L’Istat vede al rialzo il Pil ma per l’Ocse la crescita sarà intorno allo zero
Il 2019 si chiude con una crescita dello 0,3%, migliore delle stime di quasi un anno fa, e un deficit sorprendentemente basso. Ma il regalo arrivato dai dati Istat, che fanno sperare sui margini di bilancio 2020, si accompagna all'allarme rosso dell'Ocse: crescita zeroper l'Italia nella “migliore delle ipotesi” quest'anno, di fronte all'emergenza del coronavirus che è “il più grande pericolo” dai tempi della crisi finanziaria e rappresenta una “minaccia senza precedenti” per l'economia globale. Nel Governo avevano sperato in tutt'altro scenario: fiducioso di poter far leva su un 2019 che si preannunciava migliore del previsto e un 2020 che si sperava libero dalla minaccia incombente di un'escalation dei dazi, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri puntava su un 2020 “migliore del precedente”, grazie alle misure della manovra per la crescita al 0,6% con un deficit al 2,2%, in particolare ai tagli a Irpef e al cuneo fiscale consentiti dal recupero dell'evasione, ma la crescita segna un “marcato rallentamento”, certo, come nel resto del mondo, passando dallo 0,8% del 2018 allo 0,3%, la più bassa dal 2014. Ma era pur sempre crescita, cosa non scontata visti i dazi, la congiuntura globale di rallentamento, la crisi dell'auto tedesca, tanto che il governo Conte-bis aveva tagliato la sua stima 2019 a 0,1%: stima superata, grazie al buon contributo netto dell'export, al terziario e alle costruzioni, così come è superata quella del precedente esecutivo del Def di aprile, 0,2%. Sorprendente, poi, l'andamento dei conti pubblici: deficit 2019 sceso all'1,6% del Pil dal 2,2% dell'anno prima, risultando molto inferiore rispetto al 2,2% della nota di aggiornamento del Def di settembre, il miglior risultato dal 2007. E’ un miglioramento vicino ai 10 miliardi, merito del minor tiraggio di reddito di cittadinanza e quota100, dei risparmi sullo spread, di entrare fiscali in rialzo, di buoni dividendi delle società partecipate. Anche l'avanzo primario, quello al netto degli interessi, salendo all'1,5% fa meglio dell'1,3% della Nadef: il miglior risultato dal 2013. E il debito pubblico si stabilizza al 134,8% ai massimi storici, ma almeno non sale. Questi numeri hanno un significato politico a Bruxelles, dove Gualtieri avrebbe potuto dar prova di affidabilità e rendere più facile la trattativa per fare, con un po' di stimolo di bilancio, del 2020 un anno migliore: un deficit più basso che crea più spazio di manovra. Se non fosse che sull'economia italiana, e mondiale, è arrivata la crisi generata dal coronavirus: molti economisti, dopo che il 2019 si è chiuso con un ultimo trimestre in decisa flessione (-0,3% creando un effetto base negativo sull'anno corrente), vedono l'Italia già in recessione e si aspettano una crescita negativa per l'intero anno; l'Ocse si limita a tagliare di 0,4% punti la previsione 2020 per l'Italia portandola a zero, appunto, ma senza nascondersi che “l'intera economia mondiale è a rischio”. Goldman Sachs, meno diplomaticamente, ha già tagliato la crescita globale al 2% da oltre il 3%.
Il Governo, con l’ok della Commissione UE, prepara una manovra anti-virus
L'Italia lavora a una vera e propria manovra anti-coronavirus, forte del sostegno già assicurato da Bruxelles che, per voce del commissario Paolo Gentiloni, si prepara a fare “tutto il necessario” per evitare che l'emergenza faccia sprofondare l'intera economia del vecchio continente. Mentre l'Europa si attrezza, il governo giallorosso cerca di accelerare per avviare la richiesta di margini in deficit per 7,5 miliardi da spendere per il nuovo decreto. Se il contagio dovesse continuare a espandersi non basteranno infatti le misure prese dai singoli Paesi, come ha più volte ribadito anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, chiedendo a più riprese che ci sia una risposta comune non solo europea ma di tutte le maggiori economie. La posizione sarà ribadita anche nei colloqui previsti tra i ministri del G7 per discutere la risposta alla minaccia del coronavirus sull'economia mondiale. Gualtieri ha incontrato, al tavolo convocato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, le imprese dell'export per studiare insieme le contromisure a difesa del made in Italy e nel frattempo studia con i tecnici le misure urgenti da inserire nel prossimo decreto, che potrebbe essere varato la settimana prossima. L'obiettivo è dare intanto un primo ristoro alle attività commerciali e alle aziende affossate dall'emergenza con un credito d'imposta per chi ha perso il 25% del fatturato, rifinanziare gli ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori estendendo la Cig in deroga a tutta Italia e dare più risorse alla sanità, che ha bisogno di accelerare i concorsi, di assumere medici e di rafforzare i reparti di terapia intensiva. Si pensa anche a rimborsi per le gite scolastiche e i viaggi saltati per i voli cancellati e i timori dell'epidemia. Un successivo decreto, poi, dovrebbe invece spingere sulla crescita con lo sblocco dei cantieri sul modello 'Ponte Morandi'. L'intervento più complessivo è quello chiesto a gran voce da imprese e sindacati, che approvano la rapidità degli interventi ma lamentano una carenza di risorse. Difficile però, in questo momento, fare di più, intanto perché ancora non è possibile una stima attendibile dell'impatto del virus e poi perché il Paese deve fare i conti con una economia già fragile. L'indebitamento del 2019 fermo all'1,6% contro la previsione di 2,2%, registrato dall'Istat, sarà molto probabilmente assorbito del tutto da una crescita zero nel migliore degli scenari. Andranno quindi ben calibrate le richieste di flessibilità sui conti per non trovarsi a settembre con le mani legate davanti alla manovra vera e propria, quella che, nelle intenzioni ribadite ancora in questi giorni, dovrebbe finanziare la riforma dell'Irpef.
Istat, a gennaio l’occupazione diminuisce rispetto a dicembre 2019 ma occupati aumentano
Rispetto al mese di dicembre 2019, a gennaio 2020 l’occupazione diminuisce, l’inattività cresce e il numero di disoccupati aumenta lievemente a fronte di un tasso di disoccupazione che rimane stabile. Il numero di occupati diminuisce di 40mila unità (-0,2% rispetto al mese precedente) e il tasso di occupazione si attesta al 59,1% (-0,1 punti percentuali). Lo comunica l’Istat, diffondendo i dati provvisori su Occupati e disoccupati a gennaio 2020. Stando ai dati diffusi all’Istituto di statistica, la flessione dell’occupazione interessa uomini e donne, lavoratori dipendenti (-15mila) e indipendenti (-25mila) e tutte le fasce di età, a esclusione delle persone tra i 35 e i 49 anni (+13mila).
Un lieve calo dell’occupazione (-0,1%, pari a -15mila unità) si osserva anche confrontando il trimestre novembre 2019-gennaio 2020 con quello precedente (agosto-ottobre 2019) e riguarda, in particolare, i lavoratori indipendenti (-38mila); l’occupazione infatti aumenta tra i dipendenti (+23mila), oltre che tra i 25-34enni (+11mila) e gli over 50 (+36mila). Rispetto a gennaio 2019, la crescita dell’occupazione (+0,3%, pari a +76mila unità) è verificata per genere e classe di età, con l’unica eccezione dei 35-49enni per effetto del loro decrescente peso demografico. Aumentano i lavoratori dipendenti (+156mila unità), soprattutto permanenti (+112mila), mentre gli occupati indipendenti diminuiscono di 80mila unità.
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