La Bce apre a più inflazione, dando più tempo all'Italia

La Bce mette nero su bianco un nuovo obiettivo d'inflazione, non più “vicino, ma inferiore al 2%” ma un target simmetrico del 2%. Un cambiamento deciso all’unanimità dal Consiglio direttivo di questa settimana, giusto a ridosso del G20 di Venezia, dopo un anno e mezzo di preparativi, che ha una conseguenza importante: mettendo nero su bianco il 2% simmetrico viene superata una formulazione di vent'anni fa cara all'ortodossia della Bundesbank, e di fatto si allontana il futuro rialzo dei tassi, e con esso l'uscita dal quantitative easing che tanto sta aiutando l'Italia e i vicini mediterranei. La mossa, parte dell'attesa Strategy Review Bce, era stata preannunciata per la seconda metà del 2021. Arriva giusto in tempo per il G20 a Venezia, dove ci saranno la presidente della Bce Christine Lagarde e il Consigliere esecutivo Fabio Panetta, che potranno vantare, a un G20 italiano all'insegna della tassazione delle multinazionali ma anche della lotta al cambiamento climatico e della finanza green, un altro elemento innovativo della Strategy Review: un piano d'azione contro il cambiamento climatico Il clima, infatti, entra direttamente nella sala macchine della Bce e contribuirà a orientare le decisioni di politica monetaria: ad esempio, assicura Lagarde, i bond che le banche forniscono a garanzia dovranno avere piena trasparenza sulle emissioni che finanziano, una sorta di certificato green.  

La Strategy Review “pone delle solide fondamenta che ci guideranno nel condurre la politica monetaria negli anni a venire”, dice Lagarde. La Bce non si accontenterà di un'inflazione che sfiora il 2%, ma pretenderà che sia stabilmente attorno al 2%, consentendo sforamenti per mettere al sicuro la stabilità dei prezzi dopo un decennio di obiettivi inflazionistici mancati da parte delle maggiori banche centrali del mondo. Ciò consentirà di guardare con più freddezza alla ripresa dell'inflazione attesa nei prossimi anni. C’è di più: “Quando l'economia opera con tassi nominali vicini al limite minimo, richiede un'azione particolarmente forte o persistente per evitare il radicarsi di deviazioni negative dal target d'inflazione. Questo può anche comportare un periodo transitorio in cui l'inflazione è moderatamente al di sopra dell'obiettivo”, spiega un comunicato della Bce. E Lagarde rinforza il messaggio, “facciamo sul serio”. Nei fatti, significherà allungare l'attuale periodo di tassi ai minimi storici. E, a ricaduta, allontanare ulteriormente il riassorbimento del programma di quantitative App (Asset Purchase Programme), visto che la Bce prevede di smettere di reinvestire i bond comprati solo dopo il prossimo rialzo dei tassi. Un ulteriore fattore di stabilità per i Paesi più vulnerabili come l'Italia, altamente dipendenti dalle condizioni finanziarie favorevoli assicurate dalla Bce e con buona parte del deficit di quest'anno di fatto assorbito da Francoforte. Conclusa la Strategy Review, si apre la partita che per la Bce si giocherà a settembre, quando si inizierà a discutere di quando chiudere il programma pandemico Pepp e cosa fare della sua flessibilità che consente di concentrare gli acquisti sui bond dei Paesi fragili. 

La ripresa Ue accelera, l'Italia corre sopra la media 

Per il commissario all'economia Paolo Gentiloni sono “numeri da boom economico” quelli che aggiornano le previsioni di crescita dell'Unione europea che sta cavalcando la ripresa più rapidamente di quanto si prevedeva soltanto due mesi fa. Nel 2021 il Pil italiano schizzerà al 5%, quello della zona euro e della Ue al 4,8%: la revisione più alta mai fatta da dieci anni a questa parte. L’attività economica va talmente spedita grazie ai vaccini e al conseguente stop delle restrizioni, che molti Paesi torneranno a vedere i livelli di crescita pre-pandemia già alla fine di quest'anno. Non l'Italia, che dovrà aspettare il 2022. Sulle prospettive ottimiste pesa ovviamente l'incognita delle varianti del Covid, e per questo la Commissione europea invita a non rallentare lo sforzo nelle campagne vaccinali. La conferma che il mondo torna è crescere a buon ritmo arriva anche dal Fmi, che parla di una crescita globale attorno al 6% e, in vista del G20 che Venezia, suggerisce ai ministri finanziari di ispirarsi alla città lagunare: “Come primo centro finanziario mondiale, Venezia ha sperimentato nel corso dei secoli alterne fortune economiche”. Per l'Italia le buone notizie arrivano da Bruxelles che parla di una stima di crescita per il 2021 “significativamente superiore a quella della primavera”: il Pil è infatti passato nel giro di due mesi da 4,2% a 5%, perché' in primavera la stima preliminare di Eurostat sull’attività economica del primo trimestre non era riuscita a captare un rimbalzo "più forte del previsto dopo l'allentamento delle restrizioni e della mobilità”. Uno scenario che si andrà “rafforzando notevolmente” nella seconda parte dell'anno. 

La Commissione sottolinea che l'Italia deve ringraziare soprattutto il Recovery, perché sono “gli investimenti pubblici e privati”, sostenuti “dall'attuazione del Pnrr”, a rimanere “il principale motore di crescita”. In ogni caso non basterà nemmeno il Recovery a far tornare a breve il Pil pre-Covid in Italia. Si dovrà aspettare “il corso del 2022”, spiega Gentiloni, mentre la zona euro centrerà l'obiettivo già a fine anno, un trimestre prima di quanto previsto a febbraio. “Il miglioramento della situazione sanitaria e il conseguente continuo allentamento delle misure di contenimento stanno rimettendo in moto le economie dell'Ue. Le prospettive a breve termine per l'economia europea sembrano più rosee di quanto previsto in primavera”, scrive la Commissione nelle sue stime estive. In sostanza Bruxelles spiega che “la contrazione del Pil nel primo trimestre dell'anno si è rivelata marginale e più contenuta” di quanto suggerito dalla stima preliminare di Eurostat, e “il calo di nuove infezioni e ricoveri, grazie a un'efficace strategia di contenimento e ai progressi nelle campagne vaccinali, ha portato gli Stati Ue a riaprire le proprie economie, a vantaggio in particolare delle imprese del settore dei servizi”. Ma non bisogna accontentarsi di un rimbalzo “che ci riporti alla crescita molto striminzita degli ultimi anni”, spiega Gentiloni. Bisogna puntare a “numeri stabili, duraturi e sostenibili”, utilizzando investimenti e riforme del Pnrr. Proprio mercoledì il Parlamento europeo ha dato il via libera ai 30 miliardi per le infrastrutture sostenibili in Ue, tra le quali rientra anche il progetto della Tav, di cui sempre oggi sono stati assegnati appalti per 3 miliardi per costruire il tunnel di base. La situazione è insomma in netto miglioramento ma anche se i rischi sono “bilanciati”, bisogna restare all'erta. Sia sulle varianti, sia sul fronte sociale.  

Cresce il commercio al dettaglio anche se cala l’alimentare

Secondo i dati diffusi dall'Istat le vendite al dettaglio sono aumentate rispetto ad aprile dello 0,2% in valore e dello 0,4% in volume ma se quelle dei beni non alimentari sono cresciute (+2% in valore, +2,2% in volume) quelle dei beni alimentari sono risultate in calo (-2% in valore e -1,9% in volume) anche a causa del confronto del mese nel quale cade la Pasqua nel quale c'erano ancora restrizioni per fronteggiare la pandemia. La crescita è ancora più consistente su base tendenziale con le vendite al dettaglio che aumentano del 13,3% in valore e del 14,1% in volume, grazie anche qui alla crescita del comparto non alimentare (+28,1% in valore e +28% in volume) mentre le vendite dei beni alimentari risultano, in flessione (-1,5% in valore e -0,6% in volume). Il confronto è con maggio 2020, mese nel quale si è concluso il primo lockdown. Si registrano aumenti per tutti i gruppi di prodotti ad eccezione dell'informatica e delle telecomunicazioni che però avevano avuto una crescita sostenuta l'anno scorso grazie anche alla DAD e allo smart working. 

Gli aumenti maggiori hanno riguardato i settori più penalizzati nel 2020 a causa delle restrizioni con l'abbigliamento che segna un +82,3% su maggio 2020 e le calzature che segnano un +59%. Prosegue il recupero delle vendite dei piccoli negozi con un +19,5% tendenziale (a maggio 2020 avevano perso il 18,5%) dopo il +38,1% di aprile mentre la grande distribuzione segna un +8,3% tendenziale dopo il +22,8% di aprile. Il commercio elettronico rallenta la corsa segnando a maggio un +7,2% ma a fronte di un +41% messo a segno nel maggio 2020. Se si guarda a un periodo più ampio come i primi cinque mesi del 2021 le vendite al dettaglio crescono del 9,3% sullo stesso periodo del 2020 ma il commercio elettronico aumenta del 27,8% (+7,2% la grande distribuzione, +10,2% le vendite nei piccoli negozi). 



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