro per “identificare chiaramente i Paesi a più alto rischio ed essere pronti per loro”: c’è un cuscinetto di 650 miliardi di dollari di riserve in diritti speciali di prelievo approntati lo scorso anno, ma il Fmi si aspetta che diversi paesi avranno bisogno d'aiuto. Il pensiero va immediatamente ai Paesi emergenti, visto che la stretta sui tassi della Fed rischia di essere uno shock per alcuni di questi fra i più indebitati in dollari. 

La Bce è pronta ad agire sulle banche a rischio legate alla guerra in Ucraina

Andrea Enria, il presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, per prima cosa benedice l'unione bancaria, che ha consentito alle banche europee di navigare la pandemia indenni e arrivare alla crisi ucraina con le spalle robuste di capitale e liquidità.  Ma la Bceresta pronta a intervenire su singole banche. Con circa 100 miliardi di euro di esposizione verso la Russia colpita dalle sanzioni, la Bce “monitora attentamente” la situazione che tuttavia “appare gestibile”, dice Enria presentando il rapporto di vigilanza 2021 alla Commissione Affari economici del Parlamento europeo. Le esposizioni dirette sono concentrate in poche banche operanti in Russia, Ucraina e Bielorussia attraverso controllate in larga misura finanziate a livello locale. Per Enria “Anche nello scenario estremo in cui alcune banche europee dovessero svalutare le loro esposizioni o chiudere le attività in quell'area, l'impatto complessivo sul capitale "non minaccerebbe l'adesione ai requisiti di vigilanza”. 

Nessuno sa con certezza fino a che punto si spingerà il poker delle sanzioni e del tentativo di Mosca di imporre i rubli sui pagamenti del gas, minaccia che domani potrebbe allargarsi anche al rimborso ai prestiti delle banche dei Paesi ostili come l'Italia. Enria ha spiegato che se il Cremlino prendesse questa strada con una svalutazione del valore dei prestiti, per le banche europee “si aprirebbe un problema di riclassificazione” per valutare se quegli attivi diventino crediti deteriorati. Ma niente terremoto generalizzato per le banche, fra le quali le più esposte verso Mosca sono in Italia e Francia (25 miliardi per ciascun Paese) e Austria (17,5 miliardi) con nomi di primo piano come Société Générale, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole, Raiffeisen, Bnp Paribas, Deutsche Bank. 

L’Istat anticipa al 4 aprile la revisione delle stime del Pil

L'Istat anticipa al 4 aprile la revisione delle stime del prodotto interno lordo per il 2021. Lo annuncia l'Istituto di statistica in una nota dove informa che, al fine di anticipare il rilascio della versione rivista delle stime dei conti nazionali (e in particolare di Pil e indebitamento delle amministrazioni pubbliche) che incorpora le rettifiche dei dati di importazione in valore del gas naturale per i mesi da luglio a dicembre 2021, i dati completi saranno diffusi il giorno 4 aprile 2022 alle ore 12.00 tramite la banca dati dell'Istituto, invece del 5 aprile, come comunicato in precedenza. Lo stesso giorno, aggiunge l'Istat, saranno anche pubblicate in banca dati le serie dei conti economici trimestrali, coerenti con la nuova versione dei conti annuali. Si conferma che le revisioni riguardano i valori nominali degli aggregati del conto delle risorse e degli impieghi mentre hanno effetti marginali sui valori concatenati. Dopo il 4 aprile, la diffusione dei conti nazionali seguirà il normale calendario, che prevede il 5 aprile il comunicato su conto trimestrale AP, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società (IV trimestre 2021) e il 7 aprile il comunicato sui conti economici per settore istituzionale (anno 2021). 

L’inflazione continua a crescere: a marzo +6,7%

Continua a salire l'inflazione che accelera per il nono mese consecutivo, raggiungendo a marzo un livello (+6,7%) che non si registrava da luglio 1991. È quanto si legge nel commento ai dati Istat sui prezzi al consumo provvisori. Secondo le stime preliminari, nel mese di marzo 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell'1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua (da +5,7% del mese precedente). L'accelerazione dell'inflazione su base tendenziale è dovuta anche questo mese prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei Beni durevoli (da +1,2% a +1,9%); i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio). I Servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1,0%). L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,7% a +2,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%. 

Anche questo mese sono i prezzi dei Beni energetici non regolamentati a sostenere l'ulteriore ascesa, ma tensioni inflazionistiche continuano a diffondersi con la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa che accelera di quasi un punto percentuale, portandosi a +5%. Per l’Istat, a contenere queste tensioni sono i prezzi dei servizi la cui dinamica su base annua rimane stabile (+1,8%), mentre i beni registrano ormai una crescita a due cifre (+10,2%). Accelerano sia i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +5,3% a +6,9%). L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+8,9%) e in misura minore dei Beni alimentari lavorati (+1,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei Beni durevoli (+0,7%) e degli Alimentari non lavorati (+0,6%). L'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l'indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,6% su base mensile, prevalentemente per effetto della fine dei saldi invernali, di cui il NIC non tiene conto, e del 7,0% su base annua (da +6,2% di febbraio).

Per l’Istat a febbraio la disoccupazione scende all'8,5%

A febbraio 2022, rispetto al mese precedente, la crescita del numero di occupati si associa alla diminuzione dei disoccupati e degli inattivi. Lo ha riferito l'Istat in una nota. Secondo l'Istituto di statistica, l'aumento dell'occupazione (+0,4%, pari a +81mila) coinvolge uomini, donne, dipendenti a termine, autonomi e under 50; calano i dipendenti permanenti. Il tasso di occupazione sale al 59,6% (+0,3 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-1,4%, pari a -30mila unità rispetto a gennaio) tra gli uomini e per tutte le classi d’età, con l'unica eccezione dei 25-34enni. Il tasso di disoccupazione scende all'8,5% nel complesso (-0,1 punti) e al 24,2% tra i giovani (-0,6 punti). Il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -79mila unità), trasversale rispetto al genere, si registra tra i 25-49enni. Il tasso di inattività scende al 34,8% (-0,2 punti). 

Confrontando il trimestre dicembre 2021-febbraio 2022 con quello precedente (settembre-novembre 2021), il livello di occupazione è più elevato dello 0,4 %, per un totale di 100mila occupati in più. La crescita dell'occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,3%, pari a -98mila unità) e degli inattivi (-0,7 %, pari a -87mila unità). Il numero di occupati a febbraio 2022 è superiore a quello di febbraio 2021 del 3,5 % (+777mila unità); aumenta per uomini e donne, per qualsiasi classe d’età e posizione professionale. Il tasso di occupazione è più elevato di 2,6 punti percentuali. Rispetto a febbraio 2021, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-15,0 %, pari a -375mila unità), sia l'ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-5,3%, pari a -723mila). 



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