Georgieva (Fmi): Europa resiliente ma crescita debole

Il sistema bancario dell'Unione europea è entrato nella fase di inasprimento della politica monetaria con solidi cuscinetti e l’agile risposta dei responsabili politici alla guerra in Ucraina ha assicurato forniture alternative di gas e ha sostenuto famiglie e imprese”. La dg del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva è stata abbastanza ottimista sulla stabilità dell’area europea nonostante la preoccupazione per il rallentamento della crescita economica. “Fortunatamente, l'Europa ha dimostrato di essere resiliente, non molto tempo fa, le nuvole sull'Europa erano molto più scure”. Tuttavia, ha confermato le recenti stime sull’andamento del pil: la crescita nella Ue passerà dal 3,7% l’anno scorso allo 0,7% quest’anno. La ripresa nel 2024 sarà “modesta”. L’ultimo rapporto del Fmi di aprile non a caso si intitolava: “Una ripresa accidentata”. Non solo: si rischiano incidenti di percorso di cui la prosecuzione della guerra in Ucraina può essere un elemento fondamentale. È questo il primo messaggio lanciato al convegno economico a Bruxelles. 

Il secondo messaggio è il richiamo ai governi a fare attenzione alle conseguenze di una lunga e profonda fase di protezionismo. Georgieva ha parlato di “mondo diviso in blocchi”. Giusto ridurre le vulnerabilità attraverso il “reshoring” e la produzione “friendshoring” (spostare la produzione verso i paesi “amici”) tuttavia c’è un rischio: “Creare un mondo più frammentato con costi economici reali”. Secondo il Fmi occorre procedere con cautela. Terzo messaggio sulla politica monetaria: per Georgieva “i banchieri centrali non possono distogliere lo sguardo dalla palla finché l'ostinata inflazione non sarà saldamente sotto controllo”. L’inflazione calerà in Europa dal 9% l’anno scorso al 6% quest’anno, secondo i calcoli Fmi, però “nella maggior parte dei paesi non tornerà al target fino al 2025”. Dunque, sia la Fed che la Bce non possono fare altro che proseguire nell’aumento dei tassi. Con quale intensità e quanto a lungo si vedrà.

La Bce alza i tassi di 25 punti base, stop reinvestimenti a luglio 

La Banca Centrale Europea ha deciso, come previsto, di alzare i propri tassi di riferimento per contrastare l'inflazione ancora troppo elevata. Ma il nuovo giro di vite è stato limitato a un solo quarto di punto, contro il mezzo punto dei quattro ritocchi precedenti. In particolare, il tasso sui depositi è stato portato al 3,25%, quello di rifinanziamento al 3,75% e quello sui prestiti marginali al 4%. Si tratta del livello più alto dal 2008. I dati sull'aumento dei prezzi nella zona euro, pubblicati martedì, hanno giustificato questo nuovo inasprimento della Bce, che ha anche annunciato la scelta di sospendere da luglio i reinvestimenti App. L'inflazione nell'Eurozona è ancora molto alta e ha registrato addirittura un leggero aumento ad aprile, accelerando dal 6,9% al 7% su base tendenziale.

Alcuni analisti - compresi quelli di JP Morgan e Bank of America - si aspettavano addirittura un aumento del costo del denaro di 50 punti base, come nelle riunioni precedenti. Ma la banca centrale ha scelto di non calcare troppo la mano. Innanzitutto, perché' alcuni indicatori lasciano sperare in un'inversione di tendenza dei prezzi al consumo. L'inflazione core, quella maggiormente osservata dalla Bce, ha frenato leggermente lo scorso mese, dal 5,7% al 5,6%. E l'ultima indagine sulla distribuzione del credito nell'eurozona nel primo trimestre, pubblicata martedì, ha mostrato un marcato rallentamento del finanziamento dell'economia da parte delle banche che hanno inasprito le loro condizioni di prestito "al ritmo più veloce dalla crisi del debito sovrano nel 2011". Questo è in gran parte un segno che la stretta monetaria avviata dalla Bce lo scorso luglio sta iniziando a influenzare l'economia. Inoltre, un rialzo troppo forte avrebbe potuto indebolire le banche, soprattutto in concomitanza con la decisione della Bce di ritirare liquidità dal mercato sgonfiando il proprio bilancio. 

Ue: Giorgetti, “trattare investimenti Pnrr e aiuti Ucraina in modo diverso”

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha proposto al collega tedesco Christian Lindner di considerare, nel patto di stabilità riformato, gli investimenti fatti per il Pnrr e nella difesa in modo "diverso" dagli altri. Lo ha spiegato lo stesso Giorgetti, a margine dell'Ecofin informale nei pressi di Arlanda, l'aeroporto di Stoccolma. "Lui ha fatto una proposta a me – ha detto Giorgetti - io ho fatto una proposta a lui. Come si conviene in questi casi, c'è un percorso di negoziazione, una proposta importante della Commissione. L'obiettivo è chiudere entro fine anno. Noi abbiamo le nostre richieste, com'è noto, di trattare in modo differenziato le nostre spese di investimento, specialmente alcune che riteniamo molto importanti. La Germania chiede delle regole geometriche, numeriche. Vediamo, stiamo discutendo". "La mia controproposta – ha proseguito - è esattamente quella di considerare le spese di investimento, in particolare quelle elegibili per il Pnrr e le spese per la difesa, in particolare quelle per l'Ucraina, in modo diverso rispetto alle altre. Perché non si può mettere un Paese di fronte alla prospettiva di scegliere se aiutare Kiev o rompere le regole del patto di stabilità. Mi sembra una cosa assurda", ha concluso.

La presidente della Bce Christine Lagarde "era molto sorpresa, favorevolmente sorpresa, di come l'economia italiana vada molto meglio. Gli imprenditori e i lavoratori italiani sono molto meglio dei politici italiani, e anche degli analisti, che normalmente sottostimano le nostre capacità" ha aggiunto il ministro dell'Economia.

Inflazione: Visco, “sì a misure sostegno ma senza rischi su processo riduzione debito pubblico”

"Sebbene misure fiscali mirate e temporanee per alleviare il peso sulle famiglie e sulle imprese più colpite dovrebbero ovviamente continuare, se necessario, il loro finanziamento non dovrebbe mettere a rischio la progressiva riduzione del debito pubblico e dovrebbe quindi evitare di aumentarne ulteriormente l'onere sulle generazioni future". È quanto ha scritto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in un paper a sua firma diffuso dalla Banca d'Italia. “È fondamentale non solo per ripristinare le condizioni necessarie per una crescita robusta e duratura, ma anche per garantire un tempestivo ritorno all'obiettivo di stabilità dei prezzi, risultato che sarebbe più difficile e oneroso da raggiungere in caso di eccessivi trasferimenti statali", ha spiegato il governatore. "Con gli opportuni contributi dei lavoratori, delle imprese e dei governi nazionali, la politica monetaria riuscirà ad abbassare l'inflazione fino al target di medio termine della Bce, come attualmente previsto. Tuttavia, dobbiamo continuare a monitorare attentamente l'evoluzione di tutte le variabili che possono innescare effetti di secondo impatto. Un approccio incontro per incontro, dipendente dai dati e prudente rimane la migliore strategia", ha detto ancora Visco. 

Istat: inflazione ad aprile sale a 8,3% su anno, +0,5% su mese 

Secondo le stime preliminari, nel mese di aprile l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell'8,3% su base annua, da +7,6% del mese precedente. È quanto comunica l'ISTAT. L'accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all'aumento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,7%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,7%) e dei Servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli Energetici regolamentati (da -20,3% a -26,4%). L''inflazione di fondo', al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +6,3%, così come quella al netto dei soli beni energetici (a +6,4% come registrato a marzo). Si accentua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +9,7% a +10,6%) e, in modo più contenuto, dei servizi (da +4,5% a +4,7%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,9 punti percentuali, da -5,2 di marzo. L'aumento congiunturale dell'indice generale si deve principalmente all'aumento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti e degli Energetici non regolamentati (entrambi a +2,4%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-19,3%). L'inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l'indice generale e a +4,6% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dell'1,0% su base mensile e del 8,8% su base annua (in accelerazione da +8,1% di marzo). 



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