Allarme inflazione, la Bce pensa ad un rialzo tassi a luglio

L'inflazione vola all'8,3% negli Usa dopo aver raggiunto il 7,5% nell'area euro. E la Bce corre ai ripari, con la presidente Christine Lagarde che apre la strada a un rialzo dei tassi anticipato, già a luglio, ma anche a un percorso graduale dei tassi. Un anno e mezzo dalla volata dei prezzi energetici poi acuita dalla guerra, unita alle strozzature al commercio nate durante la fase acuta della pandemia ma che continuano, hanno trasformato la corsa dei prezzi da fenomeno temporaneo a un problema che diventa strutturale comportando seri rischi per la crescita. Alla Bce, nonostante gli inviti alla cautela pronunciati dalle colombe, ormai anche i membri moderati suonano l'allarme, di fronte a una Federal Reserve che alza i tassi creando un problema ulteriore: il deprezzamento del cambio dell'euro sul dollaro, che porta in Europa ulteriore inflazione importata. E dunque, dopo che la Bce avrà concluso gli acquisti netti di titoli all'inizio del terzo trimestre, il primo rialzo dei tassi “può avvenire in un periodo di poche settimane”, dice Lagarde. La data da segnare in rosso è il 21 luglio, quando il Consiglio della Bce si riunisce prima della pausa estiva. 

Del resto le stesse strozzature globali all'offerta, se ieri apparivano un fenomeno legato solo alla pandemia, in un mondo spaccato in due dalla guerra rischiano di diventare strutturali: “la guerra potrebbe dimostrarsi un punto di non ritorno, facendo diventare la geopolitica più importante per la struttura delle catene di fornitura globali”; ragiona la presidente della Bce. Per la Lagarde, visto che c’è da aspettarsi “ulteriori shock negativi è giusto che la politica monetaria torni a un assetto più normale”. Parole che accolgono il pressing intenso dei falchi, come il presidente della Bundesbank Joachim Nagel che punta espressamente su un rialzo a luglio e si aspetta un'inflazione media nel 2022 da record in Germania, al 7%. E anche il cambio di direzione di Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo, che ora ritiene “urgente” cambiare marcia. Se la Fed ha già inanellato due rialzi dei tassi e prevede di essere altrettanto aggressiva nei prossimi mesi, però, in Europa “il processo di normalizzazione sarà graduale”, rassicura Lagarde.

Per la Georgieva le sanzioni rischiano di favorire sistemi di pagamento paralleli

Le sanzioni imposte da Usa e Ue contro la Russia, a seguito dell'invasione dell'Ucraina, rischiano di spingere vari paesi a creare “sistemi di pagamento paralleli”. Lo ha affermato la direttrice del Fondo monetario internazionaleKristalina Georgievaintervenendo ad una conferenza sul sistema monetario internazionale, organizzata dalla Banca nazionale svizzera. “L'invasione della Russia in Ucraina ha causato non solo terribili sofferenze umane, ma anche uno shock economico globale e un forte aumento del rischio di una nuova guerra fredda”. “Alcuni paesi potrebbero considerare lo sviluppo di sistemi di pagamento paralleli e sganciati, per mitigare il rischio di potenziali sanzioni economiche. Questi blocchi di pagamenti peggiorerebbero soltanto l'impatto di blocchi economici più ampi, creando nuovi inefficienze e imponendo nuovo i costi”. 

Più in generale, secondo Georgieva bisognerebbe utilizzare “piattaforme digitali pubbliche” allo scopo di “modernizzare” i sistemi di pagamento tra paesi e ridurre i rischi di frammentazione. Il sistema di pagamento internazionale, che consente di cambiare le valute e trasferire flussi di capitale tra Paesi “sta fronteggiando sfide impegnative”. La direttrice del Fmi ha citato il caso delle rimesse degli immigrati, con transazioni “il cui costo in media è del 6,3%, che significa 45 miliardi l'anno che finiscono nelle mani di intermediari invece che ai loro beneficiari ultimi, tra cui milioni di famiglie a basso reddito”. Un tema su cui il Fondo monetario internazionale si sta interrogando, anche tramite il supporto ad alcuni progetti pilota.

L’Istat lancia l’allarme sulle prospettive economiche

L'Istat nella sua nota mensile sulla congiuntura italiana rinnova le preoccupazioni sull'andamento della crescita, messa a rischio in particolare dal prolungarsi della guerra in Ucraina. E a essere più pessimiste sono le imprese prima ancora delle famiglie anche alla luce delle rinnovate difficoltà dell'industria. Oltre alle rilevazioni dell’Istat si aggiungono anche le indicazioni in arrivo da Bankitaliache confermano la nuova rincorsa del costo del denaro con i tassi sui mutui casa che a marzo sono nuovamente saliti sopra il tetto del 2%. L'Istat mette in luce che ad aprile la fiducia di famiglie e imprese ha mostrato una stabilizzazione in presenza di differenze significative nelle aspettative. Tra i consumatori sono migliorati i giudizi sul clima futuro mentre tra le imprese si è manifestato un deciso peggioramento delle attese. Qualche pallido segnale di speranza viene dal mercato del lavoro che a marzo ha mostrato un deciso miglioramento, con un incremento dell'occupazione e una riduzione della disoccupazione e dell'inattività. Inversione di tendenza anche per l'inflazione che ad aprile ha segnato una prima decelerazione, interrompendo la fase di progressivi aumenti in corso da nove mesi. 

Prosegue però la fase di rallentamento dell'economia internazionale caratterizzata dalle forti pressioni inflazionistiche e dal cambio di intonazione delle politiche economiche. Bankitalia concentra invece l'attenzione sulle attività finanziarie di famiglie e imprese. A marzo i prestiti delle banche al settore privato sono cresciuti del 2,5% sui dodici mesi (2,0% nel mese precedente) mentre i prestiti alle famiglie sono aumentati del 4,0% sui dodici mesi (3,8 nel mese precedente) e quelli alle società non finanziarie dell'1,3% (contro l'1,2% nel mese precedente). Migliora il volume dei depositi del settore privato cresciuti del 4,8% sui dodici mesi (contro il 4,2% in febbraio) mentre la raccolta obbligazionaria è diminuita dell'8,9% sullo stesso periodo dell'anno precedente (-6,7% in febbraio). A impensierire maggiormente è però l'andamento dei costi dei finanziamenti. In particolare a marzo i tassi di interesse sui mutui casa si sono collocati al 2,01% (1,85% in febbraio), mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all'8,06% (come nel mese precedente). 

A marzo la produzione industriale rimane invariata, +3% sul 2021

A marzo 2022 l’Istat stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale rimanga invariato rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale sostenuto per l'energia (+2,7%) e una crescita più contenuta per i beni di consumo (+1,0%) e i beni strumentali (+0,4%); viceversa, si osserva una diminuzione per i beni intermedi (-0,7%). Al netto degli effetti di calendario, a marzo 2022 l'indice complessivo aumenta in termini tendenziali del 3,0%. Si registrano incrementi tendenziali marcati per i beni di consumo (+8,1%), l'energia (+5,2%) e in misura meno rilevante per i beni strumentali (+3,0%); diminuisce, invece, il comparto dei beni intermedi (-0,4%). I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali più ampi sono le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+15,0%), la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+7,5%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature Nca (+7,4%). Le flessioni tendenziali maggiori si registrano nelle attività estrattive (-9,0%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-3,0%) e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-1,8%).

Calano le registrazioni di nuove imprese (-8,6%) e aumentano i fallimenti (+2,4%)

Nel primo trimestre, secondo i dati Istat, il numero totale di registrazioni di nuove imprese, depurato della stagionalità, segna un calo consistente, pari all'8,6%, dopo il recupero avvenuto nell'ultimo trimestre del 2021 (+5,4%). Rispetto al trimestre precedente le registrazioni risultano in calo in tutti i settori, da -16,6% per i trasporti a -0,9% per gli esercizi ricettivi e di ristorazione, con l'eccezione dei servizi sanitari, di assistenza, istruzione e intrattenimento che aumentano del 2,4%. Particolarmente negativi i risultati delle costruzioni (-12,9%), del commercio (-11,5%) e dell'industria in senso stretto (-6,2%). Al netto della stagionalità, le nuove registrazioni restano ben sotto i livelli del 2019, tranne che nel settore delle costruzioni e nelle attività finanziarie, immobiliari e professionali. Rispetto al primo trimestre del 2021, il numero complessivo di registrazioni risulta pressoché stazionario (+0,2%), ma con alcuni incrementi settoriali rilevanti: +28,0% negli esercizi ricettivi e di ristorazione e +19,8% nelle costruzioni. Sempre in termini tendenziali, si rileva invece una flessione del 17,0% nel commercio e del 12,1% nei servizi di informazione e comunicazione. Relativamente ai fallimenti, a una crescita congiunturale al netto della stagionalità del 2,4% fa riscontro una forte riduzione su base tendenziale (-22,5%). A livello settoriale si segnalano decisi aumenti congiunturali dei fallimenti nei servizi di alloggio e ristorazione (+22,5%) e nelle costruzioni (+16,6%).



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