Il Consiglio dei ministri di oggi dovrà licenziare il Documento di economia e finanza (Def) e il Piano nazionale delle riforme (Pnr). Provvedimenti che dovranno poi passare il vaglio della Commissione europea per il definitivo via libera. La partita è molto importante sia per il futuro del Paese sia per quello della compagine di governo. Matteo Renzi e i ministri dovranno riuscire a dare sostanza alla propria strategia economica in un periodo in cui si registrano i primi timidi segnali di ripresa a livello continentale. I toni dell'agenda economica saranno connotati da un moderato ottimismo: per il Ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, nel lungo periodo l'Italia potrebbe infatti raggiungere un trend di crescita strutturale che si andrebbe ad attestare intorno al 2 per cento. Palazzo Chigi punta molto sulla modifica dell'architettura dello Stato. Nel Piano nazionale delle riforme sarà data ampia rilevanza alla semplificazione e alla maggiore trasparenza della pubblica amministrazione; burocrazia che subirà una cura dimagrante anche sul versante dei “costi di gestione”. Ulteriori modifiche della giustizia civile e una serie di investimenti sul sistema educativo saranno fondamentali per evitare che il Prodotto interno lordo continui ad essere preceduto dal segno meno. Come calcolato nello stesso Def, l'attuazione delle riforme strutturali porterà ad un aumento del Pil di 0,4 punti l'anno prossimo, di 1,8 nel 2020 e di 3,1 nel 2025. Nel macro comparto fiscale, un capitolo ancora tutto da definire è per esempio quello della tassazione sulla casa. I piani sono noti: sostituire Imu e Tasi con un'unica imposta comunale gestita direttamente dai municipi. L'esecutivo ci ha già provato lo scorso anno, ma la partita con i Comuni è talmente complicata da aver determinato uno slittamento, con ogni probabilità, alla legge di stabilità per il 2016. I sindaci, nella giornata di ieri, hanno ricevuto rassicurazioni sull'assenza di nuovi tagli nel Def. Le fasce tricolori ritengono che il paventato taglio da 2,2 miliardi di euro dei trasferimenti metterebbe a rischio la tenuta finanziaria di migliaia di amministrazioni locali, costrette a fare i conti con il patto di stabilità e con i tagli imposti dalle finanziare varate dai governi di Monti e Letta.

Il concetto su cui Palazzo Chigi ha dimostrato in questi ultimi mesi di contare molto è quello della virtuosità, che per forza di cose corre di pari passo con l'annunciata pubblicazione dell'andamento fiscale di ogni singolo ente. Da qui anche i progetti sulla riduzione delle società partecipate, sul ripensamento dei costi degli immobili di proprietà pubblica e la razionalizzazione degli uffici periferici dello Stato, come ad esempio le Prefetture, concetto già presente nella legge Delrio di riforma degli enti locali, il testo che ha portato alla trasformazione delle Province in enti locali di secondo livello. Proprio l'Unione delle Province italiane ha dichiarato nella giornata di ieri che il Def non è sostenibile. Decine di amministrazioni provinciali non avranno più i fondi necessari per garantire le funzioni fondamentali e saranno sostanzialmente incapaci di chiudere i bilanci per il 2015. Condizione che mette in pericolo, solo per fare un esempio, la manutenzione delle strade.

Sul fronte fiscale, confermato dall'esecutivo il completamento della delega fiscale entro settembre; si dovrebbe inoltre procedere con un altro obiettivo indicato da anni ma mai effettivamente realizzato, ovvero la “razionalizzazione” delle detrazioni e deduzioni fiscali. L'idea sarebbe quella di ricavarne circa un miliardo e mezzo da sommare alla spending review del deputato Pd Yoram Gutgeld e dell'economista Roberto Perotti. Proprio il neo commissario ha fornito qualche indicazione in più rispetto all'obiettivo di 10 miliardi. Innanzitutto ha fornito precisazioni sulle voci di spesa che non saranno coinvolte dai nuovi tagli: posti di lavoro nella pubblica amministrazione e pensioni. “Non prevediamo di licenziare personale. Trasferiremo i dipendenti dove c'è bisogno, - ha spiegato - rendendo più efficiente il personale pubblico. Infatti, stiamo pensando all'istituzione di un'agenzia della mobilità”. Allo stesso modo “le pensioni non verranno toccate: abbiamo ritenuto che per ottenere un risparmio significativo avremmo dovuto toccare anche quelle da due-tremila euro che sono buone pensioni ma non da ricchi. Perciò abbiamo deciso di non farlo”, ha assicurato. Per il momento sembra quindi archiviata la proposta circolata negli scorsi giorni di un ricalcolo delle pensioni così come suggerito dal nuovo presidente dell'Inps, Tito Boeri. Operazione che si sarebbe dovuta svolgere istituendo un nuovo contributo di solidarietà da calcolare comparando il reddito da pensione con i contributi effettivamente versati nel corso degli anni.  Sull’argomento previdenza è intervenuto ieri nell’Aula del Senato il Ministro del lavoro Giuliano Poletti che ha affermato che, nella prossima manovra finanziaria, alcuni ritocchi alla Legge Fornero, anche significativi, ci saranno.



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