La Bce avvicina la stretta e rassicura. Spread va a 150

La Bce avvicina il rialzo dei tassi d'interesse e la fine del quantitative easing che fa da ombrello al debito di Paesi come l'Italia dal 2015. E immediatamente salgono il tasso del Btp decennale e lo spread, che tocca quota 150, nonostante le rassicurazioni della presidente della Bce Christine Lagarde. Lo sfondo è quello, delineato ieri, di un'inflazione record nell'area euro (5,1%), e ai massimi di un quarto di secolo in Italia. L'inflazione a dicembre e gennaio "ha sorpreso al rialzo", dice Lagarde. I rischi sullo scenario inflazionistico "sono orientati al rialzo". E ancora, nel Consiglio direttivo della Bce di oggi "la preoccupazione è unanime" per l'inflazione che rischia di frenare consumi, investimenti, crescita. Infine, la stoccata finale: "Valuteremo molto attentamente" è la risposta con cui Lagarde di fatto non ha confermato di considerare, come aveva fatto a dicembre, "altamente improbabile" un rialzo dei tassi già nel 2022. Non è un fulmine a ciel sereno: i mercati - sulla base dell'inflazione galoppante a livello globale, della Fed che va verso la stretta a marzo e della Bank of England che ha alzato i tassi proprio allo 0,5% - da mesi anticipavano una doppia stretta della Bce entro il 2022, in piena sfida alle rassicurazioni della Bce sulla natura temporanea della fiammata dei prezzi. 

La svolta della presidente della Bce lascia il segno. Da oltre un decennio non si sentiva una conferenza stampa così dominata dalla parola “inflazione”. E poi il comunicato diffuso dalla Bce pochi minuti prima era quasi un “copia e incolla” di quello rassicurante di dicembre: tassi fermiQe pandemico che termina a marzo gli acquisti netti, e da lì in poi la palla passa al programma “App” con una riduzione graduale nel corso dell'anno. L'inversione di marcia, netta, avviene perché "rispondiamo a una situazione, ma la situazione è cambiata", ha spiegato Lagarde. Ora tutto dipenderà dagli sviluppi dell'inflazione, legati peraltro alla volatile conflittualità sull'Ucraina. Lagarde ha sottolineato l'importanza delle riunioni Bce del 10 marzo e 9 giugno. Quando le nuove previsioni degli economisti dell'Eurotower diranno se l'inflazione, che ora viaggia ben al di sopra del target del 2%, rallenterà all'1,8% nel 2023 e 2024 (come da stime di dicembre) o invece si manterrà alta realizzando l'obiettivo del 2%, e con ciò realizzando un secondo requisito della forward guidance per il “lift off”, il rialzo dei tassi. 

Crescita Pil al top da mezzo secolo. Ora target 4%

Una crescita nel 2021 come non si vedeva da quasi mezzo secolo, frutto del rimbalzo tecnico dalla maxi-recessione pandemica ma anche di vaccinazioni e aiuti pubblici che hanno spinto il Pil fino a +6,5%. E un inizio d'anno nuovo che parte in frenata, preludio di un 2022 che potrebbe mancare il 4,7% previsto dal Governo fra pandemia e caro-energia, ma con l'esecutivo che punta comunque a superare il 4% anche con nuovi interventi. L'Istat certifica la ripartenza dello scorso anno: dopo il crollo del 9% nel 2020 dei lockdown, il peggiore dalla Seconda guerra mondiale, l'economia mette a segno un +6,5%, più del 6% indicato dal Governo lo scorso settembre. L'obiettivo del Governo resta quello di conseguire nel 2022 una crescita del Pil superiore al 4%. E se da una parte la pandemia ha fatto balzare i contagi in inverno e il caro energia è un indubbio fattore di rischio, dall'altra il quadro epidemico nazionale è in fase di miglioramento e il Governo - spiega il Mef - è già ripetutamente intervenuto per attutire il rialzo dei prezzi di gas ed elettricità su imprese e famiglie. Segno che alla priorità della gestione pandemica si somma quella delle bollette, dove il pressing dei partiti si fa insistente. I dati dell'Istat dicono che il boom della crescita dello scorso anno lascia in eredità al 2022 una variazione acquisita del Pil pari a +2,4%. Significa che, per arrivare al 4,7% previsto nella Nadef dal Governo, ci vorrà una crescita media dello 0,6% circa in tutti e quattro i trimestri del nuovo anno. Lo stesso ritmo di crescita che Istat ha rilevato per il quarto trimestre 2021, lievemente superiore a gran parte delle previsioni, ma in un trend di rallentamento dopo il 2,7% del secondo trimestre e il 2,6% del terzo. Ecco perché l'Istat né si sbilancia su quando esattamente l'Italia recupererà il Pil pre-pandemia, né se la sente di confermare o meno il 4,7%. Per il Mef "gran parte della caduta registrata nel 2020" è già recuperata.

Inflazione: Istat, fiammata 4,8% dovuta a caro energia, nei prossimi mesi fase calda

L'inflazione vola, le famiglie con i livelli di reddito più bassi diventano ancora più povere e i risparmi, compresi quelli investiti in titoli di Stato, diventano a rischio, così come la crescita. Tutta colpa dell'energia, o quasi, che nonostante il tentativo del governo di calmierare i prezzi negli ultimi sei mesi del 2021 e nel primo trimestre del 2022, fa da combustibile alla ''fiammata''. L'Istat oggi ha annunciato che a gennaio i prezzi al consumo hanno registrato un incremento del 4,8% su base annua, dato record dal 1996, e le prospettive delineano ''una fase calda nei mesi più vicini''. Facendo un confronto tra dicembre 2021 e il dato del 2001 (ultimo anno della lira), emerge che ''20 anni di euro hanno costituito un elemento di scudo contro le dinamiche inflazionistiche più marcate''. L'Istat spiega che i beni energetici regolamentati ''trainano questa fiammata con una crescita su base annua mai registrata, ma tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano anche in altri comparti merceologici. Ciononostante, la componente di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi, conferma il dato di dicembre, grazie anche al rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti i cui andamenti tendenziali sono ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia''. L'Istat delinea quindi un quadro in cui il Covid è ancora il protagonista assoluto: l'arrivo dei vaccini, lo scorso anno, ha consentito di far ripartire l'economia mondiale, con la conseguente impennata della domanda di fonti energetiche. La conseguenza ben conosciuta è stato il boom dei prezzi della bolletta, per le famiglie e per le imprese. 

''Guardando i prezzi alla produzione, le curve sembrano ormai delle rette che salgono'' e ''la preoccupazione si consolida, si rafforza'', afferma l'Istat. "Se questo surriscaldamento che sta avvenendo non dovesse cominciare a rallentare, credo che le preoccupazioni per l'andamento della crescita del Pil siano consistenti". Inoltre ''un'inflazione così elevata, oltre a colpire i consumatori, può mettere a rischio anche i risparmi, obbligazioni e titoli di Stato''. Infatti ''se i prezzi aumentano rapidamente, i danari sul conto corrente che non garantisce alcun tipo di rendimento si svaluteranno della percentuale di inflazione, quindi ovviamente se l'inflazione dovesse essere duratura questo potrebbe avere impatto negativo'', spiega l'Istituto. ''Anche le obbligazioni e i titoli di Stato possono essere a rischio visto che i rendimenti sono mediamente bassi e spesso fissi nel tempo, con tutte le conseguenze del caso''. 

Sono 45 gli obiettivi del Pnrr da centrare per giugno, 100 per il 2022

Sono 100 in tutto gli obiettivi del Pnrr che l'Italia dovrà raggiungere entro la fine dell'anno, 45 già entro il 30 giugno. Saranno necessari per sbloccare la seconda e la terza rata dei fondi europei pari a circa 24 e 22 miliardi. A oggi, tre sono già centrati: l'investimento su rinnovabili e batterie, quello sulle filiere produttive e la semplificazione degli investimenti nelle infrastrutture idriche; tra i target principali anche la spending review che servirà a finanziare, tra l'altro, la riforma fiscale. Di seguito tutti i principali interventi:

  • Lotta all’evasione e PA. La revisione delle procedure di lotta all'evasione è uno degli obiettivi del Ministero dell'Economia. La Pubblica amministrazione invece deve assicurare l'entrata in vigore delle norme chiave per la riforma del pubblico impiego. 
  • Transizione energetica. Il Mite deve mettere a punto la strategia per l'economia circolare, il programma per la gestione dei rifiuti, le misure per garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati e quelle per promuovere la competitività dell'idrogeno. Inoltre, dovrà semplificare e accelerare le procedure per gli interventi di efficienza energetica degli edifici e per l'attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico. 
  • Salute. Entro giugno dovrà essere varato il decreto ministeriale sulla riforma dell'organizzazione dell'assistenza sanitaria. Bisogna poi approvare il contratto per l'ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, quello per far sviluppare la telemedicina, e quello per rafforzare l'assistenza sanitaria intermedia e le sue strutture (Case di Comunità). 
  • Istruzione. Dovrà essere varata la riforma del reclutamento dei docenti, consentendo l'entrata in vigore della riforma della carriera degli insegnanti. Dovrà inoltre adottare il piano Scuola 4.0 per portare la transizione digitale anche nel sistema scolastico. 
  • Cultura. 5 gli obiettivi per il Ministero della Cultura che deve assegnare 3 miliardi per cinema, teatri e musei, rilanciare i borghi storici abbandonati, dall'architettura rurale da restaurare, alla cura di parchi e giardini, fino alla messa in sicurezza sismica e ricovero delle opere d'arte sfollate. 
  • Digitale. Uno soltanto l'obiettivo del Ministero dell'Innovazione e della Transizione digitale: aggiudicare tutte e cinque le gare per la banda ultra larga che complessivamente valgono 6,7 miliardi di euro. 
  • Sviluppo. Al Mise restano 5 obiettivi. Si tratta principalmente di assegnare risorse: un miliardo va allo sviluppo di fotovoltaico, eolico e delle batterie. 250 milioni di euro a start-up e venture capital attivi nella transizione ecologica, e altri 300 milioni sono dedicati solo a start up innovative. Infine, 1,5 miliardi andranno ai grandi progetti di comune interesse europeo (Ipcei). 
  • Lavoro e sociale. Il Ministero del Lavoro entro giugno si aspetta l'entrata in vigore di un decreto che aiuterà a combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Il Ministero dell'Interno deve aggiudicare tutti gli appalti pubblici per progetti di rigenerazione urbana e per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale.

Istat: in calo le partecipate pubbliche ma aumenta l'occupazione

Calano le partecipate pubbliche ma aumenta l'occupazione. Nel 2019 le unità economiche partecipate dal settore pubblico sono 8.175 e impiegano 932.714 addetti. Rispetto al 2018 si registra una riduzione delle unità del 3,9% e un aumento degli addetti dello 0,9%. È la fotografia scattata dall'Istat nel report “Le partecipate pubbliche in Italia” per l'anno 2019. Si riduce, in particolare, il numero di partecipate pubbliche attive nei settori dell'industria e dei servizi (-5%) e di quelle partecipate direttamente da almeno un'amministrazione pubblica regionale o locale (-6%). Negli ultimi anni il numero di imprese attive a partecipazione pubblica si è ridotto notevolmente, con una flessione complessiva del 23,8% rispetto al 2012. In particolare, tra il 2018 e il 2019 passano da 6.085 a 5.779 (-5% contro il -3,6% tra il 2017 e il 2018). Anche nel 2019 la maggiore concentrazione di addetti si conferma nel Centro Italia (46,1% del totale) dove sono presenti il 23,8% delle imprese partecipate. In questa ripartizione la dimensione media delle imprese partecipate è di 301 addetti, livello fortemente influenzato dalle 613 partecipate localizzate nel Lazio (dove si registra un aumento di partecipate dell'1,8%), che presentano una dimensione media di 574 addetti. La ripartizione territoriale con il maggior numero di imprese partecipate è invece il Nord-ovest (27,8%), che impiega il 30,7% di addetti e presenta una dimensione media di 171 addetti. Tra le regioni è la Lombardia ad avere il maggior peso in termini di partecipate pubbliche (17,2%), con il 18,6% degli addetti e una dimensione media di 167. 



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