La Bce proseguirà nello stimolo monetario
Nel corso dell'ultima riunione del consiglio direttivo della Bce del 9-10 settembre, fra i governatori vi è stato un ampio consenso sulla valutazione fornita dal capo-economista Philip Lane secondo cui rimane necessario un ampio stimolo monetario per sostenere la ripresa economica e salvaguardare la stabilità dei prezzi di medio termine. Lo si legge nelle minute di quel meeting pubblicate dalla Bce secondo cui, sebbene i più recenti dati macroeconomici indichino una forte ripresa dell’attività dell'eurozona in linea con le attese precedenti, i rischi continuano a rimanere orientati al ribasso e la forza della ripresa rimane avvolta da una incertezza significativa. In questo scenario, le pressioni inflazionistiche sono attese rimanere sottotono a causa di una domanda debole, di minori pressioni sui salari e del recente apprezzamento del tasso di cambio dell'euro. Sulla base di questo scenario i membri del consiglio hanno concordato con la proposta di Lane di lasciare la posizione complessiva di politica monetaria invariata e di riconfermare l'attuale configurazione degli strumenti di politica monetaria. A fronte dell'alto livello di incertezza, è stato ritenuto del tutto appropriato mantenere una mano salda per quanto riguarda la politica monetaria. Allo stesso tempo, è stata sottolineata l'importanza di mantenere una “mano libera”, alla luce dell'elevata incertezza, a ribadire la necessità di valutare attentamente tutte le nuove informazioni in arrivo, incluso il tasso di cambio dell'euro, e di mantenere flessibilità nell'adottare le appropriate misure di politica monetaria se e quando necessario. I governatori hanno inoltre convenuto di mantenere sotto stretta osservazione gli sviluppi su alcuni fronti cruciali, dalla pandemia ai negoziati per la Brexit fino alle elezioni presidenziali americane, e le decisioni a livello di singoli paesi sui piani fiscali per valutare come questi sviluppi potrebbero influenzare le dinamiche di stabilità dei prezzi di medio periodo.
Recovery Fund: rischio rinvio dopo scontro tra Parlamento Ue e Germania
A una settimana dal vertice dei leader europei previsto a Bruxelles per giovedì e venerdì prossimi, è scontro tra Parlamento europeo e Consiglio sul Bilancio pluriennale della Ue e il Recovery Fund. Il braccio di ferro tra Eurocamera e Stati membri rischia di far slittare l'approvazione del pacchetto e ritardare ulteriormente l'arrivo dei fondi europei decisi dai Governi a luglio per rispondere alla crisi economica legata all’emergenza coronavirus. I negoziatori del Parlamento europeo sul quadro finanziario pluriennale (Qfp) e il Recovery Fund hanno bocciato la proposta arrivata ieri dal Consiglio Ue che proponeva un aumento di fondi solo a pochi programmi bandiera dell'Unione e chiedono un aumento di risorse su 15 capitoli di spesa, oltre alla richiesta di rafforzare le condizionalità legate al rispetto dello Stato di diritto per erogare i fondi europei. “I capi di Stato e di Governo hanno trascurato il valore aggiunto di programmi veramente paneuropei”, attacca l'europarlamentare belga Johan Van Overtveldt, presidente della Commissione Bilancio in una lettera recapitata all'ambasciatore tedesco Michael Clauss e definisce le proposte “inaccettabili per il Parlamento”.
Si potrà arrivare a “un rapido accordo a vantaggio dei cittadini europei” solo se “il Consiglio presenterà una proposta veramente sostenibile per rafforzare i programmi bandiera che saranno disperatamente necessari nei prossimi sette anni”, aggiunge. Nel tardo pomeriggio arriva la replica della presidenza di turno tedesca, che in un tweet del portavoce Sebastian Fischer definisce “deplorevole che il Parlamento abbia perso l'occasione di portare avanti i negoziati sul bilancio” e difende la proposta di compromesso messa nero su bianco da Berlino e approvata a maggioranza dai 27 all'Ecofin. Altrettanto dura la replica dell'Eurocamera, affidata al portavoce del Parlamento europeo Jaume Duch, che annuncia lo stop del negoziato: “Senza una proposta praticabile da parte della presidenza tedesca per innalzare i tetti, è impossibile fare passi avanti. Margini e flessibilità servono per bisogni imprevisti, non per trucchi di bilancio”. Lo scontro è aperto e senza un accordo tra Parlamento e Consiglio Ue l'intero bilancio pluriennale e il Recovery Fund concordati al vertice di luglio non potranno procedere nell'iter legislativo di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali entro la fine del 2020.
Conte ripagheremo a pieno la fiducia dell'Europa
Con “investimenti e riforme strutturali”, l'Italia ripagherà la fiducia che l'Unione Europea ha mostrato verso il Paese con gli aiuti del Fondo europeo per la ripresa dalla crisi del coronavirus. È quanto dichiarato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Secondo Conte, i fondi che l'Ue ha messo a disposizione dell'Italia “non sono soltanto un segno di concreta solidarietà, ma anche un grande atto di fede” verso il Paese, che verrà ripagato con le riforme. Per il presidente del Consiglio, infatti, “se l'Italia diventa più produttiva e più competitiva, tutti ne beneficiano nel mercato comune europeo con le sue strutture produttive altamente integrate e le catene di fornitura in rete”. Per tale motivo “non si può parlare di altri Paesi che pagano il conto per la nostra riforma finanziaria e per possibili tagli fiscali”. A tal riguardo, il capo del governo ha ricordato che l'Italia ha registrato un avanzo primario “per vent'anni, a parte il 2009”. Con il Fondo europeo per la ripresa, il Paese può ora “risolvere il problema di bilancio strutturale del debito pubblico a interesse elevato, ossia costoso”. Per Conte, dunque, lo scopo della riforma fiscale che l'esecutivo intende attuare è “la completa digitalizzazione e semplificazione del sistema che è attualmente confuso”. Inoltre, il Governo sta promuovendo la “digitalizzazione delle transazioni di pagamento quotidiane e il collegamento in rete delle banche dati pubbliche”. Con queste misure, ha osservato Conte, “si combatte l'economia sommersa, che in Italia ha raggiunto livelli inaccettabili e che sta privando le persone di risorse finanziarie”. Conte ha quindi notato che “se tutti pagano le tasse, tutti pagano meno tasse”. Per tali motivi, il Fondo europeo per la ripresa costituisce “la più grande opportunità che un Governo italiano abbia mai avuto” e si accompagna a “una grande responsabilità”. Pertanto, ha infine sottolineato il presidente del Consiglio, “se non cogliamo questa possibilità, dobbiamo tornare a casa in disgrazia e vergogna”.
Per l’Istat la produzione cresce ad agosto del 7,7%
La produzione industriale ad agosto aumenta del 7,7% rispetto a luglio, mentre diminuisce dello 0,3% rispetto ad agosto dell'anno scorso (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come ad agosto 2019). Lo rileva l'Istat diffondendo i dati provvisori e aggiungendo che nella media del trimestre giugno-agosto il livello della produzione cresce del 34,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Su base mensile, l'indice destagionalizzato mostra aumenti diffusi in tutti i comparti: crescono in misura marcata i beni di consumo (+6,6%), i beni strumentali (+4,3%), i beni intermedi (+4,0%) e l'energia (+3,5%). Su base annua, si registra una contenuta crescita per i beni strumentali (+1,0%) e una più lieve per i beni di consumo (+0,8%); diminuiscono l'energia (-0,8%) e in misura più marcata i beni intermedi (-2,5%). L'aumento mensile, più marcato per i beni di consumo, si estende a tutti i settori di attività economica, sottolinea l'Istat, evidenziando che, peraltro, il mese di agosto è caratterizzato da volumi produttivi limitati a causa delle chiusure legate alle ferie estive, e ciò determina una maggiore volatilità delle variazioni relative a tale mese. In termini tendenziali, prosegue, seppure molto attenuata, la lunga fase di contrazione dell'indice corretto per gli effetti di calendario.
L’Istat stima una crescita dell’occupazione ad agosto
Anche il mercato del lavoro è caratterizzato da alcuni segnali di miglioramento. Ad agosto si è confermata la fase di aumento congiunturale dell'occupazione (+0,4% pari a +83mila unità) più intensa tra gli uomini (+0,5% pari a +72mila unità) rispetto alle donne (+0,1% pari a +11mila unità) e tra i lavoratori indipendenti (+1,3% pari a 67mila unità) rispetto ai dipendenti (+0,1% pari a 16mila unità). Da rilevare l'aumento di occupati tra i giovani (+50mila tra le persone con meno di 35 anni, pari a una crescita congiunturale dell'1%). Nonostante la ripresa registrata nell'ultimo bimestre, il livello complessivo di occupazione risulta ancora inferiore di oltre 350mila unità rispetto a febbraio 2020, mese immediatamente precedente l'esplosione della crisi. La marginale riduzione del tasso di disoccupazione (9,7%, -0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente) si è accompagnata a un ulteriore calo del tasso di inattività (35,5%, -0,1 p.p.). Nel confronto con gennaio, il tasso di disoccupazione rimane più elevato (+0,2 p.p.) così come quello di inattività (+0,8 p.p.). lo si legge nella nota mensile ISTAT sull'andamento dell'economia. È proseguita la ripresa delle ore pro capite effettivamente lavorate: il numero di ore lavorate settimanalmente nel mese di agosto, pari a 25,5, è solo di 0,6 ore inferiore a quello registrato ad agosto 2019 e la differenza si riduce a 0,4 ore per i dipendenti. Le informazioni sulla fiducia dei consumatori supportano l'ipotesi di un proseguimento della fase di recupero. A settembre il clima di fiducia dei consumatori ha segnato una crescita diffusa di tutte le componenti, con un deciso miglioramento delle aspettative sulla disoccupazione che si associano ai giudizi di miglioramento dell'occupazione segnalati dalle imprese.