Il prezzo dell’energia cala, l’inflazione no. La Germania è un caso

A gennaio il tasso di inflazione in Germania è aumentato dell'8,7% rispetto allo stesso mese del 2022, mentre è cresciuto dell'1% nei confronti di dicembre. Visto che le aspettative di mercato erano per un +8,9% annuale e di un +0,8% mensile, le Borse hanno festeggiato incrementando ulteriormente i rialzi partiti da inizio anno nella speranza che dopo l'aumento dei tassi annunciato per marzo, un altro +0,5% dopo il +0,5% deciso una settimana fa, la Bce possa prendersi una pausa. Tuttavia, il crollo dei prezzi energetici, gas in primis, registrato a gennaio non ha scalfito più di tanto l'inflazione, dato che a dicembre è stata dell'8,6%, cioè addirittura uno 0,1% in meno rispetto all'ultima rilevazione. Inoltre, l'incremento mensile è stato dell'1%, dopo mesi di cali. Altro particolare: a gennaio il caro vita è cresciuto in Germania, mentre è calato in Europa. 

Può essere solo un caso, dato che secondo le stime della Bundesbank quest'anno il tetto alle bollette e i biglietti economici dei trasporti pubblici ridurranno l'inflazione media tedesca di 1,5%, tuttavia se l'energia non incide più di tanto, significa che l'inflazione è entrata in circolo. Secondo l'analisi della banca olandese Ing “le prospettive dell'inflazione tedesca ed europea sono fortemente influenzate da due driver opposti. I prezzi dell'energia inferiori alle attese a causa del clima invernale caldo potrebbero, se rimangono ai livelli attuali, spingere verso il basso l'inflazione complessiva più rapidamente di quanto suggeriscano le recenti previsioni. D'altro canto, c'è ancora una significativa pressione sulle condutture derivante dalla trasmissione dell'inflazione dell'energia e delle materie prime.”

Ecco che allora il dato tedesco insegna due tendenze: sarà lento e graduale il processo disinflazionistico nell'Eurozona e l'inflazione complessiva non è attualmente il miglior indicatore del caro vita

Bce: banche europee promosse, il capitale è solido

Le banche europee, e quelle italiane, sono nel complesso solide dal punto di vista del capitale e il temuto shock derivante dall'invasione dell'Ucraina non si è verificato. Anzi, i rialzi dei tassi stanno spingendo la redditività e potrebbe anche riaprirsi una stagione di aggregazioni, anche trasnfrontaliere. Tuttavia, i rischi di cyber attacchi e di frodi informatiche sono aumentati dopo il conflitto e gli istituti devono migliorare e rafforzare le difese. La vigilanza della Bce, al termine dell'esercizio Srep, si dice cautamente soddisfatta per lo stato del comparto dove molti gruppi, dal Santander, a Bnp a Intesa Sanpaolo per citarne solo alcuni, hanno presentato risultati record. E tuttavia invita alla prudenza perché l'altra faccia della medaglia dei tassi è che, pur essendo gli Npl ai minimi dal 2014, alcuni problemi iniziano a manifestarsi proprio sulla capacità di ripagare i mutui e il credito al consumo. Un giudizio in linea con quello espresso dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco al Forex di sabato scorso, anche perché i principali gruppi del nostro Paese avevano già ufficialmente comunicato, nelle scorse settimane, di rispettare ampiamente i requisiti patrimoniali comunicati dalla Bce e così il gruppo cooperativo Iccrea.

Il responsabile della vigilanza di Francoforte Andrea Enria nella presentazione alla stampa puntualizza anche su una lamentela espressa da alcuni manager di banche secondo cui le richieste eccessive di capitale rischiano di ampliare ulteriormente il rallentamento dell'economia tramite una stretta sui finanziamenti. Una maggiore dotazione di capitale non frena ma "favorisce nel lungo termine, come dimostrato da alcuni studi" la capacità di prestiti delle banche sottolinea e ricorda come, a livello consolidato "non abbiamo aumentato le richieste di capitale da alcuni anni" e come, in caso di crisi, "se le banche non sono ben patrimonializzate allora riducono i finanziamenti. Viceversa, come si è visto nel caso della pandemia", i gruppi bancari sono stati in grado di continuare a sostenere l'economia.”. Gli istituti europei mostrano poi delle falle nella governance. Dalle analisi sono emersi rischi sull'efficacia e la composizione degli organi di gestione, la loro adeguatezza complessiva e il ruolo di controllo. Le principali preoccupazioni riguardano la gestione dei rischi" dove "alcune banche sono poco chiare sul proprio appetito per il rischio e hanno procedure inadeguate nel valutare e gestire i rischi climatici e ambientali".

Giorgetti: serve più Europa sugli aiuti di Stato

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti spiega che non gli piace l'idea che Parigi e Berlino ottengano un allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato alle imprese (come risposta ai sussidi di Washington) senza misure che creino un riequilibrio. Una di esse riguarda le regole di bilancio: se l’Ue autorizza più sussidi per le transizioni tecnologiche, osserva il ministro, allora dovrebbe trattare quelle spese in maniera più benevola nel Patto di stabilita'. A dare all'Europa quella che Giorgetti chiama una "sveglia" è stata l'ondata di aiuti e crediti d'imposta dell'amministrazione di Joe Biden: fino a duemila miliardi di dollari fra i programmi 'Build Back Better', 'Chips Act' e 'Inflation Reduction Act'. Ma la reazione franco-tedesca, con la missione dei ministri economici Le Maire e Habeck a Washington lunedì', non è andata giù al governo di Roma. "E' un'iniziativa di due Paesi, non un'iniziativa europea - spiega Giorgetti. Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende. L'avesse fatto l'Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. Saremmo sotto processo". Invece, aggiunge, "la risposta dovrà essere europea".

Il punto è capire quale. Qui Giorgetti ha una proposta: legare la liberalizzazione dei sussidi a regole meno rigide anche sui bilanci pubblici.  Ma il ministro non chiede per questo meno Europa: ne chiede di più. In prospettiva, punta su un "fondo strategico" di Bruxelles che finanzi e gestisca in comune grandi progetti industriali europei. "Se il rilassamento dei vincoli e le deroghe sugli aiuti di Stato proseguono e a fine anno tornano in vigore le regole del Patto di Stabilità', allora si crea un disallineamento” osserva Giorgetti. Di qui la proposta dell'Italia: "Sarebbe un passo in avanti enorme - conclude il ministro - se nel Patto di stabilità queste spese per investimento avessero un trattamento diverso rispetto alle spese correnti per personale o pensioni. Anche perché facciamo fatica ad accettare che ci siano Paesi di serie A e Paesi di serie C".

Il Governo è lavoro per l’aggiornamento del Pnrr e del RepowerEu

Avanzate delle proposte, occorre lavorare al più presto ai progetti per poter spendere i soldi a disposizione: è l'appello, viene riferito da alcuni partecipanti, arrivato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la riunione della cabina di regia sul Pnrr, alla quale hanno preso parte il responsabile del dossier sul piano nazionale di ripresa e resilienza, tutti i Ministri competenti e gli Amministratori delegati dei principali operatori del settore energetico ed elettrico nazionale (EnelEniSnam e Terna) L'incontro è servito ad avviare il confronto soprattutto sui progetti energetici. Il Governo ha fretta e del resto l'Europa chiede il rispetto dei tempi: “Per garantire una rapida attuazione delle misure del RepowerEu, gli Stati membri dovrebbero presentare i loro Pnrr modificati con i capitoli RepowerEu entro il 30 aprile, al più tardi. I restanti prestiti del Recovery forniscono finanziamenti aggiuntivi per le riforme e gli investimenti nei capitoli RepowerEu”, ha osservato il Commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. La sfida del Governo italiano è quella di “rafforzare la sovranità energetica”, una sfida che per la Premier richiede “un impegno da parte di tutti”. 

L'obiettivo è arrivare “in tempi brevi” a “elaborare e successivamente realizzare un piano” che possa rendere “l'Italia più sostenibile da un punto di vista energetico attraverso l'aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la riduzione dei consumi”. Durante l'incontro si è parlato anche di come arrivare al cambiamento dei progetti considerati irrealizzabili o comunque da modificare. “Ci riempiamo tanto la bocca di Pnrr” senza considerare che in realtà “i soldi ci sono” per cui adesso “ci aspettiamo dei risultati concreti”, ha detto il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Per Meloni “Il Governo si è impegnato ad attivare strumenti finanziari e di politica industriale per sostenere concretamente la realizzazione dell'intero piano” ed ha sottolineato che il RepowerEu consentirà all'Italia “di dare un forte contributo alla realizzazione del Piano Mattei al fine di consolidare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo e per far diventare l'Italia hub energetico del Mediterraneo per tutta l'Europa in un proficuo rapporto di cooperazione soprattutto con i Paesi africani”. 

Istat: la produzione industriale aumenta dell'1,6% a dicembre

A dicembre 2022 si stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dell'1,6% rispetto a novembre. Nella media del quarto trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. Il 2022 si chiude con un lieve incremento della produzione industriale rispetto all'anno precedente (+0,5%). Tra i principali raggruppamenti di industrie si rileva una dinamica positiva per i beni di consumo e per quelli strumentali, mentre sono in flessione i beni intermedi e l'energia. L'evoluzione in corso d'anno e' stata caratterizzata da un calo congiunturale nel primo trimestre, seguito da un recupero nel secondo; due ulteriori flessioni hanno caratterizzato la seconda parte dell'anno". L'indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali in tutti i raggruppamenti principali di industrie: variazioni positive caratterizzano, infatti, i beni strumentali (+3,1%), l'energia (+2,6%), i beni di consumo (+1,6%) e, in misura inferiore, i beni intermedi (+0,8%). Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2022 l'indice complessivo aumenta in termini tendenziali dello 0,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 22 di dicembre 2021). Si registrano incrementi tendenziali per i beni strumentali (+9,9%) e per i beni di consumo (+0,8%); evidenziano una diminuzione, invece, i beni intermedi (-3,1%) e l'energia (-12,4%). Tra i settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive si segnalano la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+27,4%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+18,1%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+13,6%). Le flessioni più ampie si registrano nell'industria del legno, della carta e della stampa (-15,0%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-13,8%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-11,6%). 



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