Il Governo approva il decreto rilancio

Dopo settimane di tensioni interne alla maggioranza il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto Rilancio. Si tratta del provvedimento, del valore di 55 miliardi, che punta direttamente a far ripartire l’economia del paese. Una delle misure più attese è il Reddito di emergenza, un sostegno alle famiglie maggiormente in difficoltà a cui verranno forniti da 400 a 800 euro. Il sussidio verrà gestito dall’Inps e potrà richiederlo chi ha un Isee inferiore ai 15mila euro, un patrimonio mobiliare sotto i 10mila e non sarà cumulabile con il Reddito di cittadinanza. Cresce il bonus previsto per i lavoratori autonomi. Per partite Iva e collaboratori il sostegno sale a 800 euro, mentre per gli autonomi si arriva fino a mille euro per chi ha registrato perdite di fatturato fino al 33%. Il bonus, inoltre, viene esteso anche a colf e badanti. Per il periodo d’imposta 2020 viene istituito un credito per chi ha un Isee inferiore ai 40mila euro da spendere nelle imprese del settore turistico-ricettivo. Il credito può essere utilizzato dal primo luglio fino al 31 dicembre 2020 e può arrivare fino a 500 euro a famiglia. Dovrebbe essere di 150 euro per i single e di 300 per le coppie, aumentando poi in base al numero di figli. L'80% dello sconto verrebbe applicato sul corrispettivo dovuto, mentre il restante 20% verrà erogato attraverso una detrazione d’imposta. Per il settore del turismo vengono previsti anche fondi per sanificare le strutture. Il decreto introduce anche un bonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie. Potrebbe consistere in un credito d’imposta sugli interventi per il risparmio energetico e l’adeguamento antisismico al 110%. Altro obiettivo del dl è quello di incentivare il lavoro agile. I lavoratori dipendenti del settore privato, quindi, avranno il diritto di chiedere il lavoro agile anche in caso di mancati accordi sindacali. Altra misura per aiutare i genitori è il bonus babysitter, che passa da 600 a 1.200 euro e si potrà spendere anche per le iscrizioni nei centri estivi dei più piccoli. Allo stesso modo viene confermato il congedo parentale fino a 30 giorni pagato al 50%. Vengono confermate la cassa integrazione e l’assegno del fondo di integrazione salariale, finora chiesti già per 7,5 milioni di lavoratori a causa dell’emergenza sanitaria. Vengono prolungati di altre nove settimane e sono utilizzabili fino al 31 agosto. Si prevede, inoltre, anche una semplificazione delle procedure per erogarla. Viene prorogato, poi, il divieto di licenziamento. Con il decreto si prevede un taglio delle bollette per le piccole attività produttive e commerciali. Si va a tagliare la quota fissa delle bollette per i mesi di maggio, giugno e luglio. Vengono stanziati 600 milioni per permettere ad Arera di alleggerire le bollette elettriche, arrivando a un azzeramento delle quote fisse per i clienti non domestici. Inoltre, slittano al 16 settembre i pagamenti per ritenute Iva, contributi previdenziali, cartelle esattoriali, rottamazione ter e saldo e stralcio. Infine, viene introdotto il bonus sull’acquisto di biciclette e monopattini

Gentiloni prevede un calo del pil del 7,7% per l'Ue e del 9,5% per l'Italia

Nel corso della presentazione delle previsioni economiche di primavera della Commissione europea il commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni è stato molto chiaro: “Il Mes è un’opportunità per gli Stati membri. Ne abbiamo parlato 16 ore all’Eurogruppo perché’ siamo convinti della validità di questo strumento. È chiaro, però, che i Paesi con tassi di interesse più elevati possano essere maggiormente interessati”. “Tutti gli Stati vivranno una grave recessione. L’Italia è stata colpita per prima e in maniera molto forte e si prevede una riduzione dell’economia del 9,5%, con un recupero che potrebbe ripartire nella seconda metà del 2020, ma più lentamente rispetto agli altri Stati”. “Il coronavirus ha notevolmente modificato le previsioni economiche del mondo e dell’Unione Europa ed è chiaro che l’Ue sia entrata nella più profonda recessione della sua storia. Si prevede innanzitutto un calo dell’economia Ue del 7,4% e del 7,7% invece nell’Eurozona, con un rimbalzo del 6,1% nell’Unione e 6,3 nell’eurozona nel 2021 che però non compenserà le perdite di quest’anno”. I dati sono molto diversi da Stato a Stato, continua Gentiloni, ma “si registra comunque un’inflazione notevolmente più debole a livello generale. Ci sarà inoltre un’inevitabile crescita del tasso di disoccupazione, anche se le misure politiche degli Stati dovrebbero contenerla, con però il conseguente aumento di disavanzo e debito pubblico. I rischi di queste prospettive rimangono comunque gravi e al ribasso”. “La Commissione continua a lavorare a nuove fasi di risposta comune per garantire una forte ripresa generale”. 

A marzo crolla la produzione industriale

Secondo i dati diffusi dall’Istat, nella sua prima valutazione quantitativa dell’impatto dell’emergenza sul settore industriale, la produzione ha segnato un calo congiunturale del 28,4%, dopo il -1% di febbraio. La flessione tendenziale è stata anch’essa record, con un -29,3%, dal -2,3% del mese prima. Su base annuale, si tratta della tredicesima contrazione consecutiva. Le attese degli analisti erano negative, ma non fino a questo punto (-20% m/m, -20,7% a/a), considerato anche che le misure di lockdown sono state implementate a partire dal 9 marzo. Proprio per questo, nelle previsioni, il dato peggiorerà nettamente ad aprile, con alcuni istituti che ipotizzano per questo mese un dimezzamento della produzione, con forti ricadute negative sul Pil. L’Istat segnala che, in marzo, tutti i principali settori di attività economica registrano contrazioni tendenziali e congiunturali “in molti casi di intensità inedite”: nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta supera ampiamente il 50%. Relativamente meno accentuato è il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi, mantengono una dinamica tendenziale positiva. Il dato risulta nel suo complesso ben peggiore di quello visto a marzo nei principali paesi europei (Francia -16%, Spagna -12%, Germania -9%). Nella media del primo trimestre dell’anno, il livello destagionalizzato della produzione italiana è diminuto dell’8,4% rispetto ai tre mesi precedenti. 

L’Istat segnala un forte calo delle esportazioni e importazioni a marzo

Secondo l’Istat a marzo 2020 ci sarà una netta riduzione congiunturale, pari a -16,8%, sia delle esportazioni sia delle importazioni. La forte contrazione su base mensile dell’export è dovuta al calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-18,5%) sia, in misura meno ampia, verso l’area Ue (-15,2%). Nel primo trimestre 2020, rispetto al precedente, si rileva una diminuzione del 4,1% per le esportazioni e del 5,1% per le importazioni. Sempre nel mese di marzo 2020 la flessione su base annua dell’export è pari a -13,5% ed è determinata dal forte calo delle vendite, sia verso l’area extra Ue (-14,7%), sia verso l’area Ue (-12,2%). Anche le importazioni diminuiscono drasticamente (-18,1%) da entrambi i mercati, in misura più marcata da quelli extra Ue (-21,7%) rispetto all’area Ue (-15,5%). Tra i settori che contribuiscono alla flessione tendenziale dell’export si segnalano macchinari e apparecchi non classificati in altre categorie (n.c.a) (-21,2%), autoveicoli (-40,7%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-32,2%) e altri mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-26,9%). In aumento, su base annua, le esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+32,5%) e di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+13,5%). Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia alla caduta dell’export sono Francia (-18,3%), Regno Unito (-24,3%), Spagna (-19,8%), Svizzera (-18,9%), Germania (-7,2%) e paesi OPEC (-24,3%). Nel primo trimestre del 2020 la diminuzione tendenziale delle esportazioni (-1,9%) è dovuta al calo delle vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (-9,3%), autoveicoli (-13,1%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-10,7%) e apparecchi elettrici (-8,3%). A marzo 2020 si stima che il saldo commerciale aumenti di 1.106 milioni di euro (da +4.579 milioni a marzo 2019 a +5.685 milioni a marzo 2020). Al netto dei prodotti energetici, il saldo è pari a +7.691 milioni di euro (era +7.905 milioni a marzo 2019).  

Moody's rinvia l'aggiornamento del rating dell'Italia

L’agenzia Moody's rinvia l'esame sul rating dell'Italia che resta dunque pari a Baa3, con outlook stabile. In una nota, l'agenzia statunitense fa sapere di aver aggiornato il proprio calendario e che non comunicherà alcuna decisione. Oltre che su quello italiano, Moody's ha rinviato il giudizio anche sul merito di credito della Grecia. Invece, l'agenzia di rating canadese Dbrs ha confermato il rating dell'Italia a "BBB (High), ma ha abbassato il trend, da stabile a negativo. Come si legge in una nota, il trend negativo “riflette la considerevole incertezza derivata dall'impatto del coronavirus in un contesto economico già debole”. Questo, spiega l'agenzia, implica il rischio che “una prolungata perdita di capacità produttiva indebolisca ulteriormente il modesto potenziale di crescita, pesando sulla capacità dell'Italia di migliorare la sostenibilità del debito in futuro”. Dbrs Morningstar fa notare che “come in altre economie, lo shock economico senza precedenti ha determinato straordinari livelli di supporto governativo per mitigare l'impatto economico avverso, ma questo peserà sui conti pubblici”. Di conseguenza, il debito pubblico è atteso in aumento dal 134,8% del Pil a fine 2019 al 155,5% nel 2020. La conferma del rating si basa su parecchi fattori. Innanzitutto Dbrs “si attende che l'Italia riuscirà a gestire efficacemente il netto incremento di necessità finanziaria in un ambiente di bassi tassi d'interesse”, oltre a beneficiare degli acquisti della Bce. Inoltre, sottolinea l'agenzia di rating, “quella italiana è un'economia in salute e diversificata”. La posizione esterna del Paese “è buona e cittadini e imprese stanno affrontando questo shock con uno dei più bassi tassi di indebitamento del settore privato tra le economie avanzate”. Anche il sistema bancario, infine, “è in una posizione più forte del passato in termini di capitalizzazione e ha fatto progressi” con la riduzione dei livelli dei crediti deteriorati (Npl). In ogni caso, “un upgrade resta improbabile nel breve termine”, mentre la valutazione potrebbe essere rivista al ribasso se “le prospettive economiche del Paese diventassero strutturalmente più deboli, se il Governo non riuscisse a varare una strategia per ridurre il debito nel medio termine e se ci fosse un significativo aumento dei costi di finanziamento sovrano”.

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Settimana Economica 9 - 15 maggio 2020



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