Crolla il PIL nel primo trimestre del 2020
Nel primo trimestre del 2020 il Pil dell'Italia è diminuito del 5,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del primo trimestre del 2019. Lo rileva l'Istat, rivedendo al ribasso le stime preliminari diffuse a fine aprile, che davano il Prodotto interno lordo in discesa del 4,7% su base congiunturale del 4,8% nel confronto annuo. La variazione acquisita del Pil per il 2020 è pari a -5,5%. Così l'Istat dando conto del risultato che si otterrebbe nel caso in cui in tutti i restanti trimestri dell'anno si registrasse una crescita congiunturale nulla. L'Istat diffondendo i conti economici trimestrali ha rilevato Nel primo trimestre del 2020, rispetto al precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo del 5,1% dei consumi finali nazionali e dell'8,1% degli investimenti fissi lordi.
Nel primo trimestre del 2020 si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell'1,9%, dell'8,1% e del 4,4%". È quindi stata l'industria ad accusare il colpo più forte. Le importazioni e le esportazioni nel primo trimestre del 2020 sono diminuite a livello congiunturale, rispettivamente, del 6,2% e dell'8%. A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, mentre quella estera, anch'essa in calo, ha fornito un contributo negativo meno marcato. Sul piano interno, l'apporto dei consumi privati è stato fortemente negativo per 4 punti e quello degli investimenti per 1,5, mentre un ampio contributo positivo (+1 punto percentuale) è venuto dalla variazione delle scorte.
L’Istat avverte: ad aprile 274mila occupati in meno
Come era immaginabile, arrivano pessime notizie dal mercato del lavoro nel mese di aprile. Nella fase clou del lockdown gli occupati sono, infatti, calati di 274 mila unità. È quanto rileva la stima preliminare diffusa dall'Istat secondo la quale rispetto al mese di marzo 2020, si registra una marcata diminuzione dell'occupazione, si rafforza il calo delle persone non occupate in cerca di lavoro già registrato a marzo, con una ulteriore forte crescita dell'inattività.Secondo l’Istituto di Statistica, l'occupazione ha registrato una diminuzione di quasi 300 mila unità, che ha portato nei due mesi a un calo complessivo di 400 mila occupati e di un punto percentuale nel tasso di occupazione. La diminuzione dell'occupazione (-1,2% pari a -274mila unità) è generalizzata: coinvolge donne (-1,5%, pari a -143mila), uomini (-1,0%, pari a -131mila), dipendenti (-1,1% pari a -205mila), indipendenti (-1,3% pari a -69mila) e tutte le classi d'età, portando il tasso di occupazione al 57,9% (-0,7 punti percentuali).
L'Istat inoltre rileva che nel quarto mese dell'anno, il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3% dall'8,0%; si tratta del minimo dal novembre del 2007. Pesa l'effetto del lockdown, con 484 mila persone in meno che cercano lavoro. Gli inattivi, coloro cioè che né hanno né cercano un lavoro, salgono di 746mila unità, mentre il tasso di inattività si attesta al 38,1% (+2,0 punti). Confrontando il trimestre febbraio-aprile 2020 con quello precedente (novembre 2019-gennaio 2020), l'occupazione risulta in evidente calo (-1,0%, pari a -226mila unità) per entrambe le componenti di genere. Diminuiscono nel trimestre anche le persone in cerca di occupazione (-20,4% pari a -497mila), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+5,2% pari a +686mila unità). Infine, conclude l'Istat, anche le persone in cerca di lavoro calano in misura consistente nell'arco dei dodici mesi (-41,9%, pari a 1 milione 112mila unità), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+11,1%, pari a +1 milione 462mila).
Per l’Istat l’inflazione a maggio è negativa –0,1%
Nel mese di maggio l’inflazione in Italia torna negativa per la prima volta da ottobre 2016. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, a maggio, ha registrato una diminuzione dello 0,1% sia su base mensile sia su base annua (la variazione tendenziale era nulla nel mese precedente). Nell’ottobre del 2016 la flessione dell’indice generale dei prezzi fu pari a -0,2%. In decisa controtendenza i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona che accelerano lievemente la crescita da +2,5% a +2,6% mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto registrano una variazione tendenziale nulla (da +0,8% di aprile). La flessione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo è imputabile prevalentemente alla dinamica dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, che accentuano il loro calo (da -7,6% a -12,2%).
Il calo dei prezzi dei carburanti (una delle componenti più volatili del paniere) spinge la diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici a un’ampiezza (-12,7%) che non si registrava da luglio 2009 (quando si attestò a -14,6%). L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici registrano una lieve accelerazione rispettivamente da +0,8% a +0,9% e da +1% a +1,1%. Anche la flessione congiunturale dell’indice generale è dovuta per lo più alla diminuzione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-4,2%), solo in parte compensata dall’aumento dei prezzi dei prezzi dei Beni alimentari (+0,7%). L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a zero per l’indice generale e a +0,7% per la componente di fondo. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) ha registrato una diminuzione dello 0,2% sia su base mensile sia su base annua (da +0,1% del mese precedente)
La Bce rilancia il Qe pandemico, altri 600 miliardi
Christine Lagarde porta il programma d'acquisto sul mercato da 750 a 1.350 miliardi aggiungendone altri seicento ai cinquecento attesi dagli analisti. Inoltre allunga il periodo d'intervento a tutto il 2021 rispetto all'attuale scadenza fissata nel mese di dicembre. Via via che i titoli arriveranno a scadenza la Bce li rinnoverà e quindi, sostanzialmente, li metterà in ghiacciaia. Secondo le previsioni è probabile che a fine anno nel portafoglio della Banca centrale europea ci saranno Btp per almeno 580 miliardi (oggi sono circa 400). Vuol dire che Francoforte finanzierà le maggiori spese dovute alla pandemia e garantirà l'ordinato rimborso dei titoli in scadenza. Insomma Christine Lagarde ha stesso una robustissima rete di sicurezza per tenere insieme l'economia europea e prima di tutto quella italiana. Attenderà pazientemente che maturino i tempi della politica consentendo le iniziative più opportune. In conferenza stampa dice: “Quella sul Recovery Fund per il momento è una proposta su cui andrà trovato consenso a livello di Governi e poi la ratifica in Parlamento. Ma non ho dubbi sulla determinazione dei leader europei a rispondere alla sfida posta dalla pandemia e ai bisogni dell'economia in vista della ripresa”.
I mercati rispondono in maniera disordinata. Lo spread crolla a 173 punti con il rendimento del titolo decennale che scende sotto l'1,4%. Si rafforza anche l'euro che scambia a 1,12 sul dollaro. Molto meno entusiasmo in Borsa: Milano piatta (-0,04%) interrompe la serie positiva di dodici sedute, ma è una reazione solo in apparenza tiepida, le Borse vengono da un lungo periodo di rialzo. Quello che invece è chiarissimo è la determinazione di Christine Lagarde a “evitare la frammentazione della zona euro”. Seguendo la lezione di Mario Draghi farà tutto quello che serve per salvare la moneta unica. E stavolta, a differenza del passato, può contare sull'appoggio assoluto del Consiglio direttivo. Anche la Germania si è allineata e questo consente al capo della BCE di dribblare senza difficoltà le domande sulla sentenza della Corte costituzionale tedesca che mette in dubbio la legittimità del bazooka monetario. I dati illustrati in conferenza stampa lo confermano: secondo Lagarde “Il Pil dell'Eurozona segnerà quest'anno un calo dell'8,7% per poi recuperare l'anno prossimo al +5,2%". Ma c’è anche uno scenario peggiore: Pil giù del 12,6% nel 2020, per risalire solo del 3,3% nel 2021 e del 3,8% nel 2022. L'inflazione si attesterebbe allo 0,2% quest'anno, allo 0,4% l'anno prossimo e allo 0,9% nel 2022. Tuttavia il presidente della BCE non crede all’apocalisse: ci sono segnali che la crisi stia “toccando il fondo”, ma il recupero sarà “tiepido”, dopo il lockdown e i crolli “senza precedenti”. Insomma, il futuro si presenta con un “grado eccezionale di incertezza” e la BCE è “determinata a sostenere famiglie e imprese per salvaguardare la stabilità dei prezzi di medio termine”.
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