Panetta, Testo unico bancario italiano è sprone per regole Ue
Panetta si domanda se il nostro Testo unico possa rappresentare un modello per la costruzione di un testo unico bancario europeo. La questione non è semplice vista la complessità e eterogeneità della normativa vigente. Ma le direttrici che hanno ispirato il nostro Testo unico, dice, "offrono un utile esempio". E a tal proposito indica ad esempio che la semplificazione del quadro normativo e il necessario riordino della vasta normativa bancaria europea secondo uno schema di suddivisione delle materie (autorità, attività e soggetti vigilati, vigilanza, gestione delle crisi, trasparenza, sanzioni) "potrebbero seguire la ripartizione contenuta nel Testo unico". In particolare, spiega Panetta, la semplificazione richiede tra l'altro di ridurre le divergenze nazionali. "I vantaggi sarebbero significativi e riguarderebbero sia la Bce, che potrebbe applicare le stesse regole alle banche sottoposte alla propria vigilanza, sia le autorità nazionali, che talora devono applicare norme e linee guida europee incoerenti con il quadro normativo nazionale".
Secondo il governatore poi in un possibile testo unico europeo "non dovrebbe mancare" una norma relativa alle finalità della vigilanza, ispirata, come nel Testo unico italiano, "alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva, all'efficienza e alla competitività del sistema finanziario nonché all'osservanza delle disposizioni in materia creditizia". Si tratta, a suo parere, di "una essenziale forma di accountability a priori, che ispira l'azione discrezionale della Vigilanza ancorandola a obiettivi predeterminati dal legislatore". E anche in tema di 'accountability', che richiama il ruolo delle autorità europee in materia bancaria, dei loro rapporti reciproci, della loro relazione con le autorità nazionali che partecipano agli organi di supervisione europei, "sarebbe auspicabile - anche qui, sulla falsariga del Tub - un quadro di regole omogeneo per le autorità sia europee sia nazionali che individui i necessari presidi di indipendenza e gli obblighi di rendicontazione; che chiarisca i rapporti con le autorità europee e nazionali" conclude il governatore.
Bce: Taglio dei tassi a giugno 2024
Bce spiana la strada al taglio dei tassi, ma smorza le speculazioni di un'azione rapida. Prevediamo taglio dei tassi a giugno 2024". E' il commento di Martin Wolburg di Generali Investments, secondo cui nella riunione di ieri il Consiglio direttivo della Bce ha lasciato invariati i tassi di riferimento, in linea con le aspettative. Tuttavia, ha deciso di eliminare gradualmente i reinvestimenti completi del PEPP entro la seconda metà del 2024 e ha adottato un atteggiamento meno aggressivo. Le proiezioni aggiornate dello staff hanno abbassato le prospettive di crescita e inflazione a breve termine. L'inflazione complessiva dovrebbe tornare all'obiettivo nel 2025 e scendere all'1,9% entro il 2026, mentre l'inflazione sottostante è considerata più ostinata, con una media del 2,1% entro il 2026. La crescita dovrebbe tornare a crescere nel 2024. Il Consiglio direttivo ha adottato un tono più equilibrato e non vede più l'inflazione come "troppo alta per troppo tempo", ma solo una pressione sui prezzi interni che "rimarrà elevata". Nelle domande e risposte la Presidente Lagarde ha chiarito che i dati salariali in arrivo nel corso del primo semestre del 2024 saranno di grande importanza.
Il Consiglio direttivo ha deciso di anticipare la fine dei reinvestimenti completi del PEPP, in quanto "intende ridurre il portafoglio PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese in media" nella seconda metà del 2024 e interrompere completamente tali reinvestimenti alla fine del 2024. La ragione principale fornita è la normalizzazione dei bilanci, ma percepiamo anche la fiducia che i reinvestimenti del PEPP come prima linea di difesa per combattere la frammentazione finanziaria non saranno necessari. Nel complesso, abbiamo ricevuto chiari segnali che la Bce è in procinto di cambiare rotta nel 2024, ma la Lagarde ha cercato di smorzare le speculazioni su un rapido taglio dei tassi. Riteniamo ancora molto probabile un primo taglio dei tassi entro giugno 2024. Il primo taglio dei tassi a giugno 2024 è ancora il nostro scenario di base. Pensiamo che la Bce stia chiaramente prevedendo tagli dei tassi ora, ma che voglia deliberatamente lasciare aperto l'inizio del ciclo di allentamento. La discussione si è spostata dall'ipotesi di un nuovo rialzo a quella di un taglio. Dato che la Bce non è riuscita a vedere lo tsunami dell'inflazione e ad agire preventivamente, pensiamo che preferirà peccare di cautela e attendere i dati salariali cruciali prima di tagliare i tassi. Il nostro scenario di base è un primo taglio dei tassi entro giugno 2024 e riteniamo probabili tagli
Dal DL Fisco arriva l’ok definitivo ad ‘anticipi’
Via libera definitivo al dl Fisco che, vista la manovra blindata che ha rappresentano la partita su cui maggioranza e opposizione hanno riversato le proprie aspettative per vedere approvate le proprie istanze. Tanto le modifiche (e gli innesti) al testo introdotti solo dal Senato in prima lettura, la maggior parte dei quali arrivati con emendamenti dello stesso Governo e dei relatori, sia in commissione Bilancio che in aula, dove l'esecutivo non ha posto la fiducia: fiducia che invece ha messo alla Camera in seconda lettura. Tante le misure, anche rilevanti, entrate nel corpo del dl Anticipi con il passaggio parlamentare: dalla restituzione al gruppo Toto della concessione della A24-A25 all'introduzione del Cin per B&B e case vacanze; dalla soluzione per i mutui dei bancari alla riforma delle garanzie per le Pmi; dall'aumento del bonus psicologo all'abolizione dell'obbligo di fatturazione elettronica per i sanitari; da novità sulla tassazione delle componenti dei liquidi delle e-cig a novità sui Pir, alla proroga dello smart working per genitori e fragili privati e alla riapertura dei termini per la rottamazione quater.
Oltre all'esenzione dall'Iva per i 'ritocchini' estetici. Alcuni temi rimangono aperti in vista della manovra. È il caso ad esempio dell'emendamento del Governo, prima presentato e poi ritirato, su Sace (un anno in più per Sace per avvalersi di riassicuratori e contro-garanti del mercato privato relativamente a garanzie concesse, per supportare il rilascio delle cauzioni richieste alle imprese nel contesto del Pnrr e del Pnc) che dovrebbe essere ripresentato in legge di Bilancio. Come anche in manovra dovrebbe arrivare la specifica sulla cedolare secca sugli affitti brevi per la seconda casa, non inserita nel dl Anticipi.
La Lega apre uno spiraglio sul Mes ma tutto è rimandato alla prossima settimana
La maggioranza fa slittare ancora il voto sulla ratifica del Mes, almeno di una settimana, con il rischio che se ne riparli nel 2024. Ma, dopo mesi di scontro, sembra essersi aperto uno spiraglio grazie alle parole del leghista Riccardo Molinari: “Approvarlo non significa utilizzarlo. Stiamo eventualmente ragionando su delle clausole di salvaguardia che diano al Parlamento un potere di controllo sul Governo”, ha spiegato il capogruppo a Montecitorio, pur ribadendo che la posizione del suo partito resta contraria. Parole che arrivano mentre Giorgia Meloni è a Bruxelles, impegnata nella delicata trattativa sul Patto di stabilità, cui il Governo ha vincolato ogni ragionamento sul Mes, in un lungo braccio di ferro con le opposizioni, con accuse al M5S e una strategia di rallentamento dei tempi parlamentari che ha spinto il Pd a chiedere un intervento del presidente della Camera Lorenzo Fontana. La via d'uscita, suggerita già un mese fa dal Pd, potrebbe essere quella di vincolare a un voto a maggioranza qualificata un'eventuale attivazione del Mes da parte dell'Italia. In attesa di notizie dal Consiglio Ue in corso a Bruxelles e dell’Ecofin del 20 dicembre, il disegno di legge di ratifica è slittato alla prossima settimana non senza polemiche da parte delle opposizioni.
C’è l’intesa sulla manovra. Il 22 fiducia al Senato. Poi tocca alla Camera
Dopo una settimana di tensione è arrivato l'accordo in Commissione Bilancio sui tempi di approdo della manovra in Aula al Senato: la discussione generale inizierà nel pomeriggio del 20 dicembre, mentre il voto di fiducia si concluderà il 22 entro le 13.00. Il meccanismo è stato studiato per consentire una discussione piena degli emendamenti in Commissione Bilancio del Senato ma anche l’invio della manovra alla Camera già nel pomeriggio del 22 dicembre per essere incardinato subito alle Commissioni competenti, con la discussione in Aula a Montecitorio che potrebbe essere svolta tra il 27 al 29 in modo da concludersi prima di fine anno. Ora l'accordo verrà ratificato dalla conferenza dei capigruppo. Da giorni maggioranza e opposizioni discutevano sia del calendario dei lavori sia dei temi degli emendamenti da considerare prioritari senza però arrivare ad un'intesa.
La maggioranza, inoltre, è stata impegnata anche in un confronto interno che ha dilatato i tempi sulla possibilità di inserire un emendamento dei relatori alla Manovra che contenesse delle misure sullo stato avanzamento dei lavori del super bonus, con FI che ha perorato la causa di una breve proroga del provvedimento. Il Mef però ha ribadito che non è prevista alcuna proroga del bonus edilizio 110%. Il provvedimento, viene riferito, non dovrebbe trovare spazio nemmeno nel milleproroghe che il Cdm dovrebbe approvare la prossima settimana. L'intesa ha portato la Commissione Bilancio ad avviare nel pomeriggio la discussione e il voto sul testo partendo dall'articolo 1.