Per Dombrovskis la prima stesura legge di bilancio aveva già fatto danni

La drastica revisione da parte della Commissione Ue delle previsioni sulla crescita dell'Italia non riaprono l'ipotesi di una procedura per debito eccessivo, quantomeno non subito, ma spingono ancora una volta Bruxelles a mandare un messaggio forte al Governo: la manovra che aveva inizialmente approvato la coalizione gialloverde era sbagliata, e quando è stata corretta dopo il negoziato con Bruxelles “aveva già fatto danni”. Visibili anche nel taglio record del Pil italiano che nel 2019 si fermerà a +0,2%, secondo la Ue. L'Italia non era sull'agenda Eurogruppo e quindi nessuno è entrato nello specifico della situazione economica del Paese. Quello dell'Italia è un record: non solo resta il Paese che crescerà meno, ma è anche quello in cui Bruxelles ha meno fiducia, motivo per cui ha rivisto le stime di un punto percentuale rispetto all'autunno. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ricorda che Bruxelles aveva già avvertito l'Italia. “Abbiamo rivisto al ribasso le stime di crescita e bisogna dire che anche in precedenza avevamo detto che la traiettoria di bilancio scelta non aiutava fiducia, stabilità finanziaria, ha portato all'aumento dei tassi, al calo di indicatori sulla fiducia e a crescita rallentata. Il Governo ha corretto questa traiettoria in modo considerevole, ma i danni erano già stati fatti”, ha spiegato.

Di Maio e Salvini: azzerare vertici di Banca d'Italia e Consob

In un momento di rapporti delicati tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è un evento organizzato dai risparmiatori delle Banche venete a rinsaldare l'alleanza. “Banca d'Italia e Consob andrebbero azzerati. Oggi siamo qui perché chi doveva controllare non ha controllato”, dicono all'unisono da Vicenza i due premier. La bomba è sganciata con il sorriso dal leader leghista, ma deflagra potente anche grazie al ministro del Lavoro, che rilancia: “Il minimo che si possa fare dopo quello che vi hanno fatto è non mettere la gente di prima negli stessi posti. Qualcosa non ha funzionato in questi anni tra Consob e Bankitalia, ma se mi si chiede di rinnovare io dico che chi c'era prima è bene che non venga rinnovato e che ci sia discontinuità”. A finire nel mirino è la riconferma del vicedirettore Luigi Federico Signorini, il cui mandato è scaduto l’11 febbraio. Dal 1982 a Palazzo Koch, è un fedelissimo del governatore Ignazio Visco, ma negli ultimi tempi ha fatto storcere il naso ai gialloverdi. Colpa dell'audizione in Parlamento sul Def a ottobre, ma anche per il giudizio sul reddito di cittadinanza, che non dovrebbe disincentivare l'offerta di lavoro. A quanto è trapelato, su Signorini sarebbe scoppiata una baruffa anche in Cdm, con Giovanni Tria e Giancarlo Giorgetti propensi alla conferma e Luigi Di Maio invece fermo sulla discontinuità. Ovviamente anche qui a fare da mediatore c'è stato il premier Giuseppe Conte supportato dal Quirinale.

Via libera del Governo: il Mef entra in Alitalia. Fs sceglie Delta ed EasyJet

Dopo oltre 10 anni sotto la guida dei privati, Alitalia torna pubblica e scommette la propria rinascita sulla sinergia tra treno e aereo e sull'alleanza tra vettore tradizionale e low-cost. Il progetto del Governo giallo-verde per l'ex compagnia di bandiera, con Fs in trattative ufficiali con Delta e EasyJet e un ruolo pubblico che attraverso Fs e il Mefs supererà il 50%, è un po' un ritorno al passato e una sfida tutta da inventare. L'ultimo anno dell'Alitalia pubblica è il 2008, ovvero prima all'arrivo dei cosiddetti capitani coraggiosi chiamati dall'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi per stoppare Air France-Klm. La vecchia Alitalia-Lai lascia nel 2009 il posto ad Alitalia-Cai che, rilevata per 300 milioni, nel 2013 comincia a perdere quota e, nonostante l'aumento di capitale e l'intervento pubblico attraverso Poste, è costretta all'atterraggio. Il nuovo decollo nel gennaio 2015 è possibile grazie all'investimento da 1,7 miliardi della compagnia emiratina Etihad, ma anche questa volta i privati fanno flop e nel 2017 arriva l'amministrazione straordinaria. In questi circa 10 anni il personale si è ridotto da 19.300 a circa 11 mila dipendenti e la flotta è passata da 181 a 118 velivoli. Negli ultimi 40 anni Alitalia è costata allo Stato otto miliardi di euro, di cui 4,7 solo dal 2007. La prossima Alitalia, quella che dovrebbe nascere dall'alleanza Fs-Delta-EasyJet, è destinata a ridimensionarsi ancora, anche se il ministro Luigi Di Maio ha assicurato che proprio la presenza di Fs e Tesoro è garanzia per la salvaguardia dell'occupazione: il progetto di Delta prevedrebbe infatti 9-10 mila lavoratori e 110 aerei. Ma oltre ai numeri su flotta ed esuberi, nel prossimo mese e mezzo Fs, Delta ed EasyJet, che dovrebbero entrare nella newco entrambe con un 20%, dovranno definire come sarà la compagine azionaria e soprattutto trovare un equilibrio tra le rispettive strategie industriali, riuscendo senza troppe difficoltà a dividersi la torta delle rotte, con la compagnia americana interessata soprattutto al lungo raggio e la lowcost inglese focalizzata invece sul medio e breve. La quota di Ferrovie dello Stato potrebbe oscillare tra il 20 e il 30% ma con oltre il 15% del Mef la partecipazione pubblica potrebbe superare il 50%; previsto anche l'ingresso di altre società pubbliche, mentre Cdp potrebbe finanziare il leasing degli aerei. Quest’operazione punta all'intermodalità con l'obiettivo del biglietto unico treno-aereo.

Alla Bce c’è attesa per il successore di Draghi

Tra i grandi interrogativi di quest’anno indubbiamente c’è quello che riguarda il futuro numero uno della Bce. Il presidente Mario Draghi terminerà il suo mandato di otto anni a ottobre e c’è grande attesa di sapere quale direzione prenderà la banca centrale al termine del suo mandato. Al momento sembra che la Francia sia in una buona posizione anche se si dovrà attendere l’esito dalle imminenti elezioni europee e dalla successiva distribuzione dei ruoli in tutta l’UE. I due possibili nomi francesi che circolano nei corridoi europei sono quello di Benoit Coeure, economista che attualmente fa parte del comitato esecutivo della BCE e quello di Francois Villeroy de Galhau, attuale governatore della banca centrale francese. Ma ci sono anche altri nomi che circolano come quello del governatore della banca centrale tedesca Jens Weidmann, Olli Rehn, governatore della Finlandia, il capo del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde.

Scarica la Settimana Economica

Settimana Economica 9 - 15 febbraio 2019



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social