Kammer (Fmi): la Bce deve alzare ancora i tassi di interesse

"Nell'eurozona servono altri aumenti dei tassi di interesse per assicurare il ritorno dell'inflazione al 2%" e il Fondo monetario internazionale non si attende che il caro vita rientri al valore obiettivo prima del 2025. Lo ha affermato il direttore del dipartimento europeo del Fmi, Alfred Kammer, aprendo un dibattito organizzato dal Jacques Delors Centre. Secondo Kammer "il costo di fare troppo poco sarebbe più elevato di quello di fare troppo", mentre "c'è il rischio che l'inflazione si riveli più persistente del previsto" e le banche dovrebbero prepararsi a questo scenario. Secondo l'esponente del Fmi la politica monetaria deve mantenere una rotta restrittiva "fino a quando l'inflazione di fondo non si sarà orientata in maniera inequivoca" verso un calo coerente con gli obiettivi. L'area euro ha evitato di finire in recessione nei mesi sorsi e "non tutto il quadro delle prospettive è fosco", ma "la Bce deve continuare a stringere - ha insistito Kammer - e in generale le banche centrali dovranno mantenere una politica monetaria restrittiva più a lungo, per assicurare che l'inflazione cali". 

Corte dei conti Ue: il rischio delle banche va gestito meglio

La Corte dei conti europea chiede più garanzie su un'adeguata gestione del rischio di credito delle banche sotto la vigilanza della Bce. È quanto emerge in una relazione dei 'guardiani contabili' dell'Ue, in cui si rileva come i requisiti patrimoniali chiesti non siano stati proporzionali al rischio. Anzi, proprio con gli istituti più esposti la banca centrale si è sistematicamente posizionata sulla fascia più bassa quando ha dovuto indicare il capitale necessario a copertura di rischi o crediti non performing (requisiti Srep). Alla vigilanza Bce fanno capo 110 istituti rilevanti con l'80% degli attivi Ue. 

"La Bce dovrebbe impedire la cattiva gestione dei rischi di credito, perché questa può portare le banche al fallimento - afferma Mihails Kozlovs, membro della Corte responsabile della relazione -. Si tratta di un aspetto essenziale vista l'importanza che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura economica complessa come quella attuale". Nelle proprie conclusioni e raccomandazioni la Corte conclude che la Bce ha intensificato gli sforzi profusi nella vigilanza sul rischio di credito bancario e, in particolare, sui crediti deteriorati. Deve però "fare di più", emerge nella relazione, per avere più "garanzie che il rischio di credito sia gestito e coperto in modo adeguato": "controlli carenti e una copertura insufficiente del rischio di credito da parte delle banche possono compromettere la tenuta di queste ultime nonché quella del sistema finanziario", segnala. Tra l'altro i revisori contabili dell'Unione rilevano come alcuni strumenti utilizzati dalla banca centrale usino "soglie obsolete e non sono sufficientemente integrati con altri sistemi utilizzati per effettuare e documentare le valutazioni Srep". E nota come nove delle 22 autorità di vigilanza nazionali coinvolte continuano a non fornire ai gruppi di vigilanza congiunti tutto il personale previsto dagli impegni. All'istituto di Francoforte si raccomanda quindi di "rafforzare la valutazione dei rischi delle banche", "ottimizzare il processo di revisione e valutazione prudenziale", e "applicare misure di vigilanza che assicurino meglio una sana gestione e copertura dei rischi da parte delle banche". 

Donohoe (Eurogruppo) a Giorgetti: “sul Mes erano d'accordo tutti”

"Cerchiamo un modo per continuare a lavorare insieme, tenendo conto che il Mes è uno strumento su cui è molto sensibile l'opinione pubblica italiana, e lo rispettiamo, ma resta uno strumento sulla cui introduzione erano d'accordo tutti i Paesi e vogliamo renderlo disponibile per il futuro per qualunque governo ne faccia richiesta": lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, in un'intervista a Rai News 24 rispondendo a chi gli chiedeva quale fosse il messaggio per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

"L'Italia ha chiarito che non vuole ricorrervi e rispettiamo pienamente il diritto di chi non vuole usarlo, ma è anche importante capire che altri governi potrebbero decidere che è qualcosa che vogliono in futuro", ha detto il presidente dell'Eurogruppo prima dell'incontro con il ministro Giorgetti a margine del G7 in Giappone. Il Mes "è un trattato ormai ratificato da tutti i membri della zona euro, compresi gli ultimi ad essere entrati come la Croazia. La ragione per cui la ratifica è così importante è che il trattato fa sì che, come ultima istanza, il Mes possa assicurare un rapido sostegno finanziario in caso di grave crisi di una banca. Si tratta di garantire che nessun contribuente sia esposto ai costi di un fallimento bancario", ha spiegato Donohoe. Quindi, ha aggiunto, "se il trattato sul Mes non viene ratificato da tutti, significa che altri Paesi della zona euro non saranno in grado di accedervi in caso di crisi in futuro". Natalità: Giorgetti, al 2042 rischiamo di perdere 18% Pil, per famiglia ragionare su reddito disponibile

"Io credo che vada ribadito con forza che il sistema economico è strettamente correlato al fenomeno della natalità. C'è anche la possibilità di quantificare in qualche modo quello che è l'impatto: da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali del Pil impressionanti, pari al 18%. Questo è un primo dato da cui partire". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in un videomessaggio agli Stati Generali della natalità in corso a Roma.

"Credo che di per sé una politica fiscale per la famiglia non sia l'elemento decisivo, ma è sicuramente importante. E quello che abbiamo già fatto, ma che soprattutto dovremo fare anche quando si discute di riforma fiscale complessiva è ragionare in modo corretto anche sotto il profilo economico e fiscale circa quello che è il concetto di reddito disponibile" ha aggiunto Giorgetti nello stesso videomessaggio. "I metodi possono essere molteplici", ha continuato: "io ritengo che l'importante sia discuterne, ma soprattutto mettere come priorità dell'agenda politica questa sfida". 

Industria: Istat, produzione in calo dello 0,6% a marzo

A marzo 2023 si stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,6% rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Lo rende noto l'Istat. L'indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per i beni strumentali (+0,7%); mentre cala per i beni intermedi (-0,4%), per l'energia e per i beni di consumo (-1,4% in entrambi i settori). "Terza flessione consecutiva a marzo dell'indice destagionalizzato della produzione industriale; in lieve calo pure il primo trimestre del 2023 rispetto ai tre mesi precedenti. La dinamica della produzione al netto degli effetti di calendario - commenta l'Istat - è negativa anche in termini tendenziali. Tutti i principali settori di attività decrescono sia su base mensile sia in termini annui. Fanno eccezione i beni strumentali, con variazioni positive rispetto a febbraio e in crescita più marcata rispetto a marzo dello scorso anno. Ampia la caduta dell'energia rispetto all'anno precedente". 

Secondo quanto rileva l'Istat, corretto per gli effetti di calendario, a marzo 2023 l'indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 23 come a marzo 2022). Crescono solo i beni strumentali (+3,9%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-4,7%), i beni intermedi (-6,0%) e, in misura più marcata, l'energia (-11,2%). Tra i settori di attività economica in crescita tendenziale si segnalano la fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,4%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,5%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+3,3%). Le flessioni più ampie si registrano nell'industria del legno, della carta e della stampa (-13,4%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-12,5%) e nell'attività estrattiva (-11,0%). 



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