Da Bruxelles, il Fondo Monetario Internazionale promuove e loda l’Italia 

Mentre il Governo prepara l'emendamento sul taglio delle tasse, arriva, nettissimo, il plauso del Fondo Monetario Internazionale non solo alla manovra ma anche al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Congratulazioni all'Italia per questo livello di forte crescita”, sono le parole con cui, dopo l'Eurogruppo, la direttrice operativa dell’FMI Kristalina Georgieva ha lanciato il suo endorsement alle misure del Governo di Mario Draghi sottolineando il “robusto Recovery Plan” e il “giusto bilanciamento tra riforme e investimenti” che lo caratterizza. La numero uno dell’FMI è giunta all'Europa Building nel giorno in cui i Paesi dell'Eurozona hanno celebrato i vent'anni dell'euro e in conferenza stampa, interpellata sulla situazione italiana, Georgieva ha detto: “L'Italia nel 2021 avrà un tasso di crescita più alto della media, 5,8% contro il 5% dell'area euro. Vediamo che il Governo mette fondamenta molto solide per la crescita sostenibile”, ha spiegato, rilevando una sola ombra, la stessa che anche a Bruxelles tengono d'occhio: la crescita della spesa corrente. Sebbene non sia di per sé una cosa “negativa”, l'invito giunto dall’FMI è che il mix tra “riduzione fiscale dei redditi e aumento della spesa sociale nel medio termine sia sostenibile”. Ma ha sottolineato: “Sono fiduciosa e la direzione di marcia è definita, quindi Roma continui così”. 

La Georgieva non si è soffermata solo sull'Italia, all'Eurogruppo ha illustrato il report preliminare sulla risposta dell'Eurozona alla crisi Covid. Snocciolando buone notizie: “L'Eurozona si sta riprendendo rapidamente grazie alla campagna di vaccinazione e al crescente adattamento della domanda alla pandemia”, ha spiegato, concordando con l'esecutivo europeo sulla transitorietà degli attuali livelli d’inflazione e definendo “appropriata” la linea della Bce. Anche se, è il monito dell’FMI all'Eurotower, “siamo in tempi di grande incertezza, occorre restare vigili e pronti ad aggiustamenti in corsa”. Ed è proprio l'incertezza legata alla variante Omicron e allo spettro delle chiusure a essere finita sotto la lente dell'Eurogruppo, con una conclusione piuttosto univoca: “L'UE resta in ripresa ma crescono i rischi legati al Covid”, ha sottolineato il Commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. L'Eurogruppo ha dato l'atteso placet ai Dpb dei 27 Stati membri e, nella cena informale allargata ai Paesi UE non nell'Eurozona, è tornato a trattare il tema dell'unione bancaria. Sullo sfondo resta la revisione del Patto di stabilità

Bce, i falchi affilano gli artigli per l'ultimo Consiglio del 2021

falchi della Bce affilano gli artigli in vista del Consiglio direttivo della prossima settimana, che sarà chiamato a decidere sulla conclusione del programma straordinario di acquisti di titoli anti crisi pandemica, il Pepp, attualmente previsto chiudersi a fine marzo 2022. Lungi dal vedere la variante Omicron di Covid come un potenziale rischio di rallentamento della crescita, e indirettamente quindi come una possibile motivazione per prolungare la linea monetaria ultra espansiva, secondo le ricostruzioni del Financial Times, gli esponenti di un approccio più intransigente sostengono che questo sviluppo potrebbe avere un effetto peggiorativo sull'inflazione. Il quotidiano finanziario cita tre diversi esponenti del Consiglio direttivo, su cui mantiene l'anonimato - che potrebbero essere sia governatori di banche centrali, sia componenti del Comitato esecutivo della Bce - di cui i primi due sembrano avere posizioni rigoriste. "Chiaramente la Omicron terrà l'inflazione alta più a lungo, perché le difficoltà sulle catene di approvvigionamento dureranno di più", dice il primo. "La pandemia ha cambiato la struttura dell'economia, con più lavoro da casa, prezzi del carbonio più alti e un allontanamento dalla globalizzazione - sostiene il secondo -. Sul medio termine l'inflazione potrebbe superare il nostro obiettivo e dovremmo reagire". E puntualizza che si troverebbe "molto a disagio se chiamato a impegnarsi in qualsivoglia cosa oltre la fine del secondo trimestre del prossimo anno". Il terzo, invece, forse più cauto, afferma che un rinviodelle decisioni sul futuro degli acquisti di titoli è possibile "in base a come si evolveranno i dati e la pandemia nelle prossime due settimane".

Nelle ultime settimane la presidente Christine Lagarde ha più volte ripetuto che bisogna mantenere i sostegni all'economia e ha ribadito che rialzi dei tassi nel 2022 sono altamente improbabili. Ma un conto è evitare aumenti del costo del denaro, un altro, con l'inflazione al 4,9% a novembre, più del doppio dell'obiettivo del 2%, è mantenere ancora a lungo l'attuale forte livello di stimolo monetario, che oltre ai tassi a zero include acquisti massicci di titoli pubblici e gigantesche operazioni di finanziamento ultra agevolate alle banche. Il consiglio Bce si riunirà il 15 e 16 dicembre. Nel pomeriggio del 16 comunicherà le sue decisioni e successivamente Lagarde terrà una conferenza stampa esplicativa, in cui renderà anche note le previsioni aggiornate dei tecnici della Bce su crescita e inflazione. Il prossimo sarà anche l'ultimo Consiglio con il dimissionario presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che per anni ha guidato il fronte dei meno convinti della linea morbida. 

Bce: banche UE hanno mostrato buona capacità di tenuta allo shock

Le banche europee "hanno mostrato una buona capacità di tenuta nel corso dell'ultimo anno, sebbene il panorama dei rischi continui a risentire dell'impatto della pandemia". Gli enti vigilati "sono stati in grado di resistere allo shock, preservando, nel complesso, una buona capitalizzazione e la capacità di aiutare famiglie, piccole e medie imprese e società di maggiori dimensioni ad affrontare le conseguenze della crisi sanitaria globale". Lo afferma il ramo di Vigilanza bancaria della Bce, spiegando che il miglioramento delle condizioni macroeconomiche rispetto allo scorso anno "ha ridotto alcuni rischi per il settore bancario, ma le prospettive economiche restano incerte, poiché risentiranno dell'evoluzione della pandemia e delle più recenti strozzature lungo la filiera produttiva". In questo contesto, prosegue la Vigilanza della Bce, sebbene le misure di sostegno straordinarie abbiano contribuito a prevenire un'impennata dei fallimenti e dei crediti deteriorati (non-performing loans, Npl), "la qualità degli attivi bancari continua a destare preoccupazione in quanto il pieno impatto della pandemia potrebbe concretizzarsi soltanto a medio termine, una volta che il sostegno pubblico di emergenza sarà perlopiù già venuto meno". 

Secondo un documento pubblicato dall'Istituzione sulle priorità dell'attività di vigilanza, la crisi ha anche "esacerbato una serie di vulnerabilità strutturali, anche connesse alla sostenibilità dei modelli imprenditoriali e alla governance interna delle banche, che richiedono un'azione efficace e tempestiva da parte di queste ultime nonché delle autorità di vigilanza. Infine - si legge - è necessario che le autorità di vigilanza mitighino anche in modo proattivo i rischi emergenti o in evoluzione, ad esempio di tipo climatico e ambientale". La Vigilanza bancaria, in collaborazione con le autorità nazionali competenti, ha quindi effettuato un'accurata valutazione dei principali rischi e vulnerabilità che devono affrontare gli enti significativi sottoposti alla sua vigilanza diretta e ha definito le priorità strategiche per i prossimi tre anni. Le tre priorità individuate per il periodo 2022-2024 mirano ad assicurare che le banche: 1) escano dalla pandemia in buona salute, 2) colgano questa opportunità per fronteggiare le debolezze strutturali mediante strategie di digitalizzazione efficaci e una governance rafforzata e 3) affrontino i rischi emergenti, anche di natura climatica e ambientale, informatica e cibernetica. Per ciascuna priorità, la Vigilanza bancaria della Bce ha elaborato una serie di obiettivi strategici e relativi programmi di lavoro per i prossimi tre anni, in risposta alle vulnerabilità più rilevanti individuate attraverso l'esercizio su rischi e priorità di quest'anno.

UE-19: Eurostat, nel terzo trimestre Pil sale del 2,2%

Nel terzo trimestre del 2021 il Pil è cresciuto del 2,2% nell'Eurozona e del 2,1% nell'UE-27 rispetto al trimestre precedente. Sono i dati diffusi da Eurostat. Anche nel secondo trimestre del 2021 il Pil era cresciuto del 2,2% nell'area dell'euro e del 2,1% nell'UE-27. Rispetto allo stesso trimestre del 2020, il Pil è cresciuto del 3,9% nell'Eurozona e del 4,1% nell'Ue-27 nel terzo trimestre del 2021. InItalia il Pil nel terzo trimestre è cresciuto del 2,6% rispetto al trimestre precedente, e del 3,9% rispetto allo stesso trimestre del 2020. Secondo Eurostat, l'Austria (+3,8%) ha registrato il maggior incremento del Pil rispetto al trimestre precedente, seguita da Francia (+3,0%) e Portogallo (+2,9%). Gli aumenti più contenuti sono stati registrati in Romania e Slovacchia (+0,4%), mentre il Pil è rimasto stabile in Lituania. 

Commercio: Istat, a ottobre +0,1% vendite dettaglio, +3,7% all’anno

A ottobre 2021 si stima una moderata crescita congiunturale per le vendite al dettaglio (+0,1% in valore e +0,2% in volume). Lo ha evidenziato l' Istat. A determinare il segno positivo sono le vendite dei beni non alimentari (+0,3% in valore e +0,4% in volume) mentre quelle dei beni alimentari sono in calo (-0,1% in valore e -0,2% in volume). Nel trimestre agosto-ottobre 2021, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano dell'1,4% in valore e dell'1,0% in volume. Risultano in crescita sia le vendite dei beni non alimentari (+1,9% in valore e +1,7% in volume) sia quelle dei beni alimentari (+1,0% in valore e +0,3% in volume). 



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social