Il Fondo Monetario Internazionale è preoccupato per l’inflazione globale

“È un anno molto difficile, e il prossimo molto probabilmente sarà ancora più duro. Nel 2022 il problema principale è diventato il rialzo dell'inflazione praticamente ovunque. Abbiamo dovuto tagliare le stime di crescita globale per ben tre volte e anche per il terzo e quarto trimestre non ci sono buone notizie. La Cina e gli Stati Uniti rallentano, la Russia è in recessione. E per l'Europa la situazione è molto difficile. Nel 2023 l'inflazione sarà ancora tra noi e questo significa che la politica monetaria dovrà continuare a essere restrittiva, innanzitutto alzando i tassi di interesse”. Lo ha dichiarato la direttrice operativa del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva nel corso dell'incontro organizzato a Bruxelles dal think tank Bruegel. 

“Combattere l'inflazione dovrà essere la priorità dovunque, anche perché il rischio di un'accelerazione sarebbe devastante”, rimarca Georgieva, la quale sottolinea che questo richiede “coraggio, determinazione e indipendenza da parte delle banche centrali. Altrimenti ne soffriranno tutti, in primis le fasce più povere, perché l'inflazione colpisce innanzitutto i poveri. Naturalmente ci vuole una politica di cuscinetto per le fasce più vulnerabili della popolazione”. Ma per la numero uno dell'FMI bisogna resistere alle pressioni politiche, che giungono dai cittadini di molti Paesi, “per garantire aiuti a chiunque, perché in quel caso la politica fiscale diventerà nemica della politica monetaria e la lotta all'inflazione diventerà molto più difficile”. “Quei Paesi che hanno margini fiscali possono immaginare degli interventi mirati, quelli che non li hanno sarebbe molto difficile perché significherebbe rimettere come priorità la spesa”.

La Bce accelera ancora rialzi tassi, +75 punti base contro l’alta inflazione

Per la seconda volta dall'avvio dei suoi piani di rialzo dei tassi, la Banca centrale europea ha dovuto accelerare la manovra, in risposta a un’inflazione che ora dice apertamente essere “di gran lunga troppo elevata”. L'istituzione di Francoforte ha aumentato di 75 punti base, ovvero 0,75 punti percentuali, tutti e tre i tassi di riferimento principali. A partire dal 14 settembre il tasso principale salirà all'1,25%. Ed è solo una tappa di un percorso che andrà avanti ancora molti mesi. La Bce conta di alzare i tassi fino a valori tali da “frenare la domanda”, allo scopo di far invertire la rotta all'inflazione e indirizzarla verso il suo obiettivo del 2%. Quanti altri rialzi concretamente questo significhi è una questione ancora da chiarire. Su questo tema la presidente Christine Lagarde è stata bombardata di domande. Si è limitata a dire che rialzi da 75 punti base non vanno considerati come “la norma”, che le decisioni sui futuri rialzi verranno prese “volta per volta”, in base all'evolversi dei dati, e che per raggiungere il livello massimo dei tassi potrebbero volerci “probabilmente più di 2 ma magari meno di 5” altre riunioni operative del Consiglio direttivo. Se i prossimi rialzi fossero 4, in base al calendario delle riunioni del Consiglio, il picco verrebbe raggiunto il 16 marzo 2023. 

Ma date le ultime due riunioni, in cui le decisioni si sono di fatto discostate dalle indicazioni che la stessa Bce aveva precedentemente fornito, è abbastanza evidente che data l'incertezza del quadro l'istituzione sta navigando a vista. 

Lagarde, poi, è stata interpellata sulle previsioni dei mercati su quello che sarà il picco dei tassi nella primavera del 2023 (circa il 2,3-2,4%) e sul se potrà essere superato. Ha replicato che se sarà necessario la Bce potrà spingersi anche oltre. Lagarde continua a utilizzare il termine normalizzare la linea. Ma la mossa e soprattutto l'intento di “frenare la domanda” lasciano trasparire che ormai la politica monetaria dell'area euro si sta indirizzando sempre più verso un livello restrittivo. L'intervento giunge dopo che ad agosto, secondo le stime preliminari, l'inflazione media nell'eurozona raggiunto un nuovo record al 9,1%. Intanto la Bce ha consistentemente rivisto al rialzo le sue previsioni proprio sul carovita: i tecnici di Francoforte ora si attendono 8,1% quest'anno, 5,5% nel 2023 e 2,3% nel 2024. Tagliate all'opposto le previsioni di crescita: 3,1% nel 2022, 0,9% nel 2023 e 1,9% nel 2024. 

Il Governo è al lavoro su un nuovo decreto aiuti da 12-13 miliardi 

L'obiettivo è quello di recuperare 12-13 miliardi per continuare ad aiutare, con un nuovo decreto da approvare la settimana prossima, famiglie e imprese di fronte al caro bollette. Per farlo Mario Draghi e Daniele Franco possono contare su un tesoretto da 6,2 miliardi in più che deriva dalle maggiori entrate fiscali accumulate fin qui, dato il maggior gettito Iva effetto dell'inflazione che sale. Per utilizzarle e non metterle a bilancio per andare ad abbattere il monte del debito, però il Governo, in affari correnti, deve passare dal Parlamento. Dopo che il Consiglio dei ministri ieri ha approvato la relazione che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, la palla quindi passa alle Camere, che dovranno dare il proprio assenso, a maggioranza assoluta, ai nuovi conti. È nel passaggio tra palazzo Madama e Montecitorio che lo sprint cui puntava il premier rischia di subire una frenata: il decreto aiuti bis varato a inizio agosto è infatti bloccato al Senato dal momento che non c'è un accordo tra le forze politiche sugli emendamenti presentati da M5S e Alternativa sul superbonus. Il testo arriverà in aula martedì prossimo e solo dopo averlo approvato l'Assemblea esaminerà la relazione sui conti. Alla Camera, che a sua volta deve approvare il decreto aiuti bis, il voto sui saldi non si farà prima di giovedì. 

“Il Governo fa tutto ciò che è nelle sue possibilità per varare tempestivamente i provvedimenti che consentono di erogare aiuti a famiglie e imprese. Ora è tutto nelle mani del Parlamento”; palazzo Chigi si limita a prendere atto  mentre, sia in Cdm che poi in una nota congiunta, sono le tre ministre del Terzo polo Elena BonettiMara Carfagna e Maria Stella Gelmini a mostrare il proprio disappunto: “Si tratta di un ritardo inaccettabile, del quale riteniamo debbano assumersi piena responsabilità le forze politiche che continuano a ostacolare in Parlamento l’azione del Governo a favore dei cittadini in questo momento di estrema urgenza economica, dopo aver già bloccato la conversione del decreto aiuti di luglio”. Nella ex maggioranza è un tutti contro tutti e se la Lega propone di votare prima l'aggiustamento dei conti (così viene chiamato per non dare adito a confusioni con lo scostamento di bilancio che Salvini, Conte e Calenda continuano a invocare), FdI non ci sta: prima il sì al decreto aiuti bis, poi l'altro voto. Intanto Mario Draghi continua a lavorare alla sua uscita di scena, con la precisa volontà di mettere il suo successore nelle condizioni di prendere le redini del Governo in modo rapido ed efficace.  Nel corso del Cdm, il premier ha invitato i colleghi a preparare un ordinato passaggio di consegne in modo da fornire al nuovo Governo un quadro organico delle attività in corso, degli adempimenti e delle scadenze ravvicinate. Sarà il sottosegretario Roberto Garofoli a coordinare il lavoro, da consegnare all'indomani del 25 settembre al nuovo Presidente del Consiglio

Commercio, Istat: vendite al dettaglio luglio +1,3%, su anno +4,2% 

L’Istat ha reso noto che a luglio si stima una crescita congiunturale per le vendite al dettaglio pari a +1,3% in valore e +1% in volume. Su base tendenziale, a luglio 2022, le vendite al dettaglio aumentano del 4,2% in valore e diminuiscono dello 0,9% in volume. Rispetto a luglio 2021, il valore delle vendite al dettaglio cresce per la grande distribuzione (+7,3%) e il commercio elettronico (+20,6%) mentre non subisce variazioni per le imprese operanti su piccole superfici e diminuisce per le vendite al di fuori dei negozi (-1,5%). A livello tendenziale "prosegue la divergenza tra l'andamento positivo delle vendite in valore e quello negativo dei volumi, in flessione per il secondo mese consecutivo", è il commento dell'Istat. Rispetto a giugno sono in aumento sia le vendite dei beni non alimentari (+1,3% in valore e +1,4% in volume) sia quelle dei beni alimentari (+1,2% in valore e +0,5% in volume). Nel trimestre maggio-luglio 2022, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio crescono in valore (+1,9%) e in volume (+0,3%). Sono in crescita le vendite dei beni non alimentari (rispettivamente +1,1% in valore e +0,5% in volume) mentre quelle dei beni alimentari crescono in valore (+2,7%) e sono stazionarie in volume. Su base tendenziale, sono in rialzo le vendite dei beni non alimentari (+2,7% in valore e +1% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano un aumento in valore (+6,1%) e una diminuzione in volume (-3,6%). Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali positive per quasi tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di Foto-ottica e pellicole (-1,3%) e Cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,2%). Gli aumenti maggiori riguardano Dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni, telefonia (+8,2%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (+6,9%). 



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